Sabato 25 diverse centinaia di migliaia di lavoratori (e tra loro studenti, disoccupati, senza reddito e pensionati) hanno manifestato a Roma con la CGIL.
L'elemento comune che unisce questa rinnovata mobilitazione di donne e uomini è il bisogno e la richiesta di un altro sviluppo economico, sociale e democratico del paese, dell'Europa e del mondo.
La crisi degli ultimi anni ha colpito le condizioni di vita ed i diritti civili di tante persone.
È arrivato davvero il tempo di "cambiare verso": nelle scelte industriali e per l'ambiente, nella gestione delle risorse e del territorio, nelle politiche urbanistiche e dei servizi, nella vita istituzionale e nella partecipazione.
È arrivato davvero il tempo di "cambiare verso": nelle scelte industriali e per l'ambiente, nella gestione delle risorse e del territorio, nelle politiche urbanistiche e dei servizi, nella vita istituzionale e nella partecipazione.
Il vecchio sistema di potere e di consenso non regge più.
Si continuano a produrre e commerciare troppe armi, si prosegue con le guerre e in situazioni di pace nella distruzione di grandi patrimoni naturali e collettivi, aumentano ancora le ingiustizie e le distanze tra (sempre meno) ricchi e (sempre più) poveri, tra potenti e senza parola e diritti.
Non è un destino ineluttabile. Ma frutto di concretissimi interessi e volontà politiche.
Questa diffusa convinzione motiva e unisce la grande (sorprendente?) partecipazione agli eventi di questi giorni: Assisi, piazza San Giovanni ed anche la mobilitazione (vissuta, raccontata o, spesso, taciuta e nascosta) di molte altre persone, gruppi, associazioni, organizzazioni (dagli scioperi organizzati da sindacati di categoria, confederali o autonomi e di base - si pensi ai trasporti - agli stati generali dell'antimafia a Roma, alle iniziative di solidarietà con don Ciotti, minacciato dalle organizzazioni criminali).
Matteo Renzi ha raccolto (alle primarie del PD ed alle europee di maggio) consensi e sostegno anche perché ha interpretato e proposto (sicuramente molto più di altri politici) questo enorme bisogno di cambiamento, di "rottamare" classi dirigenti inadeguate, quando non corrotte, colluse o espressione del vecchio sistema di potere.
La (relativamente) rapida "scalata" (il termine lo ha usato proprio Lui alla Leopolda) al PD ed al Governo ha avuto anche questa forte (rispettabile) caratterizzazione politica.
Ma non solo, come diversi avevano da tempo avvertito.
L'Uomo esprime una cultura politica sostanzialmente "liberale" ed è "spregiudicato" (come dicono tanto fedeli amici, quanto fini commentatori ed artisti).
La "profonda sintonia" con Silvio Berlusconi (e con il suo mondo) manifestata con gli accordi del Nazareno e poi (ripetuti) di Palazzo Chigi, hanno proposto ed evidenziato un orientamento di fondo ed una linea politica, sociale e culturale per affrontare i problemi del paese e del mondo.
La traduzione pratica sono state le "riforme" istituzionali: del Senato (nominato e depotenziato), delle Province (non elette ma nominate), del sistema elettorale per la Camera (con minore rappresentanza del paese reale, premio di maggioranza, impossibilità dell'elettore di condizionare gli eletti).
Ed anche i principali atti di governo fin qui realizzati ed annunciati: dagli 80 euro di detrazioni fiscali (... anche e sempre più uno schiaffo ed una delegittimazione per sindacati che da decenni avevano rinunciato a simili aumenti salariali), al decreto Poletti sul lavoro (con il prolungamento e la semplificazione dei contratti a termine), al Jobs Act (con la possibilità delle imprese di licenziare senza giusta causa), allo Sblocca Italia (con il superamento dei controlli e delle autorizzazioni istituzionali per iniziative imprenditoriali private e per grandi, discusse, opere), alla Legge di Stabilità (con "i tagli", lo scarico di minori spese pubbliche su Regioni ed Enti Locali, la riduzione di risorse annunciate per il riassetto idrogeologico e il finanziamento di mega progetti), fino alle nomine fatte dal Governo e da Ministeri per la gestione di importanti aziende ed enti di Stato o a partecipazione pubblica (con promozione di amici della Leopolda, come quella di Marco Carrai o Fabrizio Landi, con spostamenti indecenti come quello di Mauro Moretti o con il recupero di "anziani professori" come Tiziano Treu).
