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Ragazzi africani in visita a Venezia. Due mondi, un destino comune (agosto 2017) |
L’Unione, già Comunità (che vuol dire mettere le proprie risorse in comune) Europea, si sta dissolvendo sotto i nostri occhi. Forse si è già dissolta. A prima vista la causa più evidente del fallimento è la cosiddetta «crisi migratoria».
È evidente che trattare decine o centinaia di migliaia di esseri umani come pacchi, come un peso da scaricarsi l’un l’altro e facendo finta, a ogni nuovo arrivo, di affrontare il problema per la prima volta, non è una politica lungimirante.
L’Ue non ha combattuto le politiche di Orbàn quando era ora di farlo, mentre aveva a suo tempo condannato quelle dell’austriaco Haider (ma non quelle di Bossi quando per la Lega l’Unione era già “Forcolandia”). Così ha creato nel suo seno i Salvini, e i molti come lui, in tutto il continente. L’establishment europeo è stato accecato dalla sua “cultura economica”, pensando che il “resto”, l’unità politica, seguisse automaticamente (l’intendence suivra…). Così è passato come un carro armato sulla Grecia (culla della sua “civiltà”) per salvare qualche banca francese o tedesca e ora, dopo aver subito senza reagire la “brexit”, rischia di venir trascinata nel baratro dall’Italia: nazione “fondatrice” dell’Unione, ma Stato quasi fallito. Per cui, se l’Italia e i suoi abitanti sono un vuoto a perdere, con i migranti se la vedano loro…
Eppure nel dopoguerra la ricostruzione dell’Europa, quella che aveva dato vita alla Comunità europea, era stata in gran parte opera di immigrati (metà profughi dell’Est europeo, metà provenienti dalle sponde Nord, Italia compresa, e Sud del Mediterraneo). Immigrati erano stati anche i protagonisti dei “miracoli economici” degli anni ‘60 e della successiva ancorché parziale ascesa dell’Unione a potenza (economica) mondiale. La svolta è arrivata con la crisi del 2008, che ha portato alla luce pulsioni represse da tempo. L’Unione l’ha affrontata con l’austerità, rinunciando con ciò a un ruolo da protagonista; e da allora i migranti – sia profughi, di guerra e, sempre più, anche ambientali, sia gente affamata in cerca di un lavoro – hanno cominciato a venir trattati come la peste. Le destre europee, e il popolo dei social e degli stadi che le segue, lo fanno apertamente, spesso con un linguaggio che è ormai, e in modo ostentato, nazista. Gli altri, le forze “istituzionali”, lo fanno in modo ipocrita, cercando di nasconderlo. Ma, per tutti, profughi e “migranti economici” sono solo un peso e come tali vengono trattati. Da loro c’è solo da ricavare qualche occasione per sfruttarli meglio per ripagarsi del fatto di non essere riusciti a scacciarli.
Così, al centro delle prossime elezioni europee, ma soprattutto di un ben più importante confronto sul futuro delle nostre vite e della convivenza, ci saranno loro, i migranti; o, meglio, la capacità o meno di disfarsene; o la promessa di essere più bravi nel farlo. Privi di alternative, centro e “sinistre” non faranno che accodarsi alle ricette delle destre. Affrontare questa partita aggrappandosi alla zattera che affonda delle sinistre europee e al loro rosario di desiderata mai contestualizzati, mai veramente perseguiti e quasi sempre rinnegati – lavoro, welfare, diritti, istruzione, ricerca… – vuol dire averla già persa. Lo scontro tra accogliere e respingere è già deciso perché dietro ad “accogliere” non c’è né un programma per il “dopo” – che fare di e con chi viene accolto? – né il progetto di un’Europa diversa da quella che c’è; mentre dietro a “respingere” c’è un progetto preciso, anche se mai dichiarato: il trattamento riservato oggi ai migranti è quello in serbo anche per la maggioranza di noi. Perché che cosa ne sarà dell’Europa di domani, qualsiasi strada imbocchi, non riguarda solo i migranti ma tutti noi.
Dunque, se si vuole rovesciare il tavolo di una partita già persa occorre andare non solo alla radice dell’insofferenza per i migranti, ormai trasformata in odio e in angherie quotidiane; e nemmeno solo alla radice dell’austerity che l’ha provocata; bensì capire che cos’è veramente ciò che l’austerity sta bloccando. E’ questa la chiave per affrontare anche molte delle cause all’origine della “crisi migratoria”, che non è un’emergenza, ma un processo secolare.
