mercoledì 16 ottobre 2019

Emilia Romagna: il problema è Bonaccini?

Aria pesa sulle città! Lo dice ARPAE. Vogliamo continuare a "crescere" così?

















Da mesi il futuro politico del Paese pare condizionato dall'esito del voto del prossimo 26 gennaio e da chi prevarrà nella sfida politica ed elettorale per la Presidenza della Regione che fu "rossa" e che ora, nel contesto politico e sociale del 2020, tutti considerano "contendibile".
Matteo Salvini ha passato l'estate in riviera romagnola. Dal Papete di Milano Marittima ha lanciato la sua sfida politica: prima per "pieni poteri" ed elezioni politiche anticipate che gli consentissero di consolidare nel Parlamento italiano i consensi conquistati alle europee; poi, di fronte all'accordo nazionale M5S - PD - LeU, per portare alla guida della Torre di viale Aldo Moro (la fida) Lucia Borgonzoni e conquistare così per il Centrodestra anche l'ultima Regione del Nord che esprime una maggioranza diversa. Con l'obiettivo esplicito di dimostrare che Lega ed alleati "vincono" ovunque il popolo vota.
Stefano Bonaccini ed altri suoi amici di partito si muovono analogamente: "in Emilia è in gioco l'esperimento nazionale avviato con il Governo Conte 2". Evidentemente il Presidente uscente e i suoi compagni di avventura temono il giudizio critico dei corregionali e cercano di sovraccaricare questa scadenza con il "pericolo" del ritorno del "Capitano" al Governo nazionale e con il ricatto - ritenuto sempre efficace - del "voto utile" e "a prescindere" dal livello Istituzionale e politico in discussione.
Dal canto suo, Matteo Renzi, come sempre personaggio scaltro ed inaffidabile, sostiene "l'amico Stefano" - suo organizzatore, al tempo della segreteria PD - e si dichiara pronto a tutto: fare o non fare una lista di Italia Viva: "lo decida Bonaccini". E Nicola Zingaretti, anche in questo caso, segue e non mostra dubbi: avanti con il "buon governo emiliano romagnolo". Evidentemente Parma, Comacchio, Vignola, San Giovanni in Persiceto, Budrio, Ferrara, Forlì, Imola, Riccione, Cattolica, Cento, Vergato, Galliera (l'elenco potrebbe continuare) sono ritenuti anche dal "nuovo" PD solo incidenti di percorso casuali. E non meritano approfondimento critico sulle scelte operate dalla "sinistra" che ha governato. Quanto alla "discontinuità" sollecitata negli ultimi tempi da Pierluigi Bersani forse si può soprassedere in campagna elettorale o, forse, non riguarda le Amministrazioni di queste terre ...
Per ultimi sono entrati in scena i 5 Stelle, ancora frastornati dal duro impatto con il Governo delle Istituzioni locali (Parma, Comacchio, di recente Imola) e nazionali (Roma, Torino, Conte Uno e Due) e con il sistema di potere complesso ed articolato, spregiudicato ed avvolgente, che "bastona" con violenza gli alternativi e che ingloba chi si mostra disponibile ... Così si alternano ogni giorno tra chi, come Maria Edera Spadoni, Vicepresidente della Camera, dichiara che "c'è un veto su Bonaccini" e chi, come Andrea Bertani, capogruppo in Regione, sostiene "i programmi prima di tutto". Intanto Di Maio e Fico, pure quando sollecitati, rinviano ogni considerazione preferendo argomentare a favore dell'accordo M5S - PD in Umbria e negare possibili intese in Campania "sul Presidente De Luca".
Eppure a 10 anni dal decollo dell'esperienza del MoVimento e di fronte alle naturali (anche rilevanti) evoluzioni seguite all'entrata nel Parlamento del 2013 e alle esperienza di Governo post politiche 2018 sarebbe molto interessante capire e dibattere il punto di vista dei "5 Stelle" proprio sull'Emilia Romagna.
Qui, infatti, da Piazza Maggiore tutto parti ... E in questa Regione sono maturate le prime esperienze istituzionali, assai controverse. Quasi che Grillo e il "suo" nuovo soggetto politico avessero colto e, in qualche misura, interpretato la vecchia e lungimirante lettura critica di Enrico Berlinguer sull'Emilia rossa "punto alto delle contraddizioni del sistema capitalistico".