Dunque, a dividere Governo e piazza sono innanzitutto le politiche e le alleanze sociali, culturali e politiche. Le persone e le forze su cui ricostruire l'Italia e l'Europa, con cui costruire un mondo migliore.
Matteo Renzi dice, oggi, ai sindacati (non ieri, né probabilmente domani ai suoi parlamentari, imponendo la fiducia: prendere o lasciare!) che "sovrano per fare le leggi deve essere il Parlamento". Per questo, nessuna trattativa con i sindacati, che "usano ancora gettoni telefonici e rullini fotografici" e che "hanno nostalgia per un mondo passato" (... alla faccia di tanti sindacalisti e lavoratori che hanno votato e fatto campagna elettorale per conquistare al Partito italiano del Socialismo Europeo il 40,8% nelle elezioni di maggio!).
Le organizzazioni sociali secondo il Segretario Premier facciano "la loro parte", che è "altra rispetto alla politica ed al Governo della cosa pubblica".
Originali e contraddittorie affermazione per un giovane Presidente del Consiglio che per formare il suo Governo ha incluso, al Ministero del Lavoro, proprio il Presidente in carica di Legacoop, Giuliano Poletti, e al Ministero per lo Sviluppo una Presidente dei Giovani Industriali, come Federica Guidi.
Una ben risibile equidistanza se il Presidente di Confindustria afferma, poche ore prima, che le politiche del Governo sono "il sogno" della sua vita.
Del resto nella recente visita negli Stati Uniti il nostro Presidente era stato ospite gradito, apprezzato ed apprezzante, di Sergio Marchionne, il manager che invece di investire (come promesso e non mantenuto) ha portato fuori Italia sede legale e quella fiscale della più grande industria italiana.
Ecco le nuove classi dirigenti, coloro con cui si possono spendere proficuamente ore di discussione (sono maestri di novità tecnologiche e finanziarie!) e stringere patti (d'onore, se non scritti).
Tornano alla mente le parole di quel giornalista che sosteneva che per convincere gli italiani sulle "qualità" di un noto imprenditore e politico italiano "avrebbero dovuto farlo vincere e sperimentarlo".
È noto che Indro Montanelli parlava di Silvio Berlusconi e non di Matteo Renzi (che non conosceva).
Sarebbe grave non riflettere adeguatamente su tutti questi fatti, sulla nuova realtà, su un bisogno crescente di altra politica e di altro governo.
Le persone, i lavoratori, il popolo di sinistra non possono continuare a ripetere errori.
Nuove scadenze sociali ed elettorali ci attendono.
Nessuno può eluderli, né astenersi.
Non è un destino ineluttabile. Ma frutto di concretissimi interessi e volontà politiche.
Questa diffusa convinzione motiva e unisce la grande (sorprendente?) partecipazione agli eventi di questi giorni: Assisi, piazza San Giovanni ed anche la mobilitazione (vissuta, raccontata o, spesso, taciuta e nascosta) di molte altre persone, gruppi, associazioni, organizzazioni (dagli scioperi organizzati da sindacati di categoria, confederali o autonomi e di base - si pensi ai trasporti - agli stati generali dell'antimafia a Roma, alle iniziative di solidarietà con don Ciotti, minacciato dalle organizzazioni criminali).
Matteo Renzi ha raccolto (alle primarie del PD ed alle europee di maggio) consensi e sostegno anche perché ha interpretato e proposto (sicuramente molto più di altri politici) questo enorme bisogno di cambiamento, di "rottamare" classi dirigenti inadeguate, quando non corrotte, colluse o espressione del vecchio sistema di potere.
La (relativamente) rapida "scalata" (il termine lo ha usato proprio Lui alla Leopolda) al PD ed al Governo ha avuto anche questa forte (rispettabile) caratterizzazione politica.
Ma non solo, come diversi avevano da tempo avvertito.
L'Uomo esprime una cultura politica sostanzialmente "liberale" ed è "spregiudicato" (come dicono tanto fedeli amici, quanto fini commentatori ed artisti).
La "profonda sintonia" con Silvio Berlusconi (e con il suo mondo) manifestata con gli accordi del Nazareno e poi (ripetuti) di Palazzo Chigi, hanno proposto ed evidenziato un orientamento di fondo ed una linea politica, sociale e culturale per affrontare i problemi del paese e del mondo.
