sabato 14 novembre 2020

Sintomatico e positivo nella sanità emiliana

Ospedale Sant'Orsola di Bologna, il percorso per "sospetti Covid-19 è ben tracciato ...










Brividi, mal di testa, dolori muscolari e alle ossa. La temperatura non supera i 37.5 °C. Sarà una alterazione dovuta alla recentissima vaccinazione anti-influenzale? La dottoressa pare scettica: "seguiamo gli sviluppi", intanto prescrive Tachipirina 1000. Lieve parziale miglioramento, poi il generale malessere si ripresenta insieme alla "febbricola". "Le prenoto un tampone" dice il medico. 

Intanto, però, è necessario rinunciare ad un esame clinico atteso dal mese di gennaio e recentemente fissato: non si può di certo correre il rischio di "sporcare" un reparto ospedaliero "pulito". Ovvio.

Cinque giorni dopo. Al Padiglione 25 dell'Ospedale Sant'Orsola si arriva facilmente seguendo le indicazioni "sospetti Covid-19" da via Massarenti 5. Il corridoio del piano terra è semi deserto e dal fondo una voce chiede: "ha appuntamento"? A risposta affermativa, aggiunge: "attenda lì, arriva una collega". E infatti da una porta spunta subito una ragazza nera che in perfetto italiano accoglie il pensionato e lo guida in un vicino ambulatorio. Le provette sono già predisposte con nome e cognome e in un attimo la prova è conclusa. "La risposta può trovarla sul fascicolo sanitario domani, oppure arriverà al suo medico in 48 ore". Che dire, grande efficienza e professionalità. Tutto in 6 minuti, sei.

Decisamente più lunga è l'attesa del referto. Senza fascicolo sanitario e forse anche a causa di un fine settimana in cui la catena di trasmissione dei dati si è interrotta, la risposta arriva solo dopo 5 giorni, cinque.

C'è il tempo per riflettere ed interrogarsi, mentre alla TV tanti commentano e valutano i "numeri della pandemia": il tampone è conteggiato il giorno in cui è stato fatto? Oppure nel momento in cui si conosce il responso? Una domanda tutt'altro che oziosa considerando che tra i parametri "scientifici" su cui si stabiliscono le "zone rosse, arancio o gialle" vale anche l'incidenza dei "positivi" sul totale e considerato che siamo nella fase in cui il numero dei tamponi cresce quotidianamente in modo significativo. 

Al di là delle divagazioni e delle considerazioni generali, il risultato delle analisi è "positivo". La dottoressa vuole sapere le condizioni di salute e, rassicurata sul fatto che "i giorni peggiori sembrano alle spalle", raccomanda comunque "prudenza, mai troppa". Poi "se fra dieci giorni non ci sono febbre e sintomi, procediamo con un nuovo tampone ... Sentiamoci per qualsiasi novità".

Il decorso pare positivo, senza più febbre e dolori. Così il tempo per pensare e riflettere, da isolato, sembra dilatarsi, tra una lettura ed un lavoretto domestico che risulta sempre abbastanza faticoso: che fine ha fatto il tracciamento dei contatti? Nessuno in effetti si è minimamente preoccupato di capire i movimenti e le relazioni intrattenute da un sintomatico "positivo" a Covid-19 nei giorni antecedenti il manifestarsi dei sintomi e di possibile incubazione del virus. Eppure pareva questa la strategia da seguire ed attuare. Nel caso concreto, completamente disattesa. 

L'informazione e l'iniziativa verso parenti, amici e conoscenti è stata lasciata alla libera iniziativa del singolo. Una responsabilità "personale". Non un compito comune, collettivo, delle istituzioni preposte alla salute pubblica. Un limite sconcertante per un Servizio Sanitario all'altezza della sfida.

Proprio ieri sera Federico Rampini, "positivo a-sintomatico" raccontava (TG3, Linea Notte) che a New York è stato "visitato più volte da uno dei mille tracciatori assunti e formati dalle autorità locali della Grande Mela per assistere le persone colpite dal virus e per contenere e prevenire il diffondersi della pandemia". E aggiungeva "qui con modestia e determinazione hanno copiato le esperienze positive sperimentate in paesi dell'estremo oriente ed hanno investito importanti risorse per motivare una nuova leva di giovani all'interesse generale".

