lunedì 8 maggio 2023

PNRR e armi: verso la transizione bellica ... E i sindacati?

CGIL, CISL, UIL e lavoratori in piazza: è ora di discutere cosa produrre, per chi e come ... 










La decisione della Commissione Ue di utilizzare una parte dei fondi del Pnrr per finanziare l’industria bellica, per aumentare lo stock di munizioni, va preso seriamente in considerazione. Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, così la giustifica: « Il Recovery Fund è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro».

 È interessante notare che la resilienza, categoria utilizzata finora prevalentemente nel mondo ecologista, ha significato la capacità degli individui di far fronte alle avversità riuscendone rafforzati. In particolare, nel Pnrr aveva finora un approccio che andava nella direzione di mitigazione degli «eventi estremi» con investimenti, dall’agricoltura all’urbanistica, che dovevano fare i conti con il mutamento climatico in atto. Si diceva e si scriveva che bisognava ripensare all’uso dell’acqua dato che dobbiamo fare i conti con lunghi periodi di siccità, così come ridisegnare le città con una maggiore presenza di verde per ridurre le emissioni di CO2. Grazie al commissario Breton apprendiamo che c’è una nuova accezione: la difesa militare fa parte della resilienza in quanto la guerra è diventato un evento naturale e permanente da cui bisogna difendersi.

La scelta di indirizzare gli investimenti in questa direzione non viene data come fatto eccezionale ma come risposta «resiliente» ad un mondo che ci minaccia.

Questa scelta di politica economica rende chiaro a tutti verso quale modello di sviluppo ci stiamo incamminando. La mitica crescita economica si basa sempre più sulla produzione di merci a «valore d’uso negativo» per l’uomo e per l’ambiente.

Se facessimo una contabilità qualitativa del Pil scopriremmo che una parte crescente di quella che chiamiamo ricchezza nazionale è legata alla produzione di merci che hanno un impatto negativo sull’ecosistema, sulla salute e benessere delle persone, sulla nostra vita quotidiana. Tutto questo è occultato dentro una bolla di falsificazione della realtà dove prevalgono in maniera ossessiva termini quali «sostenibilità» e «green». È bastata la chiusura dei rifornimenti di gas dalla Russia per fare riaprire centrali a carbone, riprendere le trivellazioni in Europa e nel Sud del mondo, a partire dai Paesi africani, costruire i nuovi rigassificatori, e infine accelerare la corsa agli armamenti, una delle prime cause del disastro ambientale. Insomma, dalla tanto sbandierata «transizione green» stiamo passando velocemente alla «transizione bellica» senza trovare una opposizione significativa. I sindacati dei lavoratori sono sempre più soggetti al ricatto dell’occupazione, per cui hanno scarsa capacità di mettere in discussione cosa produrre, per chi e come.

L’ideologia della crescita infinita, fine a sé stessa, ha impedito a quello che rimane della sinistra europea di analizzare criticamente la qualità di questa crescita monetaria, per giunta drogata da una nuova corsa all’indebitamento.

L’Ue si è ormai completamente adeguata all’american way of war come un dato strutturale e permanente del capitalismo a stelle e strisce.

Siamo entrati ormai a pieno titolo in quello che James ‘O Connor definiva “warfare state” nel famoso saggio “The Fiscal Crisis of the State”, edito a New York esattamente cinquanta anni fa. Ovvero in una Economia di guerra ( War Economy) come la definì Seymour Melman nel 1970, invitandoci a prendere atto che si stava formando un nuovo gruppo dominante, una nuova borghesia definita dai suoi rapporti con i mezzi di distruzione più che dei suoi rapporti con i mezzi di produzione, una borghesia criminale che oggi diventa prevalente.

La questione della guerra e della pace non è una delle tante contraddizioni di questa nostra società, ma rappresenta la linea di demarcazione tra socialismo e barbarie, tra la catastrofe globale e la possibilità di dare un futuro alle prossime generazioni: la Next Generation Eu, da cui ora invece vengono presi i fondi per finanziare l’industria bellica. 

