martedì 29 ottobre 2019

Emilia 2020: premiare il buon governo?

Bologna, un manifesto esposto in occasione delle elezioni comunali del 2011

















"Se vi va tutto bene, io non vado bene" sosteneva Virginio Merola nella campagna elettorale del 2011.
Rispetto ad allora tutt'altra impostazione. 
Per il PD e per Italia Viva siccome "tutto va bene, Lui (Bonaccini) va confermato". Ma è davvero così?
O sanno anche loro, Nicola Zingaretti e Paolo Calvano, Matteo Renzi e Luigi Marattin che molte cose - qui ed ora - non vanno affatto bene e debbono essere cambiate? 
Proprio il tradizionale "buon governo" emiliano romagnolo, anzi, dovrebbe avere insegnato a chi intende indirizzare e non subire i processi sociali, la capacità di vedere (in tempo utile) i problemi e di individuare le contraddizioni, per elaborare progetti innovativi e sottoporli al confronto pubblico al fine di praticare (e non imporre) le risposte concordate.
Al contrario, negare la realtà e l'evidenza dei fatti aiuta tutti i critici (anche i peggiori e i prevenuti) a ottenere immeritati consensi e sostegni.

Dunque, dopo la "lezione" umbra e a tre mesi dal voto del 26 gennaio sarebbe cosa buona ed opportuna ragionare apertamente su alcune questioni.
Tra queste (per cominciare) un serio riordino Istituzionale.
Perché in questi anni si sono seguiti percorsi quantomeno discutibili che hanno determinato una situazione di fatto precaria e insostenibile.
1. Ai cittadini delle Province si è tolto il diritto - dovere di eleggere direttamente i propri rappresentanti. Con l'effetto di sottrarre dal pubblico confronto sedi ed argomenti (ambiente, sanità, territorio, mobilità, scuola) di notevole rilevanza per comunità storicamente riconosciute e definite. E, naturalmente, la ricerca e la pratica di soluzioni più avanzate che impegnino buona parte dei cittadini.
La Città Metropolitana di Bologna attualmente è diretta dal Sindaco scelto nel Comune capoluogo (meno del 40% della popolazione della Provincia) e da Consiglieri nominati e delegati da accordi di vertice.
Se si volesse rimediare a questa assurdità optando per una Istituzione scelta da tutti gli amministrati, secondo la Legge vigente (la cosiddetta Delrio), si dovrebbe smembrare e superare il Comune di Bologna: elevando al rango di Municipi i Quartieri. Con l'effetto di passare questioni e competenze che meritano visione e pratiche unitarie alla discrezione di maggioranze politiche potenzialmente diverse ed anche contrastanti che si determinano attraverso il voto a Savena o a Santo Stefano, a Porto - Saragozza o a Borgo Panigale - Reno, a Navile o a San Donato - San Vitale (realtà istituzionali che verrebbero equiparate ad Argelato o Monte San Pietro, a Molinella o Valsamoggia).
2. Ai cittadini di molti Comuni si sono indicati (e in pochi casi compiuti) processi di associazione, unione e fusione tra Comuni sulla base di logiche "amministrative", di "bilancio" e di "gestione" quasi sempre prive di solidi e maturi agganci storici, sociali e culturali. Operazioni proposte quasi sempre "a freddo",  elaborate tra gruppi ristretti di funzionari, consulenti e amministratori che poco si incontrano con la vita concreta delle persone.
Come si motivano altrimenti i naufragi delle ultime consultazioni referendarie svolte in diverse realtà della Regione?
Si guardi in faccia alla realtà: è l'epilogo conseguente di esperienze travagliate e di idee poche e confuse. L'esempio di Castenaso è emblematico. Gli stessi Amministratori, avviarono l'esperienza della Associazione con i colleghi di San Lazzaro e di Ozzano, per poi tentare miglior fortuna con Budrio e, infine, hanno "proposto" la Fusione con Granarolo. Registrando, al referendum, un muro di No.
Evidentemente i dilettanti allo sbaraglio non sono solo i protagonisti di trasmissioni televisive, né gli ultimi arrivati: gli esponenti del M5S.

