mercoledì 14 novembre 2018

Le piazze, l'informazione, la politica

Bologna. Dentro e fuori il Comune, per la qualità della vita (novembre 2018)

















Da Torino a Bologna, da Roma alla Puglia. Le piazze si riempiono, danno voce a bisogni e speranze di milioni di cittadini, spesso dissonanti. L'informazione (pubblica e privata) propone letture, amplifica o rimuove persone ed istanze, sostiene tesi. La politica dibatte, confusa, e fatica a scegliere tra evidenti contraddizioni ed interessi contrapposti. Spesso partiti e militanti alzano i toni, confondono i ruoli, nella speranza di rinviare le risposte, di maturare e mediare nuove soluzioni.
Proviamo a ragionare nel merito, evitando propaganda ed insulti contrapposti.
Lunedì, il quotidiano la Repubblica, ha dato grande rilievo alla manifestazione "Si TAV" sotto la Mole Antonelliana promossa da 7 donne "avvocatessa la prima, graphic designer la seconda, copywriter la terza e poi una p.r., una architetta, un'informatica, una cacciatrice di teste".
Sotto il titolo "il nuovo civismo senza odio", Ezio Mauro vede nella partecipata piazza "che teneva fianco a fianco l'operaio e l'imprenditore, il sindacalista e l'artigiano, il commerciante, il professionista e lo studente" la comune "volontà di mettere in minoranza il partito del disfare, che dice No alla TAV ma ha già bloccato 24 opere in tutta l'Italia". E scrive: "qui sta la radice della nuova politica: nella sua nervatura sociale" riassunta nella "parola-cardine: lavoro". In sintesi: "quelle migliaia di persone in piazza chiedevano crescita, sviluppo, progresso, investimenti".

"Il nuovo civismo senza odio" secondo la Repubblica 

























Ezio Mauro, sulla piazza di Torino (la Repubblica, domenica 11 novembre)

























Nelle stesse ore a Bologna nella sede del Consiglio Comunale era in pieno svolgimento l'Istruttoria Pubblica sui Prati di Caprara: un atteso confronto pubblico tra amministratori, forze politiche, cittadini organizzati ed associazioni rappresentative di piccoli e grandi mondi, attivato da oltre duemila persone preoccupate per il fare e per la crescita perseguiti nel capoluogo emiliano da Enti Locali e Regione.
Qui, nel cuore della "locomotiva" Emilia Romagna, mentre il Presidente Stefano Bonaccini ed il Sindaco Virginio Merola, chiedono al Governo di sbloccare le infrastrutture programmate (il Passante di Mezzo a 16-18 corsie, la nuova Autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano - Sassuolo) e si sentono impegnati a realizzare nuove costruzioni e supermercati, altri quartieri con il fine dichiarato di incrementare Prodotto Interno Lordo, occupazione e domanda sociale (che ancora - si ammette - non c'è), la piazza protesta e chiede cambiamento.
Residenti e lavoratori, insegnanti e genitori, medici e biologi, ambientalisti ed animalisti, urbanisti ed architetti, sindacalisti e preti (ascoltare per avere conferma) criticano i Piani Operativi Comunali e gli accordi sottoscritti negli ultimi anni tra Città Metropolitana, Governi ed Enti di Stato (come Invimit) e propongono modifiche sostanziali per migliorare la qualità dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, delle Periferie e del Centro storico in cui viviamo, delle aziende in cui lavoriamo. Sostengono sia tempo di scelte di governo alternative, possibili e coraggiose: salvaguardia della vegetazione spontanea, valorizzazione della natura e dei boschi; rigenerazione urbana intesa come cura del patrimonio esistente, bonifica degli ambienti e recupero delle decine di grandi aree ed immobili abbandonati e degradati. Così si risponde alla domanda di case popolari e si recupero delle centinaia di edifici e appartamenti vuoti. Al contrario, tagliare alberi ed arbusti per nuove costruzioni e/o infrastrutture, autorizzare speculazioni immobiliari genera ulteriore congestione, traffico e inquinamento, riduce le attività commerciali e la socialità di vicinato.
Consumo di suolo zero ha senso e rilevanza se comporta la rinuncia definitiva ad incrementare cemento ed asfalto su terreni agricoli e vergini, per consentire alle acque piovane di filtrare nel sottosuolo e ricaricare le falde e il ciclo della vita.

