giovedì 1 marzo 2018

- 3 (meno tre)

Bologna. Manifesti elettorali per il voto del 4 marzo

















E' comprensibile l'incertezza di molti amici e compagni. Ed anche l'orientamento, di parecchi, di non prendere parte alla contesa, praticando l'astensione dal voto o esprimendo una scheda bianca o nulla.
Le vicende politiche nazionali ed internazionali degli ultimi tempi ed anche questa campagna elettorale (scarsa di idee, di argomenti concreti, di progetti forti, di comportamenti coerenti) non aiutano ad una scelta convinta e priva di dubbi.
E' non solo possibile, ma persino probabile che un voto dato con responsabilità, fiducia o senso del dovere e ritenuto "utile", nel giro di pochi giorni, si dimostri mal riposto o, addirittura, usato per fini antitetici alle volontà dell'elettore.
E' già successo. Alle politiche del 2013, ad esempio.
Non si vedono "garanzie" sufficienti perché non possa ripetersi. Anche in ragione di un pessimo sistema elettorale: un misto e rigido di maggioritario e proporzionale, che limita la libera scelta di tanti.
Una legge voluta da Renzi, Alfano, Berlusconi e Salvini e votata dal Parlamento in forza di diversi voti di fiducia al Governo Gentiloni (perché gli stessi promotori non si fidavano della tenuta della loro "maggioranza" politico - istituzionale).

Tuttavia, pure nella obiettiva difficoltà di scelta, non pare convincente "delegare" a quelli che "dubbi non ne hanno", che sono mossi da interessi particolari e che, in fin dei conti, "conta solo vincere". Chi vive in Emilia Romagna sa bene, per esperienza, che il 62% (sessantadue!) di astensione alle regionali del 2014, non ha indotto alcuna seria e sostanziale riflessione autocritica.

Dunque, un voto è opportuno.
Per manifestare che siamo, tutti, parte di questa comunità, che vogliamo esserci ed essere considerati (anche con i nostri possibili errori), che intendiamo contribuire (con il piccolissimo ruolo personale che ci spetta) a governare i processi di inarrestabile globalizzazione.
Rinunciando al diritto - dovere di indicare una direzione di marcia per Istituzioni comuni, autorevoli e riconosciute ci metteremmo esclusivamente nelle mani di ristrette "élite" e di poteri assoluti, arroganti e spregiudicati.
Un rischio non certo evitato anche esprimendo una preferenza. Ma almeno ridotto, se la partecipazione sarà alta e significativa.

Per ribadire l'attualità ed il valore della Costituzione italiana nata dalla lotta di liberazione al nazi-fascismo.
Per riconoscere e ribadire "fini e principi" della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Se necessario rileggiamoli. Vengono sistematicamente violati.
Da questa visione scaturiscono scelte precise: i no al rifinanziamento delle missioni militari all'estero (dall'Afganistan all'Iraq, dalla Libia al Niger); la critica al commercio ed alla esportazione di armi da guerra a paesi in conflitto armato o retti da dittature illiberali (in Medio Oriente, in Africa e in Asia); l'impegno per costruire un'altra Europa (che affianchi subito alla moneta unica essenziali politiche ambientali, sociali, fiscali ed economiche fin qui inesistenti e negate da una folle ideologia di potere).
In Italia assumono carattere di assoluta priorità progetti e pratiche radicalmente nuove: di conversione ecologica delle produzioni e della organizzazione della vita delle persone; di prevenzione ambientale e di tutela della salute e del benessere; di sviluppo del patrimonio verde e naturalistico e di messa in sicurezza del territorio, delle città e delle infrastrutture più importanti; di qualificazione delle periferie e di garanzia dei servizi essenziali (sanità, educazione e formazione, trasporti) per tutte le classi sociali; di giustizia sociale e più equa divisione del lavoro (meno ore settimanali per più persone e ricambio generazionale) e delle ricchezze prodotte (riducendo le distanze tra salari e stipendi); di accoglienza dei migranti entro precise strategie ed interventi di sostenibilità dei territori e di civile convivenza multietnica; di democrazia partecipata e di responsabilizzazione dei cittadini; di moralizzazione della vita pubblica e istituzionale, di lotta alla corruzione, alle mafie ed alle organizzazioni illegali.

In questi anni non ci si è mossi in queste direzioni.
Al contrario.
L'inquinamento ed i cambiamenti climatici hanno provocato milioni di morti premature, alimentato grandi processi migratori ed una inaccettabile concorrenza - competizione tra poverissimi, poveri e impoveriti.
La precarietà e l'insicurezza si sono diffuse sul lavoro, nelle famiglie, nella società, tra i giovani.
Importanti patrimoni e realtà industriali sono passate in mani di gruppi imprenditoriali e finanziari  incontrollabili e/o "forestieri". Sono stati privatizzati molti utili e sono state socializzate troppe perdite.
Le ferrovie locali e i trasporti urbani non reggono la domanda e le normali nevicate.
La sanità pubblica non copre la domanda di cure di fasce estese e crescenti della popolazione.
Le Assemblee elettive hanno perso di ruolo e alle Autonomie Locali sono state tagliate risorse essenziali.
Organizzazioni criminali, che dispongono di ingenti disponibilità finanziarie frutto delle loro attività illegali, si sono radicate ed intrecciate a piccoli mondi locali e, contemporaneamente, a grandi reti di malavita internazionale.
Le professionalità, i risparmi ed il futuro non sono affatto acquisiti, certi e si fatica terribilmente a costruirli.
Passi in avanti apprezzabili si sono compiuti solo su alcuni importanti diritti civili.

