martedì 21 agosto 2018

Le inutili Grandi Opere

Il già grande Asse viario A14-Tangenziale di Bologna, tra esodo per le vacanze e autocisterne ...

















Ai sostenitori senza se e senza ma delle Grandi opere, che nel crollo del ponte Morandi vedono solo l’occasione per recriminare la mancata realizzazione della Gronda, passaggio complementare e non alternativo al ponte crollato, va ricordato che anche quel ponte è (era) una «Grande opera»: dannosa per l’ambiente e per le comunità tra cui sorge e pericolosa per la vita e la salute di tutti.
L’idea di piantare dei pilastri di 90 metri in mezzo a edifici abitati da centinaia di persone e di farvi passare sopra milioni di veicoli era e resta demenziale; come lo era e resta la sopraelevata che ha cancellato e devastato uno dei fronte-mare più belli e pregiati (forse il più bello e pregiato) del mondo: non a vantaggio di Genova, ma per fluidificare il traffico del turismo automobilistico delle Riviera di Levante, così come il ponte Morandi serviva a quello della Riviera di Ponente, negli anni “gloriosi” (?) della moltiplicazione delle automobili. Con la conseguenza che quei nastri di asfalto sono stati presi in ostaggio dal trasporto merci su gomma, per il quale non erano stati pensati, lasciando languire la ferrovia, tanto che la linea Genova-Ventimiglia (principale collegamento tra Italia e Francia e, se vogliamo, con Spagna e Portogallo; altro che Torino-Lione!) è ancor oggi a binario unico.
Un’invasione di campo, quella dei Tir, moltiplicata dalla successiva produzionejust-in-time che li ha trasformati in magazzini semoventi, cosa impossibile se le autostrade non fossero state messe a loro completa disposizione e la ferrovia avesse mantenuto il primato che le spetta.
Da almeno 30 anni si sa che il cemento armato, specie se sottoposto a forti sollecitazioni come il passaggio di milioni di Tir ed esposto alla pioggia, al gelo, ai veleni delle emissioni, al sale antigelo, non dura più di cinquant’anni o poco più; e forse anche meno; ma nessuno, e meno che mai i fautori della Gronda, avevano programmato una data certa per la demolizione di quel ponte che oggi richiede anche la demolizione delle case sottostanti. E oggi si scopre che i ponti autostradali nelle stesse condizioni pre-crollo sono almeno 10mila in Italia; e altrettanti in Francia, Germania e in qualsiasi altro paese. Perché la grande “esplosione” automobilistica del miracolo economico, che doveva aprire le porte al futuro, al futuro proprio non guardava: né in Italia, paese orograficamente disadatto a quel mezzo, né in paesi ad esso più consoni.
Chiunque abbia anche solo ristrutturato il bagno di casa sa che costruire è (relativamente) facile; demolire è più complicato, rimuovere (le macerie) è difficilissimo; anche se forse non sa che smaltirle è devastante, soprattutto in Italia dove scarseggiano gli impianti di recupero e mancano le leggi per promuovere l’utilizzo dei materiali di risulta. Così, del futuro di tutti quei manufatti stradali non ci si è mai occupati, nonostante che oggi, “cadendo dalle nuvole”, si scopra che la loro demolizione e sostituzione rientra nell’ordinaria, perché necessaria, manutenzione.
No. Il futuro del ponte Morandi non era la sua demolizione; era la Gronda: 70 e più chilometri di gallerie e viadotti (in cemento armato) lungo le alture di Genova: un’opera devastante in uno dei territori più fragili della penisola, come dimostrano gli smottamenti e le alluvioni sempre più gravi che ormai colpiscono la città quasi ogni anno. E cinque miliardi, ma probabilmente molti di più, regalati ai Benetton con l’aumento delle tariffe autostradali in tutta Italia invece di destinare quelle e altre risorse al risanamento di un territorio ormai vicino al tracollo; il tutto per liberare il ponte, se fosse rimasto in piedi, da non più del 20 per cento del suo traffico… Non c’è esempio che spieghi meglio quanto le risorse destinate alle Grandi opere inutili e dannose siano sottratte al riassetto idrogeologico del territorio e alla manutenzione di ciò che già c’è, abbandonandolo a un degrado incontrollato: lo stesso vale per il Tav (Torino Lione, ma anche Genova-Tortona); il Mose; la Brebemi (che vuol dire Brescia-Bergamo-Milano, ma che stranamente non passa per Bergamo) le autostrade in costruzione in Lombardia e Veneto; il ponte sullo stretto (altro che ponte Morandi!) che ha già divorato più di 500 milioni; un gasdotto che attraversa territori in preda a eventi sismici quasi permanenti invece di ricostruire quei paesi crollati per incuria e puntare all’abbandono dei fossili. E così via. Con altrettante opportunità di creare lavoro finalmente utile.
E giù a dare del “troglodita”, del nemico del progresso, dell’oscurantista medioevale a chi, in nome della salvaguardia del territorio, della convivenza sociale, della necessità di mettere in sicurezza, e possibilmente di valorizzare, l’esistente, si oppone alle tante Grandi opere inutili e devastanti promuovendo l’unica vera modernità possibile, che è la cura e la manutenzione del proprio territorio, che è anche difesa di tutto il paese e dell’intero pianeta: da restituire alla cura di chi vi abita, vi lavora e lo conosce a fondo. Si discute di queste cose prigionieri di un eterno presente, senza passato né futuro, come se tutto dovesse continuare allo stesso modo; mentre si sa – o si dovrebbe sapere – che tra non più di due o tre decenni, se vorremo sopravvivere ai cambiamenti climatici che incombono, saremo costretti, volenti o nolenti, a cambiare radicalmente stili di vita, modi di coltivare la terra e di nutrirci, uso dei suoli, modalità di trasporto. Con tanti saluti sia al ponte Morandi, da non ricostruire, che alla Gronda, da non realizzare.
Guido Viale, il manifesto, 19 agosto

