lunedì 17 giugno 2019

Bologna, No tram o Si tram?

La manifestazione No tram di sabato scorso 

















Dunque, in vista delle elezioni regionali d'autunno - inverno, a Bologna si è aperto un nuovo fronte.
Potrebbe anche essere un interessante passo in avanti, si discutesse davvero della principale scelta infrastrutturale della Città.
Sappiamo tutti che non è così.

"Il più rilevante intervento infrastrutturale del mandato amministrativo 2016-21" ci ha ripetutamente detto il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, è il Passante di Mezzo.
Per realizzarlo (insieme alla nuova autostrada Cispadana ed alla Bretella di asfalto Campogalliano - Sassuolo) Bonaccini, Donini ed il PD hanno sostenuto un lungo braccio di ferro con comitati di cittadini ed associazioni ambientaliste che contestano "scelte vecchie e sbagliate" e rivendicano "una svolta negli investimenti a favore di una mobilità sostenibile" e, di fronte alle resistenze del Governo Conte che aveva dichiarato la sua indisponibilità a realizzare questa grande opera in nome di un impegno "al cambiamento", si sono mobilitati amministratori locali, politici, dirigenti e funzionari delle organizzazioni economiche e sindacali per "aprire subito i cantieri".
Partita chiusa di fronte alla repentina e immotivata retromarcia del Ministro Toninelli e del Sottosegretario Dell'Orco che pare abbiano fatto propria una versione del progetto di ASPI (appena riveduta e corretta rispetto al progetto sottoscritto da Merola, Bonaccini, Renzi e Castellucci nell'aprile 2016) ed hanno annunciato una prossima convocazione della Conferenza dei servizi?
Non scherziamo.
Chi ha vissuto l'esperienza del Passante Nord sa bene che non bisogna mai dare nulla per scontato, soprattutto quando le ragioni per costruire nuovo asfalto e cemento e per riprodurre un modello di sviluppo in evidente crisi sono così palesi e contestate da una nuova generazione che rivendica di agire in tutto il mondo per fermare i cambiamenti climatici.
E del resto una parte importante di Confindustria e del mondo politico sostiene che, al di là del potenziamento di 4-6 corsie oggi progettato, occorre pensare ad una soluzione ulteriore: con il Passante Sud ed un grande costoso e impattante tunnel sotto la collina.

Ecco perché in questo contesto il confronto sul tram, prossimo venturo, risulta soprattutto una potente "arma di distrazione" dalla scelta principale e condizionante che grava sulla testa dei bolognesi ed è destinata a determinare il futuro.

Ma c'è di più.
E' anche un modo per dimenticare impegni mancati e rimuovere questioni irrisolte.
I bolognesi e gli emiliano - romagnoli soffrono un ritardo di almeno dieci anni sugli impegni presi e ribaditi più volte dalle Amministrazioni locali, dai partiti e dai Governi nazionali sulla realizzazione del Servizio Ferroviario Metropolitano, parte essenziale ed integrante del Trasporto Pubblico Regionale. Avrebbe dovuto entrare in funzione insieme ai Treni ad Alta Velocità, che non a caso erano stati corretti dalla componente riformista ed innovativa delle classi dirigenti in Alta Capacità Ferroviaria, per testimoniare come l'ammodernamento del sistema della mobilità (già dal secolo scorso) dovesse riferirsi anche ai passeggeri, in particolare ai pendolari in essere e potenziali, ed alle merci, quasi tutte spostate su gomma e causa prima del pesante inquinamento acustico ed atmosferico.
Tema ed impegno rimosso?
Va considerato che nella sua originale versione, il SFM prevedeva collegamenti, stazioni e frequenze di cui non ci sono più certezze. E che, in alcuni casi, si sovrappongono proprio alle linee di tram che ora sono in discussione. Possiamo rimuovere il fatto che, almeno nel caso del collegamento con l'Aeroporto Guglielmo Marconi, questi amministratori, politici ed imprenditori hanno già sostituito il possibile servizio ferroviario (decisamente più efficiente e meno costoso per utenti e cittadini) con un diverso investimento (businnes?!) come il People Mover (la cui inaugurazione subisce ancora continui rinvii)?
V'è quindi l'urgenza di capire meglio cosa si intende fare - qui ed ora - del SFM e dei servizi ferroviari regionali e conseguentemente della possibile integrazione tra questi e il tram.
Diversamente una parte delle risorse impegnate in passato per costruire soluzioni fino ad ora mai concretizzate andrebbero sprecate e ogni ipotesi di sostegno alla realizzazione del tram si configurerebbe come una scelta essenzialmente ideologica e non integrata in un progetto organico e logico di sostenibilità.

E' dunque tempo di rispondere a chi rivendica Città e territori pensati e costruiti per vivere meglio e in salute.
Con rinnovata serietà, coerenza e fatti.

Il corteo dei 200 bolognesi all'incrocio San Felice, Marconi, Ugo Bassi, Malpighi 
















"Siamo tutti ingegneri" da Borgo a Santa Viola, residenti, commercianti e tassisti

















Donne e uomini, commercianti e residenti, organizzati e combattivi  
















Il saluto tra alcuni dei partecipanti e Galeazzo Bignami, di Forza Italia

















Manes Bernardini, di Insieme Bologna, dialoga ed accompagna il corteo
















"115, 116, 117" ... un organizzatore conta i partecipanti in piazza Re Enzo
















Ingegneri ed architetti distribuiscono volantini in piazza Maggiore
















La manifestazione si conclude sotto Palazzo d'Accursio






















La prima pagina di Repubblica Bologna di domenica 16 giugno






































La seconda pagina di Repubblica Bologna ...

