venerdì 6 settembre 2013

Un sabato per la pace


Le esperienze sono davanti a noi.
Ci hanno detto che occorreva fare la "guerra" ai regimi di Saddam Hussein e di Gheddafi, agli uomini di Osama Bin Laden e del mullah Omar. Dopo la loro cattura e la loro morte continuano le occupazioni e le azioni militari, le stragi, il terrorismo, le violenze.
In Afghanistan, la guerra continua da 12 anni. I nostri militari sono ancora
li. Gli ospedali di Emergency hanno curato milioni di vittime. In campo ci sono centinaia di milizie armate.
In Iraq, nonostante "la missione compiuta" degli USA, la guerra non è mai finita. Si contano oltre centomila civili uccisi. 915 solo nello scorso mese di agosto, 51 nell'ultimo fine settimana.
In Libia, tutto tace. In realtà si sono formati "almeno 500 gruppi armati davanti ad un esercito ridicolo, ad un governo fragile e ad una situazione di impunità garantita per chi uccide o picchia donne colpevoli di aver violato le regole del pudore".
Dunque, "fermiamo nuovi massacri"!

La pretesa di Barak Obama di "punire" Assad "per l'uso di armi chimiche" con un "intervento militare" e con "due mesi di bombardamenti" sul modello Kosovo non regge, non esiste.
La polveriera Medio Oriente e Mediterraneo rischia di esplodere. Non mancano minacce e segnali.
Anche il Governo italiano che si è pronunciato con il Presidente Letta ed il Ministro Bonino per una "soluzione pacifica", si prepara.
Due navi militari sono già partite per le coste del Libano, dove operano ancora 1.100 militari italiani nella missione UNIFIL di interposizione tra Israeliani e Hezbollah. A due passi dal fuoco.
Ecco perché è urgente agire, scendere tutti in campo.
Battersi non solo contro la guerra, ma PER:
1. Una conferenza internazionale di dialogo e di pace sulla Siria. C'è già un conflitto armato che ha provocato decine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di vittime, due milioni di profughi di cui pochissimi si occupano, a partire da coloro che preparano la guerra ad Assad.
2. La "risoluzione pacifica" delle controversie internazionali e dei conflitti nazionali, avviando tavoli specifici di confronto e di cooperazione.
3. Una nuova ONU, finalmente capace di operare per attuare la sua Carta dei Diritti e tutte le sue risoluzioni, come quella (anni '70) che riconosce i diritti al popolo Palestinese ed allo Stato Israeliano.
4. La lotta alla fame ed alla povertà nel mondo, con progetti mirati e controllati di solidarietà e di cooperazione allo sviluppo dei paesi del "quarto" mondo.
5. La riduzione di tutti gli armamenti (chimici, atomici, convenzionali e non) e la riconversione pacifica delle industrie militari e delle armi, di cui il nostro paese è tra i primi produttori mondiali. In questo quadro lotta al commercio illegale di armi, alla corruzione legata al commercio legale e stop, anche in Italia, agli F35, aerei da guerra offensiva!
5. Uno sviluppo economico e sociale mondiale sostenibile, equo e solidale, rispettoso dell'ambiente naturale e dell'ecosistema. Uno sviluppo che promuova le risorse umane e rispetti innanzitutto la vita delle persone e delle generazioni future.
Lo ha fatto Papa Francesco, con grande forza ed autorevolezza, invitando tutti, laici e religiosi, ad un sabato di mobilitazione, preghiera e digiuno.
Lo fanno i pacifisti di sbilanciamoci e del comitato No Dal Molin, con manifestazioni a Roma e Vicenza (per liberarci dalle servitù militari) dove, personalmente, parteciperò.
Sarebbe necessario lo facessero anche partiti e forze politiche in tutto il paese, a partire dalle feste di fine estate e dai confronti congressuali.
Dovrebbero farlo le Assemblee Parlamentari.
Quelle italiane: Camera e Senato.
Quella Europea, di Bruxelles.
È tempo di assumere precise, formali e personali responsabilità!



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