La traduzione pratica sono state le "riforme" istituzionali: del Senato (nominato e depotenziato), delle Province (non elette ma nominate), del sistema elettorale per la Camera (con minore rappresentanza del paese reale, premio di maggioranza, impossibilità dell'elettore di condizionare gli eletti).
Ed anche i principali atti di governo fin qui realizzati ed annunciati: dagli 80 euro di detrazioni fiscali (... anche e sempre più uno schiaffo ed una delegittimazione per sindacati che da decenni avevano rinunciato a simili aumenti salariali), al decreto Poletti sul lavoro (con il prolungamento e la semplificazione dei contratti a termine), al Jobs Act (con la possibilità delle imprese di licenziare senza giusta causa), allo Sblocca Italia (con il superamento dei controlli e delle autorizzazioni istituzionali per iniziative imprenditoriali private e per grandi, discusse, opere), alla Legge di Stabilità (con "i tagli", lo scarico di minori spese pubbliche su Regioni ed Enti Locali, la riduzione di risorse annunciate per il riassetto idrogeologico e il finanziamento di mega progetti), fino alle nomine fatte dal Governo e da Ministeri per la gestione di importanti aziende ed enti di Stato o a partecipazione pubblica (con promozione di amici della Leopolda, come quella di Marco Carrai o Fabrizio Landi, con spostamenti indecenti come quello di Mauro Moretti o con il recupero di "anziani professori" come Tiziano Treu).
Dunque, a dividere Governo e piazza sono innanzitutto le politiche e le alleanze sociali, culturali e politiche. Le persone e le forze su cui ricostruire l'Italia e l'Europa, con cui costruire un mondo migliore.
Matteo Renzi dice, oggi, ai sindacati (non ieri, né probabilmente domani ai suoi parlamentari, imponendo la fiducia: prendere o lasciare!) che "sovrano per fare le leggi deve essere il Parlamento". Per questo, nessuna trattativa con i sindacati, che "usano ancora gettoni telefonici e rullini fotografici" e che "hanno nostalgia per un mondo passato" (... alla faccia di tanti sindacalisti e lavoratori che hanno votato e fatto campagna elettorale per conquistare al Partito italiano del Socialismo Europeo il 40,8% nelle elezioni di maggio!).
Le organizzazioni sociali secondo il Segretario Premier facciano "la loro parte", che è "altra rispetto alla politica ed al Governo della cosa pubblica".
Originali e contraddittorie affermazione per un giovane Presidente del Consiglio che per formare il suo Governo ha incluso, al Ministero del Lavoro, proprio il Presidente in carica di Legacoop, Giuliano Poletti, e al Ministero per lo Sviluppo una Presidente dei Giovani Industriali, come Federica Guidi.
Una ben risibile equidistanza se il Presidente di Confindustria afferma, poche ore prima, che le politiche del Governo sono "il sogno" della sua vita.
Del resto nella recente visita negli Stati Uniti il nostro Presidente era stato ospite gradito, apprezzato ed apprezzante, di Sergio Marchionne, il manager che invece di investire (come promesso e non mantenuto) ha portato fuori Italia sede legale e quella fiscale della più grande industria italiana.
Ecco le nuove classi dirigenti, coloro con cui si possono spendere proficuamente ore di discussione (sono maestri di novità tecnologiche e finanziarie!) e stringere patti (d'onore, se non scritti).
Tornano alla mente le parole di quel giornalista che sosteneva che per convincere gli italiani sulle "qualità" di un noto imprenditore e politico italiano "avrebbero dovuto farlo vincere e sperimentarlo".
È noto che Indro Montanelli parlava di Silvio Berlusconi e non di Matteo Renzi (che non conosceva).
Sarebbe grave non riflettere adeguatamente su tutti questi fatti, sulla nuova realtà, su un bisogno crescente di altra politica e di altro governo.
Le persone, i lavoratori, il popolo di sinistra non possono continuare a ripetere errori.
Nuove scadenze sociali ed elettorali ci attendono.
Nessuno può eluderli, né astenersi.
Entusiasmante! Finalmente una piazza rossa, varia e unità, di gente semplice, vera e onesta. Non considerarla, sfotterla e non coinvolgerla è non è da partito democratico. Punto e basta.