Molte speranze di possibile cambiamento e di innovazione si sono arenate. In Italia e nel mondo.
Dopo Barak Obama è stato eletto Trump.
Blair, il New Labour e la "Terza Via" hanno portato al ritorno dei Conservatori ed alla Brexit.
La Grosse Koalition e l'Europa di Junker hanno umiliato la Grecia, prodotto il Gruppo di Visegrad e pericolosi nazionalismi ... indebolito anche la ricca Germania.

Matteo Renzi è passato dalla "rottamazione" delle vecchie classi dirigenti a politiche di riabilitazione e di alleanza con uomini della prima e della seconda repubblica, del vecchio potere e del neo liberismo più arrogante. E, non a caso, nell'ultima settimana di voto si appella a Confindustria e grande finanza.
Con il "nuovo corso" il sostegno del PD al Governo "tecnico" (di Monti e Fornero) e ad un Governo "di necessità" (quello di Enrico Letta) si è evoluto in "Maggioranza politica per le riforme" economiche, sociali e della Costituzione (prima con Renzi e, dopo il referendum del dicembre 2016, con il Governo "fotocopia" di Gentiloni). Una alleanza politica con "pezzi" del peggior Centrodestra (da Alfano, a Formigoni, a Verdini).
Non solo. La "sfida" del PD di Bersani "all'antipolitica" di Grillo e Casaleggio è divenuta "scontro frontale" con i "populisti", gli "estremisti" e "gli incapaci" per definizione (e in premessa) con il M5S di Di Maio e Di Battista, di Virginia Raggi e Chiara Appendino.
Oggi, per il PD di Renzi, gli avversari sono cresciuti: un voto a sinistra, persino a Liberi/e Uguali che include "i fuoriusciti" (D'Alema e Bersani) ed i Presidenti di Senato (Grasso), Camera (Bordini) e Regione Toscana (Enrico Rossi) "è un voto per Salvini Premier" ripetono in coro e senza preoccuparsi delle conseguenze velenose di simili affermazioni.
Mentre il Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, attacca giornalisti che conducono inchieste su corruzione, mafie e rifiuti accusandoli di essere "squadristi e camorristi". E il suo Partito tace o lo difende.

Così, chi non si vuole arrendere alla fine del Centrosinistra, il 4 marzo, si trova nei collegi uninominali a dovere votare forzosamente avversari storici: a Bologna, il giovane democristiano forlaniano (poi, a lungo, esponente del Centrodestra e sostenitore della Giunta di Giorgio Guazzaloca) Pierferdinando Casini; a Modena, la Ministra Beatrice Lorenzin (eletta nel 2013 in Forza Italia); a Milano, il DC Bruno Tabacci, già Presidente di Regione Lombardia, ai tempi di Craxi e De Mita; a Roma, la sempre viva radicale Emma Bonino (parlamentare da 40 anni, eletta a destra e a sinistra).
Di più.
Su questi ed altri politici di lunghissimo corso (Prodi o Veltroni) pare ricadere, ora, il compito di fare da pontieri verso la "sinistra di governo" di Bersani, D'Alema ed Errani. Forse nella speranza di ottenere qualche "legittimazione" tra un elettorato anziano e riottoso. Sicuramente in previsione di un nuovo Parlamento senza maggioranza e con la necessità di ricomporre una qualche intesa tra partiti e forze da ingaggiare (volenti o nolenti) contro "populisti ed estremisti".

La scheda elettorale per il Senato della Repubblica che riceveranno gli elettori di Bologna

















In questo contesto trova nuovo spazio la destra italiana.
Un personaggio di puro potere come Silvio Berlusconi, in perenne e irrisolto "conflitto di interessi", condannato in via definitiva per "frode fiscale" e ancora privo di diritti elettorali, amico di uomini della mafia siciliana e di capi di stato stranieri contro cui l'Italia e i suoi alleati hanno fatto la guerra o hanno in corso misure di boicottaggio economico.
Domani si vedrà ma oggi alleato della Lega (non più Nord, ma nazionale) di Salvini e di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. Forze politiche che si presentano come "anti establishment", che alternano e mischiano obiettivi sociali e politici troppo a lungo sottovalutati e negati dalle varie maggioranze che si sono alternate al governo: la democratizzazione della Comunità europea e degli Stati nazione; lo sviluppo del decentramento locale e regionale attraverso poteri e risorse riconoscibili e certi; il radicamento ed il presidio democratico delle Istituzioni nei territori e nelle periferie; il riconoscimento dei diritti sociali e della dignità delle persone (compromessi dalla legge pensionistica Monti - Fornero o dalla progressiva precarietà del lavoro). Così crescono inevitabilmente illusioni e spinte "sovraniste", regionali e nazionali; tentativi di "autodifesa" privata, armata e di gruppo o razza. Per questo le"camice verdi" si trasformano in "felpe locali" e crescono al Centro, nel Sud e nelle isole. Nuovo riferimento politico e "culturale" per realtà sociali sempre più abbandonate a se stesse. In competizione, dialogo ed incontro con CasaPound o Forza Nuova, che rivendicano revisionismo storico ed attualità del fascismo in versione corporativa, assistenziale o di ronde "anti degrado".
Pochissimi ragionano, svelano e combattono seriamente questo pericoloso blocco sociale e culturale che si tenta di saldare tra pulsioni "nazional-popolari", potentati del mondo dell'impresa e della finanza, professionisti in doppio petto, organizzazioni mafiose.
Si preferisce ammiccare con l'ex Cavaliere, affidandogli il compito di garante e "badante" di tutte le forze della Coalizione di Centrodestra, nella speranza che dopo il voto il vecchio leader riapra le trattative per un altro Governo di "larghe intese".

