lunedì 10 agosto 2020

Un Calcio al 2020

Un calcio per il futuro (Legambiente per Bologna, oggi Parco 11 Settembre, 1998)

















Di buoni motivi per liberarci con una potente pedata di questo 2020 ce ne sono sicuramente diversi.
Le emergenze sanitarie ed ambientali, sociali ed economiche hanno raggiunto livelli sconosciuti e si aggrovigliano in una crisi globale senza precedenti. Uscirne con prospettive di miglioramento non è scontato. Anche perché pare che ogni seria riflessione sui meccanismi strutturali che regolano le nostre comunità siano rinviate e che larga parte delle classi dominanti sappiano solo accrescere la loro protervia.
Così la prospettiva della "crescita" senza limiti e con "regole" ridotte al minimo indispensabile determina sempre più "infelicità".
Riflettiamo sul grande business dello sport nazionale.
Con le Coppe europee in pieno svolgimento si sta chiudendo una stagione incredibile di calcio.
Stadi vuoti, più partite la settimana per tutti, dirette televisive in prima serata sei giorni su sette a pagamento (quasi sempre), bilanci societari in profondo rosso. E il tutto senza soddisfazioni.

In Italia.
I (neo)campioni sono delusi. Il loro è il 9 titolo nazionale consecutivo, un record. Le risorse, gli investimenti ed il potenziale messo in moto in campo e fuori è tale che ciò non basta più. In stagione perdere la finale della Supercoppa nazionale (con la Lazio), la finale di Coppa Italia (con il Napoli) e soprattutto non superare gli ottavi di Champion League (eliminati dai francesi dal Lione) significa mancare "gli obiettivi" prefissati: confermare la supremazia assoluta in Italia e conquistare l'Europa e il mondo. Non basta vincere la Serie A e competere ogni anno ai massimi livelli continentali (due finali nel 2015 e nel 2017, perse entrambe con le più ricche, forti e talentuose squadre di Spagna, davanti ai più potenti club inglesi, tedeschi e francesi). Anziché lavorare duro e con pazienza per qualificare e rinnovare ulteriormente il gruppo e la rosa, la proprietà si è affidata ad uno dei due fuoriclasse dell'ultimo decennio: Cristiano Ronaldo, vincitore con il Real Madrid di tre C.L. consecutive (altra novità assoluta del calcio in trasformazione).
Strategia fallita. E prontamente (ripetutamente) scaricata soprattutto sugli allenatori (con gli esoneri di Allegri e di Sarri). Da qui, l'ultima repentina mossa: il novizio Andrea Pirlo. Una scommessa (disperata?) che alza ulteriormente la posta. Forse imposta dalla logica dei mercati finanziari e dai timori per le possibili perdite del titolo societario (ieri  limitata al -7%), forse "rivoluzione" o "restaurazione": il fatto è che il patrimonio societario si è già svalutato e il futuro è incerto.
I "vice campioni" d'Italia sono delusi. Almeno fino a prova contraria: perché un successo in Europa League potrebbe risollevare il morale e le tensioni esistenti, dopo tanti investimenti andati a vuoto per un intero decennio e nonostante l'arrivo di due discussi "gobbi" come Marotta e Conte che hanno reso l'Internazionale sempre più simile ai "padroni" del calcio italiano.
Le altre due società che si sono qualificate per "l'Europa che conta" sono deluse.
La Lazio, perché prima del lockdown da Covid-19 sembrava seriamente in lizza per lo scudetto (vent'anni dopo l'ultimo), con una squadra equilibrata, un invidiato centrocampo ed un centravanti che ha conquistato la "Scarpa d'oro" assegnata al capocannoniere dei campionati nazionali europei.
L'Atalanta, perché è la squadra che sul campo, per il gioco mostrato, avrebbe meritato lo scudetto (come fu 50 anni fa per il Cagliari e nel 1985 per il Verona), nonostante il suo valore economico complessivo venisse considerato di "seconda" fascia.
Deluse sono Roma, Milan e Napoli che il prossimo anno dovranno "accontentarsi" di Europa League.
Per non dire di Bologna, Fiorentina, Torino, Sampdoria e Genoa partite tutte con ben maggiori aspettative e relegate dietro. Nonostante i progetti ambiziosi di proprietà italiane, italo-americane o italo-canadesi che rappresentano interessi economici di più ampio raggio: urbanistico, immobiliare o industriale.

