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Da Roma a Bologna la mobilitazione contro guerre e riarmo in Italia e nel mondo ... |
Lasciamo ad altri la pratica di inseguire all'infinito mosse e contromosse di Trump, Putin, Netanyahu, Khamenei, Macron, Merz ... Di altri Capi di Stato e di Governo a cui piace giocare la partita del potere personale e dei ristretti gruppi sociali e di classe che li sostengono sulla testa e sulla vita di connazionali, di cittadini del mondo e di comunità del Pianeta. Noi, persone libere e pensanti, dobbiamo tenacemente ancorarci a fatti, bisogni e prospettive. E su questi ragionare per indicare risposte politiche lungimiranti.
Da anni conflitti locali e di classe si sono trasformati in tensioni crescenti, incomunicabilità assoluta, negazione di contraddizioni palesi, mancata ricerca e rifiuto di sintesi possibili, guerre totali a presunti nemici, distruzione di ambiente e di beni comuni essenziali.
Gaza, la Cisgiordania ed i bombardamenti sull'Iran rendono ancora una volta evidenti che "i valori" che l'Europa, gli Stati Uniti e la NATO dicono di rappresentare non hanno un carattere universale e sono condizionati dai rapporti di amicizia e di vicinanza con interessi e lobby costituite. Ciò che viene riconosciuto ed accettato per Netanyahu non vale per Putin. La comprensione ed il sostegno per gli ucraini non vale per palestinesi, curdi, iraniani, popoli dell'Africa, dell'Asia e del Sud America.
La questione della democrazia, delle libertà e dei diritti fondamentali dei cittadini oggi - in modo differenziato - riguarda i popoli e gli stati di tutto il mondo. Nel nuovo millennio e con le dinamiche della globalizzazione e delle tecnologie che evolvono non è una sfida unidirezionale, che qualche società, paese o alleanza del Nord e dell'Occidente può rimproverare ad altri.
La via complicata ed impervia da percorrere, per tutti, è la ricerca di soluzioni nuove e più avanzate di coesistenza, di comprensione, di condivisione dei conflitti naturali, storicamente determinati e motivati. La via del riarmo, della ricerca di supremazia armata, di repressione del dissenso, di liquidazione dell'interlocutore critico espone a rischio estinzione tutti i contendenti e determina la crisi degli ecosistemi naturali che consentono la vita del genere umano.
Oggi chi sostiene che triplicare le spese militari per l'Italia e portare al 5% del PIL tutte le singole nazioni che aderiscono alla NATO (come chiedono gli USA e Trump, ma non solo lui) è "condizione di maggiore sicurezza" è stolto o bugiardo. Troppo facile è capire che questo è un inquietante messaggio, per tutti: cinesi, indiani, asiatici, africani, sud americani, russi ... Che seguiranno, incrementando a loro volta, gli arsenali e le produzioni belliche.
Va intrapresa la direzione opposta. Sfidare e trattare il disarmo: unendo e riducendo progressivamente le spese militari e in armamenti che minacciano l'umanità, gli esseri viventi, la natura, la biodiversità. Studi recenti internazionali hanno quantificato e confermato i danni gravi delle guerre in corso: in vite umane, in distruzione di beni comuni, in aumento dell'inquinamento globale e del riscaldamento climatico.
Il pericolo nucleare che oggi minaccia l'umanità non risiede solo e tanto nelle centrali al lavoro sotto il controllo degli ayatollah del regime islamico o di quello nord coreano. Migliaia di testate atomiche sono sotto controllo di Putin e Trump, dei Capi di India e Pakistan, di altri paesi e poteri che non aderiscono a trattati di non proliferazione.
Verso il 2030 e il 2050 per garantire la sicurezza comune occorre investire nella conversione pacifica ed ecologica delle produzioni e dei consumi, verso società socialmente ed ambientalmente eco-compatibili fondate su un nuovo ordine mondiale multilaterale e su un governo delle risorse socialmente più giusto e rispettoso dei diritti e dei doveri fondamentali delle persone, dei lavoratori e delle comunità.
