lunedì 30 settembre 2013

Che vuole fare il PD?

I fatti sono noti.
La domanda è semplice.
Che cosa sceglie di fare, ora, il PD (prima forza di questo Parlamento)?
Vedo questi scenari e queste possibili scelte. Oggi e per il domani del nostro paese e dell'Europa.
1. Insistere sul Governo delle larghe intese. Come se le settimane passate (con le posizioni e le iniziative del PdL) non ci fossero state. Ribadire, come sostiene Enrico Letta (intervistato da Fabio Fazio): "teniamo ancora distinte le cose, governiamo insieme (con questo Governo) e lasciamo che il percorso per la decadenza di Silvio Berlusconi segua il suo corso ed abbia il suo esito (con la probabile - non certa - decadenza). In questo caso, si va in Parlamento e il Governo LettAlfano chiede una nuova fiducia. La decisione è e resta nelle mani dei parlamentari del PdL.

2. Prendere atto della impossibilità di proseguire con le "larghe intese". Silvio Berlusconi (ora condannato in via definitiva) e la nuova Forza Italia (i cui parlamentari accettano la proposta di dimettersi - con quattro eccezioni - in caso di decadenza del loro leader) non sono più il soggetto con cui si può governare un paese in crisi e che deve rinnovarsi. Si impone, dunque, una nuova fase. In questo caso, è Letta che si dimette con un atto formale in Parlamento. E riparte il meccanismo previsto in caso di crisi di Governo e maggioranza. Il Presidente della Repubblica avvia consultazioni con tutti i gruppi parlamentari.
2 A. Il PD sostiene una continuità con l'indirizzo assunto dopo il voto con l'elezione del Presidente della Repubblica. Propone e ricerca una maggioranza ed un programma con il Centro di Monti e Casini ed una eventuale nuova formazione di Centrodestra composta da "moderati" eletti nel PdL (forse Quagliariello, Lorenzin, Lupi, Cicchitto, Sacconi, ... i bolognesi Foschini e Berselli). Candidato naturale ed opportuno, Enrico Letta.
2 B. Il PD propone e lavora ad un Governo di scopo. Poche e chiare cose da fare in tempi rapidi (nuova legge elettorale e legge di stabilità) con l'impegno di tornare al voto nella prossima primavera.
Occorre affrontare subito il merito delle cose: quale legge elettorale e quali provvedimenti economici e sociali. Possono essere di segno radicalmente diverso e raccogliere consensi alternativi.
2 Ba. Un passo verso la ricostruzione dell'alleanza di Centrosinistra su cui si votò a febbraio (ricostruendo un rapporto con SEL ed altri soggetti di sinistra, forse anche parlamentari eletti nel M5S) oppure
2 Bb. consolidare l'indirizzo prevalso negli ultimi due anni con i Governi Monti e Letta.
L'esito è incerto, allo stato può essere positivo o no (per entrambe le soluzioni). In quest'ultimo caso si va subito al voto. Però, con maggiore chiarezza sugli intenti reali dei vari Partiti e sui progetti (e la credibilità) per il futuro.
2 C. Il PD mette in campo una proposta nuova. Che riprende e sviluppa l'intento iniziale (dopo il voto) di Bersani (ricordate, il "Programma in otto punti") e si misura con l'esperienza di questi mesi (il carattere "eversivo" di Berlusconi e dei suoi). Si propone alla Presidenza del Consiglio di un Governo di scopo una figura terza, autorevole, non di partito (non mancherebbero nomi autorevoli).
Questa, sarebbe una significativa e simbolica novità. Il segno che alle elezioni di febbraio (non a caso) non ci sono stati vincitori e vinti, "centri di gravità permanenti" (attorno a cui ruota necessariamente tutta la politica italiana) e "portaborracce" (utili solo come forza di complemento e per politiche decise da altri). Dunque, un Governo di scopo, presieduto da una personalità terza e sostenuto da una maggioranza potenzialmente altrettanto "larga", tra forze del Centrosinistra (incluso SEL) e parlamentari del Movimento 5 Stelle (che nel voto di febbraio hanno raccolto, più di tutti, la voglia di cambiamento). Sarebbe questo, anche un cambio di base sociale e di cultura della maggioranza. Forse, un blocco anche più omogeneo, almeno tra i cittadini e gli elettori. Che potrebbe dare vita ad una prospettiva nuova, radicalmente nuova, sui problemi reali del paese (moralizzazione della vita pubblica, lotta agli sprechi, maggiore equità fiscale, sostenibilità dello sviluppo, investimenti per lavori di qualità, per la formazione, per l'ambiente e la sicurezza, politiche di pace, disarmo e cooperazione internazionale, nuove politiche per l'Europa ...) e per il prossimo confronto elettorale.
Ci sono altri scenari? Non so.
Ma sarei pronto a valutarli ...
Che farebbe Grillo (rispetto all'ultima proposta possibile ed indicata: 2C)?
Non ho certezze, ne mi porrei problemi.
Tuttavia, capiremmo tutti meglio, verrebbe "stanato", dovrebbe esplicitare i suoi intenti reali e futuri ... Se nei Cinque Stelle maturasse una disponibilità, sarebbe un fatto positivo, per tutti noi. Diversamente, si arriverebbe presto al voto. Con le idee più chiare, per ognuno di noi.
Voteremmo tutti con maggiori conoscenze, esperienze e, forse, responsabilità.
La partita è, quanto mai, aperta.
Non ci sono scelte obbligate.
No?
Tu, che ne pensi?

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