lunedì 22 maggio 2017

Per affermare il diritto alla salute

L'intervista a Raffaele Guariniello su Il Fatto Quotidiano

























Raffaele Guariniello è la conferma che ci sono persone che possono raccogliere e rappresentare autorevolmente la forte domanda di cambiamento e di affermazione di diritti universali che sono al centro di tante preoccupazioni e rivendicazioni dei cittadini di questo Paese.
Persone credibili per la loro storia, perché sono un riferimento trasversale, oltre i tradizionali schieramenti politici.
Di Lui, qui, si è scritto alcuni anni fa, come possibile successore di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica.
Ma, ora, interessano i contenuti, i ragionamenti e le proposte fatte nel corso di una intervista rilasciata dall'ex Pubblico Ministero a il Fatto Quotidiano, pochi giorni fa.
Sarebbe ora che chi vuole davvero governare l'Italia e l'Europa, rinsaldando il rapporto tra cittadini ed Istituzioni, costruendo "ponti" anziché "muri" e impegni comuni su grandi priorità sociali ed ambientali se ne accorgesse e li inserisse nell'agenda politica e parlamentare.

Le considerazioni e gli obiettivi (l'immagine riporta il testo integrale) prendono spunto da una realtà drammatica di cui pochi sanno e pochissimo si parla: i 330 morti ed i 3.765 malati nell'Esercito italiano, vittime dell'amianto e dell'uranio impoverito.
Possono sommariamente essere sintetizzati in 7 punti:
1. Approvare una nuova legge che tuteli la sicurezza dei militari ed affidi la sorveglianza sulla loro salute a figure terze ed indipendenti (superando la vigente "giurisdizione domestica").
2. Tutti i cittadini devono sentirsi tutelati dallo Stato.
3. La formazione è essenziale per la sicurezza e la salute (molti incidenti coinvolgono lavoratori stranieri ed assunti per brevi periodi, con contratti a tempo determinato).
4. Il compito di controllare le industrie spetta alle Istituzioni (e raramente viene esercitato).
5. I processi penali (dall'Eternit, al doping, alla alterazione di alimenti) fanno crescere la coscienza della gente ed anche la scienza.
6. Bisogna dare più risorse amministrative e finanziarie agli uffici giudiziari (per sveltire i processi ed assicurare giustizia).
7. Serve una procura nazionale (con competenze specifiche) per la tutela della salute delle persone.

Si, il diritto alla salute e all'ambiente richiedono fatti, coerenze e investimenti quotidiani.

4 commenti:

  1. La Giustizia italiana ha già riconosciuto precise responsabilità per la morte di militari. Per opportuna conoscenza, un articolo da ilcorriere.it
    M.


    Salvatore Vacca, fante del 151° reggimento della Brigata Sassari, morì a 23 anni, nel settembre 1999, per una leucemia dovuta agli effetti dell’uranio impoverito. A distanza di oltre 16 anni l a Corte d’Appello di Roma, ha dato ora ragione alla battaglia della «madre coraggio» Giuseppina, condannando il ministero della Difesa per omicidio colposo. E nella sentenza, pubblicata ieri, ha messo la parola fine su ciò che è sempre stato negato. «La pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione» dell’uranio impoverito delle armi. Il ragazzo venne esposto senza «alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e sulle precauzioni da adottare». Secondo i giudici, inoltre, «vi è compatibilità tra il caso ed i riferimenti provenienti dalla letteratura scientifica» nonché «esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia». Secondo la sentenza, oltre all’indennizzo già ricevuto, le vittime o i loro familiari hanno diritto anche al risarcimento dei danni subiti. Per Salvatore Vacca è stato calcolato intorno a 1,8 milioni di euro.
    «I soldi? Non serviranno»
    «Non saranno i soldi, se mai li dovessero dare, a colmare il dolore che ha lasciato Tore» commenta, emozionata, mamma Giuseppina, assistita dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia. «Avrebbe fatto 40 anni domenica scorsa. Anzi ha fatto 40 anni: per noi è sempre qui. Gli amici, come ogni anno nel giorno del suo compleanno, sono venuti a mangiare gli amaretti, a bere una birra. Era un ragazzone alto, 1,82, pesava 80 chili quando è partito per la Bosnia. Alla fine ne pesava 50. Sapeva che stava per morire. Ma scherzava, era sempre lui. Quando uscì l’ultima volta dalla dialisi che non ce la faceva più alzo il braccio e disse al babbo: “Batti il cinque”. Due giorni dopo non c’era più».
    Dicevano: «Sta bene, non ha niente»
    Negli occhi ancora quel ragazzone «coccolone, affettuoso, generoso con tutti». Nel cuore ancora la rabbia per la verità negata. «Dicevano: “sta bene, non ha niente”, anche quando lui dimagriva un chilo al giorno. Aveva la leucemia. Quando finalmente lo portarono al reparto oncologico la dottoressa grido: ‘Me lo avete portato già morto!”». E ancora: «Dopo cominciarono a dire che si erra ammalato in licenza. Ma dove avrebbe preso tutti quei metalli e quelle sostanze che aveva nel sangue qui a casa? Io ancora non sapevo nulla. Non sapevo dell’uranio che si irradia dai proiettili sparati. Tutti negavano. Sei mesi dopo Tore era già morto».
    La strage dei 333
    «Questa sentenza mette la parola fine sul piu’ noto dei casi di quella che può essere considerata una strage: 333 militari morti e oltre 3600 malati» dichiara soddisfatto Domenico Leggiero, responsabile dell’Osservatorio militare, da sempre vicino alle vittime da uranio e ai loro familiari. E auspica che «dopo mille resistenze, ora potrà avere maggiore attenzione il lavoro svolto dalla commissione parlamentare guidata dall’onorevole Gian Piero Scanu, che ha riacceso le speranze delle famiglie che hanno perso il loro congiunto e delle migliaia che stanno soffrendo. La sentenza capita proprio al momento giusto: giovedì sarà audito in commissione il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che non potrà che prendere atto della sentenza».
    I precedenti
    Vacca era uno dei soldati italiani morti per malattie contratte dopo la partecipazione a missioni militari nei Balcani e in Albania. Tra gli altri Valery Melis, morto nel 2004 dopo una lunga malattia manifestatasi al ritorno dalla missione in Kosovo. Per questo episodio la Difesa era già stata condannata dal tribunale civile di Cagliari ad un risarcimento di 584 mila euro ai famigliari.

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  2. Obiettivi condivisibili.
    Ma non è certo un governo che presenta come ministri alla salute e all'ambiente Lorenzin e Galletti a realizzarli.
    Anna

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    Risposte
    1. Si, è tempo di costruire una alternativa sociale, culturale e politica a queste classi dominanti. Non solo un pure utile cambio di persone e di generazioni.
      Gianni

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