mercoledì 25 gennaio 2017

Noi, alla Women's March

La Women's March a San Jose (21 gennaio 2017)



















La scorsa settimana è stata, per gli Stati Uniti (e non solo), una settimana particolarmente importante. Ha segnato l'inizio dell'era Trump. 
Il giorno dopo il suo insediamento, folle di persone si sono ritrovate nelle piazze delle principali città per far sentire la propria voce, preoccupate che il nuovo presidente e governo possano annientare in poco tempo i fondamentali diritti civili che si sono faticosamente conquistati in decine di anni di lotta. 
L'evento principale è stato quello di Washington dove la "Women's March" ha radunato oltre 500.000 persone. 
Dagli USA all'Australia, dall'Europa all'Africa, le piazze si sono tinte di rosa (ma non solo). La Women's March infatti era nata da un'idea di alcune donne, molto deluse e preoccupate dalla vittoria di Trump e dai suoi discorsi misogini e razzisti. Hanno pertanto lanciato l'idea su Facebook di organizzare una marcia per rivendicare i diritti delle donne. 
L'appello è stato accolto da migliaia di persone, donne e uomini, che su Facebook hanno iniziato ad attivarsi ed organizzarsi. 
La marcia è quindi diventata un'iniziativa per promuovere i diritti umani, civili, la giustizia sociale che sono oggi pesantemente minacciati negli USA. 
Non era nata come una marcia contro Trump ma è ovvio che, se Trump non avesse vinto elezioni e fatto commenti ed affermazioni profondamente sessiste e razziste nei confronti di tutte le minoranze (handicappati, persone di colore, immigrati, gay), la marcia non avrebbe avuto ragione di esistere.

L'Amore fa Grande l'America (San Jose, 21 gennaio)

E' stata una bellissima esperienza partecipare alla marcia nella nostra città: San Jose, in California. Eravamo in 25.000 persone e ci sono andata con mio marito ed i miei genitori (in visita da Bologna). Siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla grande civiltà dei dimostranti. Ho avuto modo di confrontarmi con tanti amici che hanno partecipato alla marcia in varie città americane e mi hanno confermato che le manifestazioni sono state caratterizzate da un atteggiamento estremamente pacifico, solidale, civile, per nulla violento né aggressivo. 
La voglia era semplicemente quella di far sentire la propria voce, far valere i propri diritti ed unirsi attorno alla difesa dei valori fondamentali della democrazia e dell'uguaglianza. 
Trump, con i suoi commenti razzisti, ha diviso la popolazione in base all'etnia, alla religione, al genere sessuale, al ceto sociale. 
Sabato scorso, milioni di persone con le loro marcie hanno ribadito pacificamente che non è tramite l'odio ed il razzismo che si governa ma che occorre invece promuovere una società basata sulla l'uguaglianza e sulla solidarietà. 
Una società dove la diversità viene valorizzata anziché  temuta. 
Possono sembrare affermazioni banali ma gli Stati Uniti sono un paese fondamentalmente individualista dove le categorie più deboli sono troppo spesso etichettate come pigre, inette, prive di iniziativa e pertanto non degne di essere aiutate. È anche su questo che Trump ha fondato la propria vittoria. 

La legge sulla salute "ha salvato la mia vita" (San Jose, 21 gennaio) 

Ci sono piaciuti molto anche tutti questi cartelli "fatti in casa" con slogan tanto simpatici e genuini di cui allego qualche foto. Molte famiglie sfilavano con i bambini che mostravano orgogliosi i loro cartelli appena gli si chiedeva di poterli fotografare. Sono cose che fanno ritrovare la fiducia nella possibilità di costruire un futuro migliore. 

Mi ritengo fortunata ad aver avuto la possibilità di partecipare a questo grande evento. Credo si tratti di una fase storica importante dove ognuno deve fare la propria parte e far sentire la propria voce. 
Come diceva infatti Martin Luther King " Le nostre vite iniziano a finire quando stiamo zitti di fronte alle cose che contano".