Il coraggio e l'egemonia si giocano nel perseguire con determinazione e coerenza questo nuovo percorso, capace di accendere speranze, idee e iniziative, pratiche ed esperienze valide e possibili ovunque.
La partecipazione di questi giorni, da Marzabotto - Monte Sole a Roma, a Bologna, ne è una conferma. Da consolidare, estendere e qualificare. Per costruire una alternativa al "se vuoi la pace, prepara la guerra".
Le "vittorie" di Pirro che sprofondano Israele nel caos di Orly Noy
Sono passati più di 46 anni da quando ho lasciato l’Iran con la mia famiglia, all’età di nove anni. Ho trascorso la maggior parte della mia vita in Israele, dove abbiamo costruito una famiglia e cresciuto le nostre figlie — ma l’Iran non ha mai smesso di essere la mia patria. Da ottobre 2023, ho visto innumerevoli immagini di uomini, donne e bambini vicino alle rovine delle loro case, e le loro grida sono impresse nella mia mente. Ma quando vedo le immagini provenienti dall’Iran dopo gli attacchi israeliani e sento le urla in persiano, la mia lingua madre, il mio senso di collasso interiore è diverso. Il pensiero che questa distruzione venga compiuta dal paese di cui sono cittadina è insopportabile.
Nel corso degli anni, l’opinione pubblica israeliana si è convinta di poter esistere in questa regione disprezzando profondamente i suoi vicini — intraprendendo azioni stragiste contro chiunque, quando e come vuole, facendo affidamento solo sulla forza bruta. Da quasi 80 anni, la «vittoria totale» è sempre sembrata a portata di mano: basta sconfiggere i palestinesi, eliminare Hamas, schiacciare il Libano, distruggere le capacità nucleari dell’Iran — e il paradiso sarà nostro.
Ma da quasi 80 anni, queste cosiddette «vittorie» si sono rivelate delle vittorie di Pirro. Ognuna di esse sprofonda Israele in una fossa sempre più profonda di isolamento, minacce e odio. La Nakba del 1948 ha creato una crisi di rifugiati che non accenna a sparire e ha posto le basi per il regime di apartheid. La vittoria del 1967 ha dato origine a un’occupazione che continua ad alimentare la resistenza palestinese. La guerra dell’ottobre 2023 è degenerata in un genocidio che ha trasformato Israele in un paria globale.
L'esercito israeliano — al centro di questo intero processo — è diventato un’arma di distruzione di massa priva di coscienza. Mantiene il suo status esaltato presso un’opinione pubblica sedata grazie a gesti spettacolari: cercapersone che esplodono nelle tasche di uomini in un mercato libanese, oppure una base di droni impiantata nel cuore di uno stato nemico. E sotto il comando di un governo genocida, sprofonda sempre più in guerre da cui non ha idea di come uscire.
Per molti anni, sotto l’incantesimo di questo esercito apparentemente onnipotente, la società israeliana si è convinta di essere invulnerabile. L’adorazione totale per i militari da un lato, e il disprezzo arrogante per i vicini regionali dall’altro, hanno alimentato la convinzione che non avremmo mai pagato alcun prezzo. Poi è arrivato il 7 ottobre, che ha infranto — anche solo per un attimo — l’illusione dell’immunità. Ma invece di fare i conti con il significato di quel momento, il pubblico si è abbandonato a una campagna di vendetta. Perché solo attraverso la carneficina il mondo sembrava tornare a un ordine comprensibile: Israele uccide, i palestinesi muoiono. Ordine ristabilito.
Ecco perché le immagini degli edifici bombardati a Ramat Gan, Rishon LeZion, Bat Yam, Tel Aviv e Tamra (una città araba in Galilea) sono state così scioccanti. Somigliavano in modo inquietante a quelle a cui ci siamo abituati a vedere a Gaza: scheletri di cemento bruciati, nuvole di polvere, strade sepolte sotto le macerie e la cenere, giochi di bambini raccolti dai soccorritori. Queste immagini hanno aperto una breve crepa nella nostra illusione collettiva, quella di essere immuni da tutto. Le vittime civili da entrambe le parti — 13 israeliani e almeno 128 iraniani — mettono in luce il costo umano di questo nuovo fronte, anche se la scala della distruzione resta lontana da quella inflitta regolarmente su Gaza.