Sta di fatto che diversi dati della realtà e una coscienza critica non per tutti sopita portano un numero non trascurabile di bolognesi ed emiliano romagnoli a considerare urgente un cambio radicale di politiche e di strategie: per porre rimedio ad una crescita economica e produttiva insostenibile e in crisi; per correggere una organizzazione sociale e del territorio che ha progressivamente abbassato la qualità della vita dei cittadini e colpito le speranze e le aspettative delle giovani generazioni.

Osserviamo i livelli dell'inquinamento atmosferico pubblicati da ARPAE: Modena da una settimana è oltre i limiti di legge per le PM10; Reggio Emilia, Parma e Ferrara lo sono stati 5 giorni su 6; Bologna 3 su 4.
Forse scatteranno misure d'emergenza; comunque minime e di scarsa influenza: a danno avvenuto, accertato e ribadito da studi di scienziati e medici.
Il problema è che si interviene sempre e solo "a valle" dei processi ... E da alcuni decenni, non si coltivano cultura, partecipazione, prevenzione.
Valori che a lungo hanno contraddistinto questa Terra, l'hanno resa fertile di pensiero e di azioni, politicamente forte e relativamente "autonoma" dai potentati economici, ricca di conflitti e di elaborazioni originali ed attente ai Beni Comuni.
Purtroppo i progetti e le pratiche "virtuose" della generazione di Campos Venuti sono state abbandonate da alcuni decenni: quando il PRG degli anni '80 che prevedeva come elementi caratterizzanti "fascia boscata, metrò leggero, aree interstiziali da recuperare" prodotto di valenti "urbanisti" e della partecipazione diffusa di competenze professionali e cittadini organizzati, liberi e pensanti venne, di fatto, accantonato. Come l'obiettivo di "ridurre gli automezzi contemporaneamente in circolazione" in Città scelto dal 70% dei votanti al referendum bolognese del 1984. Che nel giro di pochi anni venne abbandonato, in nome di un pragmatico quieto vivere con alcune combattive e "cooperative" rappresentanze di ceti produttivi e commerciali.
Resta il fatto che avere rinunciato ad una visione lungimirante e partecipata dello sviluppo, ha avuto effetti gravi sulle periferie e su fondamentali beni comuni: aria, acqua, suolo.

La mobilitazione internazionale degli studenti, di tanti ricercatori, meteorologi, biologi, operatori sanitari, lavoratori e cittadini per una conversione ecologica della società indica una presa di coscienza collettiva da considerare, rispettare e tradurre in azioni articolate e coerenti.
Esige (impone?) ai protagonisti politici di oggi di non riproporre per gli anni 2020-2030 le stesse infrastrutture stradali ed autostradali del secolo scorso; le vecchie e ambientalmente incompatibili produzioni imposte da aziende multinazionali e intraprendenti imprenditori locali; pratiche di contrattazione e di consumo speculativo del suolo che arricchiscono gruppi privati e di malaffare organizzato a fronte di un impoverimento complessivo delle comunità ed anche in presenza di un significativo calo demografico; il perdurante sfruttamento di materie prime limitate e di fonti energetiche fossili a fronte di alternative eco-compatibili mature che richiedono di essere promosse.
Lo hanno scritto e urlato negli ultimi mesi le ragazze ed i ragazzi di Fridays for Future e di Extiction Rebellion.
Lo hanno ribadito ed argomentato ampi settori della società adulta e cosciente: dell'Università e del mondo produttivo, delle Associazioni ambientaliste e dei Comitati di cittadini auto organizzati per scopi specifici.

Da partiti e soggetti politici si attendono risposte. A partire dai fronti di conflitto aperti da anni.

