sabato 23 luglio 2022

Europe for Peace. In piazza per fermare la guerra

Bologna, ieri in Piazza del Nettuno a mani nude per fermare guerra, guerre e riarmo

 










Dimenticata per la crisi di governo, la recrudescenza della pandemia e la torrida estate, la guerra in Ucraina è passata negli ultimi giorni in secondo piano. Ma la gravità di quel conflitto non è meno pesante di qualche giorno fa: i combattimenti continuano, le sofferenze della popolazione civile sono enormi e non ci sono spiragli per la fine degli scontri armati.

Per mesi i pacifisti sono stati attaccati e derisi, ma sono gli unici che continuano oggi a mobilitarsi, nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica sia indirizzata altrove. Il 23 luglio in decine di città si tengono manifestazioni per chiedere il cessate il fuoco e il negoziato: bandiere della pace esposte ai balconi, fiaccolate, flash mob nei campeggi (studenteschi) e tanto altro. Da Asti a Potenza, da Isola Capo Rizzuto a Roma, comitati locali, associazioni, movimenti promuovono iniziative e mobilitazioni.

Hanno risposto all’appello di Europe for Peace (cartello composto dalla Rete Pace e Disarmo, da Sbilanciamoci, da Stop the War, dalla Cgil, dall’Anpi, da centinaia di associazioni locali) e tutte le iniziative e le mobilitazioni si trovano su www.sbilanciamoci.info/europe-for-peace.

Di fronte all’aggressione russa, l’insana politica dell’occidente (trascinata da Usa e Nato) – invece di ricercare le strade del cessate il fuoco e del negoziato alimenta la guerra, riempie di armi l’Ucraina e pensa che sia possibile “vincere la guerra”. La prospettiva non può che essere invece quella di una Conferenza internazionale di pace per avviare un processo di stabilizzazione di tutta l’area.

Le migliaia di persone che scendono in piazza il 23 luglio lo fanno perché pensano che l’unica strada possibile sia quella della pace, convinte che dietro le scelte della politica occidentale sulla guerra in Ucraina, c’è il rischio di un prolungamento all’infinito del conflitto, di una sua estensione e di un suo pericoloso scivolamento verso la confrontation nucleare.

La politica occidentale e della Nato in questi mesi si è dimostrata non solo inefficace nel fronteggiare le follie criminali di Putin, ma anche corresponsabile dell’aggravamento del conflitto: l’invio delle armi sul teatro di guerra rappresenta un errore drammatico, una oggettiva spinta all’escalation bellica, al suo allargamento.

Oggi bisogna riscoprire la strada di una possibile mediazione, a cui potrebbero dedicarsi le Nazioni Unite e il Vaticano: servono attori credibili, considerati veramente equidistanti, autorevoli. Importante potrebbe essere, su un altro versante, il ruolo della Cina. Naturalmente serve una visione più generale, che si indirizzi verso la costruzione di una sicurezza condivisa e di una stabilizzazione di un’area che non ha mai trovato veramente pace dopo il 1989.

Non è con la propagazione dell’unipolarismo militare che si risolvono i problemi. Non è con l’estensione della Nato fino sotto le porte di Mosca, che si avrà maggiore stabilizzazione. Si tratta di un’area attraversata da nazionalismi che sono stati utilizzati in questi anni in una logica geopolitica e dentro una dinamica di conflitti che hanno ridisegnato nuovi stati e relazioni internazionali.

Europe for peace con la mobilitazione del 23 luglio vuole dire che la strada deve essere un’altra, e non solo quella del cessate il fuoco, del negoziato e della costruzione di una conferenza internazionale di pace.

La strada non può che essere che quella del rafforzamento delle Nazioni Unite, invece che della Nato; del disarmo, invece che dell’aumento delle spese militari (arrivate nel mondo nel 2021 a oltre 2100 miliardi di dollari); della cooperazione internazionale invece che della competizione militare.

Si tratta di “vincere la pace” e non di vincere la guerra, di ricercare i possibili margini di mediazione, invece che andare allo scontro frontale, di porgere la mano, invece che di mostrare i muscoli. La guerra ha dimostrato in questi anni – in Iraq, Afghanistan, Libia, Kosovo – tutti i suoi fallimenti. Sarà così anche in Ucraina. È ora di dare una chance alla pace.

Giulio Marcon, il manifesto, 22 luglio 2022


Bologna, Piazza del Nettuno, ore 18 di venerdì 22 luglio, 37°C all'ombra. Fotocronaca di una mobilitazione.

I colori dell'Ucraina, dell'Europa e della pace non solo sulle bandiere che faticano a sventolare per mancanza d'aria salubre ... 


Sindacalisti e lavoratori FIOM ...


Delegati del commercio, del turismo e dei servizi ...


Nonostante il caldo torrido, il centro storico è splendido e, con Europe for Peace, vivo ...


Dopo Mirto della CGIL, l'intervento di Federico in rappresentanza dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Bologna ...


Davanti al Sacrario dei caduti italiani nella lotta di Liberazione dal nazi-fascismo è la volta di una esponente del Portico della Pace di Bologna ...


La partecipazione del Cardinale, Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana ...