Sono certi Ezio Mauro e i giornalisti de la Repubblica che la piazza di Bologna non sia utile alla democrazia italiana (e, per chi è interessato, al futuro della sinistra) almeno quanto quella torinese?
E, comunque, perché ridurre il ricco dibattito culturale e politico prodotto dall'Istruttoria Pubblica a banale polemica politica tra partiti, come proposto dalla cronaca locale del quotidiano?

La cronaca di la Repubblica Bologna sulla Istruttoria Pubblica (domenica 11 novembre)

















Del resto è lo stesso Valerio Varesi a dare correttamente conto (due giorni dopo) delle iniziative di Italia Nostra in Città. Una ricerca "empirica" che rileva la presenza di alcune centinaia di edifici vuoti, tra cui diverse scuole ed un incontro pubblico, nella splendida sala del Baraccano, per ribadire le ragioni ambientali e sociali che portano l'associazione a sostenere gli obiettivi del Comitato Rigenerazione No Speculazione.

L'incontro di Italia Nostra al Baraccano (martedì 13 novembre)

L'articolo di Valerio Varesi sulla ricerca di Italia Nostra (martedì 13 novembre)
Argomenti solidi che coniugano problemi locali e globali.
Progetti concreti di cambiamento, che acquisiscono valore e forza dalle cronache quotidiane (che mostrano l'insostenibilità della crescita economica, lo sfruttamento irrazionale di risorse naturali essenziali, la fragilità dell'assetto idrogeologico dei territori) e dai grandi processi che scuotono il Pianeta (con le produzioni umane che alterano il clima, generano riscaldamento, siccità, desertificazione, impoverimento e processi migratori epocali) e richiedono politiche di governo del territorio radicalmente nuove e interdisciplinari.

Partiti, gruppi consiliari ed amministratori bolognesi intervengono: evidenziano consensi (in particolare dalla sinistra di Coalizione Civica e tra i rappresentanti eletti nel M5S) e sensibilità, contraddizioni, incertezze ed anche avversità (culturali prima ancora che politiche).
La maggioranza di Centrosinistra mostra crepe: si differenziano dalla ortodossia di partito alcuni consiglieri PD (Elena Leti ed Andrea Colombo chiedono apertamente di ridimensionare le previsioni di POC o di riequilibrarle in ambito cittadino), prende voce una disponibilità condizionata (Raffaele Persiano apre ad una possibile revisione degli accordi nazionali, "se il Governo vuole"). La replica dell'Assessora Valentina Orioli, in assenza del Sindaco, ribadisce le posizioni della Giunta Merola, ma prende tempo.

Resta il fatto che dal grande Abbraccio ai Prati di Caprara del 20 ottobre e dagli interventi articolati nei tre giorni della Istruttoria Pubblica in Comune, emerge con forza la necessità di andare oltre le vecchie politiche locali, nazionali ed europee: crescita, sviluppo, progresso, investimenti, lavoro non possono essere proposti a prescindere dalla loro qualità, dalle finalità e da una visione sostenibile e condivisa della Città e del Mondo.
Questa è la sfida attuale.
Guai ripetere errori del passato. Insistere su priorità del secolo scorso.
Vale per ogni partito, movimento o soggetto economico ed imprenditoriale, pubblico o privato.
Le opere non sono tutte uguali e buone.
Gli investimenti possono essere produttivi o distruttivi.
Le risorse naturali, umane e finanziarie vanno preservate, non sprecate e debbono passare alle generazioni che verranno.
Nessuno può chiudersi nel consolidato: le conoscenze, lo studio, gli approfondimenti, la ricerca sono essenziali per elaborare e perseguire soluzioni migliori e più condivisibili, tutti insieme.
Nessuna delega (piccola o grande) produce risultati nel medio e lungo periodo.
Servono sempre il confronto, il rispetto reciproco, i conflitti costruttivi, la partecipazione e la condivisione di maggioranze effettive e più ampie possibili.
La partecipazione critica, l'informazione libera, la Politica lungimirante e concreta sono strumenti essenziali per migliorare la vita di tutti e di ognuno.

In piazza Maggiore la manifestazione, a Palazzo d'Accursio le proposte (mercoledì 7 novembre)


Al CiErreBi servizi sportivi non un supermercato!





































