mercoledì 17 luglio 2019

Sentenza Rocchelli, l'Ucraina furiosa

Si è concluso con la condanna a 24 anni di reclusione il processo contro Vitaly Markyv, il nazionalista di estrema destra italo-ucraino accusato dalla magistratura italiana di essere l’autore materiale dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e dell’attivista dei diritti umani Andrey Mironov che gli faceva da traduttore, nel maggio 2014, durante le fasi culminanti della guerra nel Donbass.
Una condanna esemplare visto che il pubblico ministero aveva chiesto 17 anni di prigione e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Secondo l’attivista dei diritti umani amica di Mironov, Oksana Chelisheva, che ha seguito dappresso tutto il dibattimento «Markyv è stato condannato a una sentenza particolarmente severa a causa del suo comportamento “militante” durante le udienze, le intimidazioni dei suoi amici nazionalisti contro la giuria e le pressioni indebite del governo ucraino».

ANDREA ROCCHELLI aveva quel fuoco dentro che lo spingeva a raccontare la storia in diretta attraverso la propria sensibilità e il proprio teleobiettivo. Per questo si era avventurato in Ucraina per testimoniare la tragedia della guerra in piena Europa, pagandone il prezzo più grande. L’inchiesta della procura ucraina era stata sbrigativa e si era conclusa ben presto con un nulla di fatto. La stessa inchiesta italiana si arenò ben presto e sembrava che l’uccisione di Rocchelli e Mironov potesse diventare un altra tragica vicenda in cui i responsabili restano impuniti. Già allora il nostro giornale fu tra i pochi a sollevare dei dubbi sul fatto che non si potesse giungere a identificare quale delle parti in guerra avesse ucciso Rocchelli e Mironov.
Tuttavia grazie alla straordinaria tenacia dei genitori di Rocchelli l’inchiesta fu riaperta e si giunse a identificare e arrestare Markyv a Bologna. Sobria la reazione dei genitori di “Andy”, come veniva chiamato dagli amici Rocchelli: «Per noi è un momento comunque difficile». Ora attenderanno pazienti l’appello che la difesa ha già preannunciato. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni delle associazioni giornalistiche costituitesi parte civile al processo: «Il nostro è un contributo alla verità sulla morte di chi ha perso la vita per garantire il diritto-dovere di informare ed essere informati».
Scomposte invece le reazioni che giungono dall’Ucraina. Il neo presidente Volodomyr Zelensky ha incaricato la direzione del ministero degli Esteri e dell’ufficio del Procuratore generale di affrontare con urgenza la questione del «ritorno a casa» del membro della Guardia nazionale ucraina Vitaly Markyv. «Vi chiedo di dimenticare le divergenze politiche tra il nuovo governo e i capi di questi dipartimenti e fare ogni sforzo per rilasciare l’ex combattente» ha dichiarato Zelensky. Un’ulteriore interferenza negli affari interni dell’Italia visto che Markyv ha in tasca non solo il passaporto ucraino ma anche quello italiano.
Venerdì sera le organizzazioni neofasciste hanno organizzato un presidio minaccioso sotto l’ambasciata italiana a Kiev al grido di «Markyv libero subito!» e hanno promesso altre iniziative nei prossimi giorni sia in Ucraina sia in Italia. Il leader dell’organizzazione neonazista Pravy Sektor e candidato alla Rada Dmytro Jaroshov si è spinto a minacciare il sequestro di qualche italiano attualmente in Ucraina e la sua condanna sbrigativa con una qualunque motivazione, per poi giungere a uno scambio con Vitaly Markyv. Una logica mafiosa che potrebbe attirare l’attenzione delle nostre procure e dell’Interpol per incitamento al terrorismo.

PER L’ ESTREMISMO nazionalista e neofascista ucraino «la battaglia per liberare Markyv è appena iniziata». In un articolo pubblicato ieri da Ozrevatel, giornale vicino ai gruppi estremisti, «il caso Markyv entrerà nei libri di storia come un nuovo caso Dreyfus». I giudici del tribunale di Pavia avrebbero avuto bisogno di tre mesi per emettere l’«assurda sentenza» perché sotto la pressione del governo italiano, filo-russo come dimostra il caso Savoini-Lega. La comunità ucraina in Italia e i partiti “anti-russi” sarebbero pronti a presentare alle prossime elezioni proprio Markyv.

Yuri Colombo, il manifesto, 14 luglio

1 commento:

  1. Della vicenda si è poco parlato. Del resto, come nel caso Regeni, la verità cozza con quella che viene proposta come " collocazione strategica internazionale dell'Italia ". Nel drammatico conflitto Russia - Ucraina i "cattivi " sono i primi ( puniti con sanzioni ) e il fatto che un reporter italiano sia ucciso da un combattente nazionalista ucraino non aiuta nel "racconto ".
    Purtroppo, come sempre le guerre sono orribili e vengono combattute con reciproca ferocia . Andrebbero evitate o quantomeno non alimentate. E invece.... Almeno una parte dei nostri alleati NATO continuano a soffiare sul fuoco......
    È importante però che la determinazione dei famigliari (ancora come nel case di Giulio ) abbia consentito di conseguire indagini, processo e sentenza.....
    L'Europa ha tra i propri valori anche quello di rendere giustizia ai sui cittadini. La verità non può essere piegata agli " interessi " politici di parte o anche di Stato . Nessuna mediazione sulle libertà e sui diritti fondamentali dei cittadini .
    Andrea W.

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