Manifesta 2023 della CGIL bolognese: una prima occasione, un confronto da approfondire ... |
Crescita economica o rigenerazione eco-compatibile? Nelle grandi e medie città è aperto un conflitto strategico. A livello nazionale tra i soggetti più interessanti che hanno preso parola e assunto iniziativa negli ultimi tempi c'è uno dei più importanti sindacati dei lavoratori edili, la Fillea Cgil ...
Uno scritto di Alessandro Genovesi, suo segretario nazionale, espone una sintesi di 5 azioni che una recente assemblea dei lavoratori ha discusso e proposto. Una occasione, che qualora divenisse mobilitazione e iniziativa decentrata, di contrattazione territoriale, potrebbero determinare "una piccola rivoluzione" dicono i promotori.Sulla rivista trimestrale Sindacato Nuovo di luglio (vedi qui), nel dibattito a più voci che è stato promosso da Fillea, Luciana Castellina ha motivato le ragioni per cui, invece, si tratterebbe di "una grande rivoluzione", innanzitutto "culturale", oltreché sindacale e politica. E in effetti la storica dirigente ed attivista comunista propone una riflessione storica ed una analisi della realtà e del futuro alquanto interessante ed utile per tutti.
Questi argomenti sono naturalmente oggetto di confronto e scontro anche in Emilia Romagna ed a Bologna. Da tempo. Una occasione a luglio è stata Manifesta 2023, poi in agosto gli interventi di varie personalità del mondo associativo ed istituzionale: dal Cardinale, Matteo Zuppi, al Presidente di una storica Cooperativa di abitazione, la Giuseppe Dozza. Con diversi approcci e, soprattutto, conclusioni.
Intanto le Amministrazioni locali e la Regione, gli imprenditori delle costruzioni e dell'indotto operano in continuità con un passato di consumo e di sfruttamento del territorio metropolitano che confligge con molte esperienze di questo 2023. In gioco rientrano anche grandi aree già militari e del demanio, su cui discutono e ricercano accordi Governo Meloni e Giunta Lepore. In un silenzio generale sospetto e che non può e non deve comportare "decisioni blindate" e/o "fatti compiuti". Sulla testa delle comunità.
E' dunque quanto mai decisivo rompere il silenzio, riprendere questi discorsi e sviluppare una ancor più ampia mobilitazione di quella che nei mesi scorsi ha portato a raccogliere migliaia di firme sulla proposta di modifica della Legge Regionale 24 del 2017 relativa alle norme urbanistiche e di "consumo di suolo", a numerose vertenze locali per difendere territori vergini minacciati da piccole e "grandi" opere speculative, tese ad affermare unicamente interessi privati. In discussione è il futuro della nostre Città, del Paese e del Pianeta.
Ambiente e lavoro: rigenerare le città è giusta transizione
Il nostro patrimonio edile (pubblico e privato) è il più vetusto d’Europa, produce il 35% di tutte le emissioni di CO2 e consuma energia pari al 40% dell’intera capacità nazionale. Se vogliamo veramente affrontare l’emergenza ambientale, sempre più emergenza climatica, sanitaria e sociale, dobbiamo partire da qui.
Lo sa bene l’Onu con la sua Agenda per lo sviluppo sostenibile e l’Ue che, all’interno del New Green Deal, dedica una delle più importanti direttive proprio all’obiettivo, entro il 2030 e 2033, di avere tutti gli edifici pubblici e privati almeno in classe energetica D.Lo sanno bene anche i lavoratori dell’edilizia e dei materiali, consapevoli che il futuro non è nel consumo di ulteriore suolo (abbiamo visto con i cambiamenti climatici cosa hanno voluto dire impermeabilizzazione eccessiva e mancanza di manutenzione del territorio), ma nel rammendo urbano, nella rigenerazione fisica e sociale dei quartieri, nella cura delle coste, boschi, montagne. Un nuovo modello produttivo e di consumi collettivi che necessità di più lavoro di qualità, più professionalità e di un nuovo «ruolo sociale» del lavoratore edile, operaio, impiegato o tecnico che sia.
Una "piccola rivoluzione" politica, sindacale e culturale: così la Fillea Cgil ha scritto nel Manifesto approvato il 15 giugno scorso dall’Assemblea Nazionale dal titolo esplicito “Rigeneriamo la Città, Rigeneriamo il Lavoro, Rigeneriamo la Democrazia”.
La stessa democrazia è, infatti, sempre di più un guscio vuoto e milioni di uomini e donne rischiano di essere spettatori passivi della propria sorte, tra solitudine, rassegnazione, paura, rabbia. Vittime delle scelte irresponsabili di pochi e della convinzione che non vi siano alternative possibili da organizzare, rivendicare e praticare. Eppure la tecnologia, le scienze, le risorse materiali, culturali e spirituali non mancano per impedire tutto ciò e per costruire modelli produttivi, sociali, politici in grado di “liberare” il lavoro dai suoi carichi eccessivi, da forme di alienazione e abbrutimento, facendo di più con meno tempo e sforzo, e così portare l’umanità in un nuovo “Rinascimento”.