15 commenti:

  1. Gli on. De Maria e Benamati, deputati PD distaccati in un altra galassia e quindi inconsapevoli di quanto sta accadendo sul pianeta Terra, presentano una interrogazione parlamentare nella quale chiedono, tra le altre cose, che si dia inizio quanto prima alla realizzazione del Passante di Mezzo, allargando ulteriormente la sede stradale verso le abitazioni, le scuole, le chiese, gli uffici, gli impianti sportivi.

    "E' vero che non riusciamo a parlare e che parliamo sempre troppo..." (Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici)

    Ryan

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    1. A volte le esperienze non fanno riflettere.
      Ma i fatti restano e la via del necessario cambiamento trova nuovi rappresentanti.
      Gianni

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  2. Ancora su il Manifesto di oggi. È Aldo Carra in "il potere di decidere il futuro modello di sviluppo". Particolarmente efficace. Un problema per una "sinistra corresponsabile e complice" ...
    M.

    Per tutte le infrastrutture si possono trovare ragioni per realizzarle, ma nessuna infrastruttura è neutra. Si tratta sempre di decidere a quale idea di territorio, di economia, di qualità della vita e dello sviluppo essa corrisponda, a cosa serve e cosa genera. Si tratta di capire chi se ne avvantaggia, chi ne subisce danni e quali interessi la muovono. Non esiste la modernità a prescindere, come cieca soggezione a tutto ciò che è nuovo. Né la stella polare delle scelte infrastrutturali può essere l’industria dell’auto o il capitalismo rampante a profitto garantito dai pedaggi delle autostrade che, invece di investire correndo il rischio di impresa, si insedia nelle nicchie della rendita di posizione, nei settori prima pubblici, sviluppando un perfido intreccio tra capitale, impresa e politica.

