Libera svolgerà a Bologna, il prossimo 21 marzo, l'annuale manifestazione nazionale contro la criminalità organizzata e in solidarietà con le vittime innocenti di mafia.
Una scelta significativa.
Come quella della Commissione Antimafia a Reggio e Modena.
Per vincere "sottovalutazioni" irresponsabili tuttora presenti o superare banali semplificazioni e sbagliate generalizzazioni.
Soprattutto, per fronteggiare adeguatamente fatti preoccupanti e situazioni gravi, denunciati in passato ma che emergono prepotentemente negli ultimi mesi. A partire dall'Emilia Romagna.
Procediamo con ordine.
Giorni fa, presentando l'iniziativa e al termine di un incontro con Isabella Conti, Sindaco di San Lazzaro (che ha denunciato pressioni e minacce nei confronti dell'Amministrazione e di funzionari comunali per avere bloccato la nuova "colata di cemento di Idice"), don Luigi Ciotti, ha detto: "qui ci sono giri di imprenditori, di organizzazioni ... troppi giochi e interessi, ma l'impostazione del sistema è come fosse mafioso, nella metodologia con cui tutto questo viene fatto. Non mi stupisco affatto che anche a Bologna accadano queste cose. Il problema più grave non è chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare" (la Repubblica, sabato 24 gennaio).
Parole che meritavano adeguate riflessioni, soprattutto se pronunciate da una personalità esperta e competente; la cui autorevolezza è unanimemente riconosciuta.
A partire da Legacoop, che lo ha significativamente invitato alla giornata inaugurale del Congresso nazionale, svolto nel dicembre scorso, a distanza di pochi giorni dagli arresti per Roma Capitale (che, come noto, hanno coinvolto il Presidente e dirigenti della importante Cooperativa "29 Giugno" e in seguito ai quali sono stati commissariati alcuni organi territoriali).
A Bologna, però, la Presidente di Legacoop, senatrice Rita Ghedini, ha prontamente risposto: "secondo me Ciotti non conosce minimamente quali siano le aziende coinvolte in questo caso e dispiace che il contesto in cui noi operiamo venga associato a un'idea di relazioni non trasparenti. La Conti ha denunciano minacce. Le coop non fanno minacce. Don Ciotti non parlava di noi, ha raccolto le preoccupazioni della Conti e ha detto quello che dice sempre".
Altrettanto netto è stato il Presidente del Consorzio Cooperative Costruzioni, Piero Collina: "non vedo neanche lontanamente un sistema mafioso e sicuramente non lo vedo nelle Coop coinvolte in questa vicenda".
Evidentemente la prudenza, il bisogno di capire e di trarre lezioni da esperienze brucianti non è proprio dei piani alti della Cooperazione bolognese ed emiliana.
In troppi preferiscono vivere di certezze e di fede.
La stessa mostrata dal Presidente regionale, Giovanni Monti, nella intervista a la Repubblica, 6 gennaio 2015, quando afferma "di stare con" dirigenti cooperatori indagati (di corruzione) "perché negano" il loro coinvolgimento, almeno "fino alla sentenza".
Faticano a misurarsi fino in fondo con la dura realtà e con le contraddizioni del nostro tempo che investono "il sistema" economico, sociale e di potere dominante.
I fatti incalzano e smentiscono ogni approccio minimalistico e rassicurante.
Passano pochi giorni da queste dichiarazioni e l'inchiesta Aemilia, della Procura di Bologna, porta all'arresto di 117 persone appartenenti o associate alle n'drine calabresi che operano sul territorio emiliano: imprenditori, artigiani, consulenti finanziari, commercialisti, politici, funzionari pubblici comunali e della prefettura, giornalisti … Cittadini perfettamente inseriti nel tessuto sociale ed istituzionale del territorio.
Secondo gli inquirenti, gli affari della criminalità si realizzavano nelle costruzioni, nelle grandi infrastrutture, nei rifiuti … nelle opere post terremoto.
Nei piccoli e nei grandi appalti.
In particolare, con importanti investimenti nelle imprese private.
Tra gli arresti quelli del proprietario e del massimo dirigente della Bianchini. L'Azienda ha lavorato per la realizzazione della Stazione bolognese dell'Alta Velocità (2008 - 2009, committente Astaldi Spa), per la linea ferroviaria Bologna - Portomaggiore (dal 2008, CIR Costruzioni), per la Variante di Valico a Sasso Marconi (2008 - 2010, Lotto 5 Scrl), per una strada provinciale a Galliera (2008 - 2010), per i marciapiedi e le fermate del Civis a Bologna (2010). In quest'ultimo caso, si tratta di un subappalto per il Consorzio Takus, formato da Coopsette e Coopcostruzioni, associate di Legacoop.
Rapporti isolati e marginali?
Difficile crederlo e sostenerlo, anche assumendo le affermazioni della Presidente dell'Antimafia, Rosi Bindi: "L'inchiesta non è ancora completamente finita. Ci sarà una seconda parte" … ma, intanto, "non risulta che siano coinvolte cooperative ... Qui non siamo a Roma, tanto per capirci" (la Repubblica Bologna, 17 febbraio).
Ci mancherebbe. Qui l'esperienza della Cooperazione non può certo essere annullata e associata a quella di Buzzi e di qualche dirigente, socio della "29 Giugno". Lo sanno bene tantissime donne e uomini che vi lavorano o sono soci.
Tuttavia, conosciamo troppe relazioni ed intrecci discutibili ed anche inquietanti. Dal Lazio all'Emilia, dalla Lombardia al Veneto, dalla Toscana alla Puglia, dal Piemonte alla Sicilia.
Abbiamo letto, scritto, discusso (anche qui) di troppe vicende che parlano di cooperative, di episodi corruttivi e di ambienti criminali.
Aggiungiamo solo un altro fatto recente.
Una storia emblematica, che stimola curiosità ed esige adeguato approfondimento.
Meno di due mesi fa, sulla statale 121, Palermo - Agrigento, si è verificato il cedimento di un terrapieno e del manto stradale. Il "cratere" non ha creato incidenti e vittime. Ma è diventato "un fatto nazionale" perché quel tratto era stato riaperto al traffico (con tanto di inaugurazione e taglio di nastro) da meno di una settimana, dopo vari lavori di rifacimento (con viadotti e svincoli) che interessavano un tratto di 34 km. Il consorzio impegnato nell'opera (consegnata tra l'altro in anticipo sui tempi inizialmente previsti) è il Consorzio "Bolognetta" (dal Comune siciliano omonimo), che raggruppa CMC di Ravenna, Tecnis e CCC di Bologna (di Piero Collina).
Qui, al di la delle questioni giudiziarie, su cui naturalmente la Magistratura si è attivata, il punto di interesse generale è quello relativo al grado di esercizio della responsabilità sociale d'impresa e della responsabilità sociale cooperativa.
Per intenderci e ad esempio: chi (e come) ha progettato l'opera, chi (e come) ha lavorato alla sua realizzazione. Sono stati attivati e concordati subappalti? Con quali aziende locali, con quali controlli sui contratti e sul lavoro?
Insomma, a livello locale e nazionale, occorre mettere in campo azioni preventive e di controllo forti, partecipate, sostanziali.
Come dice don Luigi Ciotti, il problema è "… quelli che lasciano fare".
E' dunque il tempo di essere, fino in fondo, conseguenti alle dure e realistiche analisi congressuali ("ci siamo omologati" ha detto il Presidente nazionale di Legacoop Mauro Lusetti) ed ai giusti e ragionevoli progetti: "il ricambio periodico obbligatorio degli incarichi", "l'anagrafe patrimoniale visibile dei dirigenti", "un tetto alle retribuzioni, con un rapporto tra massime e minime, non superiore a 1/5 - 1/6".
