lunedì 8 settembre 2014

Verso il voto regionale

Pare tutto scontato.
Il Partito Democratico di Renzi va alle primarie di fine settembre dando per scontato che Stefano Bonaccini (segretario regionale e renziano della seconda ora) o Matteo Richetti (deputato e renziano della prima ora) saranno i prossimi Presidenti della Regione Emilia Romagna.
"L'importante è che non litighino" dice Matteo Renzi alla Festa de l'Unita (quotidiano che non c'è più) di Bologna.
Del resto, il Governatore uscente, Vasco Errani, per tutti loro, "ha fatto bene". La condanna in secondo grado è stato solo "un incidente" di percorso, che non comportava nemmeno le dimissioni.
Come Marco Monari, ex leader locale della Margherita e capogruppo PD, o Roberto Montanari, ex segretario regionale dei DS, rinviati a giudizio per le spese "facili" dei Gruppi consiliari (tutti): sono rimasti consiglieri. Per questo PD non sono un problema e non mettono in discussione il "buon governo" della Regione.
Diversamente da Flavio Delbono, che si era dimesso da Sindaco di Bologna, per fatti relativi alla sua carica di Vice Presidente di Vasco Errani. Considerata, comunque, anche quella una "triste vicenda personale".
Dunque, tutto bene in Regione. Nessun ripensamento e nessuna esigenza di Cambiare Verso.
Del resto, il Centrodestra è diviso. Una parte, il Nuovo, alleato con il PD al Governo nazionale. Una parte, il Vecchio, alleato con il PD per le "Grandi Riforme" Costituzionali.
Quindi, su quel fronte, nessuna seria minaccia al Potere Democratico emiliano romagnolo costruito e consolidato negli ultimi decenni.
Mentre il Movimento 5 Stelle, che in qui esordì, con un certo risultato (due consiglieri) nell'ultimo voto regionale e che ha successivamente conquistato importanti Comuni, come Parma e Comacchio, si dà per scontato abbia già esaurito la sua capacità espansiva e di rappresentanza della protesta sociale e morale.
Eppure, anche qui si manifestano tutti i problemi provocati dalla crisi del sistema economico, sociale e politico dominante e le forze storicamente organizzate e radicate che a quel sistema (almeno fino agli anni '80-'90) si sono opposte costruendo per decenni una apprezzata alternativa sociale, politica e culturale, oggi, non riescono più a difendere e rappresentare un blocco sociale alternativo e con l'ambizione di "cambiare il mondo".
Per questo di fronte alla prossima scadenza elettorale regionale è dirimente indicare e misurarsi su alcune priorità che si impongono oggi.
1. Un diverso sviluppo, con produzioni utili, sane e sicure per i cittadini del terzo millennio. In Emilia, stiamo subendo passivamente (e con subalternità) tanto le crisi dell'industria dell'auto e dell'edilizia, quanto la chiusura di storiche aziende produttrici di treni e bus, oppure le grandi epidemie negli allevamenti intensivi di animali. Qui abbiamo contato gli operai e gli artigiani vittime di un terremoto che ha visto crollare i tetti dei capannoni di distretti tra i più ricchi ed avanzati d'Italia.
No, non si può dire che siamo stati preveggenti e che abbiamo saputo costruire uno sviluppo di qualità orientato all'insegnamento del nostro conterraneo Bernardino Ramazzini che ci ammoniva già secoli fa: "prevenire è meglio che curare". E, allora, sarebbe interessante confrontarsi su quale società vogliamo costruire e quale ruolo intendiamo assegnare agli Enti Locali e pubblici, alle Università e agli Istituti di formazione professionale e di ricerca scientifica, alla Cooperazione, che qui è nata e rischia di morire, quanto meno come originale forma di partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese.
2. Investimenti pubblici e privati su grandi e moderne opere pubbliche: una rete adeguata ed efficiente di trasporto collettivo e per una mobilità individuale meno inquinante (per intenderci, meno autostrade e super strade, meno "passanti" e "complanari" e più treni e suburbane moderne, veloci e cadenzate secondo le esigenze dei pendolari, più percorsi ciclabili protetti e sicuri); una continua e radicata azione di manutenzione del territorio che assicuri una forestazione adeguata delle montagne e delle colline, uno scorrimento tranquillo e sicuro delle acque, una difesa ed un ripristino naturalistico del suolo e delle coste; la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esposto ai rischi di eventi naturali a causa della insipienza dell'uomo. Questa, infatti, è una regione dove i cittadini impiegano più tempo per recarsi quotidianamente al lavoro (dovendo percorrere pochi chilometri) che per raggiungere altri capoluoghi di regione; dove si contano migliaia di frane e continue devastanti alluvioni e mareggiate che provocano troppo frequenti emergenze e stati di calamità.