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    1. Sottoscrivibile.
      Sulle responsabilità storiche della "sinistra" italiana e del PD ho letto pure una interessante intervista su il Fatto Quotidiano di Gad Lerner.
      Gianni

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  3. Dice Viale che il ponte Morandi non va ricostruito e la Gronda non va fatta. Ma come si attraversa Genova? Giusto privilegiare i trasporti pubblici, guai pensare che posano divenire i soli mezzi di mobilità. Vedo del fondamentalismo che poco c'entra con la sostenibilità.
    Non solo a Genova.
    Antonio

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    1. Certo che non tutti i trasporti possono essere su ferro o collettivi.
      Lo scrive pure Guido Viale, sempre su il manifesto, giovedì 23 agosto: "Grandi Opere. Sono troppe mentre la logistica è un buco nero".
      Resta l'urgenza di una svolta netta negli investimenti pubblici e privati.
      L'esatto contrario ci quanto avvenuto negli ultimi decenni.
      Una alternativa rispetto a quanto progettato e sostenuto (ancora!) in molte Regioni a guida Centrosinistra (Emilia Romagna) o Centrodestra (Liguria).
      Anche per il nodo nazionale di Bologna la questione è aperta. La posizione più convincente mi pare quella dei Comitati e di AMO, per un concorso internazionale di idee, che ri-progetti una eco-compatibilità dei sistemi (integrati) di mobilità (per le persone e le merci). Una vera alternativa per tutti al "non nel giardino di casa mia" che tifa di volta in volta per nuove autostrade e altri veicoli a Nord, a Sud o in Mezzo. Una pura (costosa) illusione.
      Gianni

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  4. Ma perché considerare il Passante di Bologna (foto) alla stregua delle Grandi Opere?
    In fondo si tratta di un intervento da max un miliardo di euri. E nessuno tranne qualche provinciale la considera tale (infatti anche l'autore non la include nel suo articolo).
    Mari

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    1. Non concordo.
      Il "nodo di Bologna" ha grande rilevanza per i trasporti nazionali.
      Con il Passante di Mezzo (a Nord o a Sud) di Bologna, con la nuova Autostrada Cispadana, con la bretella Sassuolo - Campogalliano (poi con gli altri progetti che seguiranno se si attueranno queste scelte) le previsioni sono di investire nell'area urbana e in Regione molti miliardi in nuove infrastrutture stradali e in mezzi su gomma.
      Mentre ai sistemi sostenibili alternativi (che darebbero dignità e forza ai PUMS) resterebbero le briciole.
      Tutto ciò è compatibile con una conversione ecologica dello sviluppo? Con risposte adeguate e all'altezza delle sfide mondiali per il risanamento ambientale nelle nostre società?
      Saremmo irresponsabilmente disarmati (come l'ex Ministro Gianluca Galletti) a fronteggiare smog, rumore e cambiamenti climatici.
      Gianni

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  5. Da non bolognese almeno dalla foto vedo due dati:
    1. Non ci sono code.
    2. Non ci sono case prospicienti alla strada.
    Ma una foto è inevitabilmente statica. La realtà no.
    Quanto alle grandi opere non le rapporterei solo alle somme necessarie per costruirle.
    MS1986

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    1. Certo. Tutte le Grandi Opere debbono essere socialmente utili ed ambientalmente sostenibili.
      Gianni

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  6. Come detto più volte, il no a molte delle grandi opere progettate dai governi che si sono alternati fin qui (Ponte sullo Stretto di Messina, linea TAV Torino - Lione, Gronda e Terzo Valico, Passante di Mezzo ed autostrada Cispadana, TAP.....) non è per nulla ideologico (almeno per molti dei contestatori).
    Infatti si sposa con molte rivendicazioni di altre grandi opere (potenziamento Rete Ferroviaria italiana, dalle Nord al SFM bolognese, a quello pugliese o siculo, dalla messa in sicurezza idrogeologica a quella sismica.....) che non vengono messe all'ordine del giorno da decenni.
    Tuttavia chiunque vuole davvero il cambiamento deve avere presente la necessaria determinazione e gradualità dell'impegno istituzionale, civile e culturale da fronteggiare. Perché si tratta di progettare ed attivare un grande progetto sociale, oltreché di investimenti pubblici. È infatti da convertire un vero e proprio sistema di organizzazione e di interessi edificato e consolidato nel tempo (fatto da vari soggetti sociali, in carne ed ossa: i camionisti - padroncini e dipendenti, nella mobilità - o gli edili - artigiani e muratori generici, nelle costruzioni -. Molti di questi sono da traghettare e formare in uno sviluppo eco sostenibile. Liberandoli dalla dipendenza finanziaria ed economica propria dell'attuale meccanismo....
    Temo che non sempre questo processo assai complesso da governare sia presente in molti dei protagonisti e questo rischia di compromettere l'intero processo.
    Insomma evitiamo scorciatoie e propaganda, uniamo strategie e cento azioni positive per costruire un nuovo blocco sociale (tanto caro ad Antonio Gramsci).
    Ciao!