L'Europa non offre un quadro diverso.
I campioni di Champion League uscenti del Liverpool possono recuperare l'incidente della eliminazione agli ottavi con il titolo della Premier che gli mancava da 30 anni.
Ma il Real Madrid potrà fare lo stesso dopo l'eliminazione in Europa e la vittoria in Liga?
E PSG o Bayern potranno gioire per l'ennesima vittoria in Francia e Germania se resteranno senza Coppa dalle grandi orecchie?
Ma soprattutto Barcellona e Manchester City, entrambe seconde in campo nazionale, potrebbero restare a "zero tituli". Come è successo per il Chelsea, vincitore lo scorso anno della Europa League.
Insomma, l'impressione è che la "crescita infelice" investa buona parte del Vecchio Continente e coinvolga l'intero "sistema" del calcio internazionale.

Ecco perché, una volta tanto, anziché lanciarsi in una ennesima folle corsa a re-distribuire manager, allenatori e giocatori, a vendere o comprare società, ad esaltare o rilevare i limiti del VAR, a contare favori fatti e torti subiti ... sarebbe opportuno discutere del "sistema", di un "carrozzone" zeppo di crepe e contraddizioni, scalabile da avventurieri di ogni continente, condizionato da interessi di ogni natura.
Una "decrescita"?
Forse è inevitabile in presenza dei parametri tradizionali.
Del resto le operazioni sui bilanci, i giochi sulle "plusvalenze", gli scambi avviati (esempio di attualità quello tra Pjanic - Arthur) dicono che le risorse a disposizione sono sempre meno. Forse con l'eccezione di chi ricicla denaro sporco.
Discutiamo ed attrezziamoci a cambiamenti epocali.
Perché è probabile che presto ci resti solo da scegliere se la decrescita ha da essere "infelice" per i più, ovvero "felice" (soddisfacente?) per il procedere, magari progressivo e programmato, di una diversa cultura del calcio, dello sport e della società: che ridimensioni drasticamente gli "affari" e le speculazioni, le "scommesse", certi redditi e certi ingaggi insostenibili, relazioni più o meno "pericolose" e "legali" e, al contrario, investa maggiormente in salute e cultura sportiva, in volontariato e proprietà diffuse, in investimenti leciti e guadagni sobri, alla luce del sole, con regole condivise e trasparenti.

Nel mondo delle grandi emergenze e nel decennio che in molti si vorrebbe all'insegna della sostenibilità sociale ed ambientale un altro Calcio è pensabile, possibile, auspicabile.

13 commenti:

  1. Commentando alcuni punti salienti:
    1) non mi pare che alla Juve si possa imputare di non aver "lavorato con pazienza per qualificare e rinnovare ulteriormente il gruppo e la rosa", negli ultimi anni sono arrivati Rugani, Caldara, De Ligt, Rabiot, Ramsey, Bernardeschi, Spinazzola, Demiral. Acquisti tutt'altro che datati e l'anno prossimo arriveranno Kulusevsky e Arthur. Alcuni non si sono rivelati all'altezza ma sono tutt'ora fra i migliori giovani talenti in circolazione e promettevano tutti grandi prestazioni, non mi pare si siano affidati esclusivamente a Ronaldo.
    2) Quando parli di squadre "deluse" ti riferisci principalmente al lato sportivo, ma nella pratica queste società sono s.p.a. e bisognerebbe vedere se dal punto di vista aziendale stanno perdendo o no, per esempio non vedo come un Lotito o un Percassi possano essere in alcun modo delusi.
    3) Lo scudetto è un torneo a punti che dura 38 partite, vince sempre chi merita visto che l'obiettivo sono i punti. Se si sostiene che merita chi da più spettacolo allora si dovrebbero assegnare punteggi da parte di una giuria come nei tuffi o nel pattinaggio su ghiaccio, ma il calcio è un altro sport e secondo me il campionato lo merita chi fa più punti e non chi fa goleade al sassuolo e perde con i forti o col Bologna.
    4) Se il numero di persone che seguono il calcio, leggono articoli sul calcio, cliccano sui siti delle società e seguono profili dei giocatori aumenta, contagiando altri continenti con sempre maggiore successo, non vedo per quale motivo si debba parlare di "decrescita" felice o meno. Non scordiamoci che il COVID ha colpito il 90% dei settori produttivi in modo duro e solo a settembre ne potremo constatare gli effetti; il calcio mi pare uno dei settori meno colpiti economicamente visto che hanno perso quasi solo le entrate derivanti dagli stadi ma le persone possono sempre guardare da casa e cliccare su siti/profili.
    MDE