Mentre le Istituzioni si organizzano (e impiegano ingenti risorse pubbliche) in complesse, sempre più grandi e distanti Aziende pubbliche e/o partecipate, in Comunità Montane, in Unioni o Associazioni di Comuni, in Bonifiche e Autorità di bacino delle acque ... Anche per questo appare incomprensibile l'enfasi per la "riforma" delle Province proposta attraverso la nomina (tra pochi giorni) di Consigli sottratti solo al voto degli elettori.
3. Una organizzazione sostenibile e razionale del territorio e delle città, fondata sul rispetto della natura, sul recupero di ambienti inquinati e dissestati, sulla cura dell'ecosistema. È tempo di fermare l'urbanizzazione progressiva delle campagne unita all'abbandono di aree (verdi o agricole) ed edifici dismessi (militari o civili, pubblici e privati). Invece, nascono nuove torri mentre quelle storiche ed identitarie rischiano di crollare, si finanziano nuove autostrade (cispadane e interregionali) mentre quelle esistenti non vengono manutenute e ammodernate, si continua a consumare suolo per immobili spesso invenduti mentre interi comparti residenziali, caserme e colonie estive sono vuoti/e e rifugio di poveretti o trafficanti.
Ora Amministratori e Sindaci privi di memoria e/o "furbetti" prospettano nuove "compensazioni" per "progetti" sbagliati (di asfalto e cemento) con boschi urbani, dimenticando che quelli già previsti (negli anni '80) dalle istituzioni che rappresentano e dirigono (come la Fascia Boscata lungo la tangenziale di Bologna) non sono stati mai realizzati da loro e dai loro Partiti.
Così non si difende e non si crea nuovo lavoro. Semmai si "resiste" ad un cambiamento necessario e si impediscono innovazioni e conversioni produttive e di professionalità, oramai urgenti e non più rinviabili.
4. Un rinnovato stato sociale, che riconosca ai cittadini diritti essenziali: salute, istruzione e formazione, casa, assistenza nei momenti di difficoltà e di fine vita.
Le crescenti disuguaglianze sociali e di classe, come quelle generazionali e di nazionalità o provenienza e cultura propongono revisioni e riorganizzazioni, diversa allocazione e priorità delle risorse.
Anche qui è tempo di cambiare verso. Occorre ragionare in base a un criterio di interesse generale e di bilancio complessivo. Segmentare e contabilizzare per parti e prestazioni non aiuta e non risolve i problemi.
Né ci si può affidare alla "efficienza" del mercato, alle "liberalizzazioni" ed alle "privatizzazioni" o ad un generico principio di sussidiarietà. Resta irrisolto l'interrogativo: come si stabilisce e garantisce l'interesse collettivo con il progressivo ritiro del pubblico e la concentrazione del privato nelle mani di pochi gruppi, sempre più potenti e distanti?
La qualità dell'ambiente, della sanità, della istruzione comune, le finalità del lavoro e della ricerca
non sono affidabili alla discrezionalità ed alla responsabilità individuale o di singoli gruppi. Sono conquiste sociali determinate ed assicurate da precise scelte, investimenti, comportamenti e gestioni. Necessitano di indirizzi, partecipazione e controllo pubblici.
Le esperienze maturate inducono a dubitare sulle scorciatoie che risolverebbero i problemi. Anzi, di frequente questi vengono scaricati a seconda delle "convenienze" particolari: lo Stato centrale che taglia le risorse ai Comuni e questi che cedono servizi (o scuole superiori, come le storiche Aldini Valeriani) ai Ministeri; il pubblico che cede quote di partecipazione ai privati con la pretesa che questi introducano e garantiscano "interessi pubblici", i privati naturalmente orientati a produrre efficienza e utili per singoli settori e sempre pronti a chiedere riduzioni e vantaggi fiscali a carico della collettività.
Ecco. Approfondiamo, discutiamo e confrontiamoci su tutto ciò.
Basta deleghe in bianco, uomini soli al comando e coalizioni prive di visione, anima e progetti di cambiamento adeguati.