La scheda elettorale per la Camera dei Deputati che riceveranno gli elettori di Bologna

















Per abbandonare quanto prima questo tunnel, la via maestra è lavorare alla costruzione di una Agenda politica, di Progetti e di Azioni Positive che uniscano progressivamente forze e soggetti che in questa legislatura sono state all'opposizione, divisi e sostanzialmente in-comunicanti, e che hanno progressivamente preso le distanze e rotto con il progetto del "Nazzareno", con il Partito "della Nazione", con le loro conseguenze politiche e possibili evoluzioni.

Si può lavorare verso una alleanza sociale, culturale e politica (nuova, partecipata ed alternativa) qualificata su precisi e misurabili obiettivi ambientali, sociali, produttivi, fiscali?
Dal 2013, questo blog si propone questo. Non è il momento di provarci?
Senza preclusioni di alcun tipo. Consapevoli che, salvo esiti davvero sorprendenti, per fare avanzare un processo di profondo cambiamento nel Paese e nelle Istituzioni, è necessario scomporre le Coalizioni che si presentano al voto del 4 marzo e ricercare confronto, dialogo e incontro tra soggetti diversi e divisi.
Innanzitutto con la principale forza politica (altro che anti-politica!) in campo.
Il Movimento 5 Stelle si è confermato negli ultimi 5-10 anni il soggetto più rappresentativo e aggregante. Soprattutto tra i giovani ed i cittadini di mezza età.
Attraverso di esso sono diventati protagonisti attivi e appassionati generazioni da tempo ai margini dell'impegno e delle responsabilità.
Si tratta certamente di un movimento variopinto e multicolore.
Passato dalla critica feroce al sistema (il "Vaffa") di un comico intraprendente e dall'organizzazione di un appartato oscuro "visionario" ad una realtà complessa e turbolenta di 30-40enni, politici ed amministratori "in formazione", "apprendisti" approssimativi quanto volenterosi. Comunque cresciuti ed impegnati (più di altri) a conquistarsi un futuro, individuale e collettivo, che risulta quanto mai incerto e buio, anche a causa del permanere, oltre ogni logica ed età, di classi dirigenti vecchie ed auto-referenziali, strenuamente attaccate a storie passate, privilegi e potere.
Un piccolo grande mondo che raccoglie persone di diversa estrazione sociale e culturale. Naturalmente anche spregiudicati carrieristi e personaggi ambigui.
Un Movimento che ha unito, che si è diviso, che ha espulso e allontanato. Che si mostra permeabile.
Una realtà comunque imprescindibile in questa fase. Raramente analizzato, studiato, compreso, messo alla prova; spesso scioccamente deriso e stoltamente etichettato, snobbato (come a Torino, per bocca di Fassino).
Ha eletto consiglieri e sindaci impreparati, effetto e curatori del fallimento di predecessori (di altri partiti) inadeguati, conservatori, ormai totalmente "incapaci" di cogliere e rappresentare i problemi e le domande sociali emergenti.
Persone giustamente sottoposte a lente di ingrandimento. A differenza di altri politici, di organizzazioni, legali e no, attive da tempo e storicamente responsabili della storia, della crisi e dei drammi in cui ci dibattiamo, in Italia, in Europa e nel mondo.
Diversi uomini e donne "5 stelle" non si sono dimostrati all'altezza della fiducia riposta in loro. Ma è l'intero Movimento che presenta ancora irrisolte contraddizioni ed inadeguatezze strutturali. Da risolvere.
E tuttavia mantiene energie critiche fondamentali e forza creativa.
Più di altri vede (e vive) ciò che non va, offre risposte, pratica coerenza, respinge trasformismo, opportunismi, ipocrisie altrove assai diffusi.
Andrebbero analizzate, comprese, contestate e corrette. Invece troppi (davvero troppi) osservatori e protagonisti interessati della politica preferiscono la polemica fine a se stessa, le risposte propagandistiche.
Le città di Parma e Comacchio, ad esempio, hanno adottato e rieletto sindaci espressi dal M5S che hanno mostrato indubbie capacità ed autonomia (anche dalla forza politica che li ha portati alla vittoria). E' il caso di riconoscerlo?
Dunque, sottolineiamo i limiti e le inadeguatezze nei "grillini". Di natura politica ed organizzativa: come rapportarsi a "questa Europa" e ai gruppi parlamentari di Strasburgo; come fronteggiare la "questione migranti" e come garantire "attività umanitarie" fondamentali; come dare nuova voce e protagonismo al mondo del lavoro e del precariato nelle aziende e in una società sempre più classista; come accrescere le risorse pubbliche per assicurare dignità, lavoro e redditi adeguati a tutti i cittadini senza scaricare investimenti cospicui necessari sul debito pubblico delle generazioni che verranno; come selezionare i candidati e i rappresentanti nelle istituzioni. Solo per fare alcuni esempi su cui il dissenso e le critiche sono più che giustificati.
Non solo per questo, è plausibile valutare che siamo in presenza di una forza politica ancora in divenire, aperta a sviluppi vari e per nulla certi.
Ma, oggi, solo un pregiudizio improduttivo può negare la forza dirompente di alcuni tratti distintivi che, almeno fin qui, hanno saputo esprimere e rappresentare: una onestà ed una indipendenza di fondo nel fare politica; il valore alto delle assemblee elettive e della rappresentanza politica; la centralità dei beni comuni e della questione ambientale; l'attenzione alle condizioni di vita e al reddito delle giovani generazioni; una sostanziale coerenza rispetto agli impegni presi ed alle regole interne; la promozione del protagonismo delle persone, a partire da giovani e intellettuali.
Per questo il voto di domenica al M5S risulta una delle più concrete possibilità e delle condizioni per il cambiamento democratico dell'Italia e dell'Europa.