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    1. Opinioni a confronto.
      1. Con CR7 la Juve si è affidata non solo a un giocatore di prima grandezza (costruito altrove e spesso "vincente"), ma ad un vero e proprio "brand" che (con grande professionalità) onora i contratti curando contemporaneamente (con cura maniacale) il proprio "prodotto". Questo, secondo me, ha determinato di fatto (non dico volutamente) una de-responsabilizzazione di altri (o alcuni altri).
      Due dati: CR7 non ha rifiatato quasi mai, neppure a scudetto acquisito (perché - dovendo curare il proprio palmares - puntava alla "scarpa d'oro"). CR7 è il solo bianconero che negli ultimi due anni ha segnato in C.L. nelle 6 partite disputate oltre i gironi eliminatori.
      2. Vero, la "delusione" non è certamente di tutti. C'è chi realizza sicuramente affari, leciti (investimenti, assai redditizi, "collegati" alle attività sportive; ritorni pubblicitari ...) e no (riciclo di denaro, giro di scommesse ...). Ma questo "carrozzone" può reggere alle contraddizioni palesi ed alle nuove sfide?
      3. No, non credo che vinca sempre "chi merita". Ma il "chi merita" non si riferisce al valore del gioco, sempre giustamente discutibile e controverso (pressing ed aggressività a tutto campo anziché difesa accorta e contropiede ben orchestrato; oppure controllo esaltante del pallone piuttosto che verticalizzazioni feroci; Sacchi o Ancelotti; Guardiola o Mourinho, Allegri o Sarri ...). Piuttosto ai "condizionamenti" esterni: la cosiddetta "sudditanza psicologica" che non di rado penalizza i più deboli, ovvero i meno potenti; i palesi errori arbitrali (o dei valutatori al VAR) casuali e forse no, cioè voluti. Credo che anche questo nel calcio italiano ed internazionale sia successo e succeda. Come in ogni altro sport. Compresi quelli che assegnano i punteggi con le giurie internazionali. Non mancano gli esempi: dai tuffi alla ginnastica olimpica.
      In concreto?
      Quest'anno l'Atalanta non ha fatto solo goleade con le squadre minori (pur perdendo una partita incredibile in casa con la SPAL) ma ha giocato alla pari e forse qualcosa di più con tutte le grandi, in casa e fuori, inclusa la Juve. E il 2-2 di Torino è stato un risultato indubbiamente decisivo e discutibile. Avrebbe cambiato il finale? Risposta impossibile.
      4. Capisco. Almeno credo. Però contesto un approccio di pura constatazione delle dinamiche sociali e culturali in atto. Penso che gli sviluppi e le dinamiche avvengano sempre in base a visioni ed interessi segnati o meno dalla lungimiranza di chi governa e dei popoli che delegano il potere.
      Penso che la crisi in atto e le emergenze che viviamo debbano indurre cambiamenti radicali e progressivi di priorità.
      Avanti così andremo a sbattere. E purtroppo non solo con il calcio nazionale (in flessione) o internazionale.
      Gianni

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  2. Considero scandalosi i bilanci delle società calcistiche professionistiche e pure i redditi dei "fenomeni" del calcio. Certo artisti, ma con ben altre retribuzioni rispetto a tanti scrittori, musicisti, pittori.... O alle loro colleghe donne, che se non sono male informata mi pare abbiano raggiunto dovuti riconoscimenti sono nell'ultimo anno.
    Passino le spese sostenute dai grandi club in periodo di "buoi grassi" (preferisco l'uso del maschile) ma ora? Quando per tante famiglie di qualificate/i professioniste/i si fatica a vivere, ci vuole misura perché anche gli abbonamenti a sky potrebbero essere tagliati e così le spese pubblicitarie di gruppi medio/grandi che ora investono in sponsorizzazioni a società di media dimensione.
    L.