C'è stato un tempo in cui alcuni leader ebrei in Israele capivano che la nostra esistenza in questa regione non poteva reggersi sull’illusione dell’immunità totale. Forse non erano privi di un senso di superiorità, ma coglievano questa verità fondamentale. Il defunto parlamentare di sinistra Yossi Sarid ricordava che Yitzhak Rabin una volta gli disse: «Una nazione che flette i muscoli per cinquant’anni, quei muscoli prima o poi si stancheranno». Rabin capiva che vivere per sempre con la spada, contrariamente alla promessa intrisa di orrore di Netanyahu, non è una strategia sostenibile.
Oggi, non ci sono più politici ebrei di quel calibro in Israele. Quando la sinistra sionista esulta per un attacco sconsiderato contro l’Iran, rivela un attaccamento ostinato alla fantasia che, qualunque cosa facciamo, per quanto ci alieniamo dalla regione in cui viviamo, l’esercito ci proteggerà sempre.
«Un popolo forte, un esercito determinato e un fronte interno resiliente. È così che abbiamo sempre vinto, ed è così che vinceremo anche oggi», ha scritto Yair Golan, leader del Partito Democratico — una fusione dei partiti della sinistra sionista Meretz e Labor — in un post su X dopo l’attacco di venerdì. La sua collega di partito, la deputata Naama Lazimi, ha aggiunto i suoi ringraziamenti «ai sistemi di intelligence avanzati e alla superiorità di intelligence. All’Idf e a tutti gli apparati di sicurezza. Ai piloti eroici e all’aeronautica. Ai sistemi di difesa di Israele».
In questo senso, la fantasia dell’immunità garantita dall’esercito è ancora più radicata nella sinistra sionista che nella destra. La risposta della destra all’ansia securitaria è l’annientamento e la pulizia etnica, quello è il suo obiettivo finale. Ma il centro-sinistra ripone quasi interamente la propria fiducia nelle presunte capacità illimitate dell’esercito. Senza dubbio, il centro-sinistra ebraico in Israele venera l’esercito molto più della destra, che lo tratta semplicemente come uno strumento per attuare la propria visione di distruzione e pulizia etnica.
Noi israeliani dobbiamo capirlo: non siamo immuni. Un popolo la cui intera esistenza dipende esclusivamente dalla forza militare è destinato a finire negli angoli più oscuri della distruzione, e infine, della sconfitta. Se non abbiamo imparato questa lezione fondamentale negli ultimi due anni, per non dire negli ultimi ottanta, allora siamo davvero perduti. Non a causa del programma nucleare iraniano o della resistenza palestinese, ma per l’arroganza cieca e presuntuosa che ha preso il sopravvento su un’intera nazione.
(il manifesto, 19 giugno, "pezzo" tradotto per gentile concessione della testata israeliana +972)
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"Potremmo presto assistere ad uno scontro tra diverse potenze nucleari, trascinando il mondo verso l'annientamento atomico" ... "l'Orologio dell'Apocalisse segna 89 secondi alla mezzanotte" scrivono Jeffreyd Sachs ed Esybil Fares in "Perché Netanyahu va fermato" (il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2025)
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Roma, 21 giugno 2025: Piazza di Porta San Paolo simbolo della "Resistenza che segnò il secondo Risorgimento" d'Italia ...
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Sotto un sole rovente, avanguardie del popolo della pace ...
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"Dalle bombe solo violenza e morte, macerie e fame. La storia lo dimostra: la nonviolenza conviene e porta pace" ...
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"Via le bombe da Aviano e da Ghedi, dall'Italia e dall'Europa ... Italia ripensaci, disarmo nucleare"!
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"Non un soldo, né un uomo, né un metro di terra per la terza guerra mondiale" firmato CARC
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"Attivisti di Emergency" ... |
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"Medicina, diritti e uguaglianza" ...