Con questa consapevolezza la Fillea Cgil vuole dare il proprio contributo, convinta che il settore delle costruzioni, il mondo del lavoro che rappresenta, una parte stessa del sistema imprenditoriale di nuova generazione e dei professionisti e tecnici, sono oggi più di ieri al centro di questa sfida. Per questo proponiamo nel “manifesto” cinque azioni per la giusta transizione.
CINQUE AZIONI che sono un programma di lavoro sindacale, politico e culturale per i prossimi anni, per accompagnare e orientare i cambiamenti necessari al modo di produrre e di lavorare nel settore delle costruzioni. Cinque azioni che sono la base per alleanze sociali, produttive e politiche in grado di generare reti di partecipazione sul territorio, per mettere il lavoro al servizio di un grande progetto di trasformazione e di giustizia e plasmare così una città più sostenibile, più solidale, protagonista della lotta contro i cambiamenti climatici.
Prima azione: serve una politica pubblica di medio periodo, chiara, sostenibile in termini finanziari, stabile nei riferimenti normativi e tecnici per garantire da qui al 2033 la massima efficienza energetica del costruito, centrando gli obiettivi della Direttiva “Case Green”.
Seconda azione: una politica per la produzione, il riuso e la resilienza dei materiali. Serve una politica industriale per la riconversione verde delle costruzioni, con materiali sostenibili, riusabili, ad alta prestazione e con nuove tecniche costruttive, a maggior valore aggiunto e contenuto tecnologico.
Terza azione: serve una politica (e una legge quadro) per una rigenerazione urbana che sia rigenerazione sociale (ripensare lo spazio fisico ma anche i servizi di prossimità, i consumi e la qualità del tempo).
Quarta azione: serve una politica per la partecipazione popolare alle scelte di trasformazione dei propri quartieri e città. Dobbiamo costituire vere e proprie consulte urbane, animate dai comitati civici e ambientalisti, lavoratori e pensionati organizzati fino agli studenti e alle femministe.
Quinta azione: serve un lavoro rigenerato. Non solo nuova occupazione legata ai bisogni di cura delle persone e del territorio, ma riconversione professionale e formazione di centinaia di migliaia di lavoratori, garanzia di crescita professionale e di carriera, salari adeguati, salute e sicurezza, inclusione dei migranti.
E proprio a partire da questo il 27 luglio la Fillea Cgil presenterà a Roma le proprie proposte per una riforma degli strumenti fiscali e delle politiche pubbliche di programmazione, intervento, controllo, per avere le prime case, a partire da quelle più energivore, di periferia e delle famiglie a più basso reddito, in classe energetica D, con zero barriere architettoniche e bollette meno care.
Una proposta che superando i limiti del cosiddetto «super bonus», ma salvandone il principio di poter essere usufruito da chi non ha risorse a disposizione, faccia della sostenibilità un’occasione e una vera convenienza per le fasce popolari, per i tanti lavoratori e pensionati che questa destra – negando la questione ambientale – vuole arruolare a difesa di questo modello di sviluppo. Dove i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri (poveri di salario, di diritti, di ambiente) sempre più poveri.
Dobbiamo invece tenere insieme – come è giusto che sia – chi ha paura della «fine del mondo» con chi ha paura della «fine del mese». Ed insieme cambiare tutto.
Alessandro Genovesi* , il manifesto, 26 luglio
*segretario generale Fillea Cgil
(continua, 3)
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Si "cambiare tutto" come dice Genovesi va bene. Ma dobbiamo intenderci e farlo nell'interesse esclusivo delle comunità a cui tutte le attività umane debbono adeguarsi per i prossimi 20-30 anni.
RispondiEliminaBasta compromettere i terreni e la biodiversità che questi contengono. Qui il tasso di natalità non lo motiva. Il sindacato lo sa e si regoli prima che sia tardi.
Raffa
Parlerei di sindacati, al plurale. La realtà del 2023 mi pare questa. Condivisibile o meno.
EliminaQuanto al merito, Si. Verso il 2030 - 2050 penso impossibile difendere gli interessi dei lavoratori senza porsi come obiettivo concreto e strategico di vertenze aziendali e di mobilitazioni territoriali la conversione ecologica delle produzioni e dei consumi.
Gianni
In una foto delle torri c'è un evidente refuso: 8 giorno 2023?
RispondiEliminaGrazie! Ho corretto. Naturalmente 8 giugno.
EliminaGianni