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    1. Condivido. Penso pure io che "il sistema" complessivo non regga più e richiede soluzioni nuove.
      Gianni

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  3. Un dato interessante sui Bilanci (fonte Deloitte). Per opportuna conoscenza.
    M.

    1. Barcellona: 841 milioni di euro
    2. Real Madrid: 757
    3. Manchester United: 712
    4. Bayern Monaco: 660
    5. Paris SG: 636
    6. Manchester City: 611
    7. Liverpool: 605
    8. Tottenham Hotspu 521
    9. Chelsea: 513
    10. Juventus: 460
    11. Arsenal: 446
    12. Borussia Dordmund: 377
    13. Atletico Madrid: 368
    14. Internazionale Mi.: 365
    15. Schalke 04: 325
    16. Roma: 231
    17. Olimpique Lione: 221
    18. West Ham United: 216
    19. Everton: 213
    20. Napoli: 207

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    1. Bene.
      Si può notare che nelle prime 8 della Champion League sono arrivate ben due squadre "fuori" dalle prime 20.
      E che le semifinali di Europa League presentano solo 2 di queste 20 squadre.
      Dunque, ben 4 squadre con bilanci di "media" dimensione hanno ottenuto importanti risultati: Atalanta e Lipsia in CL; Siviglia e Shaktar in E.L.
      Inoltre ben 12 squadre con bilanci importanti non hanno ottenuto risultati sportivi significativi in campo europeo e sono fuori dalle fasi finali in svolgimento.
      Gianni

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  4. Ma Bologna e Sassuolo?
    Sic

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    1. Già, per curiosità ho trovato questi dati (2018): Sassuolo (ottavo nel campionato 2019-20) 74 milioni e Bologna (dodicesimo) 65 milioni.
      Gianni

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  5. Non esiste solo il calcio , fortunatamente .
    Altri sport sono veramenti sofferenti ed in una Italia Prettamente calciofila faranno un grande fatica a continuare.
    Stranamente gli unici avvenimenti sportivi che hanno ancora visibilità e risorse sono F1 e Moto GP , che alle spalle hanno interessi enormi .
    Così è se vi pare ,purtroppo.
    Ciao
    G.

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    1. Interessantissima osservazione.
      Ci riconduce alla fortissima dipendenza dello sport professionistico (e non solo quello) agli interessi economici dati. Ed anche Governo, Regioni ed Enti Locali pare si siano mossi di conseguenza. Emilia Romagna in primis, con l'accordo per riportare (fin dalla stagione in corso) la F1 al circuito di Imola. Un caso che coincida con le prossime elezioni (20-21 settembre 2020) nell'importante Comune della Città Metropolitana di Bologna? Anche questo ha "all'attivo" il Presidente Bonaccini.
      Gianni

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  6. Dopo l'Atalanta (miracolo sfiorato all'ultimo) il Lipsia elimina i 13esimi.
    Bella sorpresa che non credo rivoluzionerà il sistema ma qualche ammaccotto lo causa.
    R.

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  7. Ma se Andrea Agnelli licenzia Sarri dopo un 2-1 sul Lione, perché Guardiola resta al suo posto dopo una sconfitta con la stessa equipe francese per 1-3?
    Sic

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  8. Riassumendo quanto successo fin qui.
    Nelle coppe europee il successo andrà alla quarta o alla quinta forza (Bayer Monaco o PSG) e alla quattordicesima (l'Inter).
    Un ribaltone.
    Siamo al nuovo calcio? Quello pensabile, possibile, auspicabile?
    Z.

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