Di quali altri importanti partiti o coalizioni si può dire lo stesso per i fatti e le esperienze compiute?
Sicuramente altre nuove forze, aggregazioni e liste di recentissima costituzione, non hanno avuto il tempo per affermare i propri propositi (in alcuni casi interessanti, meritevoli di approfondimento), i propri candidati (spesso sconosciuti, a volte debolissimi) e le coerenze (decisive per acquisire credibilità e forza).

LeU, ad esempio, che si definisce "sinistra di governo", propone una condivisibile "discontinuità" rispetto alle politiche" di Renzi-Alfano e Gentiloni-Minniti ed insiste per un opportuno riequilibrio di forze a vantaggio dei lavoratori, degli "ultimi" e delle loro organizzazioni. Tuttavia si fatica a cogliere dalla formazione di Grasso e C. i tratti dello sviluppo produttivo e civile che si vuole perseguire oltre un tradizionale e debole riformismo socialdemocratico ed una moderata redistribuzione dei redditi tra le classi sociali. Né si hanno notizie della declinazione pratica e "di governo" di giuste parole d'ordine generali (come la "conversione ecologica" che di tanto in tanto viene pure proposta in documenti ufficiali) rispetto a duri conflitti territoriali in corso (dal Passante di Mezzo a Bologna all'ILVA di Taranto, al TAV Torino - Lione). E si fatica a comprendere come la componente maggioritaria di MDP - Art.1 possa continuare a sostenere tutte le maggioranze regionali e locali a guida PD "a prescindere" da politiche, leggi ed esperienze concrete e di segno liberista e regressivo. In Regione Emilia Romagna, per capirci, anche il No alla nuova legge sul suolo e sull'urbanistica è considerata questione "tecnica" e non "politica", ossia tale da mettere apertamente in discussione la partecipazione alla maggioranza che sostiene la Giunta Bonaccini - Gualmini. Mentre alla Regione Lazio è stata rinnovata con troppa disinvoltura e pochi argomenti "di governo" una alleanza che ha vissuto vicende quantomeno imbarazzanti, attorno a Mafia Capitale, al terremoto e ad altre errate scelte di "crescita" senza qualità. Insomma, dopo il passo impegnativo e interessante della separazione dal PD, si può restare ancora entro una sterile prospettiva di Centrosinistra? Come se la crisi attuale - non solo nazionale - potesse essere scaricata interamente e solo su Matteo Renzi e sulla "magica" compagnia toscana.

In sintesi: è ora di scelte nuove e coraggiose.
Si deve provare ad uscire dal lungo tunnel della crisi e dell'ordine instabile fondato sulla precarietà e sull'arroganza dei poteri costituiti, attraverso il dialogo e la convergenza tra persone, movimenti, soggetti politici e rappresentanze istituzionali che vogliono davvero cambiare la società: attraverso conoscenze, protagonismo diffuso e responsabile, visione lungimirante, progetti ed investimenti coerenti.
Siamo a - 3 giorni dal 4 marzo.
Le ultime ore per riflettere, confrontarsi e scegliere come esprimere un voto importante.
Nella consapevolezza che l'imminente arrivo della primavera deve vederci ancora tutti protagonisti critici e costruttivi, comunque vada.

I manifesti elettorali a Bologna (28 febbraio)
























































































































































































35 commenti:

  1. Appunti abbondanti che meritano riflessioni più approfondite.
    Condivido la prudenza, il rispetto dei dubbi. Che sono diffusi.
    Non credo di votare M5s, ma le cose scritte qui e la loro ultima iniziativa di presentare una potenziale squadra di governo mi lasciano curiosità.
    In ogni caso sono contro ogni ritorno del centrodestra e non ho apprezzato il rinnovamento proposto da Matteo Renzi.
    Quindi nel prossimo parlamento sarà necessaria una nuova maggioranza.
    Oggi appare quasi fantascientifica ma il 5 marzo? Vedremo.
    Certamente dipenderà dal voto di domenica.
    VR

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    1. Si. Il voto ha proposto un cambiamento. Come nel 2013 del resto (mi sono riletto ieri il primo post di questo blog). Inattuato allora. Inevitabile oggi. La Lega di Salvini prevale su Forza Italia di Berlusconi. Il Centrosinistra è ai minimi storici. Il M5S rappresenta 1 cittadino su 3.
      Tuttavia una nuova maggioranza non sarà facile. Né scontata.
      Gli uomini di potere e dei poteri resisteranno. Per difendere interessi e privilegi, per imporre logiche di classe.
      Le dichiarazioni di Renzi sono un arroccamento significativo, per un PD che si ritira alla opposizione. Rivendicando con orgoglio e senza autocritiche le politiche di governo di questi anni.
      Legittimo. Possibile di fronte al voto degli italiani?
      Con quale senso di responsabilità nazionale?
      Il confronto (durissimo) continua.
      Anzi, è appena iniziato.
      Gianni

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  2. L'impressione è che la legge elettorale e il voto non determineranno alcuna maggioranza. Per certi versi lo spero anche. Quelle che si sono succedute negli ultimi dieci anni non mi sono piaciute e credo non abbiano fatto bene al paese.
    Dubito si potrà costituire un accordo Tra Renzi e di Maio. Quindi la parola spetterà a Mattarella e la tesi di D'Alema ed altri per un governo del Presidente mi pare possibile. Non facile. Ma poche cose utili, tra cui un sistema elettorale migliore sono necessari. Tipo francese o inglese o tedesco e ritorno alle urne. Con la speranza di trovare un assetto politico più autorevole. Non solo alle Camere.
    MT