Praticarli è certamente difficile: implica contrasti e conflitti interni, rompe "equilibri" e rapporti "importanti" che garantiscono a certe "cooperative" ed al "movimento" fatturati, utili, crescita, "posizionamento" sul mercato ed a "singoli individui" carriere, successo, alti redditi (sicuramente competitivi con quelli privati e pubblici).
Ma l'alternativa è un problematico "vivere alla giornata", un delegare il futuro ad altri, sperando di non incappare in ulteriori "disavventure", in "mele marce" o "capitani di ventura" che si offrono in cambio di risultati esclusivamente economici, in autorità inquirenti efficienti e rispettose dei propri compiti istituzionali.
No.
Per il bene comune, è ora di valorizzare una storia importante, di partecipazione e di cooperazione autentica.
Si può fare con progetti nuovi, sociali e di sviluppo eco compatibili. Con grande coerenza operativa.
È necessario e dovuto per lo sviluppo civile e democratico dell'Emilia, dell'Italia e dell'Europa.
L'ho scritto altre volte.
RispondiEliminaCi sono milioni di onesti cooperatori, ma anche personaggi che compromettono la reputazione del movimento.
I progetti di cui qui si parla mi sembrano buoni.
Ma in quante grandi cooperative emiliane verrà praticato?
Temo lo facciano già intendere i dirigenti di Legacoop …
Anna
Si. Contraddizioni sistemiche. Tutte da scoprire. Bologna non è Roma. Ma si possono escludere contaminazioni?
RispondiEliminaTra compagni di merende qualche bevuta in più può anche occasionalmente causare passaggi dalla sobrietà alla alterazione. In persone solitamente astemie. E dalla alterazione all'ubriacatura ... Può succedere.
A volte casualmente. Altre no. Si vuole proprio traviare l'astemio.
E sappiamo che gli ubriachi sono inconsapevoli ...
Mario C.
Io sottolineo un aspetto un po' marginale nel post.
RispondiEliminaIl flusso esplicito di uomini e donne (di mezzi?) tra Legacoop e la politica del PD.
Il Presidente nazionale si dimette per divenire Ministro di Renzi.
La Presidente di Reggio Emilia si dimette per divenire Assessore Regionale.
Una senatrice si dimette per diventare Presidente di Legacoop Bologna.
Il vicesegretario di Bologna si dimette per diventare Direttore di Legacoop Bologna.
Sono solo alcuni esempi. I più clamorosi che mi passano per la mente.
Nel frattempo il rapporto con altre associazioni di rappresentanza sociale è ai minimi storici.
Ciao!
Come no!
EliminaIn questi anni la politica e le istituzioni sono state terreno di pascolo per l'imprenditoria di ogni tipo: privata, pubblica e cooperativa.
Purtroppo se ne raccolgono i frutti.
Ciao, diritti del lavoro e di cittadinanza!
Ed altro ci aspetta. Con il TTIP, il trattato transatlantico tra Europa ed USA ...
BiBi
Le Coop sono storicamente aziende partecipate e ricche di relazioni territoriali, ma prive di capitale finanziario.
RispondiEliminaLe organizzazioni mafiose hanno a disposizione grandi capitali da investire.
L'interesse e le possibilità della mafia di stringere rapporti con cooperative è oggettiva.
Tenere la guardia alta è necessario, se si vogliono evitare altre 29 giugno.
mauri
Tre osservazioni.
RispondiElimina1. La grande edificazione di San Lazzaro. . Pressioni, minacce, mafia? Sta di fatto che alla fine, il Comune ha fatto la scelta giusta.
2. L'inchiesta Aemilia. Affari e intrecci vari. Ma oltre cento soggetti sono in galera ed altri indagati.
3. Il cedimento della strada Pa. - Ag. Progetto e realizzazione sicuramente discutibili. Ma saranno rifatti a spese delle aziende responsabili.
Conclusione.
Giusto vedere e battersi. Ma ci sono forze e norme per andare avanti.
Con Libera e don Ciotti. Con gli Amministratori onesti e critici. Con i cooperatori sani. Con i giudici e le forze dell'ordine che fanno la loro parte.
Antonio
Di Libera c'è sicuramente bisogno se è vero quanto sostiene la DNA: "l'Emilia, oggi, è terra di mafia".
RispondiEliminaM.
Bologna, 24 febbraio 2015 - “L’imponente attività di indagine durata oltre due anni ha consentito di accertare” nel distretto di Bologna “l’esistenza di un potere criminale di matrice ‘ndranghetista, la cui espansione si è appurato andare al di là di ogni pessimistica previsione, con coinvolgimenti di apparati politici, economici ed istituzionali.
A tal livello che oggi, quella che una volta era orgogliosamente indicata come una regione costituente modello di sana amministrazione ed invidiata per l’elevato livello medio di vita dei suoi abitanti, oggi può ben definirsi ‘terra di mafia’ nel senso pieno della espressione, essendosi verificato quel triste fenomeno cui si era accennato nella relazione dello scorso anno, quando si era scritto di una ‘infiltrazione che ha riguardato, più che il territorio in quanto tale con una occupazione militare, i cittadini e le loro menti; con un condizionamento, quindi, ancor più grave’”.
È quanto si legge nel documento che riassume le attività della Direzione nazionale antimafia presentato alla biblioteca del Senato dal procuratore nazionale Franco Roberti e dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi (FOTO). Non solo: “Ed ulteriormente grave è da ritenersi il fatto che tale realtà non si è creata come effetto di un ‘contagio’ delle terre emiliane dovuto alla presenza della ‘ndrangheta negli altri territori dell’Italia settentrionale, in cui importanti indagini pregresse hanno svelato l’esistenza di quel tipo di delinquenza organizzata (leggasi buona parte della Lombardia, Piemonte e Liguria); bensi’ per ragioni ed in forza di dinamiche criminali distinte rispetto a quelle che hanno riguardato quei territori e proprie della regione stessa. Sicché in Emilia la ‘ndrangheta parla l’accento della zona di Crotone che si fonde con quello locale, ed e’ specificamente riferibile, almeno per quanto è stato accertato attraverso la citata indagine, al potente sodalizio mafioso di Cutro facente capo a Grande Aracri Nicolino”.
Il pezzo è tratto da il Resto del Carlino.it. Sorry.
EliminaM.
Se il contrasto alle mafie non può essere delegato alle istituzioni e deve investire tutta la società, il mondo cooperativo in Emilia Romagna è parte fondamentale del l'impegno per liberarci tutti dal malaffare.
RispondiEliminaQuindi è bene che Legacoop e Confcooperative svolgano a pieno il loro ruolo promozionale e di controllo.
È giusto verificare i bilanci, i redditi, le cariche oltre ogni routine ordinaria e meramente burocratica che lascia spazio a situazioni e personaggi estranei agli interessi dei soci e della imprenditoria sociale di migliore tradizione e pratica.
Perché anche nelle nostra terre ci sono troppi casi di cattiva gestione. E questa porta spesso a scelte disperate. Non escluse alleanze ambigue.
Ale
Giusto distinguere tra soci o lavoratori (tantissimi in Emilia) e manager o dirigenti (comunque troppi, anche se pochi) che hanno trascinato le loro cooperative entro un sistema malato.
RispondiEliminaC'è però una irresponsabilità diffusa.
Dal vertice che continua a fare quadrato attorno ad ogni realtà. Come testimonia anche la recente lettera della presidente di Legacoop Bo a Repubblica.