Si o No al potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e dei servizi di trasporto pubblico? 
Priorità al completamento del SFM (che procede a ritmo di lumaca ed ancora senza precisi impegni temporali) oppure la nebulosa del tram (almeno parzialmente sovrapposta in alcune sue linee) e soprattutto - decisamente in contraddizione - il Passante di Mezzo (da aprire entro il 2020 e concludere entro il 2025)?
Sviluppo del Guglielmo Marconi e degli altri aeroporti regionali e nazionali senza coordinamento e limiti o programmazione e integrazione razionale delle risorse e dei sistemi di mobilità delle persone e delle merci (al fine di selezionare e qualificare servizi condivisi)?

Si o No ai boschi urbani ed al patrimonio arboreo e verde? 
Priorità alla tutela della natura ed alla salute dei cittadini riducendo l'inquinamento esistente e rinunciando a costruire ex novo altri quartieri residenziali, commerciali o produttivi in aree demaniali come i Prati di Caprara oppure solo promesse di interventi a parziale compensazione e risarcimento di "grandi" opere la cui realizzazione mette in conto altro smog e rumore?

Si o No alla messa in sicurezza del patrimonio territoriale, naturale o monumentale ed edilizio esistente? 
Priorità a piccoli e diffusi interventi per il ripristino di vegetazione, argini, opere necessarie a contrastare il progressivo dissesto idrogeologico e le minacce sismiche ovvero abbandono, incuria e perfino azioni estrattive o di costruzione artificiale che aggravano il già compromesso equilibrio naturale del territorio?

Si potrebbe continuare ancora: si o no all'avvio di pratiche virtuose per una economia circolare che inizi a prendere corpo; si o no ad una agricoltura bio e di qualità ...
Ma i concetti di fondo sarebbero gli stessi.

Questo è il tempo del cambiamento: progetti diversi da quelli perseguiti fin qui e scadenze di impegno ben definite. Nelle risorse e nei tempi (verificabili) di realizzazione.

Se Stefano Bonaccini si proponesse esplicitamente questo cambio di politiche e di interventi da attuare in un eventuale nuovo mandato (diversamente da quanto sostenuto fin qui), potrebbe anche essere comprensibile sottoporre agli elettori una sua ricandidatura, senza pregiudizi.
Del resto si è già verificata e persa la scommessa di affidarsi tanto ad autorevoli "salvatori della patria" quanto ad esponenti "nuovi", più o meno brillanti e parzialmente conosciuti. E forse si possono evitare spiacevoli esempi nominativi: di leader nazionali "prestati" alla rinascita del governo locale o, viceversa, di esponenti politici o "civici" regionali chiamati ad alte responsabilità istituzionali.
Parimenti, è conclamata la difficoltà di condividere un giudizio convergente ed unanime su personalità conosciute e sperimentate di forte caratura e competenza.

Dunque, almeno per le prossime settimane, meglio ripartire da un esplicito e serrato confronto sulla realtà, sulla visione di società che si vuole costruire e sulle priorità degli investimenti.

Un interessante editoriale di Vittorio Monti sul Corriere di Bologna (16 ottobre)



26 commenti:

  1. Un ragionamento politico corretto. Ma non credo molto alla possibilità che Bonaccini riveda i suoi giudizi sull'Emilia e conseguentemente gli obiettivi che ha indicato con grande sicumera. Ho l'impressione che anche nel PD (sicuramente tra il popolo di centrosinistra) tanti si rendano conto che è tempo di correggere vicoli ciechi ed aprire nuovi percorsi "green". Ma lasciare la strada vecchia per intraprenderne una nuova...... si può?
    Lo vedremo entro 15-20 giorni.
    At salut!

