mercoledì 9 luglio 2025

CGIL ManiFesta: mica tanto ... Pesanti contraddizioni

L'entrata di ManiFesta 2025, la tre giorni di dibattiti ... organizzata, a Bologna, dalla CGIL










Essere associato da decenni al più grande sindacato italiano comporta il dovere di vedere, dire, riflettere. Richiede la responsabilità di misurarsi con la dura realtà di oggi, con le convinzioni che maturano nell'esperienza e dai fatti. Soprattutto per chi crede nel confronto creativo e nella ricerca di sintesi più adeguate in momenti di crisi e di sconfitta collettiva, come viviamo e come hanno esplicitato i referendum di giugno. Dunque proviamo a ragionare sui perché di tante battute d'arresto, di stime sbagliate, di incertezze paralizzanti che hanno caratterizzato anche questi ultimi anni della CGIL.

E' utile farlo con chiarezza e onestà intellettuale. Evidenziando luci ed ombre del sindacato che Maurizio Landini, una delle figure più autentiche ed appassionate sulla scena politica nazionale, dirige dal gennaio 2019. Nella convinzione che questa organizzazione resti ricca di risorse decisive per il cambiamento sociale necessario ed urgente.

Tra gli esempi a supporto di quest'ultima affermazione ci sono la coraggiosa (ancorché perdente) sfida referendaria alla cultura ed alla pratica del Jobs Act e del lavoro subordinato alle volontà degli imprenditori (vedi qui alcune riflessioni post 8 - 9 giugno) e l'emblematica ultima manifestazione bolognese promossa in occasione del rinnovo del contratto dei lavoratori metalmeccanici, con il percorso sulla tangenziale di Bologna, a rivendicare diritti democratici irriducibili che il Governo Meloni - Salvini vorrebbe cancellare con il DDL e il Decreto paura, auto-propagandato "sicurezza".

Apprezzabili altresì le iniziative pro Palestina. "Una terra dilaniata", al centro di ManiFesta 2025, con un appuntamento che ha visto la partecipazione di attiviste storiche della solidarietà con il popolo di Jasser Arafat, come Luisa Morgantini, e di protagoniste attuali della Resistenza gazavi, come Simonetta Gola di Emergency, l'ONG fondata da Gino Strada, che continua ad operare nella Striscia. Trova così continuità l'impegno che ha portato recentemente tantissime lavoratrici e lavoratori alla Marcia Marzabotto - Monte Sole e alla giornata di lotta del 21 giugno a Roma. 

Non di meno altri specifici appuntamenti cinematografici programmati da ManiFesta 2025 in Cineteca, uno dei sicuri fiori all'occhiello di Bologna in Europa e nel mondo: l'esperienza di determinazione e riscatto costruita in Sicilia e raccontata da "I Quindici del birrificio Messina", regia di Alessandro Turchi, e in chiusura della tre giorni la proiezione di "Le mani sulla città", regia di Francesco Rosi, Leone d'Oro a Venezia 1963. Neorealismo degli anni del dopoguerra, che stimola riflessioni "sull'Italia del presente".

Tutte occasioni significative e istruttive: da considerare con serietà per le lotte in corso e per chi pensa e colloca la conversione ecologica e pacifica dell'Italia, dell'Europa e del Pianeta al centro di qualsivoglia ragionamento sul futuro da costruire.

Peccato, semmai, che con rare eccezioni il programma degli incontri al Cinema Lumiere e in Piazzetta Anna Magnani siano risultati monologhi di dirigenti sindacali e anche, spesso, di amministratori locali o regionali, sostanzialmente privi di contraddittorio e della vivacità critica che pure caratterizza i luoghi di lavoro, il territorio e la società. Un approccio difensivo e improprio: più teso a motivare e sostenere le scelte della Camera del Lavoro Metropolitana e dei suoi gruppi dirigenti o, (peggio) degli Amministratori locali e regionali, anziché fare emergere e indagare le ragioni dei problemi, degli insuccessi o dei limiti delle mobilitazioni e delle iniziative di questi mesi ed attrezzarsi, tutti, culturalmente e politicamente per le sfide sociali e per i conflitti e le vertenze che si prospettano in autunno e oltre. 