Angela Messori, 23 gennaio 2017


Ragazze per i diritti (San Jose, 21 gennaio)
























La Women's March lungo sulle strade di San Jose ... (21 gennaio)

... sfocia nelle piazze (San Jose, 21 gennaio)

18 commenti:

  1. Viva le donne.
    Una bella dimostrazione della volontà di confermare i diritti conquistati.
    L.

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  2. Grazie Angela, ci dai buone notizie dalla California.
    Nella battaglia per i diritti mi preme ricordare quelli del popolo palestinese.
    Purtroppo Trump ha rinsaldato i rapporti con il Governo di Israele ed ha annunciato la volontà di portare a Gerusalemme l'Ambasciata U.S.A.
    Questa questione è avvertita in America? Era presente tra i manifestanti?
    Oppure prevalgono le questioni interne, quel "l'America prima di tutto" che ha spinto al successo il tycoon di NY?
    Raffa

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    1. Purtroppo l'America e' un paese molto "autocentrato" e quindi i suoi abitanti faticano a guardare oltre i propri orizzonti ma, fortunatamente, c'e' anche qui chi sa guardare oltre gli orizzonti del proprio orticello. Non ho avvertito alla manifestazione commenti in particolare sulla tematica che tu sottolinei. Direi che cio' che trapelava era, più' in generale, la tutela dei diritti fondamentali che purtroppo sono messi pesantemente in discussione dal governo Trump. Ma questa e' una mia impressione personale.

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  3. Un bel segnale.
    Anche perché mi pare si possa cogliere un tratto positivo. Non solo contro.
    Ma per difendere e rivendicare diritti attuali.
    In questo non mi ha convinto Saviano.
    E tuttavia non sarà facile.
    Trump non demorde nella linea dura. Dal muro al confine con il Messico a Guantanamo.
    Con quali effetti nel continente, a Sud? Con Cuba e Venezuela?
    Con la nuova Amministrazione alleata di Putin e di May e con un'Europa divisa e senza strategia comune?
    pl

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    1. Concordo pienamente ed hai colto nel segno di cio' che cercavo di dire: quello che mi ha positivamente colpita della marcia e' stato lo spirito costruttivo e propositivo che trasmetteva.

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  4. Bellissimo.
    Ma per determinare una reazione democratica così ampia ci voleva Trump?
    Mi ricorda la mobilitazione in Italia contro Berlusconi. Poi però ...
    s.

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    1. Il problema è che Trump o (diversamente, in passato) Berlusconi sono "risposte" che restano entro il sistema economico e sociale in essere. "Risposte" di parti delle classi dominanti tradizionali e di ceti sociali colpiti, impoveriti ed impauriti dalle contraddizioni insanabili di un modello di sviluppo e di culture che non sono più in grado di garantire i diritti fondamentali ed inalienabili delle persone nel mondo globalizzato.
      Se è così, il problema non è solo e tanto sconfiggere "queste risposte", ma anche indicare e perseguire con coerenza obiettivi e pratiche di sostenibilità economica, di eco-compatibilità, di giustizia sociale, di liberazione e di democrazia partecipata che abbiano una dimensione ed un valore planetario.
      Gianni

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  5. Francamente fatico a immaginare cosa potrà accadere al mondo se il primo politico coerente con gli impegni presi in campagna elettorale fosse the Donald ...
    Sic

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    1. Mia risposta? Un casino. Vedi i primi fatti e le reazioni ... Dirette ed indirette.
      Gianni

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  6. Chiedo se è possibile che il popolo si mobiliti solo quando viene scosso da governanti di destra.
    Ora scende in campo l'America dei diritti preoccupata da Trump. In Italia ricordiamo gli anni di Berlusconi.
    Ma ai tempi di Clinton - Obama e di Prodi - D'Alema - Monti - Letta - Renzi?
    Forse che i disastri sociali sono stati assenti negli anni Democratici o Ulivisti?
    Se si vuole essere credibili sarebbe bene rimuovere lo strabismo e le strumentalità.
    I muri e i dazi di oggi sono anche la conseguenze delle disuguaglianze accresciute in precedenza.
    Sveglia!

