Ma ora, e la notizia è clamorosa, questa tendenza rischia di raggiungere l’apice in Emilia-Romagna: cioè nella regione rossa che è stata la culla della migliore urbanistica italiana. È quanto succederebbe se il Consiglio Regionale emiliano approvasse la legge urbanistica licenziata dalla Giunta Bonaccini. L’articolo cardine di questa legge è il 32, che al comma 4 stabilisce che il Piano Urbanistico Generale dei comuni emiliani «non può stabilire la capacità edificatoria, anche potenziale, delle aree del territorio urbanizzato né dettagliare gli altri parametri urbanistici ed edilizi degli interventi ammissibili». Tradotto vuol dire che i cittadini non potranno più decidere, attraverso i loro eletti come, dove, quanto cresceranno le loro città. È l’idea antitetica a quella del piano, cioè di una crescita sostenibile, governata ed equa.
Ma se non decide la comunità chi decide? Semplice: decide la speculazione. Il futuro del territorio emiliano è affidato - denuncia un documento firmato dai migliori urbanisti italiani - «agli accordi operativi derivanti dalla negoziazione fra l’amministrazione comunale e gli operatori privati che hanno presentato al comune un’apposita proposta (art. 37, c. 3), da approvare in 60 giorni, tempo proibitivo per i comuni. E siffatti accordi “sostituiscono ogni piano urbanistico operativo e attuativo, comunque denominato” (art. 29, c. 1, lettera b). La conseguenza è un piano urbanistico comunale privo di contenuti dimensionali e localizzativi: non si sa quante saranno e dove saranno ubicate le nuove residenze, le attività produttive, le attrezzature e i servizi».
La stessa legge prevede che ogni comune emiliano possa continuare a consumare il suolo, nella misura del 3% del territorio urbanizzato. Per capire la gravità di questo dato bisogna ricordare (come fa l’Ispra: il nostro massimo istituto di ricerca sull’ambiente, un ente pubblico occupato dai ricercatori precari che il governo non riesce, incredibilmente, ad assumere) che dal 2012 ad oggi è come se in Italia si fosse costruita una città grande quanto Roma. Ora, non solo il 3% è assai lontano da quel consumo di suolo zero che l’Unione europea fissa come obiettivo inderogabile per il 2050, ma soprattutto la legge contiene tali deroghe (assai vaghe: per opere d’interesse pubblico per le quali non sussistano «ragionevoli alternative»; per «ampliamenti di attività produttive»; per «nuovi insediamenti produttivi d’interesse strategico regionale»; nonché gli interventi previsti dai piani urbanistici pre-vigenti autorizzati entro tre anni dall’approvazione della nuova legge) da indurre a conteggiare che il consumo di territorio reale sfiorerà, in Emilia, il 10%.
Aggiungiamo che la legge prevede che si possano «individuare le parti del centro storico prive dei caratteri storico architettonici, culturali e testimoniali, nei quali sono ammessi interventi di riuso e rigenerazione, ai fini dell’eliminazione degli elementi incongrui e del miglioramento della qualità urbanistica ed edilizia dei tessuti urbani, ed è ammesso l’aumento delle volumetrie preesistenti». Una misura che segna la fine di quella dottrina, emilianissima, che vede nei centri storici organismi vivi e unitari, che non si possono distruggere selettivamente, magari per speculazioni che spingono, a seconda dei casi, verso una gentrificazione del lusso (la direzione di Venezia, e ora di Firenze) o verso la moltiplicazione di supermercati o fast food.
Al fondo, l’idea di questa legge è che il territorio non vada governato, ma affidato al mercato, cioè alla legge del più forte: un abusivismo di Stato. O di Regione.
Tomaso Montanari, la Repubblica, martedì 8 agosto
Su Repubblica oggi è uscita la replica del l'Assessore regionale Raffaele Donini.
RispondiEliminaM.
Replica? Una serie di affermazioni di principio avulse dalla realtà ...
EliminaSulle critiche di merito avanzate da urbanisti, biologi, ambientalisti e tecnici delle istituzioni .... zero risposte.
Ciao!
Una brutta proposta di Legge ed una intervista che non annuncia le modifiche necessarie.
EliminaTanto nelle scelte quotidiane, quanto in quelle strategiche della Regione Emilia Romagna nessuna conversione ecologica. Una gravissima responsabilità rispetto ai bisogni primari della collettività.
Gianni
Concordo con Montanari.
RispondiEliminaLa proposta di legge della Regione non corrisponde all'obiettivo annunciato di consumo zero di suolo. Troppe deroghe e quando ... i" buoi sono scappati".
Intanto, si continua come in passato, con supermercati, alberghi, residenze, strade ed autostrade. Uno sviluppo superiore a quanto richiesto e che compromette la vita delle prossime generazioni.
Per migliorare la vita dei cittadini ci vuole più rigore e visione!
VR
Assolutamente si.
EliminaPurtroppo la Giunta Bonaccini - Gualmini alterna scelte di conservazione a scelte di innovazione neo liberista.
Entrambe inadeguate a risolvere le moderne contraddizioni sociali ed ambientali.
Gianni
Colpisce la tesi del Montanari, secondo cui si fanno Leggi per affermare il NON GOVERNO e per affidarsi al MERCATO.
RispondiEliminaSD
Una contraddizione solo apparente.
EliminaIn Italia come altrove ci sono sicuramente leggi che hanno lo scopo di deregolamentare e lasciare più ampi margini ai privati ...
Vogliamo parlare, ad esempio, della cosiddetta legge Sblocca Italia?
Gianni
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