Insomma la CGIL bolognese conferma, insieme a preziose energie e risorse, silenzi incomprensibili e/o agghiaccianti, reticenze insostenibili e/o inquietanti, posizioni inaccettabili e/o di ostacolo nella costruzione di nuove e più larghe alleanze.

Alcuni esempi per comprendere questo determinato punto di vista?

1. A ManiFesta (caratterizzata da oltre 20 incontri e dibattiti, vedi qui) non si discute apertamente della questione delle questioni su cui si divide e si dividerà il mondo e per cui miliardi di persone hanno il diritto - dovere di preoccuparsi: il riarmo dei singoli Stati d'Europa, della NATO, delle grandi, medie e piccole potenze del Mondo. Possibile? Imbarazzante. Tanto più se è la conferma di incertezze, di diversità, di contrasti nel corpo sociale dell'organizzazione e dei lavoratori, come traspare da un intervento del segretario Michele Bulgarelli. Anche perché il sindacato dei lavoratori è indubbiamente uno dei più importanti soggetti del popolo della pace e della cooperazione internazionale: da attivare con capacità di articolazione nella lotta per il disarmo e per la Resistenza disobbediente e non violenta alla produzione, al commercio ed al trasporto di armi; da impegnare a livello europeo e intercontinentale in piattaforme e vertenze per la conversione delle grandi industrie belliche e "per investimenti alternativi, in opere di alta qualità e responsabilità sociale". Questo, nel momento in cui si moltiplicano informazioni e notizie che anche qui, in terra d'Emilia Romagna, si verificano processi di segno opposto: ovvero di aziende industriali di piccole e medie dimensioni che passano dall'indotto meccanico e di servizio all'automotive verso l'aerospaziale, la cybersicurezza e la "difesa" militare (vedi sotto, un "focus" su imprese del consorzio Anser).

2. La CGIL di Bologna intitola ManiFesta 2025 "Le città, Sostenibilità e Democrazia". Una scelta che evidenzia intelligenza e consapevolezza di priorità e di conflitti aperti. Propone discussioni alte e interessanti come quella su "Eco-marxismo" insieme all'associazione "il manifesto in rete", di respiro internazionale come "Bologna-Wolfsburg-Emilia Romagna. L'Europa, le città, l'industria" che impegna sindacalisti (IG Metal tedesca inclusa), Confindustria e Governo della Regione o assai mirate, che prendono spunto da sensibilità e contesti di singole categorie come "Decentramento: Città, Quartieri, riordino istituzionale" ed altri. Tuttavia CGIL e ManiFesta 2025 non affrontano direttamente e con la rilevanza che hanno assunto in questa fase questioni strategiche e di prima grandezza, che segnano la qualità delle produzioni, dello sviluppo e dei territori. Con grandi questioni locali, regionali e nazionali eluse: le priorità nelle infrastrutture e nei servizi per la mobilità; il consumo di suolo, gli alberi e i boschi urbani; le politiche industriali. 