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    1. Senza dubbio, c'è un rapporto tra il prevalere di Trump, May e c. e gli errori dei Democratici, dei costruttori di questa Europa, dei sostenitori "dell'Internazionale" di Tony Blair ...
      Non una conseguenza logica ed ineluttabile.
      L'esercizio della partecipazione critica è un bene comune prezioso e sempre necessario. Fondamentale per costruire un mondo migliore e capace di soddisfare i bisogni primari di ogni persona e la natura.
      Gianni

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  7. Temo che Trump stia abbattendosi su tutti noi ad una velocità più forte del previsto.
    Prima l'annuncio del trasferimento dell'ambasciata,USA a Gerusalemme, quindi la crisi con il Massico, poi il blocco degli arrivi negli States di cittadini di 7 paesi del medio oriente ...
    Un protezionismo e sfide che non promettono nulla di buono.
    Ci si rende conto che avanti così si rischia davvero una guerra?
    m.m.

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    1. Forse troppo a lungo, tutti, abbiamo sottovalutato i problemi e le conseguenze della globalizzazione.
      Dobbiamo comunicare di più e senza frontiere.
      Per questo la collaborazione e gli scambi "transoceanici" con Angela ed altri mi sembrano utili per sprovincializzare i nostri confronti.
      Alle guerre si deve rispondere con maggiori conoscenze, più studio, approfondimento e solidarietà.
      Gianni

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  8. Se i valori che dovrebbero essere distintivi di una società moderna debbono essere rivendicati nelle strade e nelle piazze c'è da interrogarsi.
    Analogamente se uno stato faro elegge presidente un ricco imprenditore.
    V.M.

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    1. Vediamo che i diritti non sono scontati.
      Negli Stati Uniti, in Russia e in Cina.
      In Egitto, in Arabia Saudita o in Turchia.
      In troppi paesi del Sud.
      Ma neppure in tutta Europa, a ben riflettere.
      Non sarà che nel mondo globalizzato anche le libertà, la giustizia sociale, i diritti e la democrazia sono indivisibili?
      Gianni

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  9. Voglio esprimere solidarietà alle donne ed ai giovani che scendono in strada.
    In particolare trovo le ultime disposizioni di Trump che chiudono l'ingresso negli USA ai cittadini che provengono da Siria, Iran, Iraq, Libia, Sudan, Somalia e Yemen incomprensibili. Come i motivi addotti.
    Possibile che la maggiore potenza mondiale si isoli e pensi solo a se stessa?
    L.

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    1. Impossibile si isoli.
      Possibile provi a rispondere con "prima l'America" e i suoi "amici" oppure con "prima gli interessi dell'1%".
      Non mi pare un segno di forza.
      Ma di paura, di arroganza e di minaccia. Con effetti preoccupanti e sicuramente pericolosi.
      Va messa in campo una mobilitazione ampia, propositiva, creativa, internazionale, intergenerazionale, multiculturale.
      Le notizie dall'America sembrano positive. Anche se riflettere su alcune osservazioni critiche di amici mi pare utile.
      Gianni

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  10. Da tutti questi stimolanti commenti strapela non solo tanta rabbia e preoccupazione ma anche sconcerto per le azioni che Trump sta mettendo in atto. Condivido pienamente questi sentimenti. Come avevo scritto in un articolo precedente, ero scioccata dalla vittoria di Trump che non credevo sarebbe stata possibile. Ed ora sono esterrefatta di fronte ai provvedimenti che ha preso ed alle scelte che sta facendo. L'ultimo provvedimento sull'immigrazione ed il divieto di ingresso negli USA da ben 7 paesi (e la scelta di questi non e' certo casuale) fa restare senza parole.

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