RispondiEliminaAnna
C'eri? A me sono piaciuti gli interventi e le testimonianze delle tante lavoratrici e dei molti lavoratori dal palco. Come a Bologna per lo sciopero di giovedì scorso. Finalmente una ritrovata attenzione al paese, ai drammi del lavoro e della disoccupazione, anche delle cooperative in crisi o fallite.
RispondiEliminaCiao!
Si, si, Ciao! Bellissime giornate. Con momenti davvero emozionanti. Sulle strade umbre e di Assisi ricordo quell'applauso continuo, infinito (a staffetta) alla lunghissima bandiera palestinese portata da tanti giovani di vari paesi e regioni che alternandosi, ne approfittavano per fare conoscenza e amicizia ... Un applauso che continua. Infinito. In attesa di un atto ufficiale e formale del Governo e del Parlamento italiano che, sin qui, non ha "cambiato verso". A piazza San Giovanni, poi, indimenticabile il "Nessun dorma" dei lavoratori dell'Opera di Roma. Quasi a sottoscrivere collettivamente un impegno per una società in cui lavoro, cultura, diritti, partecipazione sono priorità e fanno tornare bilanci, economia e finanza al loro posto, strumenti per promuovere le persone e l'ambiente.
EliminaGianni
Scusate tutti, ma ho trovato fastidioso il tentativo di molti di proporre la manifestazione di Roma come uno scontro politico interno al pd.
RispondiEliminaMaggioranza di renziano e minoranze di "sinistra" sconfitte alle primarie.
Se è così, ma chi se ne frega? Fatti loro. Semmai, qualche 0,001 di PIL in più con tutti i pullman utilizzati per il trasporto dei militanti ...
SB
Voglio dire che a noi non cambia nulla. Al max riempie i programmi tv in crisi di ascolto. E te lo credo ...
RispondiEliminaSB
La grande maggioranza di chi ha partecipato alla grande manifestazione di Roma credo abbia voluto fare sentire il proprio disagio per i processi in atto di impoverimento e di ingiustizia; la propria volontà di sostenere altri progetti, altri investimenti ed altre politiche industriali, economiche e sociali rispetto a quelli perseguiti dal Governo Renzi e dalla sua maggioranza. La CGIL ha indicato una piattaforma alternativa e primi obiettivi. Per unire soggetti colpiti e disperati, non per contrapporli (come fa anche il Governo). Penso si possa anche fare di più e meglio. Ma intanto c'è un riferimento utile e che si muove.
EliminaSi fosse trattato di prendere parte nella disfida di potere interna al ceto politico esistente (non solo PD) hai ragione tu. Avrebbero partecipato molti meno lavoratori, disoccupati, senza reddito, pensionati, giovani.
Ciò non toglie che il sistema di potere dominante, il ceto politico, le TV, i giornali e le riviste (spartite e controllate) tentino di proporre le loro rappresentazioni o narrazioni (chiaramente interessate!) sulla realtà e sui fatti.
L'importante è non assumere queste come verità indiscutibili.
L'importante è mantenere tutti e sempre la necessaria capacità critica, la voglia di capire i processi reali e le ragioni che muovono le persone.
Oggi, più che mai, nessuna delega!
Gianni
Il quotidiano ed il sito di Repubblica.it propongono una intervista di Roberto Mania a Susanna Camusso. Forte e meritevole di approfondimenti. Non vi pare? Che ne dite?
RispondiEliminaM.
ROMA - A un certo punto Susanna Camusso interrompe questa intervista, si alza, sigaretta in mano, e va verso la bacheca del suo ufficio con affaccio su Villa Borghese. Tra foto, messaggi, ricordi e volantini della Cgil, c'è un lancio di agenzia con una dichiarazione di Sergio Marchionne del 2 ottobre scorso. Parla del mercato del lavoro, l'ad di Fca, della necessità di togliere "i rottami dai binari". Ed è questo, spiega, il compito affidato a Renzi. Precisa: "L'abbiamo messo là per quella ragione lì".
Il segretario generale della Cgil si risiede: "Vede, quella dichiarazione non è mai stata smentita. A me colpisce molto che un cittadino svizzero che ha spostato le sedi legale e fiscale della Fiat all'estero possa dire del nostro presidente del Consiglio "L'abbiamo messo là" e che lo possa fare senza suscitare alcuna reazione".
Cosa vuol dire, segretario?