Ai tanti soci che spesso continuano a delegare ad amministratori discussi e discutibili fino alla fine dell'esperienza. Vedi Coop Costruttori di Argenta o CESI di Imola.
Benvenuta Libera!
Carlo
la Repubblica di oggi intervista Giovanni Monti, Legacoop E.R.
RispondiEliminaSi appella alle istituzioni per chiedere la fine delle gare a massimo ribasso.
Propone commissioni giudicatrici estratte a sorte il giorno prima dell'apertura delle buste.
La dice lunga sulla odierna realtà ...
Vuole regole più stringenti per diventare una cooperativa.
Strana tesi. Difesa dell'esistente? Timore del nuovo?
Si appella a una cultura sociale prorompente, incluso il mondo coop.
Disperazione o finzione?
s.
Non trovo amministratori e dirigenti locali preoccupati di questo insediamento mafioso. Qualcuno può segnalare interviste di segno contrario? Naturalmente, lavorando, non sento o leggo tutto.
RispondiEliminaLa cosa mi conferma la tesi che le organizzazioni criminali non sono frutto di importazione ma piuttosto autoctone.
In caso contrario ci sarebbe immediato allarme e rivolta, invece ...
Si preferisce non parlarne, o negare l'incidenza del fenomeno. Brutto segno!
Franca
Ci hanno spiegato che il potere criminale trova terreno fertile in presenza di fenomeni di illegalità, di abuso e di corruzione diffusi.
RispondiEliminaLe indagini sugli amministratori della Regione Emilia, su vari Enti ed Aziende, da quelle sanitarie di Modena al people mover di Bologna … sono un segnale di allarme.
Vogliamo riconoscere che fin qui la reazione è stata assolutamente inadeguata?
L.
Clamoroso! Da il Resto del Carlino Modena.it.
RispondiEliminaM.
L'ex presidente della cooperativa Cpl Concordia, Roberto Casari, in passato anche presidente del Modena Calcio, risulta indagato per l'ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui lavori di metanizzazione in sette comuni del Casertano. Secondo l'indagine condotta dai pm della Dda Cesare Sirignano, Catello Maresca e Maurizio Giordano, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, la Concordia - guidata da Casari fino al mese scorso - avrebbe ottenuto l'appalto grazie alla fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria.
I lavori, a Casal di Principe e in altri sei comuni della zona, sarebbero stati svolti appoggiandosi a ditte locali legate ai Casalesi. Anomalie sullo svolgimento dei lavori, conclusi nel 2003, erano state segnalate in passato ma senza essere prese in considerazione. I primi riscontri degli scavi hanno verificato che le tubature erano state interrate a 30 centimetri di profondità invece che ai 60 previsti dalla normativa, mettendo quindi a rischio la sicurezza della popolazione. La Cpl Concordia, con sede legale in Emilia-Romagna, è un gruppo cooperativo multiutility italiano nato nel 1899, che comprende 70 società e 1600 addetti, con un fatturato consolidato di 413 milioni di euro. Si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall'approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità, alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili. Cpl Concordia opera a livello internazionale, in quattro continenti. Roberto Casari, 62 anni, ne è stato il presidente fino al gennaio 2015.
LE REAZIONI DA CONCORDIA. la Cpl di Concordia nel pomeriggio ha emessO un comunicato stampa nel quale esprime piena fiducia nell'operato della magistratura e solidarietà al suo presidente ricordando che in tanti anni di storia non ha mai avuto alcun problema di questo tipo.
Casari già a suo tempo aveva commentato le notizie circa un suo possibile coinvolgimentio dicendosi stupito e totalmente estraneo ad ogni possibile collegamento. Ricordando di aver accettato l'appalto anche in virtù delle rassicurazioni che gli erano arrivate persino da esponenti dell'antimafia, politici, aggiungendo che l'azienda aveva scelto di rivolgersi asubappaltatori locali per aiutare l'economia del territorio.
Vedete, a Modena la CPL Concordia, a Ravenna la CMC, a Ferrara la Coop Costruttori di Argenta, a Bologna il CCC ...
RispondiEliminaVogliamo trarre conclusioni?
Raffa
Cioè? Quali conclusioni?
EliminaAle
Dal sito di Legacoop nazionale il resoconto dell'incontro con Papa Francesco.
RispondiEliminaMi pare interessante.
M.
Roma, 1 marzo 2015 – È necessario “contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione”. L’appello è arrivato ieri da Papa Francesco, nel corso dell’udienza a cui hanno partecipato 7mila soci di Confcooperative insieme al presidente dell’Alleanza delle Cooperative Rosario Altieri e ai due copresidenti Maurizio Gardini e Mauro Lusetti.
“Quando il denaro diventa un idolo – ha ricordato il Papa, citando San Francesco che riprendeva alcuni Padri della Chiesa – comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna”. In questo caso “è lo sterco del diavolo”. “Ma – ha aggiunto Francesco – per fare tutte le cose che fate ci vuole denaro” e “il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale”.
A combattere le false cooperative “fate bene, e vi dico anche di farlo sempre più – ha proseguito il Papa – perché assumere una facciata onorata e perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni del mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare. Lottate contro questo. E non con le parole solo o con le idee: lottate con la cooperatività giusta, quella che sempre vince”.
Quest’ultima, ha ricordato Papa Francesco, è chiamata ad essere “il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile”. Lottare contro le false cooperative, impegnarsi per lo sviluppo di quelle che incarnano in modo corretto i valori della cooperazione, è la responsabilità dell’Alleanza: “Occorre mettere al primo posto la fondazione di nuove imprese cooperative, insieme allo sviluppo ulteriore di quelle esistenti – ha concluso il Papa – in modo da creare soprattutto nuove possibilità di lavoro che oggi non ci sono”.
“Il discorso del Papa – ha commentato il presidente di Legacoop Mauro Lusetti – è stato uno stimolo eccezionale per la lotta che abbiamo scelto di intraprendere contro le false cooperative e, contemporaneamente, per la costruzione dell’Alleanza. Il Paese ha bisogno dei valori della cooperazione, quelli che uniscono le diverse tradizioni da cui proveniamo e nei quali ci ritroviamo tutti. A noi oggi tocca la responsabilità di farli vivere, coltivando come unica contrapposizione quella che ci oppone a chi li tradisce”.
A Modena cittadinanza onoraria per Antonino Di Matteo.
RispondiEliminaUna bella iniziativa!
Anna
Un gesto riparatore?
EliminaCiao!
Sia quel che sia.
EliminaE' un fatto positivo.
Anna
Vorrei chiedere a Legacoop di pubblicare sul sito l'elenco delle cooperative aderenti con i principali dati che le caratterizzano.
RispondiElimina1) i dirigenti: presidenti, vicepresidenti, direttori, amministratori delegati, segretari, consiglieri di amministrazione (e l'anno in cui hanno assunto gli incarichi).
2) tutte le cariche ricoperte dai presidenti: negli eventuali consorzi, consigli di amministrazione, sindacati …
3) i redditi ed i patrimoni dei principali dirigenti: quelli iniziali e quelli attuali.
4) il reddito più basso pagato dalla cooperativa per un socio lavoratore a tempo pieno.
Sarebbe un segnale importante ed utile di trasparenza.
L.
Alle imprese sociali di proprietà dei lavoratori servirebbe un cambio dei paradigmi dello sviluppo piuttosto che appoggi di politici squalificati o accordi con gruppi privati in odore di mafie ...
RispondiEliminaRiflettiamo sulla Coop Costruzioni di Bologna, che ieri ha annunciato il licenziamento del 50% dei propri lavoratori.
pl
Una azienda privata che entra in crisi, fallisce e i proprietari ne rispondono.