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    1. Ciao!, vecchio comunista italiano, libertario e illuminato.
      Gianni

      P.S. Non a caso Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer restano politici studiati e considerati nel mondo (più che in Italia).

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  7. Ho letto ieri sul corriere di Bologna un articolo del presidente nazionale dei geografi italiani a sostegno del passante di mezzo. Con argomenti che meriterebbero un confronto.
    Considerando che qui mi pare prevalgano gli argomenti (non è sempre scontato, oggi) e le posizioni contrarie chiedo: qualcuno che ha le idee e le competenze più solide delle mie, può rispondere?
    Antonio

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    1. Argomenti? Competenze?
      Tutti ne usano e ne hanno.
      Quelli che edificarono le infrastrutture e i ponti negli anni '60. lo facevano per dare a tutti noi lavoro e progresso.
      Quelli che debbono sempre completare le opere incompiute. Le lasciavano così perché mancavano le risorse necessarie per i lavori in più che venivano richiesti.
      Quelli che non hanno fatto le manutenzioni necessarie o quelli che hanno mancato dei controlli dovuti. I primi dovevano onorare adeguatamente gli investimenti fatti dagli azionisti delle loro società, mentre i secondi non erano in numero sufficiente per esercitare le loro funzioni e mancavano anche dei rimborsi dovuti per le attività svolte.
      Ed ora troviamo i capri espiatori!
      Mario Cinico

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    2. Competenze, approfondimento, argomenti sono assolutamente importanti.
      Tuttavia, particolarmente dopo l'incidente di Borgo Panigale e il crollo del ponte di Genova, non delegherei le scelte di sviluppo o delle grandi opere a ingegneri, architetti, geometri, imprenditori, manager, funzionari pubblici, amministratori e dirigenti di partito. Ognuno ha la sua insostituibile funzione. Va riconosciuta e rispettata. Per tutti.
      Ma la Costituzione italiana prevede Istituzioni democratiche e partecipate, Autonomie locali e regionalii, strumenti ed opportunità di coinvolgimento diretto dei cittadini.
      Altri ancora si possono pensare, proporre e praticare per informare maggiormente, fare confrontare e scegliere i cittadini, con consapevolezza, su questioni che riguardano il comune futuro, la prevenzione, la sicurezza e i beni fondamentali.
      Insomma, di fronte ai profitti, alla speculazione, agli arricchimenti insopportabili (non parlo delle mafie, della corruzione e delle illegalità, purtroppo di frequente impunite) che viviamo, occorre mettere in campo più forti indirizzi generali, controlli e verifiche delle diverse comunità in cui ci organizziamo.
      Ho letto gli editoriali di Farinetti su il Corriere di Bologna. Interessantissimi riferimenti storici, geografici, culturali.
      Condivido la tesi che parlare oggi di sistema autostradale e dei trasporti significa ragionare sulle visioni di società, sulla organizzazione sociale e di vita presenti e future.
      Proprio per questo occorre fare cose (opere e servizi) giuste e buone. Non nell'interesse di pochi, bensì a vantaggio di una larghissima maggioranza di cittadini.
      Proprio per questo, però, non mi convince una lettura del confronto sul Passante di Mezzo (o Nord o Sud) prevalentemente politico, in senso ideologico e di partito. E, nell'ultimo editoriale, un contraddittorio sostegno ai progetti delle Amministrazioni locali con una critica al Ministro competente per nulla nel merito.
      Gianni

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