Sul Passante di Mezzo ovvero il "Passante Possibile" un silenzio assordante. Nonostante il ritorno di quotidiana attenzione sulla questione, pare non si vogliano cogliere e discutere la rilevanza e gli effetti duraturi e di indirizzo del più rilevante investimento previsto su Bologna 2020 (sia nella versione originale sostenuta dal Patto Renzi-Bonaccini-Merola-Castellucci, con il consenso di Confindustria e Legacoop, di Pierferdinando Casini e del Resto del Carlino, sia nelle versioni modificate o ridotte sostenute dal Governo Meloni - Salvini e auspicate da Bignami e Fratelli d'Italia, oppure da Lega e amici). Quasi che per la CGIL bolognese sia irrilevante continuare a destinare miliardi di risorse prodotte in questo Paese verso infrastrutture stradali che incentivano la mobilità privata anziché il potenziamento, l'ammodernamento e l'efficienza dei trasporti pubblici per lavoratori e studenti pendolari. Con il ritardo pluridecennale accumulato nella realizzazione del Servizio Ferroviario Metropolitano, che neppure la realizzazione dell'Alta Velocità Milano - Roma e la nuova Stazione sotterranea bolognese hanno sbloccato, come promesso dalle Autorità competenti. Così mentre il Segretario generale Fillea, Antonio Di Franco, si rallegra per la "grande opera che in mezz'ora collega i capoluoghi regionali di Toscana ed Emilia Romagna" chi ogni giorno deve muoversi (andata e ritorno) dal capoluogo regionale ai comuni dell'Appennino, della bassa o da Ravenna impiega ore, nell'incertezza costante di puntualità e treno. Il SFM continua a mancare (un passo avanti e due indietro) e manca qualsivoglia integrazione con la pianificazione e i servizi meno inquinanti e capaci di ridurre la dipendenza di lavoratori e comunità dai mezzi privati. E' toccato così a Marco Palma, di Bologna for Climate Justice ed unico esponente del mondo ecologista coinvolto nella tre giorni, proporre contenuti, obiettivi, sintesi possibili delle nuove sfide per la giustizia sociale ed ambientale e ad Ilaria Lani, della CGIL di Firenze, parlare di "vertenze locali e nazionali da attivare".

Neppure la drammatica attualità del lavoro sotto il sole (con la recentissima vittima in un cantiere di San Lazzaro) o in condizioni di caldo estremo ha aiutato la CGIL bolognese ad andare oltre la soddisfazione per "accordi" stipulati con gli Enti Locali sull'emergenza: "Bologna, ha saputo essere Bologna" è stato ripetuto. Così, ancora una volta ci si limita a mettere "pezze"; non si ricerca e non si ragiona sulla prevenzione. Insomma, le tesi del mondo scientifico e dei movimenti sociali ed ecologisti che sollecitano più natura, più alberi e più verde urbano, meno asfalto e cemento, meno impermeabilizzazioni di suoli vergini e s-materializzazione ovvero de-sigillazione di aree edificate o da "valorizzare" (nella logica speculativa e di rendita parassitaria che denunciavano sindacalisti e sinistre già nel secolo scorso) non sono ancora considerati meritevoli di ascolto e di interlocuzione

Un ostracismo già sperimentato e che non ha prodotto nulla di buono per lavoratori, comunità locali e Paese (si pensi tra le tante esperienze a quella di Industria Italiana Autobus - Breda Menarini, chiusa con la perdita della storica produzione di mezzi per il trasporto pubblico alle porte di Bologna). Soprattutto appare irresponsabile verso le nuove generazioni e le trasformazioni sociali di cui, tutti, abbiamo bisogno per la vita e per la salvaguardia dei beni comuni. 

Per questo è tempo di andare oltre ogni pratica autosufficiente, di mera diplomazia tra i vertici di piccole e grandi corporazioni, chiuse al protagonismo sociale, creativo, democratico. Il metodo e i contenuti del Patto per il Lavoro (e per il Clima?) non pare davvero abbiano prodotto in questi anni grandi risultati: lo dicono i dati e le preoccupazioni convergenti che ora emergono sulla crisi industriale. La "locomotiva Emilia Romagna" segna il passo e mostra l'esigenza che ogni soggetto veda con lenti di ingrandimento le grandi contraddizioni del presente ed i conflitti di classe e ambientali in corso. Per ragionare efficacemente e con piena consapevolezza sui contenuti delle trasformazioni sociali, territoriali e produttive necessari, ovvero su alleanze nuove e capaci di vincere il conservatorismo e l'autoritarismo degli attuali poteri economici, finanziari, politici. 