RispondiEliminaUna azienda cooperativa che entra in crisi, determina un intervento di altre cooperative. In pochi casi si risolve, più spesso si rinvia il fallimento, qualche volta si trascinano le cooperative che solidarizzano nel baratro. I lavoratori, soci o no, finiscono di frequente sul lastrico, mentre i capi vengono quasi sempre riciclati altrove, nelle associazioni di categoria o in altre aziende ... C'è un segno di classe. Come nel sistema sociale dominato dal capitale.
Se si vuole acquisire credibilità sarebbe bene cambiare registro, nel solco dei valori originari ed attuali.
Senza principi si finisce per confondere tutto e per compromettere il presente ed il futuro di milioni di lavoratori.
G.M.
Fallita CESI, in crisi Coop Costruzioni ... Ma il Consorzio Cooperative di Costruzione di Bologna per chi porta a casa i lavori?
RispondiEliminaNon è che si vincono appalti per subappalti a imprese private o coop spurie che sotto pagano il lavoro?
PS. Qui la maggioranza dei contratti pubblici non avviene con massimo ribasso, ma con aziende di fiducia delle Amministrazioni.
Carlo
Ora Regione ed Enti Locali si mobilitano per salvare 200 lavoratori di Coop Costruzioni e questa storica cooperativa. E i tanti che già sono stati licenziati? E le piccole e medie imprese edili che hanno chiuso? Perché tutto ciò avviene? Perché lo si fa solo ora?
RispondiEliminaLa preoccupazione è sincera o provocata dai rischi per il rapido procedere dei lavori nel Cantierone nel Centro di Bologna e per la realizzazione di FICO?
Ciò ci dice che l'importante non è solo fare ...
Occorre prevedere per tempo e fare bene per il futuro!
Merola, Bonaccini e Renzi hanno di che riflettere.
Non confido ci riescano ...
Titti
Libera. Oggi don Ciotti ha presentato a Palazzo d'Accursio l'iniziativa nazionale.
RispondiEliminaLegacoop. Oggi la Guardia di Finanza ha perquisito la sede di CoopSette.
Emilia. CoopSette è una importante cooperativa di Reggio Emilia.
Ecco la news da il Carlino.it.
M.
Reggio Emilia, 10 marzo 2015 - Spunta anche l’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti nell’indagine che la procura di Torino sta conducendo sulla realizzazione del grattacielo della regione Piemonte che ha già coinvolto nelle scorse settimane sei persone per corruzione e turbativa d’asta. Questa mattina infatti la Guardia di Finanza ha compiuto altre perquisizioni negli uffici delle ditte che si sono aggiudicate gli appalti.
L’episodio al vaglio dei sostituti procuratori Stefano Demontis e Giancarlo Avenati Bassi riguarderebbe un contributo da parte della società di Reggio Emilia Coopsette che nel 2011, dopo essersi aggiudicata i lavori, avrebbe fatto pervenire 50mila euro al Carroccio, tramite un’associazione sportiva di Bra, in provincia di Cuneo, la “Monviso-Venezia”, che ha organizzato tra l’altro il tour ciclistico della Padania per la Lega Nord. Dal 2010 il Piemonte è stato guidato fino al 2014 dal leghista Roberto Cota.
Questo nuovo filone d’inchiesta vedrebbe coinvolto un dirigente della Coopsette, già indagato nelle prima fase delle indagini.
Coopsette fa sapere in una nota che "la Guardia di Finanza, su delega della Procura della Repubblica di Torino, ha acquisito presso la sede della Cooperativa tutta la documentazione relativa alla sponsorizzazione della gara ciclistica, riconosciuta dall'Unione Ciclistica Internazionale, Giro della Padania, che si è tenuta nel settembre del 2011".
"La sponsorizzazione, del valore di circa 25.000 euro - precisa la nota, firmata dal presidente Fabrizio Davoli - si è esaurita con la manifestazione sopracitata. La decisione di sostenere tale evento sportivo rientrava nell'ambito dello storico impegno della Cooperativa teso alla valorizzazione degli eventi a carattere culturale, sportivo e sociale nei territori di radicamento imprenditoriale. È opportuno inoltre sottolineare che l'evento in questione vide la partecipazione di atleti di assoluto livello nazionale e la presenza di altri autorevoli sponsor. La Cooperativa, nel confermare la propria disponibilità e il rispetto per il lavoro della Magistratura, confida che la questione sia chiarita nel più breve tempo possibile".
La Repubblica.it riferisce così della conferenza stampa di don Ciotti per Bologna capitale dei diritti anti-mafia.
RispondiEliminaM.
Nonostante tutti gli sforzi "le mafie ce le portiamo dietro da secoli. Mi piacerebbe sognare che con Bologna ci possa essere una grande svolta nella storia del Paese". E' con questo auspicio che don Luigi Ciotti, presidente di Libera, lancia la XX Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, a Bologna sabato 21 marzo.
Da Bologna e dall'Emilia - una regione ancora scossa dalla maxiinchiesta che ha portato a oltre cento arresti per 'ndrangheta - deve partire un "grande grido", afferma don Ciotti, in conferenza stampa: "Invitiamo più gente possibile ad esserci", sapendo che quello in preparazione "non è un evento, ma un percorso di una storia che stiamo costruendo insieme". Dunque "riempiamole queste vie, per gridare all'Italia da che parte si sta", continua il fondatore di Libera, ma da quel momento in poi "contro le mafie non potrà essere più come prima. Una linea di demarcazione viene segnata, per noi, con Bologna".
In Italia, avverte don Ciotti, "molti si sono riempiti la parola di antimafia, ma l'antimafia è un problema di responsabilità e di coscienza, non è una carta d'intenti che si può tirare fuori a seconda delle circostanze" e se si approfondirà "scopriremo delle cose". Questo perché "chi di noi opera nei territori, nella quotidianità- continua- coglie dei segnali, delle contraddizioni e delle cose che non funzionano". "Tutti quelli che operano nei territori- continua don Ciotti- sanno che c'e' chi sta dall'altra parte, mafiosi che fanno gli antimafiosi e antimafiosi che sono mafiosi". Questo "ce lo dice la gente e tutte le informazioni che abbiamo- assicura don Ciotti- le abbiamo sempre consegnate all'autorità giudiziaria, con rispetto, perché approfondisse". In un Paese in cui "2,5 milioni di giovani non studiano e non lavorano, qualcuno poi si preoccupa che le mafie hanno ripreso alla grande, che a Palermo sono nati i gruppi di fuoco, che stanno reclutando giovani leve. E' lì il nodo", conclude don Ciotti: "Il nodo sono le politiche sociali e il lavoro".
I subappalti di Coop Costruzioni alla ditta Bianchini nei lavori per il Civis non sono serviti per risolvere i problemi aziendali ... Da il Corriere della Sera edizione Bologna.
RispondiEliminaM.