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Manifestazione in occasione di COP21 a Parigi (Rimini, 29 novembre 2015) |
A essere bloccata è la conversione ecologica: la capacità di indirizzare forze e pensieri alle misure per far fronte ai cambiamenti climatici e a un degrado ambientale irreversibili. È l’unica scelta in grado di restituire un ruolo all’Europa, ma che è anche senza alternative che non siano la rovina del pianeta e dell’umanità e una guerra permanente contro i migranti destinata a provocare milioni di morti e ad alimentare reclutamenti di massa da parte di formazioni terroristiche. Ma è una svolta che non può più essere affidata a Governi e imprese che hanno dimostrato di non saperla affrontare. Solo quei movimenti attivi nella difesa dei territori e nel sostegno ai migranti, che sono molti e variegati, ma dispersi e scollegati, possono mettere all’ordine del giorno l’intera questione in modo concreto, con buone pratiche e un confronto aperto. Se sapranno farlo potranno riorientare anche una parte di quelle forze politiche e delle istituzioni, a partire dai governi locali, che hanno da tempo perso ogni contatto con la realtà.
La conversione ecologica non può che essere un processo partecipato e svilupparsi a partire dal livello locale, avendo però di mira tutto il pianeta. Ma di esso profughi e migranti sono una componente essenziale, perché possono portare un grande contributo alla realizzazione dei milioni di interventi diffusi necessari (l’opposto delle Grandi opere e dei grandi eventi dell’attuale modello di “sviluppo”); soprattutto se il finanziamento di quegli interventi sarà legato all’inclusione di una consistente quota di migranti tra la manodopera da coinvolgere e non da sfruttare. Assisteremmo allora a una corsa per “accaparrarseli”, mentre continuando a trattare come ora la popolazione immigrata stiamo trasformando l’Europa in un grande campo di concentramento (da gestire accanto alla vita che si svolge “come sempre “), ma anche in un campo di battaglia.
Ma i migranti sono una componente essenziale della conversione ecologica anche perché il loro coinvolgimento è una strada obbligata per la rigenerazione dei loro territori di origine, a cui molti di loro vorrebbero poter tornare e con le cui comunità molti altri mantengono dei contatti. Il risanamento ambientale e sociale (la partecipazione) di quei territori ha bisogno di nuovi attori, che possono essere solo loro; certo non gli attuali Governi locali o quelli che se ne stanno appropriando in continuità con le politiche coloniali del secolo scorso; e meno che mai le multinazionali che ne stanno devastando il territorio: cioè tutti quelli del “prima noi”, non solo qui, ma anche “a casa loro”.
Guido Viale, il manifesto, 28 agosto
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Generazioni diverse e unite, per vivere tutti più sicuri e in un ambiente più sano (Rimini 2015) |
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In marcia per politiche di conversione ecologica (Rimini 29 novembre 2015) |
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Mobilitazione per la pace e il disarmo a Bologna (12 marzo 2016) |
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"Non siamo tutti qui, ma siamo qui per tutti" (Bologna, 12 marzo 2016) |
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Manifestzione di solidarietà con i migranti. "Siamo tutti sulla stessa barca" (Bologna, maggio 2017) |
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Bianchi e neri insieme in piazza Maggiore ... (27 maggio 2017) |
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... "No a Minniti e Orlando (27 maggio 2017) |
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Sotto San Petronio "simu clandestini dellu munì cittadini" (27 maggio 2017) |
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Verso il G7 Ambiente. Con Legambiente al cinema Odeon a lezione da Vincenzo Balzani (6 giugno 2017) |
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In bici con le tute bianche (Bologna, 11 giugno 2017) |
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Disobbedienti! In bici per dire No al Passante di Mezzo ... (11 giugno 2017) |
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... per rivendicare una mobilità sostenibile (11 giugno 2017) |
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In Italia, in Europa e nel mondo (Bologna, 11 giugno 2017) |
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Con Aria Pesa al centro della Montagnola a lezione da Ruggero Ridolfi, ISDE (1 dicembre 2017) |
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Sotto la Regione Emilia Romagna per cambiare la nuova Legge su suolo e urbanistica (dicembre 2017) |
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In piazza Maggiore con Rigenerazione No Speculazione (28 maggio 2018) |
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"No Outlet, Si bosco" (28 maggio 2018) |
Vedo conflitti trasversali.