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    1. Almeno per quanto mi riguarda non solo "si può", si deve.
      Gianni

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  2. No. Io chiedo di approfondire.
    Probabilmente mi sfugge qualcosa.
    Bonaccini si ri-candida e viene ri-candidato anche da 200 sindaci della regione (incluso Pizzarotti di Parma, già grillino, vedi corrieredibologna.it) in base ad un giudizio positivo sul suo operato e ad una prospettiva di "crescita economica in cui lavoro, walfare e ambiente siano parti integranti di una stessa strategia".
    Voglio dire che nella testa e nel corpo vivo ed operante dei politici e degli amministratori emiliani esiste già un rapporto stretto tra Presidente da confermare e programmi di governo da completare e perseguire.
    Trovo quindi AMBIGUO interrogarsi ora sul tema: "il problema è Bonaccini" se si è critici sul suo governo della Regione e sugli impegni che caratterizzano questa maggioranza.
    Delle due l'una: o per impedire il successo della Borgonzoni (e tutto il Nord al Centrodestra) si dice SI allo schieramento già in campo, tuttalpiù allargandolo e arricchendolo di nuovi contributi, oppure si dice NO verificando una coalizione alternativa (con la Lega, con il M5s, con la sinistra di Potere al Popolo, con non so chi altro).
    Allo stato delle cose non vedo una TERZA VIA concretamente perseguibile.
    Ciao!

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    1. Progetti e candidati si tengono ed indicano la strada che si vuole percorrere? Condivido.
      Bonaccini ha ben governato e ben progettato il futuro dell'Emilia Romagna e continuerà lungo il percorso già tracciato? Chi pensa questo proceda pure. Con il sostegno dei Sindaci di Centrosinistra, "civici" (e di Calenda).
      Altro è condividere - per l'Italia e per l'Emilia Romagna - l'esigenza di una profonda conversione ecologica della società e delle produzioni.
      In questo caso occorre intendersi sulla svolta da imprimere: negli investimenti delle infrastrutture, nella organizzazione del territorio, nelle politiche sociali e dei servizi, nelle forme di democrazia partecipata da adottare.
      Mi pare sarebbe, questa, una utile "contaminazione" tra istanze culturali, sociali e politiche. Con la verifica di possibili punti di accordo e di governo tra vari soggetti del frastagliato e ricco mondo della Sinistra, dei Democratici, del M5S, di altri vecchi e nuovi soggetti politici.
      Mancano ancora 3 mesi al 26 gennaio. Se si apre questa prospettiva bene e nessun reciproco pregiudizio. Il futuro è nelle mani di tutti noi.
      Se invece, si è convinti che Progetti e Candidati sono scontati e scritti negli atti del passato, ogni protagonista se ne farà una ragione e trarrà le sue conclusioni.
      Gianni

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    2. Per sciogliere il nodo, la parola a Rousseau?
      Ma Rousseau parla?
      O sceglie tra due opzioni secche: si o no.
      Si può procedere a referendum?
      La Gran Bretagna non insegna nulla?
      Antonio

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  3. Il problema principale non è Bonaccini, ma siamo NOI.
    Ha ragione il giornalista del Corriere: NOI siamo pro foreste in Amazzonia anche se ci fa ridere quando una signora si abbraccia ad un albero in Italia perché non venga abbattuto. Tradotto loro restino il polmone verde, NOI godiamoci le villette, i supermercati e le autostrade veloci per guadagnare tempo quando andiamo al lavoro.
    NOI ci lamentiamo delle code in tangenziale o sulla bazzanese e Bonaccini per soddisfare i nostri desiderata sostiene il Passante e la nuova superstrada per Vignola.
    Così che anche Beghelli con le sue strampalate invenzioni a base di plastica mantiene competitività sui mercati e può offrire lavoro ai concittadini di Donini. E quando NOI decidiamo a scartarli perché il nonno muore o cambiamo arredamento li raccogliamo nei cassonetti differenziati e li trasportiamo in Cina. Perché NOI siamo per l'ambiente e non li vogliamo bruciare, producendo diossina.
    Insomma: siamo NOI a meritarci Bonaccini, siamo NOI a votarlo.
    Mario C.