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"Free Palestine" ...
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"La pace dipende anche da te" ...
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Bandiere di ARCI e ACLI per la pace ... |
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Donne e uomini, tanti giovani: il popolo della pace e del disarmo ...
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"Fuori la guerra dalla storia" e "Non c'è pace senza giustizia" ... (dalla Romagna)
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"Smilitarizzare le menti" ...
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"Con il riarmo globale il clima è spacciato" ...
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"Non rinunciare alla nostra umanità è l'unica scelta possibile" ...
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"Fermiamo il massacro ora!"
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Luisa Morgantini ...
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Una mamma ...
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"Apriamo il futuro alla pace" ... firmato Movimento Umanista
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"Fermiamo Israele, la NATO, Putin e Trump" ... firmato Sinistra Anticapitalista
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In coppia con "le armi dell'ironia" ... (e Don Milani)
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Il corteo prende corpo ...
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"Caro Israele ..."
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Tantissime donne con ... Non una di meno
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"Guernica" di Picasso sulla bandiera Palestinese ...
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"Non in mio nome" ...
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Angelo Bonelli tra attivisti e bandiere di Alleanza Verdi e Sinistra ...
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Sotto l'ombrello della pace ...
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Emergency (e) natura ...
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Sul TIR in testa al corteo: "Fermare Israele" ... |
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Arte e cultura sui manifesti prodotti per la mobilitazione nazionale ...
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"Com'è profondo il male" ...
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"Cessate il fuoco adesso" ...
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"Stop ReArm Europe. Welfare, not warfare" ...
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Argomenta una studentessa dei collettivi ...
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"Per Gaza, No guerra, No riarmo, No genocidio, No autoritarismo" ...
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In alto un cartello: "Non in mio nome" ...
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Il lato B: arrestate Bibi "ricercato dalla Corte penale Internazionale per crimini contro l'umanità" ... |
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Una ragazza ... con "bambina" insanguinata
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"ReArm EU? Ursula go home!" |
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Ragazze con velo ...
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Luigi De Magistris ...
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Due manifestanti ...
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Ragazze e ragazzi a sostegno della causa palestinese ...
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Un cartello personale e politico che si conclude con una rima di Gianni Rodari: "sarebbe una festa per tutta la terra fare la pace prima della guerra"
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"Chi tace acconsente? Noi No!" ... scrive ARCI
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Tantissime ragazze ...
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"No all'Europa delle armi" ... firmato dal Comitato per la pace di Potenza
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Una famiglia manifesta con 3 generazioni (nonno, papà e ragazzino): "Basta armi" ...
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Un saggio interroga: "se fosse figlio tuo?"
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Il volto di Mahatma Gandhi sullo striscione del Movimento Internazionale della Riconciliazione ...
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"Una sola scelta, disarmare il mondo" ...
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Colombe della pace sulle bandiere dell'Associazione Cristiana Lavoratori Italiani ...
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Un ventaglio rosso e due magliette nere "Rifiutare la guerra!"
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Una suora sostiene uno striscione per il disarmo ...
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"+ salari - spese militari, No all'economia di guerra" ... firmato CUB
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"Il coraggio della pace disarma. Non abbiamo paura" ...
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Coccarda palestinese e maglietta di Emergency ...
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Kefiah ...
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"Gaza stop genocidio" ...
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"Umanizziamoci" ...
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"Riconvertiamo le fabbriche di morte" dalla Valle del Sacco ... |
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"Il lavoro per la pace e il disarmo" ... firmato CGIL
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Paolo Ferrero ...
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Sindacaliste/i e operaie/i dalla Camera del lavoro metropolitana di Genova ...
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Delegati di fabbrica con bandiere FIOM, verso l'Arco di Costantino ...
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Donna con la maglietta del Collettivo di fabbrica dei lavoratori della GKN di Firenze e la bandierina palestinese tra i capelli ...
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"Stop armi ad Israele" ... firmato Greenpeace |
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Ilde Castellari e Claudio Dellucca ... |
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Con i tamburi sotto il Colosseo ...