25 commenti:

  1. Concordo. Si vive troppo di rendita. Di un passato più laborioso, creativo e ricco. Con diversi errori, anche grossi. Ora serve innovare, fare scelte nette, diverse, imprimere una nuova marcia.
    Invece, Bonaccini o Richetti o ... I briscoloni? Delrio o Poletti.
    Ma chi se ne frega!
    Uniamo persone che hanno idee e persone che vogliono realizzarle.
    Ciao!

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  2. Comunque, non sprecherei una occasione per scegliere.
    Bonaccini e Richetti sono personalità diverse. Con storie e posizioni diverse.
    Come sarebbe per Delrio e Poletti.
    Partecipare alle primarie non contraddice discutere le questioni qui poste.
    Quale sviluppo? Quali politiche? Quali priorità?
    Io sono per distinguere.
    In Regione e nelle città nessuna larga intesa. Centrosinistra contro centrodestra. E se qualcuno vuole fare da terzo, dica perché è per fare cosa.
    Così si discute e si sceglie.
    Antonio

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  3. Sono bravi ragazzi, che hanno fatto solo un po' di casino ... Lo dice Renzi e ha ragione.
    Ma noi avremmo bisogno di un Presidente di Regione autorevole e rispettato (come scrive oggi la Repubblica) e di politici all'altezza delle sfide di governo della società di cui anche tu parli ...
    Davvero un bel casino!
    Anna

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  4. Il Corriere propone le ultime news sulle candidature alle primarie PD. Le ultime, almeno per ora ...
    M.

    BOLOGNA - Matteo Richetti, deputato del Pd che all’ultimo ha rinunciato alla corsa alle primarie per le Regionali, risulta indagato dalla Procura di Bologna. L’ipotesi di accusa è di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette «spese pazze» del Consiglio regionale. E non è il solo. Sono otto in tutto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia-Romagna indagati per peculato. È probabile che le iscrizioni riguardino anche altri gruppi, così come è possibile che il numero aumenti. L’inchiesta è ormai alle battute finali e dovrebbe concludersi dopo le primarie del 28 settembre.
    IL LEGALE: NON C’ENTRA CON IL RITIRO - La notizia dell’iscrizione di Richetti nel registro degli indagati è confermata dal suo legale, avvocato Gino Bottiglioni, che stamattina ha fatto espressa richiesta di conoscere la posizione del suo assistito presso la segreteria della Procura. Il legale precisa che la scelta di Richetti di ritirarsi non è legata alla vicenda giudiziaria che lo coinvolge.

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  5. Altre spese pazze!
    Dopo Lombardia e Lazio, dopo Piemonte e Sardegna.
    Sempre più difficile distinguere.
    Dalla questione morale alle politiche urbanistiche, scolastiche, dei trasporti, del lavoro ...
    Nik

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  6. Dopo le news sulle indagini della Procura di Bologna nei confronti di Richetti e Bonaccini il Corriere scrive di tre possibili scenari.
    M.

    BOLOGNA - Che cosa succederà adesso? Questa è la domanda che il popolo dei gazebo e più in generale del centrosinistra si farà da oggi, dopo una giornata drammatica che ha portato prima al ritiro dalla competizione delle primarie di Matteo Richetti e poi alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Richetti e del candidato di punta del Pd, il segretario regionale Stefano Bonaccini. Gli scenari potenziali sono diversi. Il primo è che Stefano Bonaccini decida di andare avanti nonostante l’indagine aperta con il sostegno del partito.

    Non ci vorrà molto tempo per capirlo anche perché tempo davanti non ce n’è. Naturalmente un passaggio di questo tipo deve passare anche per una discussione nel partito. Le parole del segretario provinciale Pd, Raffaele Donini vanno in questa direzione: «Conosco molto bene Bonaccini, il suo stile di vita e la sua condotta istituzionale e politica improntata ai massimi livelli di onestà e sobrietà». La seconda ipotesi è quella che porta a fare le primarie per le quali resterà comunque in campo l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani con altri protagonisti. Anche se in questo caso bisognerebbe comunque fermare la macchina per dare tempo di far venire fuori altre candidature.

    Potrebbe prendere coraggio anche l’area Cuperlo che aveva abbozzato nei mesi scorsi le candidature di Simonetta Saliera e anche di Giacomo Venturi ma che poi non si erano sfilati al dunque. O addirittura potrebbe tornare in gioco il nome del sindaco di Imola, Daniele Manca, pure bruciato nella lunga fase di incertezza che ha preceduto le primarie. La terza ipotesi è che da Roma si prenda atto del fallimento del cantiere del dopo Errani e si decida una soluzione d’ordine. In questo terzo caso le primarie salterebbero, pur tra le proteste della comunità del Pd, e bisognerebbe trovare la disponibilità di uno dei cosiddetti briscoloni.

    I nomi sono quelli di sempre: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, ex sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, un nome che avrebbe compattato senza problemi il partito in Emilia; il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, imolese che viene dal mondo delle cooperative. Nelle ultime ore prima dell’arrivo di Renzi a Bologna per la Festa dell’Unità era addirittura circolata l’ipotesi da fantapolitica di una candidatura dell’ex segretario del Pd, Pierlugi Bersani, che nella sua lunga carriera era già stato presidente della Regione. Difficile da credere, ma a questo punto chi può più essere sicuro di quella che sarà la prossima puntata?