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    1. È andata così. Nessuna coalizione o lista ha i voti sufficienti per governare. Si apre una fase nuova e impegnativa. Per tutti.
      Una sfida politica aperta e interessante. Può anche fare crescere.
      Serve partecipazione e protagonismo dei cittadini.
      Gianni

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  3. Come si fa a non avere dubbi?
    Tra i possibili ministri di Di Maio c'è un prof. che in passato ha sostenuto il boicottaggio di Israele per indurlo a rispettare le dichiarazioni ONU.
    Scandalo!
    Ma scusate, boicottare non è fare la guerra. E i paesi NATO lo fanno già contro la Russia di Putin dopo il conflitto ucraino.
    Quanta ipocrisia!
    E allora Di Maio precisa che il prof. si occuperà di altro e che il suo eventuale Governo non farà boicottaggi.
    Meglio Di Battista che sostiene "due popoli, due stati".
    Ma il candidato è il primo e il secondo manco candidato.
    E così i dubbi saranno sciolti solo al seggio.
    Meglio premiare la lista "più vicina" al tuo modo di pensare? come sarebbe nel proporzionale (tipo Germania). Oppure, meglio concentrare il tuo voto su una forza che si gioca la partita? come sarebbe nel maggioritario secco (tipo Gran Bretagna)?
    Raffa

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    1. Ora che il voto è stato espresso mi pare evidente che molte ipocrisie e polemiche strumentali sono state svelate ed hanno avuto il giusto peso.
      Gli italiani non vanno sottovalutati, né presi in giro. Poi hanno grandi meriti, difetti e contraddizioni come i partiti e i movimenti politici.
      Proviamo a discuterne e risolverli. Almeno una parte.
      Gianni

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  4. Premesso che il cambiamento è necessario ancorché di difficilissima pratica e il nostro voto è comunque utile per muovere le cose in questa direzione e non verso un Governo Salvini - Tajani o Tajani - Gentiloni o Renzi - Tajani.
    Spero che il Movimento 5 stelle non ripeta il 5 marzo l'errore imputato a Bersani nel febbraio del 2013.
    Invece temo si stiano incanalando in quella direzione. Particolarmente dopo la presentazione legittima del "Governo di Maio".
    Se "i nostri" dovessero avere un ottimo risultato, ma senza la maggioranza in Parlamento e intendono rivendicare per loro ("perché no?" ripetono da giorni) l'incarico e l'astensione altrui, non sarebbe ribaltata la linea seguita 5 anni fa dal capo PD?
    Impossibile da accettare, per gli altri.
    Dunque, da lunedì per Di Maio, Di Battista e Grillo ci vuole una ipotesi B.
    Il Governo di Maio (ipotesi A) "sarebbe stato il nostro avessimo ricevuto un consenso maggioritario nel paese o anche solo nei 2 rami del Parlamento" potrebbero dire.
    Ma, in subordinata, se nessuno prevale e i consensi si dividono su 3 poli (con Centrodestra e alleanza PD) e mezzo (LEU di Grasso e Bersani) sarebbe opportuno verificare con pazienza un preciso accordo su punti di un possibile Programma (come avviene in Germania) e un presidente del Consiglio "terzo", concordato e affidabile per i diversi contraenti (nel 2013 avrebbe potuto essere ad esempio Rodotà, stimato tanto da PD quanto da M5s). Oggi, morto Stefano, se ne potrebbero individuare altri. No?
    Una cosa è certa. I treni passano e perderli è rischioso, se poi nevica e si ghiaccia.
    Ciao!

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    1. Capisco e mi pare se ne debba discutere seriamente.
      Comunque, molto è legato alle scelte del PD. Se si muove in continuità con la proposta di Renzi (ancorché promesso dimissionario) di passare (ora) pregiudizialmente "alla opposizione" di qualsiasi governo, sarà difficile qualsiasi soluzione "terza". E potrebbe verificarsi uno sbocco di Centrodestra (coalizione più forte e in grado di rastrellare / comprare voti).
      Mi pare tutto aperto. Da conquistare e/o contrastare. Partendo dai problemi reali, dalle priorità su cui intervenire, dalle politiche sostenute.
      Gianni

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  5. Tutto molto argomentato. Fosse uscito prima (in più puntate) avremmo potuto discutere nel merito.
    Siccome oggi siamo a -2 mi limito alle due liste che in fin dei conti vengono indicate.
    Di Di Maio e dei 5S non mi convincono i Ministri. Non per il metodo inusuale ma accettabile. Ma per il merito. Non mi piace un Governo di professori universitari. Il Paese è cosa molto più complessa e bisognerebbe esprimerla anche nelle riunioni del Consiglio dei Ministri.
    Di Leu penso che Grasso non sia la guida giusta, ma una mediazione debole tra componenti riformiste e massimaliste che da lunedì prenderanno strade diverse. La proposta che si ricorda oltre ai tanti no a Renzi è la gratuità delle tasse universitarie. Per tutti non mi convince ma non sta qui il problema. Una sinistra di governo per avere consensi deve esprimere idee più forti e sporcarsi di più le mani nelle periferie delle città e delle zone industriali. Cosa che non avviene da tempo e che è mancata anche in questa campagna elettorale.
    Antonio