BOLOGNA - Tutti fuori, non entra nessuno. A uscire sono solo le urla, che si sentono fin da sotto, sulla strada. Arrivano da una finestra. Fino a che un braccio avvolto nella tuta arancione fosforescente non decide che è abbastanza e la chiude. Via del Traghetto 3, aula mensa di Coop costruzioni, pomeriggio di ieri. Poche facce tirate sull’uscio, qualcuno aspira una sigaretta nervosamente. L’umore continua a essere basso. I lavoratori dell’azienda si sono riuniti con i sindacati per decidere che cosa fare. Coop Costruzioni per sopravvivere ha stabilito che 200 di loro, dal 7 maggio, devono essere messi in mobilità, ma senza ammortizzatori. «È una guerra... », si lascia sfuggire amaro un omone con indosso un gilet blu e gli scarponi. L’atmosfera si stempera, ma di poco, quando gli operai cominciano a uscire. Solo in 7 su oltre 300 si sono astenuti, tutti gli altri hanno votato per 40 ore di sciopero. «Chissà cosa volevano quei 7... », mugugnano all’ingresso. «Bisogna essere duri e andare giù duro», non fa sconti un lavoratore appena uscito con il volantino in mano. Non vuole consegnare alle cronache il suo nome e come lui tutti gli altri qui. «Bisogna fare come quando ero a Roma con i fornaciai, ci siamo battuti e l’hanno capita», ripete sbattendo il foglietto piegato sul palmo aperto.
Sono ormai alle spalle i tempi in cui Coop Costruzioni era considerata una mamma affettuosa che ti faceva trovare la «Befana», una specie di regalo di fine anno, come ricorda un giovane operaio che «con questa cooperativa ci è cresciuto». Adesso è diventata una matrigna che ai suoi figli non vuole fare sconti. «In questo momento non c’è più una cooperativa — prosegue il giovane — ma un’industria, quindi dobbiamo rientrare nei bilanci che purtroppo ci penalizzano. E hanno messo il socio lavoratore nella condizione paradossale che deve licenziarsi». E lo sciopero? «Purtroppo è una cosa d’impatto che ci tocca fare, anche il sindaco se ne è accorto ed è positivo». Quasi sembra scusarsi di mettere in mezzo lo stop al Cantierone del centro, simbolo e parafulmine di questa crisi. «È l’unica forma che abbiamo per far ragionare l’azienda, vediamo se riusciamo a fargli fare un passo indietro», fa eco un altro. È in Coop costruzioni da 10 anni. «Tocca pensare a chi va a casa, a dargli degli ammortizzatori, mi sembra il minimo per una cooperativa, o no?».
Distante, quasi appoggiato alla rete c’è un altro ragazzone con gli occhiali. «Io sono in solidarietà dal 20 di ottobre, ma oggi sono qui e sarò lunedì al presidio. È il mio dovere, è 15 anni che sono in coop e lotto». Il suo amico è addirittura socio dal 2007, un anno dopo essere entrato. «Sì, ma socio o non socio, non cambia nulla — chiarisce — io sono contrario a mandare in strada 200 famiglie e oggi, con questa crisi, non c’è sbocco per nessuno». «Non è servito a nulla essere socio — ribatte il ragazzone — non hai mai avuto voce in capitolo ora però ce l’hai, ma devi decidere di questa crisi e della sorte dei tuoi compagni».
C’è anche un gruppetto che ancora si attarda, prima di lasciare via del Traghetto. «I dirigenti potevano amministrare meglio... è tutta politica... », scuote la testa un signore coi capelli quasi bianchi. Il suo collega ha il maglione e il giubbino ancora sporchi di calce e gli scarponi infangati. «Vuoi lo sfogo?», alza la voce in mezzo a tutti. «Ho 59 anni e grazie alla Fornero andrò in pensione a 67 anni, è un anno e mezzo che sono a casa, da gennaio. Chi c... mi prende a lavorare se mi sbattono fuori? –—quasi urla — ho due figli e uno mi ha chiesto i soldi per andare in gita, che c... gli rispondo che non glieli posso dare?». Le ultime parole prima di andarsene bruciano: «Questo è un lavoro duro e brutto, ma mi va bene farlo. Però devo continuare ad averlo».
Emilia, ma non solo.
RispondiEliminaQuesta mattina ci sono stati nuovi arresti tra noti e potenti dirigenti di Ministeri e di Aziende private.
Uno degli imprenditori è titolare di una società di ingegneria impegnata in lavori di grandi opere pubbliche, come il TAV (a Firenze), City Life e Fiera Milano, Metro 5 Milano, Fiera di Roma, Autostrada Salerno Reggio Calabria.
Il personaggio più conosciuto è Ercole Incalza, dirigente pubblico e ora consulente del Ministero.
Arrivato nel 2001 come capo della segreteria tecnica di Pietro Lunardi (governo Berlusconi), Ercole Incalza è rimasto al Ministero delle Infrastrutture per quattordici anni, attraversando sette governi. È rimasto con Antonio Di Pietro (governo Prodi), quindi è stato promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (di nuovo Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e poi ancora Lupi (governo Renzi).
Chiaro? Centrodestra e Centrosinistra si sono alternati.
Ma i grandi progetti, le grandi opere e i suoi sostenitori sono ancora li.
Affari economici e privati, sostenuti dalla corruzione e dalla illegalità.
Occorre fare piazza pulita.
Con Don Ciotti e Libera, con Landini e FIOM, con chiunque ci sta ...
Anna
Risulta anche che uno di questi imprenditori abbia a libro paga il figlio del Ministro alle Infrastrutture Lupi ... (da Rai News24, del 16/3/2015)
EliminaScusa ma il povero dovrà pure lavorare. Si è laureato con il massimo dei voti ed è sul mercato, come tanti ragazzi.
EliminaÈ un impedimento avere il padre Ministro? Per altro non indagato nella inchiesta fiorentina.
Come il Vice Ministro Nencini, segretario del PS. Lui non ha mai incontrato Incalza. E se Incalza lo sponsorizza come uomo di governo, non sarà sua responsabilità. Semmai un motivo di orgoglio per una fama acquisita dalla sua opera.
Basta giustizialismo e processi mediatici o politici!
Mario C.
Anna, per la verità Di Pietro lo aveva rimosso. Poi IL SISTEMA lo ha recuperato. Fino a Renzi, compreso. E l'ex magistrato è stato pensionato.
EliminaOra, per fare passare "a nuttata", è stato sacrificato Lupi ... che, sapendo chi era, avevano confermato solo un anno fa (come è stato incaricato il confermato, nonostante lo sponsor Incalza, il socialista Nencini, di cui parla Mario C.) e che, ora, passa quasi per una vittima, perché dimessosi "senza neppure una indagine". Roba da matti!
Ma nessun problema. Se questi restano, presto lo recupereranno.
Il problema non sono i singoli lupi ... ma IL BRANCO!
Nik
L'indagine di Firenze su Incalza e soci ha propaggini anche in Emilia Romagna che si chiamano Cispadana, Orte - Mestre, TAV e che coinvolgono, tra gli altri, l'Assessore Regionale Peri.
RispondiEliminaDa il Corriere della Sera Bologna.
M.
BOLOGNA - Era una delle scommesse del suo mandato e il sogno di Stefano Bonaccini resta aprire i cantieri della Cispadana. Ma adesso la nuova bretella della pianura e’ entrata nell’inchiesta della Procura di Firenze che vede indagati tra gli altri l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Alfredo Peri e il presidente della Cispadana ed ex sindaco di Sassuolo Graziano Pattuzzi. Il presidente della Regione ribadisce di voler andare avanti, ma anche di voler vedere chiarita la vicenda di appalti finita nell’indagine. «Ribadendo come ho sempre fatto piena fiducia nella magistratura, ci auguriamo che facciano in fretta per chiarire eventuali ombre, se mai ci fossero», dice Bonaccini, ospite oggi di un incontro sulle mafie a Crevalcore (Bologna), dove sono attesi anche il presidente di Libera don Luigi Ciotti e la presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.