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  7. Hai ragione.
    Nulla è scontato.
    Domenica Renzi ha avvallato la sfida tra i suoi uomini emiliani.
    Ieri sono risultati entrambi indagati.
    Uno si è ritirato, adducendo altre assurde motivazioni (unità di Partito l'ha messa in discussione lui, candidandosi in competizione con Manca, il candidato di Renzi e Bersani).
    Bonaccini resterà? Che primarie sarebbero? Quanti andranno a votare per un candidato iper favorito e indagato?
    Fuori anche lui?
    Sarebbe un bel colpo (un altro casino, direbbe Renzi). In primo luogo per il PD.
    Previsioni. Si troverà un altro. Delrio o Poletti? Più facile il primo, forse meno esposto.
    Primarie scontate o abolite? Dipende dall'ex Sindaco di Forlì ...
    Allegria!
    Mario C.

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  8. Sembra il programma di Balzani .
    Ciao
    G.

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  9. Anch'io non sopporto più il valzer dei nomi.
    Penso che bisognerebbe concordare su cosa operare.
    Per intenderci:
    1. Finanziare la sanità pubblica e ridurre gli sprechi a sostegno delle strutture private.
    2. Finanziare le ferrovie e TPER piuttosto che Costruire Passante, Cispadana e Mestre - Orte.
    3. Finanziare adeguatamente le scuole pubbliche, poi se avanzano risorse quelle private.
    Viceversa, di che discutiamo?
    Che ne so io di chi ha fatto ca...te e chi no?
    Franca

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  10. Bonaccini è sicuro di se stesso e fiducioso della assoluzione a fine indagine o a giudizio. Dunque va avanti. Sicuramente lo hanno supportato gli avvocati e probabilmente gli alleati del Centrodestra, tra cui l'esperto Formigoni.
    Mazzetti, Assessore Regionale, dirigente di SEL, sostiene che "per fare prima si dovrebbe chiedere il candidato alla Procura della Repubblica".
    No!
    Bisogna candidare persone che non spendono soldi di tutti per fatti privati o interessi di parte (come hanno fatto anche troppi consiglieri di sinistra e del PD).
    Bisogna trovare persone fuori da ogni sospetto. C'è ne saranno tra i tanti democratici che sostengono l'impegno di Renzi, amici e compagni? Non ne dubito.
    Bisogna allearsi con donne, uomini e partiti abituati a rispettare le leggi, le persone e le istituzioni democratiche.
    L.

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  11. Leggo sul Sito de il Fatto le affermazioni del candidato Roberto Balzani.
    Dure come macigni:

    Regionali, Balzani: “Pd celebra condannati e prende a calci chi rispetta regole”

    Se queste sono le convinzioni di un Democratico credo non resti che prendere atto.
    Poi parliamo di progetti per la Nostra Regione, ma fuori da questo Partito-Sistema.
    Riferimenti: Onestà (non cacciare soldi pubblici), Salute (primo prevenire, secondo garantire a tutti la sanità), Lavoro (dividerlo e non concentrarlo), Servizi (innanzitutto quelli formativi ed informativi, poi quelli per una mobilità sostenibile).
    Raffa

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  12. Il Corriere scrive sulle opinioni di militanti alla Festa de l'Unita di Bologna.
    Interessante.
    M.

    BOLOGNA - «Le primarie? Io non ci vado più a votare. Abbiamo appena avuto Delbono, ora anche questi due: basta prenderci per il c...». La signora Milena, mercoledì pomeriggio, ribolliva come i pentoloni nelle cucine del ristorante Montagna. Eccola qui la base Democratica, quel totem a cui tutti si appellano e che ogni anno si coagula al Parco Nord tra stand e ristoranti della Festa dell’Unità. Volontari e militanti, giovani e anziani (soprattutto) che, dopo aver visto l’ombra di un’indagine oscurare Matteo Richetti (ormai ritirato) e Stefano Bonaccini (ancora in corsa), chiedono al partito di «fare il partito e risolvere la situazione, trovando una nuova candidatura unitaria».
    È una fronda complessa e stratificata, in realtà, quella che anche all’interno del partito chiede all’arbitro di fischiare e interrompere la corsa verso i gazebo del 28 settembre. La senatrice Francesca Puglisi, che finora aveva sostenuto Richetti, di fronte all’indagine per peculato sui due Democratici modenesi invoca una pausa di riflessione. «A questo punto è giusto prendersi 24 ore per ascoltare il sentimento di iscritti, elettori e soprattutto dei volontari che stanno lavorando alle Feste — dice — per decidere se proseguire in una corsa a due tra Bonaccini e Balzani o resettare tutto in questo momento di difficoltà per il partito». Una richiesta simile a quella fatta dal consigliere regionale Giuseppe Paruolo, renziano: «Credo che adesso sia urgente convocare una direzione e fare il punto della situazione, per prendere una decisione chiara». Anche il comitato di sostenitori parmensi di Richetti, in una nota, chiede di far saltare il tavolo. O almeno di spostarlo in avanti: «Nella presente situazione di caos riteniamo indispensabile azzerare tutto e ricominciare da capo, magari posticipando di qualche settimana le scadenza per consentire la partecipazione di nuove candidature». Senza contare tutti quelli, numerosissimi, che si sono scatenati sui social network per dire a Bonaccini di ritirarsi visto che è indagato.