"Questo spiega l'attenzione del governo nei confronti dei grandi soggetti portatori di interessi particolari ".
Il governo dei "poteri forti"?
"Quelle parole di Marchionne illustrano meglio di qualsiasi altro ragionamento perché questo governo non ha alcuna disponibilità a confrontarsi con chi, come i sindacati, rappresenta interessi generali, non corporativi".
Ma il governo non copiava, secondo la Cgil, i documenti preparati dalla Confindustria? E Confindustria non rappresenta tutte le imprese?
"Il governo copia le proposte delle grandi imprese di Confindustria ".
Dove sono in Italia le grandi imprese?
"La Fiat, le partecipate dal Tesoro... Ce ne sono e sanno fare lobby".
...
Accuse pesanti e reazioni violente e volgari.
RispondiEliminaIl PD esprime un gruppo dirigente inesperto e inadeguato a sostenere una vera discussione.
Così il livello si abbassa troppo e si rischia di degenerare in rissa da ordine pubblico.
Alfano prepari i gruppi speciali antisommossa. Se non sono sufficienti gli organici, chieda a Padoan e Madia una deroga al bilancio ed al blocco delle assunzioni, così il Ministro Poletti potrà annunciare prossime assunzioni ...
Sic
Condivido.
RispondiEliminaApprezzo anche l'ironia.
Tuttavia, nessuna sottovalutazione dei tentativi di creare tensione e provocazioni.
In una fase di lotte sociali e politiche come quella ci attende è da mettere in conto.
In passato è stata ripetutamente utilizzata per condizionare gli sviluppi del confronto. Anche da uomini delle istituzioni e dello Stato che restano coperti, presenti ed attivi.
Come dimostrano indagini, processi e nomine. Anche recenti e recentissime.
Dunque, nessun dorma! ... occhi aperti e unire passione, determinazione e intelligenza.
Gianni
Resta il fatto che Renzi riscuote un ampio consenso popolare (anche entusiasmo) e le sue politiche sono risultate vincenti prima nel PD e poi tra gli elettori italiani …
RispondiEliminaAntonio
Caro Antonio, direi che Renzi è il prodotto del fallimento del riformismo debole e subalterno di Bersani e c. Lui con la rottamazione, il cambiamo verso, l'adesione al PSE ha proposto un dinamismo nuovo ed una "ultima" speranza per molti PD. Contemporaneamente la sua provenienza dal mondo cattolico, il suo stare entro il sistema economico sociale e di potere egemone, la sua spregiudicatezza nell'annunciare "profonda sintonia" con Silvio Berlusconi hanno conquistato voti al centro e a destra.
EliminaResta il fatto che il 40,8% di consensi e gli 11 milioni di voti sono stati raccolti per il rinnovo del Parlamento europeo e non in elezioni politiche nazionali, per il Governo del paese.
Così, dopo Monti e Letta anche Renzi fa il presidente del Consiglio dei Ministri senza una maggioranza indicata dagli elettori italiani. Con la differenza che i primi due sono stati proposti e giustificati come "stato di necessità". Mentre Renzi, ora, indica questo Governo come una scelta ed una strategia politica. È un cambiamento di linea e di blocco sociale rispetto a Bersani. La frattura con CGIL nasce anche da questo fatto. No?
Gianni
Il PCI non voleva cambiare il mondo?
RispondiEliminaEccoci.
In piazza i lavoratori sono arringati da una donna socialista.
Il governo è presieduto dal segretario democristiano del più grande partito della sinistra.
Non è tutto.
Gli Stati Uniti hanno un presidente nero.
A Mosca comandano grandi capitalisti.
Avanti popolo!
Mario Cinico
Mario hai dimenticato i 2 Papi, di cui uno quasi comunista …
EliminaPaola Carla Ilaria
Nello scontro tra Renzi e sindacati sto con Landini, Camusso e c.
RispondiEliminaTuttavia questi non rappresentano adeguatamente i nostri tempi. Le caricature di Crozza colgono nel segno. In particolare mancano politiche industriali innovative. E politiche ambientali. E politiche per uno stato sociale moderno e sostenibile.
Claudia
Il problema, secondo me, è che sindacati e opposizione interna non sono credibili.
RispondiEliminaIn 20 anni sono stati testimoni inermi dello sfascio politico, sociale, economico e culturale del paese.