Bene - con tutto l'orgoglio di appartenere ad una Città, una Regione ed un Paese che conservano e rinnovano indiscutibili centri di eccellenza nella sanità pubblica - è necessario pretendere anche dalle nostre rappresentanze istituzionali maggiore umiltà e soprattutto capacità di corrispondere alle emergenze in corso e ad una crisi di "sistema" che non può essere più negata.

Nè scaricata su cittadini, medici e personale socio-sanitario considerati - a seconda del momento e della convenienza - più o meno responsabili ed affidabili. Oppure sulla mancanza di risorse economiche e finanziarie adeguate. 

Il problema è che da alcuni decenni la cultura e le pratiche delle classi dirigenti politiche ed economiche hanno privilegiato interessi privati di gruppi ristretti anziché curare i beni comuni, l'interesse generale, i diritti e i doveri universali garantiti dalla Costituzione italiana e dalla Carta delle Nazioni Unite.

Come affermano grande parte della comunità scientifica e dei movimenti giovanili è tempo di cambiare registro e politiche di governo, dall'Emilia Romagna alla Calabria, dall'Europa all'America. 


Un "governatore" decisamente "controcorrente" e sfasato: "stiamo facendo un tracciamento enorme". 
(Il Corriere, 21 ottobre 2020)
L'esperienza suggerisce una richiesta: chi, dove e quando?





















In primo piano su Repubblica Bologna l'appello del prof. Viale del Sant'Orsola: "urgono restrizioni".
(12 novembre 2020)

























Sempre su la Repubblica (12 novembre 2020)
l'ex Assessore alla Sanità della Regione e già commissario all'emergenza Covid-19 nela scorsa primavera, sostiene: "il lockdown sarebbe un disastro. Mi chiedo: ma le pensioni alla gente chi le paga"? 
Ora Venturi è "ingaggiato" da Garofalo Health Care, uno dei principali operatori della sanità privata. 





















Un medico calabrese, Giandomenico Crapis, su il Fatto Quotidiano (12 novembre 2020) scrive sulla esperienza nella sua Regione "zona rossa": alle prese con Spirlì, Cotticelli, Zuccatelli ... 

15 commenti:

  1. In effetti servirebbe più trasparenza.
    Anch'io vorrei capire meglio i criteri con cui si propongono dati e si fanno scelte. Ad esempio Bonaccini parla di tracciamento enorme e di NUSCA , che io chiamerei più semplicemente operatori sanitari di vicinato, ma quanti sono quotidianamente gli interessati a queste attività?
    L.

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    1. La base per scelte politiche efficaci sono indubbiamente dati corretti e analisi solide.
      In ragione delle pressioni di opinione pubblica e professionisti qualificati forse qualcosa si muove.
      Proprio oggi il Resto del Carlino pubblica i dati delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) relativi all'Emilia Romagna.
      Scrive il quotidiano: in Regione sono complessivamente 60, 5 a Bologna e 3 nel circondario di Imola, max 12 a Reggio e minimo 3 a Ravenna. Comprendono 420 medici ed operatori sanitari, tutti volontari, età media 33 anni. Hanno erogato 86.438 prestazioni.
      Gianni

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  2. Purtroppo la Sanita Emiliana ,ha dimostrato , seppure con minor affanno di altre Regioni ,tutte le carenze e le difficoltà in cui versava ,carenze emerse con grande rilievo dalla comparsa del Covid , ma ben evidenti già da tempo .
    I continui tagli e la continua e strisciante privatizzazione che anche i nostri beneamati amministratori hanno praticato in questi anni sono tra le cause principali della difficolta che il SSN ha dimostrato nella lotta contro la Pandemia .
    Purtroppo in questi mesi tutto è saltato , le gia evidenti difficolta che il SSRegionale dimostrava si sono moltiplicate per mille , visite saltate , rimandate a mesi e mesi dopo , a Pagamento ,Privatamente , però si trova , chissa perchè,
    Che dire , incapacità e scelte politiche scellerate han formato un mix micidiale .
    Occorrerebbe un ripensamento complessivo del sistema , per ora però solo tante chiacchiere , e quel che più deprime l'impreparazione che la Regione ha dimostrato in questa seconda Ondata , continuano a mancare i posti letto per Covid ,recuperati liberando reparti a scapito di altre patologie , le USCA non sono state completamente attivate , la rete territoriale partendo dai MMG ancora allo sbando ,la vicenda Vaccini Influenzali è emblematica,e siamo in Emilia cosiderata Eccellenza , figuriamoci in altre zone del paese .
    O si cambia o si perisce .
    PS :
    Sinceramente penso che Rampini possa fare a meno di dare lezioni , supponente ed indisponente.( piccolo sfogo ).
    Non lo reggo .