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Donna, Vita, Libertà ...
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"Insorgiamo" il piccolo grande mondo che lotta a fianco della ex GKN di Firenze ...
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Fabrizio Barca ...
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Migliaia e migliaia di persone ...
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In ricordo dei giornalisti assassinati in zone di guerra ...
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Il diritto dovere di testimonianza e informazione viene sistematicamente violato a Gaza, in Medio Oriente, dagli eserciti in guerra ...
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Paola Taverna ...
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Sul TIR che chiude il corteo romano, manifesti della Rete No Bavaglio Liberi di essere informati: con Assange "il giornalismo non è un crimine" ...
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Bologna, 23 giugno 2025, Piazza del Nettuno: giovanissime/i attiviste/i preparano striscioni contro "la guerra di Trump" ... |
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Gaza, aggressione Israele - USA all'Iran: "Cessate il fuoco ora" ...
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Si completa il lavoro: "Blocchiamo la guerra" ...
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Striscione e bandiere davanti al Sacrario dei Caduti Partigiani nella lotta di Liberazione nazionale ...
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"Ci sono un aggredito e due aggressori" ...
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"Non un soldo, non un soldato per le guerre della NATO" ... firmato Coordinamento No Nato dell'Emilia Romagna
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Bandiere al vento davanti a Palazzo Re Enzo ...
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... di fronte alla statua del Nettuno
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In corteo sotto le Due Torri: "Fermiamo l'escalation" ...
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Ragazze e ragazzi sfilano in via Ugo Bassi ...
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Verso via Marconi ... |
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Oltre la Stazione 2 Agosto 1980, sul ponte di via Matteotti ...
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"Schiavi mai" ...
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"Hanno mentito sulla Libia, hanno mentito sulla Siria, hanno mentito sull'Iraq, stanno mentendo sull'Iran" ...
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In Bolognina, lungo via Matteotti ...
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"Se del bene e di tutti davvero un po ci importasse, terremo le braccia e le aspettative più basse" ...
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I manifestanti in Piazza dell'Unità ... E' tempo di valutazioni e riflessioni, l'impegno per il disarmo resta un obiettivo, la lotta continua!
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Bologna 21 giugno, piazza Re Enzo. Attiviste/i di Mediterranea sostengono "Il soccorso in mare non è reato!" ...
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Una firma con l'impronta della mano ...
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Le prime firme ed una solidarietà diffusa ... |
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Un prossimo appuntamento da Stop Rearm Europe Bologna: giovedì 26 giugno ore 19.30 in Piazza del Nettuno ...
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Inutile preoccuparsi. Ci pensa Trump.
RispondiEliminaSic
Grazie.
RispondiEliminaMi sa che per costruire una alternativa a Quelli del 5% del PIL alle spese militari serva ancor più partecipazione.
L.
TuttinSpagna?!
RispondiEliminas.
Grazie per le splendide foto, peccato non esserci incontrati a Roma. Mi sono sentito meno solo alla manifestazione e so che c'è un popolo che dice no. Ora è il momento di portare questo no suoi luoghi di lavoro
RispondiEliminaImportanti le marce e i cortei. Ma non bastano. Come dice Pasquale, per contrastare il riarmo (che prepara le guerre e non rende affatto più sicuri!) ora la sfida è organizzare una risposta sui luoghi di lavoro e nei territori.
RispondiEliminaQui saranno decisivi i sindacati, le associazioni, i comitati locali, per promuovere quella che Gianni chiama conversione pacifica ed ecologica delle industrie belliche, estremamente inquinati.
Una alleanza inedita e da costruire.
Tra l'altro più sostenitori del 5% del PIL da destinare alla difesa ripetono che gli investimenti non saranno solo in armi ma anche in infrastrutture e grandi opere utili agli spostamenti di truppe, leggi il Ponte sullo stretto di Messina.
Dunque è bene attrezzarsi, studiare e battersi, ancora meglio di quanto oggi in campo.
Ciao!
La questione è proprio qualificare il progetto alternativo e unire una massa critica di soggetti capace di incidere.
Ciao!