giovedì 15 aprile 2021

Amministrative 2021. Un passo indietro per farne due avanti

In Comune bisogni, idee, progetti e volontà di cambiamento della generazione di Greta










In autunno si vota. A Roma, Milano, Torino, Napoli ed anche a Bologna. Dunque nessuno può sfuggire dal valore nazionale della sfida elettorale. E chi ha idee chiare sulle città e sul Paese che vuole concorrere a costruire non può esimersi dal provare a raccordare in tutte queste realtà risposte all'altezza. Insieme locali e nazionali. Molto difficile allo stato. Per tutti. A "destra" dove la spaccatura è evidente anche nel sostegno (con continui distinguo) e nella avversione (comunque moderata) al Governo Draghi. A "sinistra" dove il progetto di sperimentare un incontro "strategico" tra PD, LeU e M5S si è arenato per mancanza di visione, di serie riflessioni autocritiche, di chiaro confronto politico programmatico e di nuove concordate priorità. Al "centro" dove persino Casini e Galletti pare si possano dividere.

Nel "terzo polo" che il M5S ha inteso rappresentare per un decennio (con successi e sconfitte) dove pare tramontare la speranza di rifondare la politica ed una nuova classe dirigente unita per spirito di servizio verso la comunità, concorde nell'alternanza sistematica nell'esercizio di funzioni di rappresentanza, capace di valorizzare insieme democrazia delegata e diretta, orientata a privilegiare ambiente e beni comuni. 

Sul contesto nazionale per il momento solo una considerazione. Unire i progetti e le forze pare operazione molto più difficile e contrastata sul versante di sinistra e progressista.

Uno spaccato pare essere oggi Bologna e l'Emilia Romagna. 

Qui per fare tutti qualche passo avanti, è forse utile cominciare con un passo indietro.

Il Capoluogo di Regione si trova a dover candidare un nuovo Sindaco. Virginio Merola ha completato i due mandati previsti per legge. Quale giudizio dare sulla "sua" Amministrazione? Il punto è importante, per capire come muoversi oggi e domani. Su progetto, alleanze, donne e uomini candidati.

Qui una prima valutazione (ovviamente soggettiva e discutibile) è stata espressa da tempo. A commento del risultato elettorale del primo turno delle ultime elezioni amministrative, nel giugno 2016: si veda in "Bologna attende un Sindaco" e (allora) guardando avanti.

Una critica precisa e argomentata che non ha avuto modo di attenuarsi negli ultimi cinque anni. Anzi. Tutti quei rilievi che sono stati indicati (allora) tra le ragioni dell'arretramento dei consensi ricevuti da Merola, dal Partito Democratico e dalla Coalizione di Centrosinistra sono ancora in essere. 

1. Il Sindaco della Città Metropolitana (oltre un milione di cittadini) sarà anche per il prossimo quinquennio quello eletto dai votanti del solo Comune di Bologna (meno di 400 mila cittadini) e gli Amministratori delle scelte di governo del territorio che verranno fatte a Palazzo Malvezzi (sede storica della "vecchia" Provincia) saranno votati dai componenti dei 55 Consigli Comunali su indicazione dei rispettivi partiti o gruppi di appartenenza politica. E' la conferma che anziché semplificare il rapporto cittadini - Istituzioni per renderlo più diretto e trasparente, la Legge Delrio (PD) ha determinato l'opposto. Nel frattempo sono anche naufragati i percorsi che PD e Centrosinistra prevedevano in merito al progressivo passaggio dalle Associazioni comunali alle Unioni, alle fusioni (uno per tutti quello tra Castenaso e Granarolo). Il fatto è che la crisi generale di questo "modello" (comprensiva anche di un recente Commissario Prefettizio nelle "Terre d'Acqua") non riceve risposte di prospettiva.