... e quella di una studentessa a nome della Rete Studenti Medi e della Rete degli Universitari di Bologna


A rappresentare il Comune di Bologna Rita Monticelli, docente dell'Università e protagonista nelle iniziative per la liberazione di Zaky, lo studente egiziano ancora agli arresti domiciliari in Egitto


Una visione d'insieme ...







Un particolare ... Che raccoglie i colori di una sofferenza (quella del popolo ucraino) e di una possibile speranza (l'intervento del Vaticano) ...


Una partecipante consegna alla rappresentante del Governo della Città una borsa dai colori della pace e con le tantissime firme raccolte a sostegno della richiesta che anche l'Amministrazione bolognese sia parte attiva nella messa al bando delle armi nucleari ... "Attendiamo risposte"!


L'adesione di Yassine Lafram, rappresentante delle Comunità Islamiche di Bologna, che nell'intervento ricorda i troppi conflitti che ancora colpiscono il mondo ...
 

Patricia, per le Donne in Nero. Una presenza "irriducibile", attiva e solidale da decenni contro le vittime di ogni guerra, violenza e sopruso ...


I partecipanti vogliono dare "una mano" ... per fermare la guerra nel cuore dell'Europa, le guerre nel mondo, i pericoli insiti nel riarmo e nell'escalation dei conflitti


Entrambe, "le mani": Angela


... Sergio


Un impegno comune, solidale ... perché a vincere siano la pace, il disarmo, la salvezza del Pianeta


Questa Bologna vuole essere parte attiva di un movimento internazionale che mette radici durature ...


Tra i protagonisti (oltre ai già citati) anche ACLI Bologna,  ARCI Bologna, AUSER Bologna, il Comitato difesa prigionieri politici in Iran, il Circolo Giovanni XXIII di Bologna, la Comunità di Sant'Egidio, le Cucine Popolari, le Donne per Nasrin, Legambiente Bologna, Libera Bologna, il Manifesto in Rete, Mediterranea, Nexus Emilia Romagna, Pax Cristi Bologna, Period Think Tank.







Sui giornali di oggi, solo il Carlino propone notizia dell'evento: a pag 18 della cronaca. Complimenti!
Su la Repubblica di Molinari e delle famiglie GEDI - Agnelli (18 pagine di cronaca locale) e su il Corriere di Fontana e dell'editore "puro" Urbano Cairo (16 pagine), né una foto, né un rigo.
Mancano di cronisti e fotografi o si dedicano esclusivamente alla propaganda elettorale e di guerra? 




5 commenti:

  1. Contrariamente ai giornali di oggi, il TGR delle 19,30 di ieri sera ha fatto un bel servizio. Con tante interviste, Zuppi in testa. Complimenti!
    Solo un neo: il fatto che non ci fosse la piazza piena va rapportato al 22 luglio ed ai 40° di calore della giornata. Indigesto a tante donne e uomini, non solo della terza età. Quindi grazie ad ogni partecipante!
    Infine mi associo alla richiesta di un impegno straordinario del nostro Comune per la messa al bando delle armi nucleari.
    Bologna merita di essere anche su questo una città all'avanguardia.
    Anna

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  2. Bravi. Una bella sfida al caldo e ai governi. Quelli dei regimi autoritari e quelli delle democrazie malandate, tipo le nostre. Gli uni e gli altri provocano e alimentano da tempo "guerre infinite" per esercitare il controllo di risorse ritenute essenziali, di "interesse nazionale". Russia e Stati Uniti con logiche imperiali ripetono aggressioni ed occupazioni di territori considerati "strategici" per l'economia dei due paesi.
    Quanto a noi: esprimere giudizi autonomi è possibile dentro la Nato? Non ho certezze. Tuttavia alcuni Stati mostrano di muoversi con minore dipendenza di Roma.
    Questo è un tema decisivo per il 25/9.
    E con le destre divise tra nazionalisti ed atlantisti, la sinistra cosa propone????
    La ricetta Letta e l'agenda Draghi a favore del 2% delle dpese militari sul PIL è sostenibile? Quindi votabile? E si può insistere ancora sul nucleare?
    ☆☆☆

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  3. Bella gente, belle foto, giuste proposte.
    Quanto incidono le guerre sui mutamenti climatici?
    s.

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  4. Fermare la/e guerra/e è nell'interesse del pianeta. Non dei produttori e dei commercianti di armi che dalla vendita traggono profitti e potere. Né dei politici corrotti eletti con i soldi delle lobby degli affari. Sarà casuale che di politiche di riarmo o di disarmo non si parla in Italia da alcune settimane? Questa deve essere una della grandi discriminanti per giudicare le coalizioni a confronto.
    Io non voterò liste e coalizioni di chi sostiene il 2% di spese militari. O tace su questo impegno del Governo Draghi.
    D.G.

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  5. Va bene manifestare per la pace. Sono però anche d'accordo con chi ha scritto "Le guerre debbono essere combattute dagli Stati democratici per difendere le comunità e le persone che si rappresenta dalle aggressioni altrui". Ecco l'Ucraina mi pare uno di questi casi, Giusto?
    PD-mda

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