Tonino Perna, il manifesto, 4 maggio 2023


Fotocronaca della grande manifestazione del 6 maggio a Bologna

"Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti" la CGIL apre così il corteo che alle 9.30 muove da Piazza XX Settembre ...
  

Dall'alto del Pincio sulla Montagnola osservano operai meccanici della Toscana ...


In testa al corteo su via dell'Indipendenza, il Segretario generale della CGIL, Maurizio Landini ...


Migliaia di lavoratori arrivano da tutte le città dell'Emilia Romagna ...


Il corteo si incammina ...


I pensionati del capoluogo ...


Dalla Funzione Pubblica il simbolo della "pace" ...


"L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro" ... 


Con la "generazione precaria" in lotta per il "futuro" solidarizza Nicola Fratoianni ...


Dai lavoratori dell'AUSL di Bologna: "sulla salute basta profitti, + servizi, + diritti, + salari"


Operaie e impiegate della Perla rivendicano "storia, presente, futuro"e "competenze" ...


Tamburi, per rompere il silenzio che accompagna le logiche di conservazione ...


Tamburi, per convergere ed insorgere contro il ricatto della occupazione ...


"Maledetti toscani" e maledette toscane!


Orgoglio di classe ...


Tenacia di pensionati ...


Critica e creatività ...


"L'onda rossa" verso Piazza Maggiore ...


La denuncia dei lavoratori Vodafone ...


La memoria dei pensionati ...


La forza della conoscenza e della comunicazione ...


Piazza Maggiore si riempie ...








... chiede sintesi e rappresentanza ...


... politica ed istituzionale ...


... "radici" e determinazione


In Piazza il "rosso" CGIL incontra centinaia di lavoratori e di bandiere bianco-verdi della CISL ...


... lavoratori e bandiere azzurre della UIL ...


Foto ricordo ...


Una difficile ricerca di sintesi e unità ...


... il dovere di ripartire dalla realtà, dai conflitti in essere, dalla guerra e "dall'economia di guerra" imposta dalle classi dominanti ...


In tanti, anche all'ombra del portico dell'Archiginnasio ...
 

... e sotto il Portico del Palazzo del Podestà ...


Ombre "rosse" su San Petronio ...


Il Nettuno circondato da lavoratori e bandiere: una grande forza da orientare verso la conversione pacifica ed ecologica della società e delle produzioni ...  


Un passo indietro. Il Primo Maggio: il confronto, le tesi e le polemiche su guerra e riarmo ... (il Corriere della Sera, 3 maggio 2023)
 

Le tesi di Carlo Rovelli e del Ministro della Difesa Crosetto ... (il Corriere della Sera, 3 maggio 2023)


"Il retroscena" sulla pagina di Repubblica sotto il titolo "la destra all'assalto del dissenso in tv. E adesso rischia pure il Concerto" ...
 

"La guerra ci riguarda tutti" sostiene Alessandro Bergonzoni sulle pagine de Il Fatto Quotidiano ... (7 maggio 2023)


2 commenti:

  1. Una bella piazza a Bologna, prima di tre. Speriamo che Milano e Napoli riescano ad esprimere anche contenuti più generali e ficcanti. La guerra si protrae e risulta difficile prescinderne per chiunque abbia voglia di non subirne passivamente le conseguenze.
    L.

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  2. Giovani e lavoratori sono le prime vittime delle guerre e del riarmo. È naturale che Rovelli abbia espresso quelle critiche comuni al concertone del 1 maggio....
    Ed ho trovato l'imbarazzo e la dissociazione di Ambra risibile e fuori luogo. Come il silenzio e la rimozione dei vertici dei sindacati confederali, quasi Rovelli fosse passato da San Giovanni per caso.
    Zorro

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