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    1. NOI siamo esseri liberi e pensanti?
      Noi possiamo ragionare, verificare, modificare abitudini. Ed anche posizioni e voti.
      Perché ad ogni umano che vive in società e sulla Terra dobbiamo riconoscere uguali diritti e imporre analoghi doveri.
      Attraverso forme di democrazia e di partecipazione sempre più adeguate ai tempi.
      Gianni

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  4. Hai ragione quando ripeti il concetto della prevenzione. Molto diverso è quello della compensazione. Non a caso prevalente tra i nostri amministratori. Ecco la differenza su cui lavorare se vogliamo cominciare a cambiare.
    Che ne pensano donne e uomini di PD, Leu e M5s?
    Anna

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  5. N.b. Mi rivolgo a loro perché penso che Lega e destre abbiano già dimostrato che non sono interessati. "Salvo intese", nel caso Lucia (Borgonzoni) non mi smentisca usando la saggezza femminile che sicuramente le appartiene.

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    1. Si, è tempo di prevenzione non di compensazioni.
      Gianni

      NB. in effetti va di moda "salvo intese".

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    2. La prevenzione!?!
      Ma voi perché escludete in partenza di favorire un ricambio dei sottesi politici al governo della Regione? In fondo questi ci hanno amministrato per 50 anni e per i prossimi 30 vogliono aggiungere a quel che c'è anche il P/Gasante, la Cispadana e tanti nuovi raccordi stradali come la Bretella Sassuolo-Campogalliano.
      B.

      Nb. Vogliamo sempre affidarci alla pioggia ed al vento per respirare meglio?

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    3. Sono decisamente favorevole ad un cambiamento che promuova la conversione ecologica della società e la partecipazione dei cittadini alla vita politica delle comunità.
      Su questo è bene valutare tutti i soggetti politici in competizione. Guai affidarsi "alla pioggia ed al vento".
      Gianni

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  6. Non è semplice orientarsi in questa partita a scacchi. Per esempio a me colpisce che duecento sindaci debbano sostenere la candidatura di Bonaccini che è il presidente uscente. Il secondo mandato dovrebbe essere una soluzione naturale, no? Significa allora che anche in casa PD ci sono dubbi? che ha bisogno di appoggi che scontati non sono?
    A firmare sarebbero anche una ventina di civici. Chi sono? Civici di coalizioni già di centrosinistra? Oppure no? Farebbe la differenza, ma nessuno chiarisce ancora.
    Questa mattina ho letto una intervista dell'assessora Gazzolo sui rifiuti.
    Argomento più concreto.
    Ammette l'esistenza di problemi di gestione. E' saltata la discarica di Imola e non è stata individuata una nuova soluzione, gli smaltitori chiedono sovvenzioni, ci sono incendi in magazzini di stoccaggio, la Cina esercita un maggiore rigore del passato nel controllo della qualità delle plastiche che gli spediamo. Infine promette uno studio sulla qualità della differenziata per chi verrà dopo di lei.
    Non mi pare un bilancio positivo ed ambizioso.
    E consolido una impressione: manca una vera strategia della programmazione pubblica e partecipata. Vedi una organizzazione ancora diversificata a macchia di leopardo in tanti comuni. Con risultati più che modesti, vedi il centro storico del capoluogo. Ma non solo.
    Avanzo una ipotesi: troppo potere è nelle mani dei manager delle grandi Aziende quotate? che premiano il personale in base agli utili e ai dividendi piuttosto che sulla responsabilità sociale ed ambientale?
    Possibile?

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    1. Sui Sindaci pro Bonaccini: per il momento ho letto di Federico Pizzarotti di Parma.
      Quanto alla questione ambiente e "rifiuti". Le esperienze di Hera ed IREN impongono a Regione, Comuni e cittadini necessarie riflessioni e correzioni di rotta. Questo rapporto pubblico - privato non pare davvero il più adeguato a perseguire obiettivi significativi di riconversione ecologica a livello locale e globale. Si protraggono da decenni "sperimentazioni" e "studi" - prevalentemente su aspetti marginali della raccolta - senza conseguire risultati adeguati nell'avanzamento della "economia" circolare. Pare a me che il peso di interessi privati, soprattutto grandi gruppi (a volte intrecciati con organizzazioni illegali e mafie), sia condizionante. Un vero e proprio sistema di potere che è possibile ridimensionare e neutralizzare solo attraverso volontà e scelte forti di partecipazione popolare e di crescita culturale collettiva.
      Gianni

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    2. Mi permetto di insistere. Non mi pare accettabile che da giorni si discute di duecento sindaci che sostengono la candidatura di Bonaccini, ma nessuno conosce ancora l'elenco!
      Tra questi, venti sarebbero sindaci civici. ma si conosce solo il nome e cognome di Federico Pizzarotti (di Parma) e di Carlo Gubellini (da Castenaso).
      Possibile?

