martedì 10 novembre 2015

Le piazze di Bologna

Bologna, almeno per un giorno, è tornata al centro della politica nazionale.

Con collegamenti e commenti in diretta di televisioni e radio.
Questa volta, per iniziativa di Lega Nord e Fratelli d'Italia che hanno scelto piazza Maggiore per schierare il loro popolo e sfidare insieme il Governo Renzi, i Sindaci e le Amministrazioni di Centrosinistra, sempre più deboli e in crisi.
"Non riconosco più questa città" dice una quarantenne.
Pensate a chi, di anni, ne ha sessanta o ottanta. Ed ha conosciuto il capoluogo emiliano ai tempi di Dozza, di Fanti e Zangheri o, anche, di Imbeni. Quando "la rossa" era conosciuta ed apprezzata per la qualità urbana e dei servizi, per l'alta occupazione femminile, per il decentramento e la partecipazione dei cittadini alla vita politica ed istituzionale.
Eppure c'è da capire e da agire, tutti, in questa mutata realtà. Senza banalizzare i soggetti scesi in campo domenica.

Piazza Maggiore è stata occupata per alcune ore da relativamente poche camice nere e verdi e molta gente scontenta e arrabbiata, che vuole difendere benessere, proprietà e diritti individuali compromessi o minacciati da classi dirigenti nazionali ed europee incapaci di garantire un presente di sicurezza e serenità ed un futuro di pace, di cooperazione e di benessere.
Soprattutto veneti e lombardi, ma non solo.
Anche emiliani, che vivono la crisi di uno sviluppo economico e sociale disattento all'ambiente naturale e alle priorità sociali, colpito dalle politiche accentratrici dei governi nazionali e dai progressivi tagli di risorse agli Enti Locali, a pensioni, servizi e sanità.
Un blocco sociale, politico e culturale con tratti nuovi, ancora in parte indefiniti ma da non sottovalutare: a trazione leghista, anche se Matteo Salvini ha abbandonato i simboli del passato, i discorsi secessionisti e anti euro e si è presentato in camicia bianca su un palco variopinto, come forza di opposizione nazionale e sociale, capace di dare voce a "15 cittadini perbene e normali", riferimento e base di una possibile nuova e forte aggregazione di destra che, dal nord, prova a consolidarsi al centro e a insediarsi nel sud, relegando Silvio Berlusconi tra i protagonisti, necessario ma secondo.

A manifestare contro "l'invasione leghista", "il razzismo", "i saluti romani" a due passi dal sacrario dei caduti partigiani, alcune migliaia di persone tra piazza Medaglie d'oro, piazza XX Settembre, i viali e il ponte di Stalingrado.
Vecchi militanti di sinistra ma soprattutto giovani e ragazze, auto organizzati nei vari centri sociali e in esperienze interessanti di solidarietà che hanno stabilito dialogo e ponti con piccole e grandi realtà di oggi, prodotte dalla crisi e dalle contraddizioni del presente: il bisogno di alloggi popolari e le lotte per affermare il diritto alla casa; il bisogno di lavoro e le battaglie per la dignità e la sicurezza degli occupati, il bisogno di cibi a prezzi accessibili e il diritto ad alimenti sicuri, biologici, a km. zero.
Insieme, italiani e cittadini del sud del mondo, migranti di prima e di seconda generazione, che vivono i problemi comuni e le differenze con i coetanei di famiglie bolognesi.
Assurdo e miope concentrare gli obiettivi delle telecamere, i commenti e gli articoli principalmente su "scontri" e "violenze". In verità assai contenuti, limitati e probabilmente (tacitamente?) concordati. Ben altro si è visto in passato in questa città e in questo paese e si vede quotidianamente nel mondo.

Dunque, piazze diverse e in conflitto.
Per condizione sociale e materiale, per cultura e politica.
Ma (entrambe) piazze vere, autentiche, partecipi, di popolo.
Parti di società e di umanità a cui non parla la narrazione renziana sulle grandi riforme da fare e già "fatte" e sulla ripresa oramai avviata e "solo" da consolidare.
Non è questo il mondo che vivono quelli che stavano domenica nelle piazze bolognesi e tanti che non c'erano ma le osservavano curiosi, interessati o preoccupati.

In ogni caso, chiunque pensa e vuole cambiare il paese, l'Europa e il mondo con queste donne e questi uomini, con questi giovani e queste ragazze, con i loro problemi e le loro aspirazioni deve fare i conti. Prima o poi. Nelle urne o nelle piazze.
Meglio sarebbe prenderle sul serio, confrontarsi subito, nel merito, con modestia e con progetti e proposte di prospettiva.






7 commenti:

  1. La mia impressione è che la piazza di Bologna segnala innanzitutto la fine dell'era di Berlusconi in politica.
    L'imprenditore ha favorito l'ascesa al Governo dell'amico quarantenne Renzi ed ora consegna un'altra fetta della sua eredità all'amico quarantenne Salvini.
    Il suo impero è comunque al sicuro.
    Sacrificati i fedeli Angelino Alfano, Sandro Bondi, ecc. Ma chi se ne frega! sono stati già ampiamente rimborsati per il loro ruolo di comparse nel cine-panettone italiano.
    Ciao!

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  2. Piazze piene, urne vuote. Si diceva una volta. Non so se valga ancora, visto che la partecipazione alle urne è dimezzata.
    Tuttavia ciò che mi colpisce è il vuoto politico che caratterizza PD e sinistra. Hanno occupato le istituzioni e abbandonato la società. La presenza nei luoghi di vita dei lavoratori è quasi zero. Auguri!
    un vecchio compagno

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    1. Credo che il vecchio compagno colga un punto decisivo.
      Del post mi convince la sottolineatura della necessità, per tutte le forze politiche, di fare i conti con i partecipanti delle piazze di domenica. Anche se sarebbe meglio dire le culture e le aspirazioni che esprimono e rappresentano.
      a.t.

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  3. Una piazza populista (di destra) e una piazza radicale e divisa (di sinistra).
    Corvi e gufi.
    Meglio una bella balena bianca (di centro).
    Sic

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