2. Le politiche di Bilancio di Enti ed Amministrazioni locali su Beni Comuni e Scuola sono rimaste nel solco degli indirizzi maturati negli anni delle "privatizzazioni". Con logiche più orientate a premiare gli azionisti che hanno investito in HERA oppure a sostenere le famiglie che scelgono Istituti privati (o confessionali) piuttosto che investimenti essenziali per qualificare le politiche di conversione ecologica, le necessarie manutenzioni delle reti o l'istruzione pubblica. Così i Referendum nazionali (sull'acqua) e locali (sulla priorità nei finanziamenti alle scuole per tutti) non hanno ancora prodotto scelte conseguenti alle indicazioni della larga maggioranza dei votanti.

3. Il Passante di Mezzo è sempre rimasto il primo e maggiore investimento infrastrutturale rivendicato per Bologna. Come denunciato da A.MO Bologna non si sono fatti i rilevamenti sull'inquinamento atmosferico sempre richiesti dai cittadini, né l'indagine epidemiologica sui danni (certi) alla salute delle persone (ancora oggi promessi come impegno post opera). E nessun rilevante intervento ha fin qui potenziato i trasporti pubblici, il Servizio Ferroviario Metropolitano, le ferrovie regionali, la sicurezza nella mobilità non inquinante (come ricorda ancora una volta - vedi sotto - Simona Larghetti, Carlino Bologna, di oggi). Al contrario, si sono inaugurati progetti e realizzazioni "in perdita" di risorse e di qualità ambientale: il People Mover è un triste esempio di arroganza e di spreco a carico dei Bilanci pubblici come altre opere minori (tra cui il tunnel che collega Bovi Campeggi con via Gobetti sotto la Stazione centrale FS) o operazioni urbanistiche, immobiliari, fieristiche, commerciali che hanno confermato il previsto approccio sovradimensionato e di pesante impatto ambientale e sociale (valga per tutti F.I.CO).

La rubrica "Piazza Maggiore. Voci dalla Città" de il Carlino Bologna ospita uno scritto di una portavoce della Rete bolognese delle lotte ambientali (14 aprile 2021) 
















A queste eredità irrisolte del Merola Uno e del passato che gravano pesantemente sulla Città Metropolitana si sono aggiunti - nel mandato che si va a chiudere - nuovi motivi di aspro e giustificato conflitto. Due questioni in particolare.

Primo: le grandi aree demaniali. La pianificazione delle proprietà pubbliche e dell'Amministrazione Merola prevede di "valorizzarle" in termini essenzialmente economici e finanziari, pro Cassa (e Bilancio) di qualche Ente nazionale (che sicuramente in passato avremmo definito "Carrozzone") e di ristretti gruppi imprenditoriali e finanziari privati. Quando, invece, questi terreni sono oramai divenuti, di fatto, "polmoni" urbani di verde selvaggio. Certo da risanare, bonificare e valorizzare. Tuttavia, patrimonio naturale prezioso per intere comunità, indisponibili a vedere sorgere nuovi quartieri, residenze, centri commerciali, parcheggi. I Prati di Caprara e le aree ex militari delle Caserme Mazzoni, Perotti, Sani ... sono oggetto di contesa e progetti contrapposti, in ogni caso destinati a modificare ulteriormente il contesto urbano di zone strategiche della Città. Ovvio che un concetto corretto di rigenerazione urbana prevederebbe soluzioni diverse per i fabbisogni di servizi essenziali o di case popolari ed interventi sui tanti immobili dismessi e in disuso, che includa pure una "smaterializzazione" a vantaggio della piantumazione di piante, alberi ed arbusti autoctoni.

Secondo: il cambio di destinazione d'uso di importanti terreni agricoli e verdi o di piccoli borghi antichi indicati per nuovi insediamenti industriali, terziari, logistici. I casi di Varignana, di Castel San Pietro Terme, di Bentivoglio e di Altedo sono all'attenzione di tutte le associazioni ambientaliste ed i comitati di cittadini che considerano l'opzione "consumo di suolo zero" un obiettivo del presente e non per un indistinto domani. Altrettanto la priorità di riduzione del traffico veicolare che pure i PUMS definiscono con obiettivi che, in pratica, sono normalmente contraddetti da concessioni, trattative, accordi specifici, rinvii di normative applicative. 