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    1. Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio!
      Si, nel Governo di Maio ci sono troppi professori e pochi indagati. Il che potrebbe comprometterne l'entrata in alcuni ambienti influenti e il successo. Del resto non è stato carino il M5Stelle con i massoni.
      Quanto a LEU, è solo una ridotta di comunisti, di vecchio e nuovo conio. Decisamente meglio il Giglio Magico ad assicurare il suicidio ai Democrak ..... La scelta di fare votare ai compagni emiliani un nucleo di sempreverdi democristiani e ai compagni toscani il leader dei socialisti italiani è una eutanasia in piena regola.
      Mario Cinico

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    2. Ragionando alla luce del voto (+2 e non -2, come avete fatto voi). 1. Non mi pare che la presentazione di un possibile Ministero Di Maio abbia scoraggiato il voto al M5S. Anzi. Forse è stato utile a presentare i "grillini" come un soggetto più "aperto" e dotato di "competenze" rispetto a quanto comunemente considerato (al di la della indecente propaganda di parte "contro" a prescindere). E, semmai, discutibilmente oltre le ideologie (che in tanti comunque criticano), ma niente affatto "di destra" o "estremista".
      2. Quanto a LeU, mi pare che Piero Grasso non abbia portato voti. Semmai suggerirei a chiunque voglia esprimere una nuova forza politica di non scegliere più come propri "capi" autorevoli e bravi servitori dello Stato e autorevoli Magistrati. Del resto le esperienze di Di Pietro e Ingroia avrebbero già dovuto insegnare. Ma la "non credibilità" di LeU va molto oltre la personalità del Presidente del Senato uscente. Sta nella storia politica del "socialismo europeo" e della "sinistra italiana" degli ultimi decenni; nella decisa sovraesposizione di leader che già tanto hanno "rappresentato" nel nostro Paese (D'Alema, Bersani ed Errani su tutti, nel bene e nel male, con gli errori gravi compiuti); nella mancata scelta di traduzioni concrete della nuova linea della "discontinuità" di governo rispetto al PD di Renzi e Gentiloni (come già detto, ad esempio, in merito al Passante di Bologna). Ai lavoratori, ai giovani ed ai cittadini non interessano le "tattiche" di professionisti sempre in campo (in prima fila) ma le scelte concrete rispetto a battaglie in corso e la vicinanza della politica rispetto alla vita ed alle lotte quotidiane.
      Gianni

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  6. Se non rivoglio B. e compari fascio leghisti ......
    Se sono stanco di Renzi, Gentiloni, Boschi e Minniti ......
    Se non credo a Bersani ed Errani .......
    Se non mi convince Di Maio ......
    Se non vorrei disperdere il voto ......
    Se siamo a -1
    Sono nella cacca?
    Sic

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    1. A +2, sono certo che una buona soluzione di voto non ti è mancata.
      Poi, magari, te ne pentirai. Come non escludo possa verificarsi per me. Ma dalla "cacca" bisogna pure tentare di uscire, no?
      Quel che è certo è che ora bisogna continuare a partecipare, a confrontarsi, a battersi.
      Gianni

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  7. Avremo sorprese.
    Il passaggio dal voto di "appartenenza" al volo di "opinione" ha aumentato la mobilità.
    Ma ora siamo al voto "utile". Che modifica ancora le dinamiche.
    Avremo sorprese!
    Titti

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    1. Può essere.
      Ora 0 (zero).
      Io voterò disgiunto. Così è meno probabile che me ne pentirò. O no?
      L.

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    2. Voto disgiunto? Te ne pentiresti subito. Non si può! Pena l'annullamento della scheda.
      Ho sentito che c'è chi nell'indecisione o per critica vuole astenersi o andare e annullare. Non mi convince. Possibile che tra le tante opzioni non ce ne sia una minimamente vicina al modo di pensare oppure agli interessi di ogni elettrice/elettore?
      Anch'io ho dovuto ragionare e la scelta non è stata spontanea come altre volte, ma poi mi sono decisa. Chi vive in una società deve dare segnali di appartenenza e di responsabilità. Se questo modo di vivere la democrazia non ci convince più, cambiamolo insieme. Non è sicuramente l'unico. E molti dei problemi che in questi anni vengono denunciati sono veri. Ma negare le istituzioni comuni è l'anticamera dell'individualismo che genera la legge del più forte. Non mi piace.
      s.

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    3. Sorprese? Non saprei. Forse si.
      Personalmente davo il PD al 19% e la Lega di Salvini sopra l'impresentabile Berlusconi. E questo è stato.
      Poi davo qualche punto in più a + Europa (mi sembrava una parola d'ordine convincente ed una opzione per moderati critici), LeU e destre (CasaPound o Forza Nuova) a scapito dell'avanzata (che prevedevo comunque forte) del M5S e di Lega.
      Insomma un voto oltre le aspettative. Motivato. Che non risolve i problemi. Che da indicazioni, per chi vuole riflettere e affrontare le priorità nazionali e locali.
      Facciamolo insieme. Civilmente. Con passione e responsabilità. Per il bene comune.
      Anche scegliendo e sperimentando forme nuove di confronto e di Democrazia. Io ad esempio rafforzerei decisamente gli strumenti di critica ed elaborazione partecipata. Come i Confronti Pubblici (stile ParteciPrati a Bologna, non certo quello istituzionale e frustrante sul Passante di Mezzo a Bologna) e i Referendum popolari (perché non su temi rilevanti, come il contrastato ulteriore allargamento di corsie del grande Asse cittadino A14-Tangenziale?).
      Quanto al voto disgiunto. Azzardo (per una certa fase ci ho pensato pure io, salvo poi decidere con determinazione una scelta netta negli ultimi giorni). Forse L. intendeva un voto differenziato tra Camera e Senato (ad esempio M5S e LeU o Potere al Popolo o Comunisti vari).
      Gianni