Renzi ha gioco facile nel rottamarli, nel definirli vecchi, nell'avere consenso.
A prescindere da quella che è la mia opinione personale (molto negativa su Renzi, abbastanza negativa su sindacati e minoranza PD), mi metto nei panni, con molta presunzione, dell'opinione pubblica e capisco perfettamente come mai il giovine premier ha preso il 40%
Renzi è un paraculo, usa il linguaggio giusto, ha capito come inserirsi nel degrado culturale e mediatico.
Gli altri si sono scavati la fossa da soli, sono complici di un ventennio catastrofico e usano la piazza a fini personali. La piazza dovrebbe dir loro: "levatevi dalle scatole, manifestiamo noi, ci rovinate tutto".
ciao.
MDC
Caro MDC, come puoi leggere dalla risposta ad Antonio concordiamo su diversi punti di analisi.
EliminaAggiungo che la CGIL di Camusso ha gravi responsabilità nel non essersi opposta (adeguatamente) alla riforma delle pensioni decisa dal Governo Monti - Fornero e dalla maggioranza detta ABC (Alfano, Bersani, Casini). Uno spartiacque strategico rispetto allo sviluppo economico e sociale. Tra linea dell'austerità (voluta dalla Troika) e politiche industriali e sociali alternative e sostenibili (da più parti indicate, compresi settori sindacali tra cui, almeno in parte, la FIOM di Landini).
Le vicende di queste settimane e l'iniziativa positiva di Piazza San Giovanni non hanno superato queste contraddizioni.
Tuttavia nello scontro in atto credo occorra apprezzare tutte le forze ed i soggetti in movimento, che riflettono e assumono iniziative.
Non è mai utile e produttivo chiedere a compagni di viaggio con cui si lotta e di cui si condividono obiettivi comuni importanti dove sono stati per molto tempo. Più importante è cosa fanno ora e dove vogliono andare. Se è possibile intraprendere un percorso comune, oggi e domani, meglio. Molto meglio. Cambiare
... questo sistema di potere è impegnativo. Bisogna unire e conquistare progressivamente soggetti e forze. Non allontanare chi non c'era ieri o l'altro ieri.
EliminaGianni
L'impressione è che Piazza San Giovanni abbia frenato gli uomini del Nazareno. Renzi ha dovuto riequilibrare la sua durezza con Camusso e CGIL. Ora si rivolge a Berlusconi con un "prendere o lasciare" l'ennesima proposta di "riforma" elettorale (premio alla lista e non alla coalizione, 5% di sbarramento). Un funzionale gioco delle parti? Molto probabile. Lo capiremo entro pochi giorni.
RispondiEliminaCiao!
Si, Ciao!
RispondiEliminaLe tensioni tra Matteo e Silvio sono studiate. Per convincere i riottosi a miti consigli. A unire il pregiudicato e lo spregiudicato è qualcosa di molto più solido: potere ed affari. E troppi sono e restano subalterni.
ZoRo
La piazza.
RispondiEliminaDa Roma (San Giovanni e piazza del Popolo) a Terni, a Marina di Carrara … Crescono sofferenze e proteste.
Il Governo.
Renzi parla di grandi riforme ma si appoggia a Berlusconi, Alfano, Marchionne e Squinzi. Cioè al vecchio potere e ai potenti di oggi.
Il futuro prossimo.
Deve essere partecipato. Deve fare incontrare e, quando necessario, scontrare soggetti sociali e politici, generazioni e generi.
Guai delegare a caste potenti, avide e corrotte. Oppure affidarsi a uomini della provvidenza.
Franca
Tra piazza e governo ci sta altro?
RispondiEliminaChe democrazia è quella che non prevede altro, per il futuro prossimo?
Per intenderci.
Parlamento. C'è? Lo si vuole fare funzionare? O deputati e senatori debbono solo votare la fiducia?
Partiti e sindacati. Ci sono? Discutono nei territori e nei luoghi di lavoro dei problemi della vita delle persone e della qualità dello sviluppo? Si confrontano, si battono, trattano?
Referendum. Li si utilizza e valorizza? O sono strumento da contrastare e negare?
Raffa
Dunque, l'incontro Renzi - Berlusconi "regge".
RispondiEliminaDunque, il 5 dicembre si torna in piazza.
Dunque, si va allo scontro sociale e politico. Con alleanze impensabili e con divisioni pericolose.
ZoRo