La sintesi è semplice. Di questo passo lo stato di "emergenza climatica ed ecologica" pure riconosciuto dal Comune di Bologna e dalla Giunta della Regione Emilia Romagna (fin dall'estate 2019 sotto la pressione della mobilitazione di Extinction Rebellion, di Fridays for Future e di numerose altre associazioni) è destinato a protrarsi ed aggravarsi. Con le conseguenze note: sugli equilibri del Pianeta, sugli habitat in cui abbiamo vissuto ed in cui dobbiamo ora prendere atto di contraddizioni estreme. 

Tra cui le pandemie. Che cambiano scenari e prospettive. Che evidenziano non solo i pericoli di una crescita globale incontrollata, le inadeguatezze delle politiche sociali e di prevenzione degli ultimi decenni in tutto il mondo ed anche del Vecchio Continente, delle politiche sanitarie e di ricerca scientifica della Unione Europea e delle sue regioni più sviluppate. Ma anche l'impossibilità di reggere ritmi, abitudini, produzioni, illusioni del recente passato.

Dobbiamo riflettere sul fatto che Covid-19 in Italia ha colpito innanzitutto le aree unanimemente considerate più forti ed avanzate, più ricche ed "attrezzate". La Pianura Padana, la Lombardia e l'Emilia Romagna. Con tristissimi record nazionali: tante vittime, troppi morti. Qui, dove l'industria produce PIL, esportazioni e redditi alti ma mancano protezioni semplici ed essenziali per assicurare sicurezza alle persone. Dove la sanità ha punte invidiate di eccellenza ospedaliera e di cure specialistiche, con illustri professionisti ed equipe in molti campi ma sono stati abbandonati e chiusi servizi territoriali essenziali e prestazioni di base elementari accumulano ritardi sempre più insostenibili per la salute e la vita di parenti, amici, conoscenti.

Possiamo prescindere da tutto questo, occupandoci delle prossime elezioni Amministrative 2021? Cosa dicono Alberto Aitini, Fabio Battistini, Isabella Conti, Matteo Lepore e gli altri che si candidano o vengono accreditati di competere, sostenere o contrastare?

Per dirla con uno dei 45 membri del "gruppo 14 ottobre 2007" che fondarono il Partito Democratico "non bastano due parole". Anche se fossero quelle a noi più care: "transizione ecologica" (Carlo Petrini, la Repubblica, 12 aprile).

Scrive il saggio, deluso (da amici e compagni) ma sempre lungimirante e combattivo Carlin: "il timore è quello di vedersi ripetere la parabola della "sostenibilità", passata da essere un concetto dirompente, che interrogava il nostro mondo e lo metteva in discussione, al diventare un termine buono per tutte le stagioni e per tutti gli usi, specialmente per il marketing aziendale". O, possiamo aggiungere, politico elettorale.

E continua: "la transizione ecologica non è una corsa all'avanzamento tecnologico che ci consenta di costruire suv elettrici, incenerire rifiuti con maggiore efficienza o produrre carne in vitro. Operare una transizione significa mettersi in testa che l'auto non è il mezzo più adatto per viaggiare, da soli, in città; che i rifiuti bisognerebbe prevenirli, riducendo packaging ed acquisti inutili; che si può consumare meno carne ma di qualità migliore per mettere fine agli allevamenti intensivi. Che si può fare agricoltura efficiente di prossimità senza dipendere dalla chimica pesante. Che il turismo non deve per forza andare di pari passo con la desertificazione urbana, l'espulsione dei residenti e la crescita esponenziale degli affitti a brevissimo termine". 

Ecco alcuni temi dirimenti su cui nessun soggetto politico, nessuna coalizione e nessun candidato credibile può sottrarsi se vuole conquistare consensi, sostegno, voti della Bologna che ama se stessa, l'Italia e il mondo.


"Transizione indica qualcosa che cambia radicalmente ... Ecologia indica la relazione tra un essere vivente e il proprio ambiente naturale ..." scrive Carlo Petrini, gastronomo, sociologo, scrittore, fondatore di Slow Food, leader di Terra Madre (12 aprile 2021, la Repubblica)





"La transizione ecologica è cambiamento radicale e come tale chiede il coinvolgimento cansapevole di chi lo deve interiorizzare e realizzare. Nessun cambiamento radicale avviene senza massa critica e, soprattutto, senza gioioso slancio rivoluzionario" conclude Carlin. 






