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  7. Il problema sono le condizioni di vita delle persone. Tra caos nelle strade causa traffico, buche e lavori in corso continui, poi trasporti pubblici inaffidabili in provincia e sovraccarichi su alcune linee urbane.
    Pare impossibile non si possa migliorare la programmazione delle risorse e degli interventi.
    Vedendo Imola (quartiere bolognese) e Bologna (quartiere romano) penso di capire la Capitale e mi viene da giustificare anche una Sindaca che forse amministra qualcosa più molto più grande di lei (e dei suoi predecessori, pure più scafati).
    Non è ora di finire con polemiche di parte e insulti reciproci e discutere con serietà come si può ridare ai Comuni medi, grandi e piccoli un ruolo maggiore nella pianificazione e gestione delle cose da fare?
    L.

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  8. Lo trovo un voto difficile da inquadrare: né locale - comunitario, né politico - ideologico.
    Per i candidati di cui ora si parla è davvero difficile votare. Entrambi simpatia zero.
    s.

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    1. Per me più che "difficile da inquadrare" è difficile da esprimere.
      Soprattutto per le politiche che sostengono e praticano i principali protagonisti della contesa.
      Gianni

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  9. Vi risulta che i più accaniti fan di Bonaccini siano Italia-Viva e Conf-Industria?
    Sic

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  10. Da tradizionale elettore di sinistra vorrei esprimere un parere interessato: anziché parlare ossessivamente di uomini e di alleanze tra partiti in crisi di autorevolezza, si possono conoscere gli impegni di chi dovrebbe governare il Paese e la Regione su tre argomenti che mi sembrano importanti?
    1. Lavoro: a Bologna Just Eat ha recentemente licenziato 40 rider.
    2. Sanità: in Emilia Romagna per fare esami ed interventi sanitari di routine si impiegano mesi ed anche anni.
    3. Ambiente: si continua a morire precocemente per gli elevati livelli di polveri, ossidi di azoto e ozono.
    Quali progetti innovativi si intende adottare per prevenire malattie e per curarle in modo adeguato, per motivare il lavoro e riconoscere dignità a chi si dà da fare?
    Matty

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    1. Belle domande! Ma non credo riceverai risposte. Almeno qui.
      Gianni

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  11. Questa sera a Piazza Pulita intervistato sul tema, Bersani ha, prima, cincischiato e, infine, ha preso atto che non ci sono le condizioni per una candidatura che unisca tutte le forze al Governo. Tuttavia occorre tenere aperta questa prospettiva.
    Carlo

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    1. Il problema è Bonaccini e non solo lui. Sono politiche impopolari che da anni vengono praticate senza alcuna considerazione per le vittime che lascia sul campo.
      Ora che anche i 5stelle si sono omologati le destre trionfano ovunque.
      Titti

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    2. A me pare che negli ultimi tempi da Bersani vengano pronunciate parole sagge: una per tutte, il bisogno di "discontinuità" rispetto alle scelte di governo degli ultimi decenni. Non vedo però adeguatezza (personale e generale) nel tradurre le analisi in progetti e priorità all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte: a partire dalla conversione ecologica delle produzioni e della organizzazione delle comunità locali e internazionali.
      Ed anche le politiche che caratterizzano il Governo "giallo-rosso" (di cui Bersani è sostenitore) mi sembrano assolutamente deludenti (nonostante Speranza e illusioni post Salvini).
      Se le contaminazioni tra PD, sinistra e M5S anziché avvenire sulle rispettive virtù, somma le contraddizioni e mischia difetti e debolezze di ogni singolo soggetto politico ... la crisi politica può raggiungere presto livelli sconosciuti a tutti noi.
      Gianni

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