    Sarebbe però un errore pensare che sono solo gli orfani di Richetti a chiedere di intervenire sulle primarie in affanno. Da Roma lo fa il giornalista Pasquale Laurito, con la sua Velina rossa di dalemiana memoria: «È bene che sia la direzione nazionale a indicare un candidato sicuro, da molti deputati si indicano Graziano Delrio o Roberto Balzani». Tra gli stand del Parco Nord lo fa anche Alberto Aitini, segretario dei Giovani Democratici. Uno che aveva firmato per la candidatura di Bonaccini, per intenderci. «Dopo quello che è successo queste primarie perdono valore, serve una pausa di riflessione. Magari chiedendo a chi è ancora in campo di fare un passo indietro per lavorare a una figura alternativa». Per dirlo in altre parole: «Chiederei al partito di fare il partito e al gruppo dirigente di svolgere il suo lavoro».
    ...

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  13. Continua.
    M.

    ...
    Ed proprio questo il coro che si leva tra i fornelli e i tavoli del Parco Nord, dove il nervosismo di chi ha dedicato gran parte della propria vita al Partito è tangibile. «Non mi faccia parlare di Bonaccini, non ne ho voglia», si allontana la cuoca Alba, blindandosi dietro i fornelli del ristorante. Il mantra «un’indagine non è una condanna», nelle cucine, non ha sfondato. «Credo che dopo Richetti sarebbe opportuno che anche Bonaccini facesse un passo indietro. E il partito, soprattutto a Roma, prenda una decisione», dice Massimo Veronesi, volontario in cucina e sostenitore (un po’ deluso) della candidatura del segretario regionale del Pd. «Sì era... è il mio candidato, ma adesso vorrei il famoso “briscolone” di cui parlano tutti». Il riferimento, esplicito, è al sottosegretario Graziano Delrio. «Eh facciamogli fare un sacrificio... così sì che andrei a votare». Sergio, che qualche metro più in là sta pulendo la friggitrice, ha 49 anni da volontario sulle spalle. E nessuna voglia di partecipare al rito delle primarie. «Ho visto troppo spesso come va a finire, spero che sia il partito a risolve r e que s t a s i tua z ione » .

    Altrimenti? «Altrimenti la risolviamo noi», scherza il signor Elia, che serve birre e caffé al bar Riva sinistra del Savena. «Io le primarie le voglio — dice — ma a questo punto, dopo il segretario regionale, tocca a quello di Bologna. Gliel’ho pure detto a Raffaele Donini». Luciano Rimondi, capostand del ristorante i Castelli, mescola la besciamella e ostenta fiducia. Lui, che qualche sera fa apostrofò il ministro Boschi con un sonoro «ma che bella ragazzella», crede che qualcosa succederà. «Se voterò Bonaccini? Io mi aspetto che arrivi qualcun altro adesso, magari Delrio». Ma è al lavoro a Roma. «Sì, ma temporaneamente...».

    11 settembre 2014
    © RIPRODUZIONE RISERVATA
    Francesco Rosano

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  14. Anche Il Resto del Carlino scrive. E avanza una proposta nuova ... Una donna, parlamentare, la De Micheli.
    M.


    Bologna, 11 settembre 2014 - Mentre Bonaccini combatte per andare avanti, a Roma viene proposto un nuovo nome nel caso in cui dovessero saltare le primarie: Paola De Micheli. La piacentina 41enne, ora vicecapogruppo vicario del Pd alla Camera, sarebbe il nome in grado di mettere d’accordo tutti. Apprezzata molto dai bersaniani e altrettanto in ambiente prodiano, De Micheli ha il profilo giusto nel caso in cui Renzi volesse applicare la strategia delle Europee anche in Regione: inserire una donna, giovane, come capolista. Innanzitutto l’ex assessore al Bilancio di Piacenza non c’entra assolutamente nulla con tutta la vicenda delle primarie, ma gode di una certa notorietà grazie alle presenze in tv dei mesi scorsi. Proprio per questo sarebbe l’unica in grado di fare una campagna elettorale lampo nel caso in cui fosse scelta come soluzione finale.