«Io- dice Bonaccini- sogno di vivere in un paese in cui se un’opera pubblica e’ ritenuta utile e strategica per il territorio, cosi’ come le amministratori locali, il sistema imprenditoriale e quello del lavoro hanno deciso per la Cispadana, la si faccia». Bonaccini sottolinea come quella infrastruttura sia una precisa richiesta del mondo economico della zona colpita dal sisma del 2012, un’area che produceva «il 2% del Pil nazionale». Ma quell’opera «la si faccia fugando eventuali ombre che ci fossero». Dunque, conclude Bonaccini, «attendiamo che ci venga detto cosa eventualmente è successo o cosa come ci auguriamo non è successo. Poi si prenderanno le decisioni che si devono prendere».
C'è da chiedersi se è ancora possibile distinguere tra affari, corruzione e mafie ...
RispondiEliminas.
Troppo semplice investire nel trasporto pubblico: ferrovie locali e bus. Meglio le grandi opere: Autostrade e Treno ad Alta Velocità. Perché? Girano molti più soldi. Sono necessarie grandi Imprese. Sempre le stesse. Grandi progettisti. Sempre gli stessi.
EliminaGli affari si fanno attraverso la corruzione.
La corruzione apre le porte alle mafie. Le mafie dei colletti bianchi. Ma anche no, quando necessario.
Carlo
In effetti, distinguere è sempre più difficile.
EliminaTuttavia la crisi è occasione per cambiare lo sviluppo ed il sistema economico, sociale e di potere.
È una richiesta diffusa. Come dimostrano mille segnali. Ultima la grande marcia di Libera a Bologna. Con tantissime ragazze e ragazzi.
Nessun Uomo o partito della provvidenza lo farà, nessun regime autoritario.
Servono partecipazione dei cittadini, capacità critica, cultura creativa, protagonismo dei soggetti sociali, istituzioni rappresentative ed autorevoli, controlli democratici.
Gianni
Da tempo nei negozi Coop di Imola e Bologna acquisto vino di Libera Terra.
RispondiEliminaAnche questa è l'Emilia. Anche questa è Legacoop, Con Libera contro le mafie!
G.M.
Perfetto!
EliminaPer cambiare occorre unire pensiero, pratiche e forze. Con intelligenza, determinazione e coerenza.
Gianni
A Legacoop che si impegna a raccogliere "centomila firme contro le false Coop" dico:
RispondiElimina1. Utilizzate già ora al meglio i poteri di vigilanza e di controllo esistenti.
2. Occupatevi non solo delle false Coop ma anche delle grandi Coop. Quelle i cui capi sono coinvolti in indagini su tangenti, corruzione e criminalità in tante Procure d'Italia: Coopsette, CMC, CPL, Manutencoop, CCC ...
m.59
Sottoscrivo.
EliminaLa petizione contro le false cooperative.
Le tue osservazioni / proposte.
Gianni
Parziali buone notizie. Con Merola protagonista. Da il Corriere Bo.
RispondiEliminaM.
BOLOGNA - Conferma dell’«ammortizzatore sociale in deroga per i duecento lavoratori» della Coop Costruzioni, società bolognese colpita dalla crisi economica e che ha visto messi a rischio duecento posti di lavoro. L’annuncio arriva dalla pagina Facebook del sindaco di Bologna, Virginio Merola. «Vertenza Coop Costruzioni in Regione - scrive il primo cittadino bolognese - l’ammortizzatore sociale in deroga per i duecento lavoratori è confermato, per cui avanti tutta con la salvaguardia dei posti di lavoro. Appena firmato un nuovo accordo con sindacati e azienda - aggiunge Merola -: queste sono le cose che contano per cui da Sindaco non potevo mancare. Cara Bologna, andiamo avanti e teniamo duro, che la fatica è un bene prezioso e noi bolognesi lo sappiamo bene».
Oggi arresti per una nuova indagine in Campania.
RispondiEliminaCoinvolti il Sindaco di Ischia e i vertici della CPL di Concordia.
Ce la si può cavare con "fatti individuali" che non riguardano la Cooperazione?
Imbarazzante e vergognoso!
Nik
Ps. Dicevo che i Lupi sono molti, il Branco non è debellato ed il Sistema ancora forte.
No Nik. Non ce la si può cavare con "fatti individuali". Da tempo.
EliminaGianni
Il sito de il Resto del Carlino, edizione di Modena, sugli arresti dell'emiliana CPL … Per stare al merito.
RispondiEliminaM.
Modena, 30 marzo 2015 - La Cpl Concordia, con sede a Concordia sulla Secchia, nel Modenese è al centro dell’inchiesta della procura di Napoli sulle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola d’Ischia. Sette misure cautelari sulle 11 emesse dal Gip di Napoli relative a tangenti riguardano gli ex vertici Cpl Corcordia, il colosso cooperativo che ha realizzato il metanodotto dell’isola e che a gennaio ha cambiato presidente e amministratori. Le accuse sono associazione a delinquere, corruzione, riciclaggio e emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Col sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, stamattina sono finiti in carcere l’ex presidente Cpl Roberto Casari; Francesco Simone, responsabile relazioni istituzionali; Nicola Verrini, ex responsabile area Tirreno; Maurizio Rinaldi, nel Cda della Cpl Distribuzione; Bruno Santorelli, responsabile del nord Africa per Cpl. Un consulente esterno della coop e il direttore amministrativo sono invece stati colpiti dall’obbligo di dimora.
L’indagine dei pm partenopei dimostrerebbe che l’appalto di metanizzazione del Comune di Ischia e dei Comuni di Lacco Ameno e Casamicciola Terme è stato affidato alla Cpl grazie all’interessamento del sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino e alla complicità dell’architetto Silvano Arcamone, dirigente dell’ufficio tecnico dello stesso Comune, anche lui arrestato ai domiciliari. In cambio dell’assegnazione della commessa, il primo cittadino avrebbe ottenuto l’assunzione del proprio fratello, Massimo Ferrandino, quale consulente della società nonché la stipula fittizia di due convenzioni che prevedevano l’impegno della Cpl Concordia a erogare la somma complessiva di 320mila euro all’albergo di proprietà della famiglia del sindaco, a fronte della messa a disposizione di alcune stanze durante le stagioni estive 2013 e 2014 per i dipendenti della società modenese.
La cooperativa, dal canto suo, avrebbe provveduto al pagamento attingendo a dei fondi neri costituiti mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo CPL Concordia, definito dagli inquirenti «personaggio chiave» della vicenda, con un ruolo di primo piano nella presunta associazione a delinquere attiva non solo nell’appalto di Ischia, ma in numerosi altri, soprattutto in Campania.
In una delle intercettazioni agli atti dell'inchiesta sulle tangenti a Ischia Francesco Simone, dirigente della Cpl arrestato, chiama in causa Massimo D'Alema sottolineando la necessità di «investire negli Italiani Europei dove D'Alema sta per diventare Commissario Europeo» in quanto «...D'Alema ha già fatto con noi ci ha dato delle cose».
, dichiara in una nota il presidente della Fondazione Italianieuropei, D`Alema, il quale minaccia azioni legali: .
L’attuale presidente è Mario Guarnieri. Il precedente, Roberto Casari, arrestato stamani, era andato in pensione il 30 gennaio. La Cpl è una cooperativa storica, nata nel 1899. Negli atti dell’inchiesta viene definita una «tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse». Opera a livello internazionale, con 1.800 addetti e 70 società controllate e collegate in tutto il mondo e un fatturato consolidato di 461 milioni nel 2014. Si tratta di un gruppo cooperativo cosiddetto ‘multiutility’ che si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall’approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità, alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili.
di Valentina Beltrame
Se anche il Presidente di Legacoop Lusetti è passato dallo "sconforto" allo "sconcerto" (intervista a Michele Smargiassi su la Repubblica di oggi) c'è da chiedersi. E noi, semplici soci?