Extinction Rebellion e la Rete bolognese delle lotte ambientaliste in Piazza Maggiore: "Un altro mondo è possibile" e "Crescita infinita, Pianeta finito" ... (1 aprile 2021)


14 commenti:

  1. Anche per me serve discontinuità. Almeno progettuale.
    s.

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    1. Per me è urgente un Progetto condiviso che inverta le priorità: investire per la salute di tutti, per l'ambiente naturale, per produzioni socialmente utili, per una più equa divisione del lavoro e dei redditi anziché per il PIL e i profitti di pochi (che dovrebbero riconoscere diritti a un popolo di sudditi).
      Per muovere in questa direzione sono decisivi più cultura, più partecipazione, più protagonismo di tante donne e uomini. Meno deleghe e più confronto creativo.
      Aria fresca e frizzante anche nei Palazzi delle Istituzioni.
      Gianni

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  2. Concordo. Una "svolta ambientale" mi pare pure contenuta nelle interviste di Matteo Lepore, anche se mi pare poi molto timido nell'affrontare questioni concrete e il Passante viene dato per deciso. A questo riguardo il richiamo di Petrini mi pare debba essere di stimolo a pensare ancora alle strade intraprese.
    Ho però un interrogativo che denota la mia scarsa militanza e lettura. C'è già un tavolo di coalizione? Chi ne fa parte? Con quale programma? Oggi su Repubblica ho letto che "Renzi ne sarebbe fuori" e dunque la Conti non può partecipare alle primarie. Ma senza di lei ci sarebbero solo due Assessori uscenti o anche altri? Sicuramente mi sono perso qualcosa.
    Antonio

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    1. Fin qui mi pare che Matteo Lepore abbia collocato una indeterminata e ancora generica "svolta ambientale" tra le quattro "discontinuità" da introdurre nel governo della Città (al pari di altre). Non mi pare sia l'approccio necessario per un Sindaco 2021-2031 nel mondo che viviamo.
      Una Coalizione? Non mi pare esista: né nazionale, né locale. Sicuramente sono in corso trattative, prima occasionali, poi informali, forse separate.
      Ma nessun Progetto condiviso, né Programma sottoscritto e pubblico. Leggo che Max Bugani, da tempo, parla di "laboratorio Bologna". Penso che il suo sia un disperato "tentativo nazionale" che include anche Roma e il futuro della Sindaca Raggi (con scarsi risultati, di fatto).
      In ogni caso valuto che nella Regione di Stefano Bonaccini tenere fuori dal Centrosinistra Italia Viva non sia all'ordine del giorno nel PD. Dunque "gli strilli" contro Isabella Conti sono stati presto ricondotti alla sfida nelle primarie (anche da Lepore). Con una persistente ambiguità di fondo che anche il Presidente della Regione (tra i pochi) sottolinea giustamente: richiedono un Minimo comune denominatore. Chi partecipa a Primarie deve esprimere la condivisione di comuni obiettivi per la Bologna dei prossimi dieci anni.
      Altrimenti su che ci si confronta e si sceglie?
      Di quale "Laboratorio Bologna" si parla?
      Ora non servono solo flebili agganci a discorsi nazionali ... tutti da verificare e da costruire. Qui è tempo di scelte concrete: di Si e di No su conflitti aperti e su alternative che destinano miliardi di limitate risorse e che orienteranno la vita di tantissime persone.
      Gianni

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  3. Vedo che c'è chi ha conoscenze e memoria. Ciò che non si può certamente chiedere a tutti i giovani. Le Sardine ad esempio, consapevoli, prendono tempo sul "passante di mezzo" e intanto "studiano" il progetto. Mi permetto di dare solo due consigli: curino la pluralità delle fonti, perché oltre ai dirigenti del Comune e ai proprietari di Autostrade che già incontrarono mesi fa, ci sono anche professionisti e professori di "scuole" diverse (anche all'Università di Bologna). Inoltre maturino una scelta in tempo per l'esame finale che il Presidente della Regione ed il Sindaco in scadenza vorrebbero in tempi brevissimi.
    DG