    La De Micheli inoltre è sempre stata bersaniana (con lui è entrata nella segreteria del partito), ma non viene da una storia di sinistra targata Pci. Laureata alla Cattolica di Milano, De Micheli è stata anche il braccio destro di Roberto Reggi (coordinatore della campagna per le primarie di Renzi) durante il suo periodo di governo della città di Piacenza. Un ponte quindi, in grado di collegare seppur precariamente le due sponde di Renzi e Bersani. Il suo nome è stato certamente sondato a Roma ed è stato fatto al vicesegretario del partito Lorenzo Guerini, che lo sta studiando. Contro questa ipotesi però c’è lo sviluppo delle ultime ore, dove Bonaccini sembra avere in mano la partita continuando a dichiarare che va avanti.

    Nel frattempo chi proprio non vuole vedere saltare le primarie è Roberto Balzani, che andrà avanti in ogni caso. Il candidato primarista di Forlì, il vero outsider della contesa, è anche pronto a presentare una sua lista indipendente nel caso in cui il Pd rinunci alle primarie. Così da fare opposizione esterna al partito. «Il dialogo deve andare avanti — afferma la coordinatrice regionale dei vendoliani, Elena Tagliani, parlando alla ‘Dire’ — perché la probabilità che il centrosinistra non governi in Emilia-Romagna è comunque zero». Dopo aver incontrato Roberto Balzani, "registrando molti punti in comune", Sel vuole dunque continuare il confronto con i candidati alle primarie, chiunque essi siano. "Noi siamo garantisti e non condanniamo nessuno a priori", mette in chiaro Tagliani.

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  15. Sempre pessimismo. Le primarie si faranno ... con l'avvallo di Renzi. La scelta sarà tra Bonaccini e Balzani. Persone diverse con idee diverse. Se volete con responsabilità diverse.
    Partecipare è una opportunità. Non sprechiamola. Chi altro la offre?
    Gli argomenti su cui discutere sono aperti.
    Quelli qui indicati e non solo ...
    Antonio

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  16. Per me è iniziato il disincanto.
    Intanto saranno primarie di partito e non di coalizione, che non si sa chi altri comprenderà. SEL? Altri?
    Poi due soli candidati. Uno considerato forte, l'altro comprimario.
    Il segretario PD, inquisito dalla Magistratura e, a prescindere, con responsabilità politiche evidenti per il degrado morale degli eletti di partito impegnati nelle istituzioni.
    L'ex sindaco di Forlì, critico del partito e del Governo Errani, in Regione, ma persona di modesta esperienza istituzionale e politica. Una scommessa. Difficile da valutare.
    Se è così, la motivazione che forza può avere?
    Forse sarebbe il caso di cambiare l'ordine delle scadenze e l'agenda degli impegni ...
    Ma forse non succederà. Nulla è casuale ...
    Carlo

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  17. Lunedì sera, 15 settembre, alle ore 20,30, a Bologna è in programma una assemblea promossa dei sostenitori di l'Altra Europa per Tsipras.
    Alla base un documento per una lista alle prossime elezioni regionali di novembre.
    Chi vuole approfondire può farlo consultando il sito regionale ...
    pl

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  18. Alcune domande a pl e agli altri.
    C'è una organizzazione regionale di L'altra Europa con Tsipras?
    Dopo le vicende post elettorali mi pareva tutto confuso e privo di riferimenti.
    Anche le assemblee nazionali mi pareva avessero preso atto della difficoltà di esprimere rappresentanze locali e regionali riconosciute.
    Avevo capito male? Meglio così. Mi resta da capire che si dice e si fa in Regione.
    Ale85

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  19. In Regione riusciremo a dividerci ancora . Semplice .
    G.

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  20. G., semplice ma discutibile. Perché? Quali sono le ragioni per dividersi? I lavoratori ed il popolo di sinistra avrebbero bisogno di unità e di rappresentanza. Invece ...
    Chi sono i nostri strateghi?
    Ciao!

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  21. Per tornare e stare al merito. Ieri al confronto Bonaccini - Balzani alla Festa de l'Unita' sono emersi diversi progetti. Si può consultare l'apposito sito che propone i programmi. Comunque ha ragione G. L'ex sindaco di Forlì ha diversi punti in comune con i 4 punti qui proposti. Per stimolare la lettura ne riporto alcuni (1 pag. di 3).
    M.

     Difesa dell’AMBIENTE e contrasto al CONSUMO DEL SUOLO
     UNA NUOVA RETE DI TRASPORTI
     RIFIUTI E BENI COMUNI
    La tutela dell’ambiente e la lotta al consumo di suolo rappresentano obiettivi strategici, da perseguire attraverso la riconversione del settore edilizio, in termini di riqualificazione degli spazi urbani, recupero di materia e risparmio energetico.
    Definire una nuova rete dei trasporti, che preveda la scelta della ferrovia come elemento strutturale, costituisce la base per una nuova e più efficiente tipologia di mobilità regionale, invocata da un intero popolo di studenti e lavoratori pendolari, nonché dalla classe imprenditoriale.
    Mettere in campo un piano regionale per i rifiuti che punti ad aumentare la raccolta differenziata, ridurre al minimo la quota di materiale residuale da inviare a incenerimento, stimolare nei cittadini comportamenti virtuosi, a partire dalla tariffa puntuale, nonché favorire lo sviluppo di impianti di recupero è il nodo fondamentale per la realizzazione di un nuovo modello di gestione che veda le amministrazioni pubbliche proprietarie delle reti energetiche e protagoniste nella pianificazione degli investimenti.
    ...