La pagina de il Resto del Carlino di domenica 16 giugno

13 commenti:

  1. È notizia di questi giorni che il patron della Virtus Pallacanestro, Massimo Zanetti, ipotizza la costruzione di un nuovo Palazzo dello Sport, aree individuate CAAB (zona FICO) e/o PARCO NORD (alla salute del BOSCO URBANO meroliano, ormai sempre più un miraggio metropolitano).
    E cosa c'è di meglio di una Linea Rossa del Tram, già concepita funzionalmente per collegare due centri commerciali, che possa "servire" una terza attività privata?

    Ryan

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    1. Si, diamoci un metodo trasparente: obiettivi, scadenze, verifiche, correzioni.
      Lanciare 3 nuove linee di tram, quando non si è ancora completato il SFM (progettato da oltre 20 anni), le ferrovie regionali propongono quotidiane disfunzioni, il People Mover evidenzia ritardi e limiti gravi ... espone a molte considerazioni.
      Gianni

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  2. Migliorare il trasporto pubblico è bene. Di certo bisogna farlo in modo coordinato e senza sprecare risorse. Il People Mover non è stata una scelta felice.

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    1. Si, il P.M. "non è stata una scelta felice".
      Gianni

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    2. Ma cosa ne sa? deve ancora partire.

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  3. In effetti la sensazione è di uno scontro ideologico. Contro il tram commercianti, proprietari di immobili e centrodestra, favorevoli ambientalisti e centrosinistra. Ma un disegno per la mobilità sostenibile c'è ? E quanti passaggi dai mezzi privati a quelli pubblici si prevedono? Ma in questo caso, perché il Passante?
    Titti

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    1. Evidenti contraddizioni.
      Non tutto può crescere, non tutto deve crescere.
      Più trasporto pubblico ecologico per meno traffici privati.
      Investire su mezzi compatibili con la vita naturale e ridurre le spese per quelli nocivi.
      Si può, si deve. Nell'interesse di tutti.
      Gianni

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  4. People Mover: oggi sono cominciate le ispezioni e secondo la Repubblica saranno decisive per il futuro di Marconi Expres. Se dovessero rinviare l'apertura a dopo l'estate la Società rischia.
    SFM: il progetto originale è ridimensionato di fatto da scelte urbanistiche e di mobilità compromettenti.
    Tram: si discute per poter investire nei prossimi anni una cifra di molto inferiore a quanto gia' disponibile per il potenziamento delle autostrade regionali.
    Avanti così quale contributo daremo per contenere le emissioni e i cambiamenti climatici?
    Possibile?

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    1. Forse possibile, non certo auspicabile.
      Servono priorità decisamente eco-compatibili e coerenti con un Progetto di Città più sana e vivibile.
      Gianni

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  5. Sarà un eccesso di prudenza il mio, ma ricordo che nel 1999 l'idea di portare il Civis a borgo Panigale contribuì al successo di Guazzaloca. Inviterei Il pd a pensarci....... Non abbiamo bisogno di Salvini in Emilia per capire gli errori.
    C.P.

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  6. Capisco le considerazioni. Gli amministratori bolognesi ed emiliani hanno di che riflettere. Non è detto siano geneticamente migliori degli altri. Sulla mobilità non hanno mantenuto impegni e le responsabilità non vanno scaricate sui governi nazionali avversi.
    Anche ora per il tram la prima cosa da pensare è come si integra con un sistema pubblico di trasporto nazionale. Che sia attraente per lavoratori, studenti ed imprenditori. Che sia usato quotidianamente e preferito per spostare merci.
    Però vanno considerati i cambiamenti istituzionali che hanno ridotto il potere e le risorse dei governi locali. Gli enti territoriali sono sempre più dipendenti dallo Stato centrale e dai grandi gruppi privati. Per cui servono mediazioni.
    Viceversa si fanno le mezze figure dei 5Stelle.
    Antonio

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    1. Provo a dire su due punti.
      1. Il M5S è un protagonista della storia nazionale degli ultimi tempi. Le sue "mezze figure" e le figuracce sono cronaca recente e in buona parte attribuibili ad un rapido adeguarsi di Di Maio e C. alle tristi pratiche dei partiti ridotti a comitati elettorali per la gestione dei potere acquisito.
      Qui si parla delle politiche fallimentari (della mobilità e dello sviluppo, ma potremmo ragionare anche sulle modifiche istituzionali) delle classi dirigenti (politiche ed imprenditoriali, internazionali, europee e locali) che hanno governato nei decenni alimentando, negli ultimi tempi, i consensi a nuovi soggetti politici ancora tutti da sperimentare di destra, di cultura ambientalista e post-ideologica (e, almeno in parte, in formazione e condizionabili).

      2. La Politica partecipata comporta sicuramente visioni, progetti, pratiche, mediazioni, riflessioni.
      Insomma, non tutti i progetti o le mediazioni sono la stessa cosa.
      Possono essere Grandi e storici/che o minuscoli/e e irrilevanti.
      Possiamo e dobbiamo discuterne nel merito. Sempre con un giusto spirito critico e costruttivo.
      Un approfondimento interessante potrebbe essere l'esperienza emiliana. Un confronto tra il riformismo (forte?) e ricco di contenuti (anche discutibili e con errori) degli anni '60-'70-'80 e quello (debole?) degli ultimi 30. Forse non casualmente a separare le due fasi la vicenda sociale-politica-culturale del PCI, negli anni della sua affermazione e del suo superamento.
      Gianni


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