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  8. Scusate, mi sono assentato per qualche tempo.
    Si è votato? È successo qualcosa?
    Mario Cinico

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    1. Si, si Mario. Il 4 marzo si è votato. Restiamo in contatto.
      Appena superò i problemi tecnici di collegamento Internet ti aggiorno.
      A presto!
      Gianni

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    2. PS. Problemi non solo miei, intendo. Da venerdì per un guasto ("alla piastra" mi hanno detto "già segnalato da altri") deve intervenire TIM. Spero presto.
      Interrogativo. Chi pagherà il disservizio?
      Gianni

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  9. È ora, è ora, è ora di cambiare!
    Si è ripreso un vecchio slogan dei comunisti italiani.
    Moralità, i partiti debbono smettere di occupare le istituzioni pubbliche!
    Si è ritornati all'ultima battaglia per la democrazia di Berlinguer.
    Morto il segretario di partito più amato e senza più comunisti degni di questo nome, le giuste battaglie di libertà continuano.
    Zorro

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    1. Giusto, oggi, ricordare Enrico Berlinguer.
      Purtroppo sono passati decenni. E il PCI (poi PDS, DS e PD) di Occhetto, D'Alema, Napolitano, Veltroni e compagni ha irresponsabilmente abbandonato giuste intuizioni e battaglie di quarant'anni fa: la Questione morale, il Cambiamento sociale e delle produzioni, la Giustizia e l'eguaglianza, la Pace e il Disarmo, la Solidarietà tra i popoli e un Nuovo ordine economico internazionale.
      La ricerca e la esperienza pratica per andare oltre i "sistemi sociali ed istituzionali" esistenti e conosciuti. Per costruire un futuro migliore ed una grande speranza. Non individuale, chiusa nel piccolo mondo che pensiamo di controllare. Ma personale e collettiva, a testa alta, vedendo sempre insieme i problemi nostri e quelli altrui. Usando le conoscenze, gli studi, le risorse e le tecnologie per progredire e non lasciare nessuno a se stesso, nella fame e oppresso.
      Se qualcuno vuole ricostruire la sinistra italiana ed europea deve ripartire da li.
      Gianni

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  10. Più tre. Nel PD è resa dei conti.
    Tutti contro tutti.
    Un bel problema considerando che il paese è senza una maggioranza.
    Ci si può tirare fuori ora, dopo avere a lungo criticato in passato quelli che con il 25% (Grillo e Casaleggio) non volevano occuparsi del governo dei problemi?
    s.

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    1. È evidente che oramai nel Pd (non solo e tanto Renzi o Orlando o Emiliano ...) risiede la soluzione della crisi italiana. Penso ad un'area di poteri politici-economici- istituzionali ben più profonda e determinante. Se la tessera n.1 fu di un super manager, se il presidente di Legacoop in una notte passò a fare il Ministro, se Chiamparino ha alternato con disinvoltura cariche di governo e di Fondazioni bancarie ....... e se, oggi, si iscrive Calenda ........
      Il popolo italiano ha indicato volontà e lasciato aperte due alternative (verso Salvini e un blocco nordista o Di Maio e un mondo a sud) ....... Ai Grandi (Mattarella ed altri) ora il compito di trovare soluzioni ponderate e di tenuta democratica.
      pl

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    2. Vedo una situazione assai complessa.
      Capisco la soddisfazione del M5S e della Lega (per conto del Centrodestra).
      Ma nessuno (nessuno!) ha ancora i numeri (e la cultura!) per governare da solo. Cioè per assumersi per intero le responsabilità politiche della direzione di marcia.
      Causa una legge elettorale brutta. Ma non solo. Anche di una politica che non si misura (si divide e/o si unisce) sui problemi principali del nostro tempo.
      I problemi e le soluzioni.
      Insomma, ieri come oggi, in democrazia non basta arrivare primi.
      Occorre convincere una maggioranza (assoluta, larga) di persone della necessità di procedere in una direzione (anziché in altre).
      Questo non è capitato negli ultimi anni. Le tesi di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni (pur diverse tra loro, per contenuti, toni e caratteristiche personali) anche quando hanno usufruito di larghe maggioranze in Parlamento non sono apparse convincenti per una larghissima parte del Paese reale (legge pensionistica, sblocca Italia, jobs Act, buona scuola, riforma costituzionale e legge elettorale). Così al momento del voto, i partiti che, al Governo o all'opposizione, sono stati individuati come corresponsabili sono stati puniti. In particolare PD, Forza Italia e il Centro moderato. È successo in occasione delle politiche del febbraio 2013, del referendum del 2016, in diverse amministrative e domenica scorsa.
      Ma è ancora così, oggi.
      Con le precise indicazioni che vengono dal voto.
      Ma sapendo che il pronunciamento fortemente critico, non è stato univoco: e per gran parte gli elettori del M5S (1 su 3 dei votanti) e quelli della Lega e/o del Centrodestra (un altro 37%) sono alternativi. Radicalmente alternativi.
      Anche per questo si apre una fase nuova (e complessa) per tutti.
      Nessuno (nessuno!) può fermarsi a quanto già detto e fatto.
      Occorrono ulteriori passi avanti. Politici e programmatici.
      Vale per chi ha conquistato consensi "per cambiare" e vuole farli fruttare davvero.
      Vale per tutti coloro che hanno una consistente rappresentanza come lo stesso PD, che questa legge elettorale ha imposto (in accordo con Forza Italia e Lega, poi con numerosi voti di fiducia), sapendo bene che così (in un contesto almeno tripolare) il rischio di ingovernabilità sarebbe stato alto e risultano importanti tutti e tre i "soggetti", a prescindere dal 33%, 17%+14%+5% o 23%.
      Nessuno può abbandonare il campo e il confronto partecipato.
      Sapendo bene che senza autorevolezza le Istituzioni lasciano il campo ad altri poteri, privati e illegali. Che sono sempre attivi e già operano, determinando e condizionando lo sviluppo economico e sociale.
      Gianni