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  22. Sul passante nord di Bologna oggi la Repubblica propone un interessante articolo di Valerio Varesi. Ecco quanto riporta il sito.
    M.

    «Si conferma la mancanza di elementi necessari a garantire la fattibilità tecnico-economica dell’iniziativa con particolare riferimento alla soluzione prospettata dagli enti locali». Suona come un epitaffio sul Passante la conclusione della valutazione tecnica di Autostrade spedita a Regione, Comune e Provincia nell’ottobre scorso e ora pubblicizzata dal comitato che si oppone all’infrastruttura. «Sarà un’opera che useranno in pochi ma la pagheranno tutti» commenta tranciante Federica Salsi, la consigliera ex M5S che ha appoggiato il comitato stesso. Bisognerà che i due candidati alle primarie Pd, Stefano Bonaccini e Roberto Balzani, leggano attentamente le due paginette che fanno letteralmente strame del progetto. In sostanza si prospetta un aumento dei costi e del percorso, una spesa onerosissima di 1,4 miliardi, opere idrauliche anti alluvione escluse, peggioramento delle condizioni di traffico sulla A14 nel nodo bolognese, nessun miglioramento sulla tangenziale, solo il 12% del traffico leggero intercettato dal Passante, probabile crescita del 6% del traffico di Tir sulla viabilità ordinaria, grande impatto ambientale con 800 ettari di terreno fertile compromessi e 3,6 milioni di metri cubi di terra e inerti per costruire la massicciata sopraelevata di oltre tre metri d’altezza che costituirebbe una sorta di “muraglia” lungo la pianura. Se, come gli amministratori raccontano fino alla noia, le opere vanno valutate secondo il criterio costi/benefici, il Passante presenta «scarsa sostenibilità evidente» scrivono i tecnici di Autostrade. Un parere ribadito dopo che già nel 2012, con un corposo studio, avevano smontato la tesi cara a Regione, Provincia e Comune, dell’utilità dell’opera. Nemmeno sotto il profilo dell’inquinamento, secondo Autostrade, il bilancio è positivo, giacché l’allungamento del percorso di circa 15 chilometri è pagato con maggiori emissioni di anidride carbonica e polveri sottili.

    «Chiediamo alle istituzioni di recedere dall’idea di costruire un’opera devastante e di riprendere la nostra proposta di ampliamento in loco» dice Gianni Galli portavoce del comitato. Il quale chiama a raccolta amministratori e cittadini mercoledì 24 settembre alle 20,45 a Sala Bolognese al fine di discutere del progetto. Verrà posto il problema di chi paga le opere idrauliche per salvaguardare un territorio già soggetto alle alluvioni e da dove verrà presa la terra per costruire la massicciata lungo la pianura. Il Passante, infatti, un tempo progettato in trincea a tre corsie e ora rialzato con riduzione a due, deve correre in alto sulla campagna proprio per il rischio di alluvioni. Ma anche perché, dovendo scavalcare molte strade già sopraelevate, non può prevedere pendenze incompatibili con le velocità autostradali. Ma ci sono altri rischi paventati da Autostrade. Il primo è un aggravamento del traffico a medio termine sulla A14 nel nodo cittadino (+4,4%) e persino sulla tangenziale (+1,6%). Tutto ciò per effetto combinato di allungamento del percorso e imposizione di sovrapedaggio. L’effetto sarebbe poi devastante per ciò che riguarda i camion, il 6% dei quali si riverserebbe sulla viabilità ordinaria.

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  23. La Repubblica scrive sulla scelta di SEL.
    M.

    Sel farà parte della coalizione di centrosinistra per le prossime elezioni regionali. Una scelta maturata a seguito della consultazione avvenuta ieri sera, dove i sì hanno vinto con il 65%. "Un risultato che ci dà il giusto spirito per iniziare con slancio questa campagna elettorale e che ci rafforza nella nostra idea di governo della regione", commenta la coordinatrice regionale di Sel Emilia-Romagna, Elena Tagliani.

    L'assemblea regionale di Sel aveva valutato e votato la possibilità di partecipare alla coalizione di centro sinistra, ma aveva scelto di sottoporre questa decisione a iscritti e simpatizzanti. "Abbiamo dimostrato che è possibile creare un dibattito costruttivo. Dal voto di ieri sera e dalle assemblee pubbliche in cui tutti hanno potuto esprimere la propria opinione sull'operato di Sel usciamo con la soddisfazione di non aver avuto paura, a differenza di altri, di confrontarci fuori dalla stanza delle assemblee ristrette - continua Tagliani - Voglio ringraziare le mille e più persone che in una sera di un giorno lavorativo hanno deciso di partecipare alla consultazione e i volontari che in meno di cinque giorni hanno organizzato le assemblee e i seggi".