RispondiEliminaCiao!
Mi sa che il povero (si fa per dire, naturalmente) Lusetti ci abbia provato, al congresso di legacoop.
EliminaMa evidentemente bravi e potenti dirigenti hanno nelle loro mani troppa storia e deleghe, oltreché alcune sempre valide ragioni.
Ma se così è sarà la Magistratura a fare giustizia e la cooperazione è finita!
s.
La cooperazione serve se migliora le condizioni di vita dei lavoratori e offre loro maggiori opportunità …
EliminaAltrimenti a che servono.
Per arricchire pochi manager, lavorare senza sicurezza, fare opere inutili, produrre inquinamento, fare concorrenza riducendo diritti, sostenere politici amici, bastano le aziende private!
Carlo
Ora il presidente di Legacoop dice che finanziare i partiti e i politici non è compito delle Cooperative ma eventualmente dei singoli soci.
RispondiEliminaInteressante. Molto! Solo un po' tardivo!!!
Quando molti buoi sono scappati, dicono nella bassa bolognese.
Per anni è successo altro. E quando in certe coop, qualche socio si è alzato (ricordi Gianni?) per contestare la scelta, è stato tacciato di essere fuori dalla storia da dirigenti iper realisti e militanti di partito ...
Così si sono persi almeno dieci anni e parecchi soci lavoratori che avevano il coraggio di sostenere idee che forse tornano attuali.
pl
Le cosiddette cooperative rosse finanziano da tempo tutti i politici che aiutano i loro business ... A prescindere dal partito di appartenenza.
RispondiEliminaCome le altre imprese private. Che anche in Emilia, più sono forti, più nominano loro rappresentanti nelle amministrazioni pubbliche.
È il sistema affermato si nella 2 repubblica.
Prendiamone atto una volta per tutte.
L.
Colpisce che anche Rosi Bindi, presidente dell'Antimafia, sottovaluti la realtà : "L'inchiesta non è ancora completamente finita. Ci sarà una seconda parte" … ma, intanto, "non risulta che siano coinvolte cooperative ... Qui non siamo a Roma, tanto per capirci" (la Repubblica).
RispondiEliminaMa come, CPL e CNS, CMC e Legacoop non solo sono a Roma, ma in Emilia, in Campania e in Sicilia anche. In Calabria e in Puglia ... In Liguria e in Emilia.
E il Piemonte della Torino - Lione?
E la vicenda UNIPOL - Ligresti?
... Siamo solo all'inizio!
Claud83
Nel Lazio, Legacoop ha assunto drastiche decisioni. Dal sito nazionale dell'organizzazione.
RispondiEliminaM.
Il compito del commissario sarà quello di ripristinare le condizioni di agibilità e di lavoro dell’associazione. In particolare dovrà mettere a punto un piano straordinario per il risanamento economico finanziario, per la sostenibilità economica della struttura e gettare le basi per un grande e significativo rinnovamento del futuro gruppo dirigente di Legacoop Lazio.
Presidente della Federazione delle mutue (Fimiv), organismo di settore di Legacoop, Placido Putzolu, laureato in filosofia, è dirigente del movimento cooperativo da oltre trent’anni.
Tra i precedenti incarichi: dirigente dell’Ancd (Associazione nazionale cooperative fra dettaglianti Conad) con la responsabilità del’ufficio studi e formazione; vicepresidente dell’Associazione nazionale delle cooperative turistiche.
Nel suo curriculum professionale, Putzolu, nel periodo post laurea, annovera anche attività in ambito editoriale e pubblicistico (è giornalista pubblicista).
Scusate, è saltato l'attacco. Le prime righe del comunicato.
RispondiEliminaM.
Roma, 1 aprile 2015 – La Direzione nazionale Legacoop, il 31 marzo 2015, ha nominato all’unanimità Placido Putzolu commissario della struttura regionale Legacoop Lazio, su proposta del presidente Mauro Lusetti.
(Continua, come da precedente)
Se Legacoop commissaria il Lazio mi chiedo perché non sia il momento di intervenire anche in Emilia Romagna. Li tutto è partito da Mafia Capitale e la Coop 29 Giugno di Buzzi. Qui non bastano la Coopcostruttori di Argenta di Donigallia, l'UNIPOL di Consorte, la CPL di Concordia di Casari, il CCC di Collina, il CNS, la Coopsette, la CMC, la Manutencoop, la CAMST e compagnia cantante?
EliminaCompagnia cantante? Compagnia indagata!
EliminaNik
No, no!
EliminaCompagnia indagata ma anche cantante.
Per informazioni chiedere a Francesco Simone, il dirigente commerciale di CPL che sta collaborando con i magistrati napoletani.
Su, coraggio!
In un modo o nell'altro è tempo di fare piazza pulita di corruttori e corrotti.
Solo così le cooperative e i soci riacquisteranno credibilità e funzione sociale.
Solo così Renzi ed il PD potranno dimostrarsi utili al paese e smentire anche la mia sfiducia e il mio pessimismo.
Anna
... poi ci sono cooperative di altra dimensione e storia.
RispondiEliminaChe rischiano. Perché?
Da lagazzettadimodena.it.
M.
SAN POSSIDONIO. Il 13 dicembre del 1946 nasceva la Cooperativa Muratori di San Possidonio. Era un venerdì, ma i primi sette soci che diventarono 17 poi 25 all’atto ufficiale della fondazione, e che inizialmente scelsero di darle vita, erano evidentemente immuni da superstizioni. Andarono a registrarne l’atto di nascita versando 22 lire a testa come capitale iniziale e investendo in quella impresa tutte le loro speranze per il futuro.
Dopo 69 anni questa avventura storica e sociale che ha dato pane, case e prospettive a tante famiglie della Bassa e anche oltre, dovrà arrendersi al terremoto finanziario della crisi e al nuovo mondo che si prospetta. Il 15 aprile infatti è fissata l’udienza promossa da una istanza di fallimento presentata da una cooperativa reggiana, che reclama il mancato pagamento di un debito di circa 500mila euro.
E se - non capiterà qualcosa in questi giorni - la storica Coop dei muratori di San Possidonio, con il suo patrimonio umano e immobiliare importante, rischia di fallire.
Per cercare di evitare un tracollo così traumatico, a San Possidonio il presidente Mori e i suoi collaboratori sono al lavoro da mesi.
Prima speravano di poter rientrare nell’operazione-Sirem, quella che ha consentito il travaso della Coop di Costruzioni di Modena - analogamente in crisi - in una nuova ragione sociale con nuove speranze. Ma se dal mondo cooperativo sono arrivati i sostegni, anche economici, per salvare l’occupazione e l’esperienza della Cdc, Coop Muratori San Possidonio quella fortuna e quella considerazione non l’ha avuta. I circa 40 dipendenti, una decina dei quali impiegati, sono silenziosamente senza stipendio da tre mesi, da quando i loro vertici cercano in ogni modo di attutire il trapasso, e da quando i sindacati di categoria seguono da vicini l’evolversi della situazione. C’è anche un altro tentativo, quello di convogliare mezzi e personale in Sicrea, ma anche qui sono sorte le problematiche del caso, in quanto i cantieri della CmSp sono fermi da settimane, e il timore degli acquirenti è di non realizzare subito un interesse economico. Una risposta da Sicrea era attesa per questi giorni. In caso di mancata inclusione, obiettivo minimo, in questa settimana che resta prima dell’udienza del 15, è perciò una controproposta di concordato, perché l’azienda chiusa vada incontro ai suoi creditori senza incorrere nelle procedure della liquidazione coatta.