"L'inchiesta" pubblicata su il Fatto Quotidiano: "molti cercano di entrare nell'aerospazio: già 14 imprese (su 24) del consorzio Anser dell'Emilia Romagna" ... (4 luglio 2025)
 










"Molte imprese che da tempo lavorano con la Formula 1 o Moto GP in Emilia Romagna stanno andando verso nuovi business" ... (4 luglio 2025)











Il titolo sul Corriere di Bologna: "Passante, le imprese: fare in fretta" ... Nell'occhiello "Lepore pragmatico: il nostro obiettivo è trovare un accordo con il Governo nazionale"... (4 luglio 2025)








Il Corriere di Bologna nelle pagine interne sintetizza il pensiero del Presidente della Regione De Pascale: "Non è un braccio di ferro, va trovato un un progetto fattibile che sarà quello da realizzare" ... (4 luglio 2025)











"I nodi della mobilità" secondo il Resto del Carlino: "Sul passante basta con la lotta" ... E Casini: "va fatto ora, tutti lavorino insieme" ... (4 luglio 2025)




















In "Primo piano" su Corriere di Bologna: "produzione e fatturato giù" ... Per la Presidente regionale di Confindustria "la rilevanza del Passante non sia messa in discussione" ... (9 luglio 2025)










la Repubblica Bologna pubblica "aree rosse e zone verdi, le mappe che aiutano a progettare i quartieri: sono l'una il negativo dell'altra"... (6 luglio 2025) 
Cultura e Natura sono premessa necessaria per l'agire di ogni soggetto!




















Bologna 3, 4 5 luglio 2025. Nel centro storico, tra Cineteca e Piazzetta Anna Magnani, la CGIL ha organizzato ManiFesta 25 ...
 















Persone, stand e bandiere tra immagini storiche ...














L'entrata di ManiFesta in Piazzetta Anna Magnani ...














Il manifesto della CGIL bolognese ...




















Lavoratrici e lavoratori ...














L'entrata della Cineteca dove si sono svolte molte iniziative della ManiFesta 25 ...
  















La partecipazione a "Palestina, una terra dilaniata" ... (4 luglio 2025)














Scatti fotografici verso il palco ...














Durante l'intervento di Luisa Morgantini, storica fondatrice ed attivista di Assopace Palestina ... (4 luglio 2025)
















Ventagli in azione contro il caldo soffocante che colpisce Bologna durante l'intervento di Simonetta Gola, di Emergency ... 














Bologna, 1 luglio 2025. L'Assemblea in zona Bolognina, davanti alla ex caserma Sani, promossa dalle organizzazioni sociali ed ecologiste bolognesi che si sono costituite in "Resistenze spaziali" ... 
















Le loro ragioni in un volantino ...




















Per saperne di più, vedi sul web ...









Bologna, 4 luglio 2025. Tanti giovani e diversi anziani si trovano al Giardino San Leonardo, di via Belmeloro per una Assemblea che vuole discutere il Progetto di "riqualificazione" dell'Amministrazione Comunale e il "Patto tra Università e Città" ...
 













Anzian3 sulla panchina e giovan3 seduti a terra ascoltano l'intervento di una ragazza ... In serata già raccolte 300 firme di cittadini "in difesa del verde pubblico e degli alberi bene comune" ... 


6 commenti:

  1. Il fatto è che anche noi partecipiamo poco alle attività politico sindacali che un tempo ci vedevano protagonisti. Un pò l'età, un pò la stanchezza che si accumula quando si dice e non si viene ascoltati..... Sai che ti dico, non vado. E così mancano le opinioni critiche e tutto procede: mezzecartucce si credono geni, opportunisti rinunciano a muoversi contro i potenti di sempre...... fin quando si aprono le urne o ci si ritrova in piazza semivuote.
    Penso anch'io che sul riarmo bisogna avere il coraggio di andare avanti con mobilitazioni che impegnino operai, impiegati, intellettuali, studenti, genitori...... circoli, parrocchie......
    E così su alberi e parchi.......
    Il Pil è un parametro falso e vecchio......
    R.