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  11. Male Renzi, ma neppure i vecchi fondatori del partito pare convincano più. Gli aiutini di Prodi a Insieme hanno contato qualcosa di più di zero, zero su Insieme e la sua portavoce Zampa è finita sotto a Ferrara.
    Sic

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    1. Le persone sono importanti: Renzi, Prodi, Veltroni, Gentiloni, Prodi, D'Alema, Bersani ... come Calenda, oggi o domani.
      Ma la questione è ben più profonda. E riguarda la politiche, i progetti futuri e le forze politiche tutte. Non solo in Italia e in Europa.
      Vogliamo parlarne?!
      Gianni

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  12. Sono per un governo sostenuto da m5s - PD - LeU.
    Nik

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    1. Capisco. Anch'io penso che in tutte quelle aree politiche e culturali ci siano buone risorse per costruire un futuro migliore e vorrei che da li nascesse una nuova maggioranza ed un Governo del cambiamento.
      Anche dopo il voto di domenica.
      Ma dobbiamo tutti prendere atto delle attuali distanze e delle contrapposizioni. Superabili? Solo con un serio percorso critico, autocritico e propositivo assai impegnativo e partecipato. Condotto con determinazione da dirigenti, militanti ed elettori.
      A questo possibile e non scontato percorso non vedo alternative positive.
      Gianni

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    2. Siamo in buona compagnia!
      Anche Zagrebelski lo propone oggi sul Fatto a conclusione di una ntervista molto interessante.
      Nik

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  13. Un governo Di Maio - Gentiloni? Oppure Di Maio - Bonaccini?
    Per fare che?
    Il reddito di cittadinanza o un jobs Act 2.0?
    La separazione delle banche o l'occupazione dei consigli di amministrazione?
    Per investire nel trasporto pubblico oppure per fare nuove strade?
    Per una legge sullo Ius soli o contro?
    Per servizi a tutela delle donne contro le violenze o no?
    Insomma vogliamo ragionare su cosa si deve fare?
    Anna

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    1. Si. Ci sono priorità da affrontare su cui i progetti divergono.
      Ma oggi pare prevalere nel PD una scelta pregiudiziale e negativa: "facciano loro, che hanno vinto". Sanno bene che M5S e Lega-Berlusconi-Meloni sono alternativi. E dunque il PD (pure nell'arretramento pesante) resta decisivo. Non prendere parte non è possibile. Ovvero si rischiano le soluzioni peggiori (per il Paese).
      Occorre un confronto sul futuro senza pregiudizi, nel merito di alcune priorità.
      Un passo oltre quanto detto e fatto fin qui. Da parte di tutti, per affermare responsabilità ed evitare di pagare prezzi nelle prossime (più o meno vicine) elezioni.
      Dunque, avanti! Il confronto continua.
      Gianni

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  14. Siamo a + 3 e proviamo a trovare soluzioni dopo il voto.
    La prima mossa sta a chi ha vinto. Salvini per il centrodestra e Di Maio.
    Cosa propongono, dopo il risultato positivo ma insufficiente a fare da se?
    Di raccattare consensi singoli (come dice Brunetta) o su singoli progetti (come vorrebbero i 5 stelle)?
    Non mi pare si possa governare così.
    Quindi c'è da aspettarsi di più, nei prossimi giorni.
    Quanto agli sconfitti, il PD. Temo che con il sistema elettorale che hanno votato, non possano cavarsela ora stando fuori dai giochi. Pagherebbero un altro prezzo. E allora sono convinto che debbano chiudere la stagione degli accordi con la destra. Credo anche abbiano pagato l'ambiguita con cui si lasciava intravvedere ancora una possibile maggioranza con Berlusconi, il grande imprenditore della frode fiscale ai danni dello stato. Sono contento che questa ipotesi, se mai fosse esistita, non sia più possibile.
    Quindi l'unica possibilità che resta è un confronto con Di Maio. Ma sono volati gli insulti e partiamo dagli antipodi. Dunque ci vuole molta pazienza e disponibilità su entrambi i fronti. Toni e programmi. Poi anche uomini. Insomma senza mediazioni e punti di incontro non si va da nessuna parte.
    Come in Germania. Ecco da elettore del centrosinistra seguirei l'esempio della SPD in Germania. Al lavoro tra dirigenti per capire se si creano le condizioni per un governo di programma. Naturalmente anche la pattuglia di LeU potrebbe essere coinvolta.
    Antonio

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    1. Considerazioni condivisibili. Anche da qualcuno che non crede nel Centrosinistra.
      Gianni

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    2. Veramente mi pare di capire che il Pd chiude risolutamente ad un governo Di Maio o Salvini. Però oggi circola notizia che Berlusconi lavora ad una proposta di mediazione: Zaia o Maroni sostenuta anche dal Centrosinistra. Inoltre Mattarella chiede responsabilità a tutti i gruppi parlamentari per avviare la legislatura. Vuoi vedere che .....
      L.

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