Il grande abbraccio ai Prati di Caprara: un bosco non cemento ed asfalto (20 ottobre 2018)




















12 commenti:

  1. Le piazze mancano di un minimo comune denominatore.
    A Torino, manifestano i si TAV.
    A Melendugno, protestano i no TAP.
    A Roma, prendono l'iniziativa gli anti degrado no Raggi e il popolo dell'accoglienza.
    A Bologna, si mobilitano i no speculazione, pro rigenerazione.
    Nei capoluoghi, si danno appuntamento i giornalisti che si sentono offesi e minacciati.
    In diverse città, si muovono le donne per difendere i loro diritti da iniziative di legge alla Pillon.
    Quante contraddizioni......
    L.

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    1. Sicuramente molte contraddizioni.
      Un protagonismo diffuso, conflitti di interessi e tra culture. Alla ricerca di sintesi e nuovi progetti.
      Non vedo soluzioni scontate.
      In Italia e in Europa il 2019 sarà un anno decisivo.
      Molto dipenderà dalla capacità di unire i vari soggetti impegnati: per la conversione ecologica delle produzioni e della vita delle comunità; per il riconoscimento dei diritti e dei doveri universali delle persone; per il disarmo e la cooperazione Est - Ovest, Nord -Sud; per il prevalere di nuove autorevoli Istituzioni pubbliche democratiche sui grandi gruppi economici e finanziari privati multinazionali.
      Una sfida sicuramente ardua. Ma aperta e da combattere.
      Individuando bene potenziali amici ed alleati, probabili e sicuri avversari.
      Gianni

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  2. Le piazze, giuste o sbagliate, piccole o grandi , ci sono .
    Manca fondamentalmente la Politica .
    Manca lo strumento fondamentale per trasformare le lotte i sogni e i bisogni in conquiste in cambiamenti reali della Società .
    Vedo una politica che parla solo a Slogan sempre meno empatica con il mondo esterno .
    Una visione corta ,solo e sempre pronta a stimolare i peggiori istinti legalisti rancorosi individuali .
    Serve ripartire .
    Come ? Vedremo incomincio a disperare ��.
    Ciao
    G.

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    1. Considerazioni ampiamente giustificate.
      Troppi conflitti e contrasti sono mossi da mancanza di visione strategica. Prevalgono approcci di breve e brevissimo periodo.
      Partiti storici risultano incapaci di riflessioni critiche ed autocritiche in grado di misurarsi con le contraddizioni sociali ed ambientali del nostro tempo e di motivare nuovamente una significativa rappresentanza di interessi ed istanze sociali entro politiche di innovazione e di radicale cambiamento della qualità dello sviluppo.
      Nuovi movimenti e soggetti politici manifestano inadeguatezze, immaturità, incoerenze frutto di analisi parziali, elaborazioni incompiute, crescita accelerata, sovraesposizione mediatica.
      E tuttavia la consapevolezza dei problemi da affrontare non deve tradursi di disperazione. Semmai in stimolo per riflessioni più approfondite, in grado di recepire e misurarsi con le richieste diffuse di rottura e di ricostruzione. In tempi rapidi, misurandosi fino in fondo con i conflitti politici in corso e con le forze reali in campo.
      Gianni

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  3. Il fatto che si costruisce troppo e nuovo è noto.
    Recupero e ristrutturazioni costano troppo.
    Se poi si ripetono i condoni, una ragione in più per edificare anche senza autorizzazioni ... Tanto poi, qualcuno pone rimedio.
    BiP

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    1. I condoni e le illegalità vanno sempre contrastati.
      Parimenti le politiche liberiste, i trattati internazionali e le leggi classiste e pro ricchi o potenti approvate in passato e di recente da Governi e Parlamenti di piccoli e grandi Stati o dalla Comunità Europea.
      Riconoscendo ad ogni scelta il giusto peso.
      Pochissimi esempi.
      Non è una scelta condivisibile ed accettabile inserire un articolo (quantomeno ambiguo) su Ischia all'interno di un decreto per Genova.
      Non sono scelte giustificabili e sostenibili quelle che riducono le imposte a personaggi come Valentino Rossi o Cristiano Ronaldo.
      Non sono decenti e tollerabili i trasferimenti di imposte verso il Lussemburgo di Juncker (o l'Irlanda) di grandi aziende multinazionali che operano e fanno profitti in Italia (o in altri paesi UE).
      Non sono degni di rettifica il CETA ed il TTIP.
      Vogliamo porre rimedio?
      Gianni