RispondiEliminaGuido Viale è accogliente, ecologista e critico verso le grandi opere.
I 5S. sono poco accoglienti, ecologisti e contro le grandi opere.
La Lega è respingente, non ecologista e pro grandi opere.
Il PD è poco accogliente, poco ecologista e pro grandi opere.
Forza Italia è non accogliente, anti ecologista e pro grandi opere.
I Fratelli d'Italia sono respingenti, non ecologisti e pro grandi opere.
LeU è silente e divisa.
Casini è pro grandi opere e un eterno democristiano forlaniano.
E voi? Voi che dite?
Zorro
Sto con le antifasciste e gli antifascisti di Milano e di Rocca di Papa.
EliminaTuttavia penso che non bastino le manifestazioni. Almeno per le forze che vogliono cambiare un mondo ingiusto ed esprimere la solidarietà fattiva alle migranti ( in tanti casi stuprate) ed ai migranti eritrei.
In questo le proposte di Guido Viale sono da considerare con molta attenzione e spirito creativo .
Altrimenti i problemi della "guerra tra ultimi e penultimi" continuerà ad alimentare la insopportabile propaganda della destra xenofoba e la crescita dei loro consensi politici in tutti i paesi europei.
Il fatto è che ci dimentichiamo presto dei lavoratori neri in nero nelle campagne del Sud e dello sfruttamento delle risorse naturali ed umane delle multinazionali del Nord in Africa .
Anna
In un Paese in cui ci si divide tra "respingimenti" di massa e "accoglienti" assistenziali (interessati) il progetto di Guido Viale mi pare una proposta seria e costruttiva. Tesa ad uno sviluppo diverso delle relazioni umane e delle comunità. Può davvero unire persone di classi sociali ed orientamenti culturali diversi verso importanti obiettivi comuni.
EliminaUn riferimento prezioso per tanti operatori, sindacalisti, amministratori e politici.
Gianni
Bologna, città aperta e solidale.
RispondiEliminaOra è importante.
Sento che alcuni eritrei raggiungeranno le Due Torri da Rocca di Papa, ospiti della curia e di parrocchie.
Poi è auspicabile che l'accoglienza si trasformi in inserimento sociale e lavorativo per obiettivi comuni che è auspicabile siano di conversione ecologica, come auspica un visionario Viale (che mi auguro sia del Futuro, non già del Tramonto).
L.
Si, il valore della proposta di Viale mi pare proprio quello di indicare "un Futuro" migliore, di interesse generale, di Diritti e Doveri per tutti: autoctoni, residenti e migranti.
EliminaGianni
Sono in viaggio da due anni. Ho attraversato il deserto del Sudan e poi mi hanno rinchiuso nei campi di prigionia libici.
RispondiEliminaSono stato venduto cinque volte come schiavo.
Io, riporto solo le testimonianze di due giovani eritrei ospiti Caritas.
A proposito di testimonianze e/o di giornalismo d'inchiesta. Segnalo un servizio proposto giovedì sera durante la trasmissione In Onda, su La7, relativo alle condizioni di lavoro nelle miniere del Congo dove si estraggono le materie prime per i cellulari.
EliminaQuando si parla di Diritti e di Doveri universali, di responsabilità degli Stati, degli organismi internazionali di rappresentanza, delle grandi imprese multinazionali dovremmo misurarci con questo "mercato" illiberale e con questo mondo di ordinaria insostenibilità.
Gianni
... terribili.
EliminaCome quelle delle baraccopoli nelle nostre campagne pugliesi o campane costruite per ospitare i neri che sotto il sole raccolgono i pomodori.
Ma tanti fingono di dimenticare. E piuttosto che cambiare il sistema economico e sociale che schiavizza persone ritenute senza diritti se la prendono con quei lavoratori ... definiti "migranti economici".
Mentre le leggi che tutelano nel mondo il lavoro minorile o in Italia i lavoratori dal caporalato non vengono rispettate e mancano di ispettori che vigilino sulla loro applicazione.
Vergogna!
Avete mai pensato di ospitare alcuni migranti?
RispondiEliminaNicoli2000
Si, certo. Non solo pensato.
EliminaGianni