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    1. In effetti le acque inquinate sono una pesante minaccia per le Sardine e dunque risanamento, depurazione e prevenzione sono una priorità anche per loro.
      Gianni

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  4. Concordo anch'io sul fatto che per le Amministrative 2021 bisognerebbe coordinare tutte le protagoniste ed i protagonisti che vogliono cambiare il Paese in direzione della piena realizzazione della Costituzione Italiana. Per questo mi piacerebbe molto una convergenza tra sinistra diffusa e oggi divisa, democratici di nome e di fatto, 5 stelle di governo e di movimento.
    Penso anch'io sia difficile fare passi avanti in una sola città e quindi auspicherei un accordo da Roma a Milano, da Torino a Napoli passando per Bologna.
    Qui però ci sono tre cose che non funzionano ancora e proverei a indicarle così.
    1. Chi sta concretamente operando per un coordinamento nazionale? Quali partiti e movimenti, voglio dire.... Manca che mi risulti un confronto pubblico sul da farsi nei prossimi 5-10 anni partendo dallo stato delle cose presente. Si è attivato? In quante e quali città? Raggi e Sala tirano dritto senza intese. Appendino si è fatta di lato e De Magistris è emigrato in Calabria dopo avere concluso i due mandati. Come il nostro Merola. Ma poi?
    2. A Bologna alcuni dirigenti del PD parlano già di Coalizione di cui non farebbe parte Italia Viva, per cui la candidatura di Isabella Conti non è compatibile. E' così? Se ne potrebbe sapere di più su chi partecipa al tavolo e quali sono i progetti condivisi da tutti?
    3. Da settimane continuano gli scontri tra le correnti del PD sui possibili candidati, poi da quando Renzi ha proposto la Conti anche tra donne del PD e la Sindaca di San Lazzaro. Non mi pare il modo migliore per presentarsi al voto con successo.
    Anna

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    1. L'impressione è che viviamo un tentativo di "restaurazione". Possono costruire una alternativa il PD di Enrico Letta e un M5S di Giuseppe Conte?
      1. Le città al voto mi pare procedano senza guida, né progetto, in ordine sparso ...
      2. Ripeto una mia convinzione: nell'Emilia di Bonaccini il PD non rompe con Italia Viva e con Azione e i piccoli grandi mondi che rappresentano. Esprimo un obiettivo: non è giusto e sano appiattire Isabella Conti su Matteo Renzi. Anzi. Vedo contraddizioni su cui agire.
      3. Prima delle donne e/o degli uomini vengono i Progetti e gli obiettivi prioritari per Bologna 2021-2030. Quale conversione ecologica? Quali Beni Comuni vogliamo privilegiare? Quale democrazia partecipata per il cambiamento e la responsabilità di tutti? ...
      Gianni

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  5. Indiscutibilmente in giro per il mondo e per l'Italia c'è di peggio. Eppure questi nostri amministratori e partiti sono di una modestia eccessiva. Non trovo da molti anni pensieri svincolati da interessi economici privati e gesti di autonomia che meritino rispetto. La cronaca dei nuovi supermercati per la localizzazione dei quali non si poteva fare amministrativamente nulla è stata una copertura ridicola. Un paravento che indicava a cittadini e negozianti di prossimità incavolati altrove le responsabilità per tali nuovi insediamenti. Ma la politica ed il lavoro istituzionale in cosa si caratterizza se rinuncia ad occuparsi dei problemi e delle soluzioni da dare alle emergenze condivise? O spetta ai singoli cittadini trovare risposte?
    Ecco perché quantomeno a livello locale per Comuni e Quartieri lascerei stare i comprensibilissimi pregiudizi politici nazionali. L'esempio bolognese è calzante. Che la sindaca di San Lazzaro abbia dato buona prova di se è evidente dalla sua conferma con oltre l'80% dei consensi dei suoi concittadini. E allora che senso ha chiedergli di smarcarsi da Renzi e dai principi sauditi "protagonisti del rinascimento d'Arabia"? Semmai chiediamogli conto di ciò che intende fare per migliorare la qualità dell'aria dei bolognesi o per le aree militari dismesse o per assicurare i nidi ai nostri piccoli o per migliorare la rete ferroviaria e quella idrica..................
    Con Renzi, Zingaretti, Salvini e Di Maio fare i conti alle prossime politiche. Che fra un anno o due si faranno. Draghi volendo.
    S. Grandi