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  4. Finalmente le DONNE protagoniste!
    Ottobre, a Roma 6 DONNE organizzano "VIRGINIA Raggi dimettiti" in piazza del Campidoglio.
    Novembre, 7 DONNE organizzano "Si TAV" in piazza San Carlo dopo il No di CHIARA Appendino e del Consiglio Comunale.
    Che creatività, le opposizioni: sanno rendere le DONNE protagoniste della politica nel momento in cui vogliono chiedere la testa di altre DONNE.
    Francesca

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    1. L'impressione è che le firmatarie degli appelli ai cittadini romani e torinesi non siano sole.
      Le 6 e le 7 professioniste hanno probabilmente espresso la volontà di un insieme di mondi economici e di soggetti politici che hanno preferito svolgere un ruolo di supporto e di seconda linea (almeno in questa fase).
      Resta il fatto che con queste donne e con queste istanze occorre misurarsi sui contenuti e sulla cultura politica.
      Consapevoli che il confronto e la critica conta tantissime altre protagoniste, progetti e priorità.
      Come quelle che hanno manifestato in tante città, piazze e Tribunali per la difesa dei diritti e della salute delle donne (dei bambini e dei fratelli) o quelle incontrate a Palazzo d'Accursio in occasione della Istruttoria Pubblica sui Prati di Caprara.
      Insomma il protagonismo delle persone e di genere è un fattore positivo, ma nient'affatto unidirezionale.
      Gianni

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    2. Concordo pienamente con Francesca anche perché l’impressione che ho avuto guardando le intervistate è che parlassero per interposta persona di cose di cui conoscevano poco o niente. Le classiche signore della Roma e Torino “bene” che fanno politica per hobby. Mi si tacci pure per gufetta rancorosa ma conosco bene il genere, ahimé!
      Pasquina

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  5. Cambiare un Poc si può e si deve. Quel bosco deve essere almeno parzialmente salvato, perché le ruspe hanno già tagliato una vasta area.
    L'obiettivo però, non deve essere quello di spostare in altra area demaniale dismessa del comune le nuove mille abitazioni lì previste (come dice qualche Pd). Sarebbe demenziale pensare di commutarle nella trattativa con Invimit e portare un nuovo quartiere a ridosso di viale Panzacchi o altrove.
    Aria e salute migliori le/i bolognesi possono goderla solo se si razionalizza l'urbanizzazione, si riprende la pianificazione pubblica e si riduce il traffico. Non se si cresce ancora.
    Quanto a Torino e alla lettura di Mauro e di Repubblica il mio discorso è semplice. Vedere in quella piazza piena tanto di oppositori della amministrazione Appendino quanto dei vari mondi interessati alle costruzioni, alle infrastrutture a prescindere, alle industrie piemontesi in crisi il nerbo sociale e culturale di una nuova politica nazionale è illusorio e pericoloso. Spero che le maggioranza dei lettori (e della sinistra) non lo segua. Meglio riflettere sulle mobilitazioni e sugli obiettivi di Rigenerazione no speculazione (su cui la redazione bolognese di Repubblica alterna vicinanza ed omissioni).
    Ciao!

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    1. Si, cambiare il POC di Bologna si può e si deve.
      Si, la piazza di Torino esige una lettura critica ben più approfondita rispetto a quanto proposto da Ezio Mauro e la Repubblica. Lo hanno fatto in questi giorni molti altri: da Tomaso Montanari a Livio Pepino.
      Gianni

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  6. Penso che l'insulto sia testimonianza di argomenti deboli. Come la generalizzazione dei pensieri.
    Chi li pratica sbaglia e danneggia la propria causa.
    Attaccare i giornalisti come categoria è illiberale. Punto.
    Altro discorso è denunciare le politiche editoriali.
    Annoto due problemi.
    In Italia si è accresciuta la forbice tra direttori, grandi "firme" e grandi "comunicatori" (pochi) e precari (tanti). Uno strumento potente di controllo e di selezione.
    In Italia alcuni gruppi editoriali sono anche "partito" politico: Mondadori - Rizzoli; Cairo (Corriere - La7); GEDI (La Repubblica - Espresso - La Stampa).
    Pare dunque scontata una interpretazione politica dei fatti.
    Le manifestazioni di Roma e Torino, ma non solo. Anche Bologna e Milano. Fino a Melendugno e Riace.
    Un groviglio di interessi e culture.
    Fare politica ed essere autonomi da questi potentati non è certamente facile.
    M.

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