    Ciao
    G .

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    1. Rampini non ha dato lezioni ma ha parlato di una esperienza, quella newyorkese. Interessante. O preferiamo restare a casa con il reddito di cittadinanza?
      Quanto a noi emiliani ed italiani, troppo spesso parliamo in assenza di dati certi. Così tutto è più difficile e mancano le opportune verifiche.
      Faccio 2 esempi:
      1. nelle terapie intensive e nei reparti covid degli ospedali quanti malati entrano ogni giorno? quanti vengono dimessi per guarigione? quanti muoiono?
      2. quanti sono i medici e gli infermieri impegnati nei reparti di pronto intervento territoriali? quanti suddivisi per provincia? quanti sono i pazienti che hanno usufruito del servizio? con quali risultati?
      Carlo

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    2. Cosa centra il reddito di cittadinanza non si sa ...

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    3. Penso che nessuno possa chiedere di risolvere in pochi mesi una crisi causata da decenni di malgoverno.
      Le emergenze attuali sono il prodotto di un sistema sociale e di produzione regolato dal profitto e incurante dei beni comuni, della biodiversità, dei diritti e dei doveri universali.
      Oggi è necessario orientare ogni intervento verso la conversione ecologica, la sostenibilità ambientale e sociale, la giustizia sociale e la solidarietà tra i popoli e gli individui.
      Serve massima coerenza, per essere credibili. Grande lungimiranza per non sprecare risorse, sempre più limitate e preziose.
      "Ripensare" l'organizzazione sociale, l'urbanistica, l'economia, la sanità, le Istituzioni, la comunicazione, la partecipazione è decisivo. Molto più utile e saggio che mettere rattoppi ad un meccanismo irrimediabilmente compromesso.

      Ho citato Rampini perché non ho colto nel suo discorso l'intento di "dare lezioni", bensì di riportare una esperienza che va nella giusta direzione: motivare ed occupare persone (soprattutto giovani) in attività importanti per la collettività e per le persone. A Bologna, in Emilia Romagna e in Italia il "tracciamento dei contagi" è saltato, riconoscono tutti. Come si può ricostruire? Come si possono motivare tantissimi disoccupati o inoccupati (scelta quanto mai opportuna il Reddito di Cittadinanza, semmai da mettere a punto, magari su scala europea) verso lavori socialmente utili e produttivi? Ci sono enormi possibilità investendo in (vere) grandi opere strategiche: dirette alla prevenzione, alla ricostruzione, alla manutenzione, alla formazione, alla cultura, alla cura di persone e ambienti ...
      Questa è la sfida da cogliere. Altro che ulteriori infrastrutture autostradali, Passanti attraverso Bologna, Ponti o Tunnel sotto lo Stretto ... (che contemplano sempre corruzione e lavoro nero).

      Insomma, è tempo di rinunciare a propaganda e conservazione. E' ora di unire persone, movimenti e partiti su visioni strategiche, progetti forti ed obiettivi concreti. Partendo dalla realtà e dalle esperienze di vita quotidiana (misurata e conosciuta in tutte le sue contraddizioni).
      Gianni

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    4. Scusate se non mi sono spiegato. Ci provo.
      Qui manchiamo di quei "tracciatori" che pare (Rampini dixit) siano stati attivati dalle pubbliche autorità di New York. Io vedrei di buon occhio la decisione di investire anche da noi risorse significative in personale socio-sanitario finalizzato alla lotta a Covid, ad analisi ambientali, ..... Penso che così si potrebbero occupare anche una parte di coloro che attualmente (in assenza di lavoro e legittimamente) usufruiscono del reddito di cittadinanza.
      Lontano da me essere contro una misura di sostegno alla vita di chi non ha redditi.
      Carlo