La crisi di Coop Muratori San Possidonio era e resta una crisi di sistema perchè, al di là della spinta della politica a far girare la ruota del mattone e del cemento, il mondo sta cambiando. Ma è anche una crisi di liquidità: la Coop possidiese possiede infatti numerosi immobili di pregio ma invenduti, su un mercato che non può più assorbire come un tempo. (ase)
Sul fallimento CESI il Carlino propone un articolo sui principali creditori. Di possibile interesse.
RispondiEliminaM.
Dei 465 milioni di debito, 18,8 sono dei cosiddetti creditori ‘privilegiati’, sostanzialmente i dipendenti con i loro stipendi e tfr ancora da ritirare, e imposte non pagate dalla coop. Crediti questi che la liquidazione dovrà onorare per primi e per intero.
A SEGUIRE toccherà a tutti gli altri (con ciò che avanza), quei creditori chirografari che valgono 446 milioni 43.648 euro. Ma chi sono? Tanti, tantissimi sono fornitori ma il debito che Cesi ha nei loro confronti non è nulla paragonato a quello con le banche: dei 446 milioni di euro di debito, infatti, ben 390 milioni 873.901 sono verso gli istituti di credito tra mutui, conti correnti, scoperti (106 milioni circa), garanzie bancarie (238 milioni ) e garanzie assicurative (47 milioni). Un buco nero in cui Unipol ci ha ‘perso’ più di tutti, 84 milioni di euro. E di quei 391 milioni prestati dalle banche, 220 sono stati chiesti da Cesi a garanzia delle sue società partecipate. Come il Soratte Outlet, il cui valore societario è sceso di oltre due terzi da un anno all’altro, o il Parcor di Parma, altro centro commerciale, che nel 2013 valeva la metà del 2012.
Scorrendo la lista dei creditori, non mancano le curiosità. Come gli 814mila euro chiesti da Francesco Sutti, ex presidente di Atc che a Imola, nel ruolo di direttore, era approdato negli ultimissimi mesi di vita della coop (da febbraio a luglio 2014). Con l’arrivo del commissario liquidatore, tutti i dirigenti sono stati licenziati ma Sutti ha chiesto che gli venisse riconosciuto l’intero importo contrattuale, della durata di tre anni, ‘stracciato’ al di là della sua volontà. Il commissario però, si legge nelle carte dello stato passivo, ha accolto la sua richiesta per circa 6mila euro. In pratica, lo stipendio dei emsi effettivamente lavorati.
ALTRO nome di spicco nell’elenco dei creditori è quello di Alessandro Servadei, commercialista ma soprattutto noto alle cronache per essere stato l’ultimo presidente del gruppo Mercatone Uno che ha traghettato l’azienda all’amministrazione straordinaria. Per una consulenza effettuata nel 2014, Servadei ha chiesto a Cesi 225mila euro, ‘concedendo’ già un forte sconto: all’inizio il suo onorario ammontava a 3,3 milioni di euro. Ma nonostante la pretesa al ribasso, la richiesta di Servadei non è stata ammessa. Tanti poi i Comuni che da Cesi avanzano pretese, soprattutto per imposte: 195mila euro Imola (più 138mila di danni che però il commissario non ha ammesso), 8.500 a Castel Guelfo, 69.700 a Castel San Pietro (più 128mila non ammessi), 41.200 a Dozza. Tra le aziende, spicca la Trascoop: 435.629 euro di credito, non la cifra milionaria vantata da altri ma si tratta dell’azienda diretta da Rino Baroncini, ex presidente storico di Cesi, che dopo essersi dimesso aveva subito trovato lavoro.
Interdittiva antimafia sulla CPL Concordia. Da la Repubblica.
RispondiEliminaM.
Il prefetto di Modena, Michele di Bari, ha revocato alla Cpl Concordia l'iscrizione alla white list delle imprese per la ricostruzione post sisma, applicando l'interdittiva antimafia come atto conseguente alle indagini napoletane che hanno coinvolto i vertici dell'impresa. Lo ha comunicato la stessa Cpl.
La white list è l'elenco delle imprese, valido anche per i privati, alle quali rivolgersi per ottenere i finanziamenti per la ricostruzione del sisma che ha colpito l'Emilia nel 2012.
In prefettura a Modena si è tenuto un incontro urgente fra i sindaci, esponenti della Regione e presidente della Provincia con il prefetto per affrontare le implicazioni di questa decisione: la Cpl è infatti largamente coinvolta nei cantieri e dà lavoro a numerose persone.
La Cpl, con l'aiuto dei propri legali, sta preparando una serie di azioni per chiedere il mantenimento all'iscrizione della white list e la revoca dell'interdittiva antimafia.
Mercoledì l'assemblea dei soci della Cpl rinnoverà il consiglio di amministrazione. "Il cammino che Cpl ha intrapreso - si legge in una nota diffusa dall'azienda - è volto a garantire da un lato la condivisione del rinnovamento con le istituzioni che hanno mostrato sostegno alla cooperativa, dall'altro la volontà di assicurare l'efficace prosecuzione dell'attività aziendale".
Il nuovo CdA di CPL. Da il Resto del Carlino Modena. Per completezza.
RispondiEliminaM.
Concordia (Modena), 29 aprile 2015 - Come annunciato, è Mauro Gori il nuovo presidente Cpl Concordia. Paolo Barbieri è stato invece nominato vicepresidente, mentre Elio Cirelli è il nuovo consigliere delegato. Sono questi i rinnovati vertici della cooperativa modenese finita nella bufera giudiziaria per un presunto giro di tangenti e appalti truccati a Ischia.
L’assemblea dei soci, che si è riunita a mezzogiorno, ha appena eletto il nuovo cda a cinque componenti, completamente rinnovato, dei quali tre con meno di 40 anni, più due consiglieri indipendenti. Oltre ai 3 nomi di presidente, vice e consigliere delegato (gori, Barbieri e Cirelli) gli altri 4 membri del cda sono Giuseppe Bandini, Alessandro Panazza, Bruno Grispino e Andrea Cavazzoni, tutti interni a Cpl ma nuovi a incarichi.
Vito Zincani, che ha lasciato da poco il ruolo di procuratore capo della Repubblica a Modena, è il nuovo presidente dell’organismo di vigilanza.
“La priorità assoluta è rientrarenella white list. Chiederemo immediatamente un incontro alle Istituzioni locali e scriveremo al prefetto per chiedere se ci sono le condizioni per rimuovere l’interdizione”, ha annunciato subito Gori. Presenti anche il presidente nazionale Legacoop Mauro Lusetti, affiancato dai presidenti regionale e provinciale, Giovanni Monti e Lauro Lugli.
Sono di oggi due notizie che mi piacerebbe discutere con voi.
RispondiEliminaLa Regione Emilia ha sospeso un contratto in corso con CPL in conseguenza del venire meno dei requisiti richiesti dalle norme antimafia.
Quindi la Coop modenese in rapporti di lavoro con l'istituzione foraggiava amministratori regionali. Etico?
Marco Monari, ex capogruppo PD, ed altri consiglieri finiranno a processo per lo sperpero di denaro pubblico. Nessuno sapeva?
Insomma alcune domande sorgono spontanee.
Il presidente Bonaccini, ancora segretario regionale PD, dorme o è corresponsabile?
Renzi il rottamatore ci è o ci fa? Perché si appoggia a questi personaggi?
Perché è stato archiviato così velocemente il voto del 2014 con quel 62% di cittadini che non ha votato?
Resta un problema di legittimità qui ed ora?
Titti