giovedì 8 gennaio 2015

Renzi, Berlusconi e quell'art.19 bis


Perché Matteo Renzi, nella riunione dei deputati del PD, ha rivendicato in prima persona la scelta del Governo di depenalizzare il reato di frode fiscale per un importo pari o inferiore al 3% dell'imponibile dichiarato ed ha annunciato la definitiva decisione per il prossimo 20 febbraio?
Proviamo a riflettere.

Il Presidente del Consiglio al momento dell'insediamento (nemmeno un anno fa) ha giurato sulla Costituzione italiana che, in merito ai Diritti e ai Doveri dei cittadini, afferma "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".
Considerando anche la giovane età c'è da scommettere che di questo impegno Lui non si sia dimenticato.
Nè, ragionevolmente, può essere che il Nostro, non abbia presente i dati forti e recenti della evasione e della elusione fiscale nel Paese, causa di una sempre maggiore, insostenibile e inaccettabile tassazione dei milioni di italiani che pagano regolarmente tutto quanto è necessario e richiesto per sostenere la spesa pubblica nazionale.
Per ridurre e prevenire questa estesa e continuata frode ai danni della collettività si dovrebbero, dunque, concentrare i progetti e le azioni di riforma di un Governo degno di questo nome, autorevole e che voglia farsi rispettare dalla maggioranza dei lavoratori e dei cittadini.
Del resto le esperienze, oltre alla logica, dicono che ridurre le punizioni nei confronti dei trasgressori non determina affatto maggiore fedeltà contributiva e più entrate per lo Stato. Semmai, diffusione della illegalità e riduzione delle risorse pubbliche.
Perché allora la strada scelta da Matteo Renzi è questa? Al contempo, impopolare nei confronti di larghi strati di opinione pubblica e anti costituzionale?
Evidentemente (almeno per Lui) la sfida è altra e/o più alta.
E qui entrano in campo i tempi indicati dal Presidente del Consiglio - Segretario PD.
La scelta rinviata al 20 febbraio.
Perché? Che succede in queste settimane?
E' noto: in Parlamento tornano legge elettorale, "riforma" del Senato e, soprattutto, elezione del nuovo Presidente della Repubblica, stante le annunciate imminenti dimissioni di Giorgio Napolitano.
Ed evidentemente Matteo Renzi ha bisogno di tenere insieme la "profonda sintonia" con Silvio Berlusconi, manifestata in occasione del Patto del Nazzareno, con la "tenuta" del Suo partito e del Suo potere di mediazione e di sintesi.
Ecco allora prefigurare un quadro complesso di riferimento, in cui comporre e ritrovare interessi, da imporre a interlocutori riottosi che tirano in più direzioni e che pretenderebbero di rappresentare quasi tutte le opzioni politiche e sociali (centro, sinistra e destra; grandi e piccoli imprenditori, manager e lavoratori, pensionati e inoccupati …).
Insomma, un "pacco" da prendere o lasciare!
Del resto "siamo al bivio, allacciatevi le cinture. Adesso i fatti o la legislatura è fallita" ha detto ai deputati PD.
Qualcuno voleva un uomo determinato e deciso, pronto a tutto?
Forse il "prendere" contiene un Presidente concordato e condiviso da gran parte del PD equilibrato dal pessimo "art. 19 bis" che include la derubricazione del reato di frode per i grandi evasori, e determina "ad personam" uno sconto significativo sul risarcimento da pagare alla Agenzia delle Entrate e "il ritorno politico" del Cavaliere. Oltre, naturalmente, all'ennesima versione della nuova legge elettorale e al Senato dei nominati, che prolungherebbe la legislatura di qualche anno.
O, forse, in presenza di una revisione degli aspetti più indigeribili del "condono fiscale" e delle "riforme" istituzionali prodotte da Boschi e Verdini, un Presidente più "vicino" a Pregiudicato e/o Spregiudicato.
Insomma si possono cambiare i fattori, non il risultato finale. Una nuovo assetto istituzionale basato sull'asse Renzi - Berlusconi.
Oppure, si imbocca un'altra strada.
Mettendo in conto il voto e una nuova strategia, diversa da quella del Nazzareno.
Che scommette sul cambiamento del sistema di potere e delle classi dirigenti, sulla creatività, sulla responsabilità sociale e sulla partecipazione popolare per costruire una società più solidale, equa, giusta, compatibile e sostenibile. Non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo.
Puntando ad un nuovo Risorgimento, che riflettendo sulle crisi del Mediterraneo ritrova, dalla Grecia alla Spagna, passioni, energie, cultura e coraggio per nuove imprese comuni.




4 commenti:

  1. Sono fuori!
    Propongo una ondata di referendum. Dall'articolo 18 al 19 bis.
    Nik

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  2. Capisco il tuo ragionamento.
    Fatico a pensare come possa scattare il Nuovo Risorgimento di cui parli.
    Mi pare manchino i promotori.
    In Italia. Renzi, il rottamatore e il ragazzo che vuole costruire un futuro migliore, fa le Riforme con i Principali Protagonisti del Sistema Esistente.
    Grillo, da uno vale uno, finisce a qui comando io e il bel MoVimento perde slancio e capacità.
    In Francia e in Europa. Al terrorismo islamico si risponde con la Marcia Repubblicana che include Merkel, Cameron, i primi Ministri spagnoli e italiano ... Ieri Renzi dalla Gruber ha detto che ci dovremo occupare presto della Libia, con diplomazia e non solo.
    Da qui nessun Nuovo Risorgimento.
    In Grecia, anche se Tsipras diventa Premier con chi governerà e con quale forza tratterà in Europa? E Podemos in Spagna?
    Insomma, lo vedrei bene, il Nuovo Risorgimento. Ma mancano i soggetti che lo avviano ...
    Ciao!

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  3. Renzusconi è il tocco di giovinezza ad una vecchissima intesa tra chi ha costruito questa Italia di affari e di sudditanza.
    Tentano di modificare la democrazia uscita dalla liberazione d'Italia e dall'unità nazionale del dopoguerra.
    Le cosiddette riforme sono una grande presa per il c..o ed hanno lo scopo di concedere alle imprese il potere di fare quel che gli conviene.
    Assumere e licenziare, compiere errori nella dichiarazione dei redditi e falsificare i bilanci ... tanto non si commettono reati e i fatti non sono penali!
    Naturalmente, chi lavora paga e, se sbaglia, rischia la galera...
    Poi ci si meraviglia che qualcuno si chiude nel silenzio, si astiene nelle elezioni, bada solo ai suoi interessi, si ribella, considera la vita sua e degli altri senza importanza?
    v.

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  4. Concordo sulla necessità di cambiare strategia per il governo del paese.
    Il patto tra Renzi e Berlusconi non va bene proprio perché produce inevitabili e inconfessabili mediazioni. Come quella qui denunciata. Per uscire dalla crisi e dalla società dei privilegi occorrono sacrifici per tutti o molti. Allora occorre procedere con rigore ma anche con equità e giustizia.
    Se questo è, Berlusconi non può essere un interlocutore credibile.
    Renzi e il PD prima di perdere definitivamente il credito residuo, devono cambiare interlocutori politici e sociali.
    MauRo

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