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    5. Certamente occorreranno anni per rimettere in sesto un SSRegionale efficiente,il problema però oggi, anzi ieri, era non farsi trovare impreparati alla cosiddetta seconda ondata che tutti aspettavano, bene le Usca dovevano essere 90 e son 60, i posti in terapia intensiva sono proprio il numero consentito dalla legge, forse qualcuno in meno, non si sono recuperati posti letto extraospedaieri per i malati Covid, anche lì siamo stati come regione carenti.
      Quanti Covid Hotel sono stati fatti in regione? Pochi.
      Se Veneto e Lazio sono rimasti in Giallo è perché, in questo frangente, si son dimostrati più lungimiranti ed efficienti della Emilia Romagna.
      Responsabilità di chi se non di ci governa in ambito regionale.
      Sul RDC, chi lavora va pagato secondo contratto, è a mio avviso profondamente errato legare LSU a RDC.
      Ciao.
      G

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    6. Mi pare un confronto utile.
      1. Nessuno qui mette in discussione il Reddito di Cittadinanza. Anzi, tutti confermano la sua utilità sociale.
      2. Tutti qui sostengono il rafforzamento della sanità pubblica, il diritto -dovere universale alla salute, nuove politiche di prevenzione e di conversione ecologica dell'economia e dei territori.
      3. I lavori (in particolare quelli socialmente utili) vanno fatti emergere, messi in sicurezza, regolarizzati contrattualmente, valorizzati economicamente, qualificati professionalmente.
      Sappiamo che oggi non è così. Le responsabilità principali sono addebitabili a classi dirigenti politiche, imprenditoriali, manageriali, sindacali che nei decenni hanno costruito sistemi di potere e di privilegi in crisi profonda.
      Unirsi per cambiare questi mondi è una priorità, è giusto e possibile.
      Gianni

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  3. Non è che la sanità è in sofferenza per la mancata prevenzione? per la perdita di radici nel territorio? per mancanza di personale?
    s.

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    1. Si, si e si.
      Le eccellenze sanitarie (non mancano) vanno valorizzate e tuttavia la sfida da vincere sta nelle politiche di prevenzione (occhio allo smog, attualissimo in tutta la pianura padana e l'Emilia Romagna, soprattutto dove più alti sono i numeri di Covid-19) e nella ri-organizzazione territoriale e di base dei presidi medici e sanitari (che richiedono personale qualificato ed attrezzato).
      Purtroppo le vecchie classi dirigenti (nazionali, lombarde e campane, liguri, laziali ed emiliano romagnole) per troppi decenni hanno pensato ad altro. E purtroppo perseverano.
      Gianni

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  4. Una pandemia sconosciuta.
    Una emergenza sanitaria che spiazza ovunque.
    Un ennesimo allarme inquinamento in tutto il nord Italia.
    Milioni di vittime.
    Risposte inadeguate, lente.
    Il commissario in Calabria Zuccatelli (76 anni, di Cesena) si è infine dimesso.
    Prima di fare festa, meglio capire chi verrà.
    Titti

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  5. Vero, "è tempo di cambiare registro e politiche di governo, dall'Emilia Romagna alla Calabria, dall'Europa all'America".
    Purtroppo con le sacrosante dimissioni di Zuccatelli non abbiamo certezze sulla sanità calabrese, anche perché il tira e molla su Strada è indecente.
    Quanto all'Emilia Romagna la parabola di Venturi è una cartina di tornasole degli intrecci opachi tra pubblico e privato.
    Del resto confermati dalle inchieste di Report di ieri sera. Vedere per credere.
    Gli interessi delle multinazionali sui vaccini vengono anteposti ai diritti dei cittadini europei e americani.
    In bocca al lupo ai "sintomatici positivi"!
    BiBi

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  6. Di fronte al macello della pandemia nessuno può sentirsi al riparo, tuttavia non lamentiamoci troppo della sanità emiliana perché il rischio potrebbe essere di precipitare molto più giù.

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  7. Coraggio!
    Andremo oltre anche a questo disastro annunciato.
    Dobbiamo solo partire dalla consapevolezza dei danni profondi che sono stati fatti da classi dirigenti corrotte o coinvolte a loro "insaputa".
    Negli arresti di oggi in Calabria c'è il presidente del consiglio regionale, esponente di Forza Italia.
    Memoria puntuale per chi finge di non capire le ragioni dei ritardi strutturali (sanitari e non solo) della società italiana e del marcio che esiste al sud e al nord (le 'ndrine sono da tempo anche in Emilia e Lombardia) e a Roma.
    Eppure qualcuno di molto autorevole pensa ancora si possa avere in B. una sponda per affronta la crisi.
    Z.

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