martedì 10 settembre 2013

Balle: dal nucleare agli allevamenti

Basta balle (atomiche e/o aviarie) ...
Ci sono verità che nel giro di poco tempo smentiscono clamorosamente le affermazioni e le certezze di solerti e irresponsabili uomini politici e delle istituzioni, della grande imprenditoria e della scienza dipendente.
A. Su Fukusima. Dal Giappone all'Italia ci hanno ripetuto alla noia, dopo il terremoto e lo tsunami, che l'incidente era "sotto controllo" e "limitato nei suoi effetti negativi", che si poteva continuare ad investire negli impianti nucleari, una tecnologia presentata ancora come "più sicura" di altre e, soprattutto, capace di produrre "energia a costi (relativamente) contenuti".
Purtroppo, la realtà è un'altra!

1. Crescono le vittime. Tanto tra il personale della centrale e quello intervenuto per fronteggiare l'emergenza, quanto nella popolazione civile.
2. I livelli di inquinamento radioattivo dell'acqua sono oltre ogni livello di accettabilità, molte, molte volte superiori ai limiti indicati a livello internazionale dalle autorità sanitarie competenti.
3. Il pericolo radioattivo, attraverso le correnti marine, ha raggiunto anche le coste americane.
I costi umani e finanziari, dunque, si estendono e sono assolutamente fuori controllo. Ed è certo che mai sono stati considerati nei bilanci fin qui presentati dai fautori di questa scelta.
B. Sui polli malati in Emilia. Abbiamo avuto informazioni "a gocce", sempre parziali e smentite il giorno dopo. Interventi, comunque e sempre, orientati a contenere e ridurre la portata dell'infezione. Prima "questione limitata ad un solo allevamento del ferrarese", poi ad "un secondo nell'imolese", quindi a "diversi in più province", "alla necessità di abbattere oltre 500 mila capi" ... Oggi, con l'aviaria in un nuovo allevamento di Lugo, si parla di "altri 100.000". Comunque, tranquilli: "nessuna possibilità di trasmissione agli umani" ci hanno rassicurato. Anzi, no ... "I colpiti sono pochi operatori del settore", ma "senza effetti gravi per le persone". Come "una piccola influenza" ... E in estate, come noto, l'influenza non spaventa ...
Dunque, in ragione del classico approccio pragmatico ed attivo emiliano, ci si concentra su risarcimenti, occupazione, ricostruzione e rilancio delle imprese interessate. Preoccupazioni comprensibili, parliamo di produzioni e di lavoro, in un periodo di gravissima crisi.
Ma è possibile, su argomenti di tale portata e rilevanza, procedere con valutazioni di portata quotidiana o, al massimo, settimanale? Non è il caso di approfondire con adeguato rigore, piuttosto che auto-assolversi per la capacità di monitorare il problema?
Se una volta emerge "mucca pazza" e un'altra "l'aviaria", non è il caso di andare più a fondo?
1. Fare e promuovere studi e ricerche sperimentali ed epidemiologiche credibili, di riconosciuti enti pubblici ed indipendenti.
2. Avviare, finalmente, una adeguata riflessione sui sistemi di allevamento, sui cibi degli animali e sulla sicurezza della filiera alimentare.
3. Favorire e incentivare un cambiamento delle produzioni agricole e industriali, del ciclo alimentare, anche e soprattutto nel nostro territorio. 
Per uscire davvero dalla crisi economica, finanziaria e sociale non servono pezze e rattoppi, mezze verità e bilanci parziali e angusti. Non serve neppure una politica debole, subalterna e il "lasciare fare" a privati condizionati e prevalentemente orientati ai profitti.
Occorrono verità, visione e scelte di governo forti, partecipate e di prospettiva, che riconoscano e affidino distinte responsabilità a istituzioni, politica, imprese, lavoratori e cittadini, singoli ed associati.




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