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    1. Io penso che Bologna e l'Emilia Romagna abbiano bisogno di un progetto di cambiamento complessivo della società che riguardano innanzitutto l'Italia e l'Europa. Valeva per il passato, tanto più vale oggi: non realizzeremo "il socialismo" in un solo paese.
      I diritti ed i doveri sono universali.
      Per questo dobbiamo criticare le lodi di Renzi al "rinascimento" Saudita, le contraddizioni di Draghi su Erdogan e/o Al Sisi ... le politiche dell'ENI, di Macron ... di Putin e Biden ...

      Condivido la scelta di incalzare Isabella Conti sulle proprie attuali incongruenze: "ascoltare i cittadini sulle infrastrutture" non significa solo discutere "come" realizzare "al meglio" quelle indicate anni fa (quasi in altra epoca geologica, considerando quanto successo nel frattempo). Ad esempio quella sottoscritta (già) senza consultazioni a Bologna nell'aprile 2016 da 4 soggetti, autorevoli ma senza consenso popolare: il Passante di Mezzo. Oggi una scelta che configge apertamente con le priorità indicate anche dalle Istituzioni di ridurre il traffico veicolare ed accrescere la mobilità sostenibile e non inquinante.
      Nel 2021-2030 non si possono "fare le opere" e successivamente "monitorare il loro inquinamento". Occorre prevenire!
      Gianni

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  6. In effetti due hanno già fatto passi avanti (oggi Conti, ieri e domani Lepore) senza però fare quello indietro qui auspicato.
    Matteo essendo l'erede di Merola risulta, almeno per un po, vincolato agli impegni già presi.
    Isabella considerata figlia di Renzi e candidata di rottura, deve comunque accreditarsi verso un elettorato storico di centrosinistra....
    Quindi su questo fronte non c'è molto da sperare. O no?

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    1. Certo, "non c'é molto da sperare". Ma c'é molto da discutere e c'é tanto da argomentare e da mobilitarsi per introdurre le novità ed i cambiamenti necessari nel governo di Bologna, della Regione e dell'Italia.
      Il confronto avviato per il Next Generation EU, per contrastare la/e pandemia/e mondiale/i (non solo qui ma in tutti i continenti), per un diverso sviluppo delle comunità, per il governo delle città e le prossime amministrative sono occasioni da non perdere.
      Gianni

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  7. Insisto sul punto già posto: Isabella Conti (finalmente una donna!) e Matteo Lepore si candidano a prossime primarie ma non mi sono chiare le basi di questa sfida-incontro. Anzi mi pare manchino. L'Assessore dice che gli elettori che hanno respinto l'assalto di Salvini in Emilia ora lo faranno anche con quello di Renzi a Bologna. La Sindaca risponde di ispirarsi al modello Bonaccini. Da elettrice di sinistra convinta che per vivere meglio bisogna ridurre l'inquinamento e le emissioni nocive sono confusa e perplessa.
    Quale progetto unisce Matteo ed Isabella: vincendo quali investimenti vogliono fare per la nostra città e per il l'Italia? Con quali risorse e energie?
    E cosa li divide su Bologna?
    Il popolo della sinistra, verde, ambientalista, grillino (irricevibile il padre Fondatore sul video!) non hanno nulla da proporre? Non è ora di farsi sentire?
    Anna
    Anna

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  8. Anch'io insisto.
    Matteo o Isabella o altre/i, ma per fare cosa? Come Merola o Bonaccini? Per me la pandemia e l'emergenza sociale ed ambientale impongono cambiamenti forti.
    s.

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