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  2. Non capisco come i sindacati possano rimuovere vicende come quelle bolognesi del 2024 senza proferire parola: le denunce e le botte al Don Bosco, i fermi e i fogli di via per le azioni di Ultima Generazione e di Extinction Rebellion, le esposizioni di lavoratori in attività senza sicurezza, mancate protezioni e tutele di operai sui cantieri e sulle strade. L'elenco potrebbe continuare e a chiudere gli occhi sono innanzitutto le istituzioni preposte. Ma pure le organizzazioni sindacali e la Cgil tra queste. Con il fatto di essere la più rappresentativa.
    Come rileva il post si tratta di un atteggiamento difensivo: spesso si temono ricadute contro i lavoratori per ricadute sulla occupazione o per costi scaricati sul lavoro.
    Di certo è un modo subalterno di fare sindacato che genera disaffezione in tanti.
    Vale

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  3. Vero è che ripartire dopo anni di deserto culturale e politico in tutta Europa è arduo!
    Ma provarci è doveroso. Partendo dalla necessaria critica all'esistente.
    M.

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  4. Sono domande non solo legittime ma necessarie, soprattutto se vengono da un associato alla CGIL. Ho l'impressione che su alcune questioni (il tema della sostenibilita' ad esempio) la CGIL, svicoli, non si misuri sino in fondo. Pone il tema ma non si misura con le contraddizioni che lo sviluppismo della Regione pone. E sulla citta' capoluogo la domanda di fondo e': stiamo seguendo la strada giusta per fare i conti con i cambiamenti climatici che pure rendono la citta' luogo estremamente vulnerabile? Per essere chiari il Tram e' una scelta che puo' concorrere a rendere la mobilità sostenibile un obiettivo perseguibile ma non puo' permettersi di rimandare il compimento del Sistema Ferroviario Metropolitano. Ed il Passante di mezzo che non puo' essere definito di ultima generazione e' in contraddizione con Il PUMS e con Bologna Mission Clima 2030 (anno in cui la città dovrebbe essere decarbonizzata). Su un tema mi pare tu non ti sia soffermato: il TPL che chiama in causa direttamente la CGIL ed i lavoratori del settore e gli assetti della governance di TPR e forse anche una certa opacita' dei bilanci. I rincari dei biglietti saranno assorbiti da una qualita' del trasporto migliore in termini di efficienza e le fasce popolari sono sufficientemente garantite? Forse la CGIL qualche domanda puo' porsela anche sullo sviluppo inarrestabile dell'Aeroporto di Bologna. 10.000.000 di viaggiatori anno 2024. E quest'anno? Qual'e' la prospettiva di una struttura aeroportuale come il Marconi in termini di compatibilità ambientale?

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  5. Anch'io sono una iscritta alla Cgil arrabbiata con i sindacati (tutti, non solo il mio) che preferiscono sostenere categorie e minoranze di iscritti (di volta in volta diverse) piuttosto che diritti fondamentali come la salute e la sicurezza di lavoratori, donne e comunità. Purtroppo, invece, incidono di più i ricatti occupazionali e politici. Una volta riguardano le commesse pro Leonardo e le aziende lombarde ed emiliane che producono armi e pezzi meccanici o no, un'altra volta le pressioni combinate per fluidificare il traffico e costruire nuove opere infrastrutturali ed edili. Poi ci sono le opportunità che offrono le grandi aziende bolognesi del confezionamento delle merci (in inglese del packaging) e delle multinazionali del tabacco (l'americana Philip Morris). Insomma abbiamo smarrito il coraggio di muovere le nostre iniziative verso i bisogni primari delle persone. Lo ripeto: di lavori ce ne sono tanti e diversi, di condizioni di vita (sul Pianeta) ne conosciamo una, data dall'equilibrio naturale e dalla biodiversità che non possiamo garantire con i ritmi di crescita economica e produttiva che l'Occidente e l'estremo Oriente (Cina, India, etc) hanno praticato e insegnato nell'ultimo secolo.
    Condivido allora la tesi che il riarmo, il consumo di suolo, l'estensione delle aree asfaltate e cementificate non sono da sostenere per le donne e per gli uomini che vogliono trasmettere alle figlie ed ai figli il testimone che viene da genitori, nonne e nonni.
    Cgil, come Uil e Cisl, si diano una mossa prima che sia troppo tardi!
    Anna

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  6. Più che locomotiva d'Italia l'Emilia- Romagna mi pare carrozza del treno europeo trascinato dalla Germania. E forse è solo una coincidenza ma vedo che unica ospite a Manifesta è stata IG Metall, sindacato tedesco.
    L.

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