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  24. Mentre l'Altra Emilia Romagna si è aggregata ed ha scelto i propri candidati.
    Sempre da la Repubblica.
    M.

    Cristina Quintavalla, reduce dalla candidatura di maggio per L'Altra Europa con Tsipras, è la candidata presidente della Regione per la lista L'Altra Emilia-Romagna, in vista delle elezioni regionali del 23 novembre.

    Docente di storia e filosofia al liceo classico Romagnosi di Parma, è stata indicata dal Comitato regionale di lista e presentata ieri sera all'assemblea regionale che ha lanciato una campagna elettorale tutta incentrata sui temi cari alla sinistra, in netta alternativa al Pd di Matteo Renzi.

    Alla presidenza dell'assemblea, accanto alla Quintavalla, i due principali candidati di Bologna, collegio che presumibilmente, in forza del 9% raggiunto qui alle europee, potrebbe eleggere almeno un consigliere regionale: si tratta del giuslavorista Giovanni Alleva, 67 anni, che si è detto al lavoro sulla proposta della Fiom di Landini alternativa al Jobs Act, già candidato alle europee anche lui; e di Cecilia Alessandrini, 36 anni, insegnante precaria. E' la ex civatiana segretaria del circolo Pd a cui era iscritto Romano Prodi: lasciò il partito guidato da Renzi durante le europee, per abbracciare la campagna di Alexis Tsipras, con il quale salì sul palco proprio a Bologna per la manifestazione di chiusura della campagna di maggio.

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  25. Verso il voto alla Regione E.R. è davvero tutto scontato? Dal sito Repubblica.it.
    M.

    Cacciato da Beppe Grillo dopo il fuorionda a Piazzapulita in cui denunciava la mancanza di democrazia interna al Movimento, e da allora consigliere regionale senza più l'uso del simbolo, e critico tanto contro la gestione locale quanto quella nazionale, Giovanni Favia cerca ora un dialogo con il Movimento 5 stelle. Lo fa proponendo un'alleanza tra la sua lista Liberi Cittadini per l'Emilia-Romagna, L'Altra Emilia-Romagna degli ex Tsipras, il movimento civico nato dall'Udicon, la rete Sisma 12 e appunto il Movimento 5 stelle, in vista delle Regionali del 23 novembre. "Ho grandi perplessità sulle modalità di fare politica di alcuni dei soggetti sopra elencati, ma questo non ci deve vietare di ragionare insieme nell'interesse collettivo della regione", scrive Favia in una nota, come riporta l'agenzia Dire.

    "La proposta più efficace è oggi quella di un unico candidato presidente che possa rappresentare le diverse sensibilità presenti, ognuna delle quali poi farebbe la sua gara con la propria lista". Non sarebbe "un'alleanza vera e propria- chiarisce il consigliere- ma il sostegno a una personalità indipendente capace di riunire tutti quelli che sperano in un cambiamento. E sono la maggioranza della popolazione. E' chiaro che il candidato presidente non dovrebbe appartenere a nessuna delle forze partecipi".

    Favia ha già in mente un nome. Quello di Ivan Cicconi, "da anni in trincea insieme a comitati e associazioni contro la mala politica. È stimato per la sua serietà e preparazione da ogni forza del raggruppamento sopra citato, non molto tempo fa, è stato ospitato anche sul blog di Beppe Grillo come esperto di appalti pubblici e lotta alla corruzione". Cicconi ha collaborato con Favia ai tempi in cui questi era consigliere a Bologna per il Movimento, "studiando il gioco di scatole cinesi nelle società interne al gruppo Hera, fino alla scrittura della legge regionale da me proposta nel 2011 contro le infiltrazioni mafiose".

    Favia afferma di fare questo appello pubblico "sperando che possa essere accolto. Fino ad ora le risposte sono state evasive e contraddittore, ma ormai i tempi sono maturi e le scelte non più rinviabili". Nel caso in cui, "in perfetto stile italiota, prevalgano i relativi orticelli, chi vorra' pensare solo al primo brand o spicchio di 'potericchio' autonomo si assumerà le responsabilità delle bottiglie che verranno stappate nelle sede Pd di via Rivani il prossimo 24 novembre. Per l'ennesima volta". Ma, conclude Favia, "attenti poi a lamentarsi di chi ci governa e del cambiamento che non arriverà mai. Noi, e ci costa, il nostro gesto di responsabilità siamo pronti a farlo. E voi?".

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