Per questo è ora di ragionare e cambiare nel segno della Costituzione.
Almeno per chi è convinto che l'enormità delle questioni sociali ed ambientali che debbono essere affrontate non può essere delegata a nessun soggetto singolo (per quanto rispettabile), né (peggio ancora) ad un "uomo solo al comando", ma richiede più democrazia, più rispetto per (e tra) istituzioni autorevoli e riconosciute, una responsabilizzazione ampia e diffusa dei cittadini, delle loro associazioni, di volontari impegnati a studiare e rappresentare interessi concreti e/o generali.

Si può continuare a parlare (lo fanno in molti) di "discontinuità" senza ricercare - qui ed ora - risposte nuove, moderne e condivise alle modeste e cattive pratiche politico - istituzionali seguite negli ultimi decenni?
E ancora in questi giorni ed ore: al punto che "il Sindaco" della Città Metropolitana di Bologna si permette di "escludere dal governo del territorio" la Sindaca di San Lazzaro di Savena (tra l'altro appena rieletta con oltre l'80% dei consensi dei suoi concittadini) in seguito ad  iniziative considerate "populiste".

"A San Lazzaro c'è un populismo imperante che offende il popolo" ...
"Bonaccini ha fatto bene" ... dall'intervista di Virginio Merola nel salotto di Patrizia Finucci Gallo
 (Corriere di Bologna, 25 ottobre)



















Non si rendono conto Merola ed il PD che proprio questa concezione autoritaria e "proprietaria" delle Istituzioni (per altro non nuova: si pensi ai Referendum a favore dei beni comuni e della scuola pubblica o alle ripetute chiusure nei confronti di legittime richieste di azioni a difesa della salute dei bolognesi) è causa prima della crisi di autorevolezza di partiti ed autorità costituite, nonché del progressivo diffondersi di "proteste" e di "populismo"?

Ecco, dunque, alcuni nodi da affrontare con urgenza per chiunque vuole risolvere problemi del presente pensando ad un futuro migliore.
1. Accrescere il ruolo delle Autonomie Locali e delle rappresentanze istituzionali elette direttamente con il voto dei cittadini.
L'opposto di quanto avvenuto in questi decenni quando il potere dei Comuni, dei Quartieri e delle Province si è contemporaneamente e significativamente ridotto e si è progressivamente spostato sulle cariche singole ed esecutive. Ma (attenzione!) l'autorevolezza di Sindaci e Comuni nei confronti dei vari interlocutori pubblici e privati, deriva, innanzitutto, dalla ricostruzione di un saldo rapporto sociale, culturale e politico con le Comunità amministrate. Non certo con rivendicazioni di maggiori riconoscimenti economici (come proposto da qualche interessato portabandiera).

"Indennità vergognose. Mi batterò per i Sindaci" sostiene Merola.
Intervista al Corriere di Bologna (20 ottobre)


















2. Elevare il confronto culturale e politico sulle grandi sfide sociali ed ambientali. Riconoscendo, rispettando e confrontandosi apertamente con le voci critiche e propositive che maturano ovunque. Sostituendo le cattive pratiche dell'ostracismo e del paternalismo con l'approfondimento di merito, con la individuazione di soluzioni realmente innovative, efficaci, coinvolgenti.
L'attualità consente alcuni facili esempi.
L'allarme sociale per l'uso di impianti con tecnologie 5G non li diffonde un singolo Sindaco (o un Consiglio Comunale) che blocca concessioni ed autorizzazioni richieste da aziende private, bensì l'assenza di ricerche autorevoli che fughino le riserve proposte da una parte autorevole della comunità scientifica che ha studiato quelle tecnologie.
Così la determinata contrarietà di tanti cittadini al Passante di Mezzo non esprime pregiudizi ideologici o interessi di parte, ma la denuncia di persone (e personalità) libere e pensanti per storiche inadempienze del Comune di Bologna e della Regione Emilia Romagna (che non hanno proceduto nei decenni ad installare rilevatori dell'inquinamento, ad effettuare studi epidemiologici sulla salute delle persone, a realizzare progetti di bosco urbano e di mobilità alternativa efficiente e competitiva) e la convinzione che investimenti alternativi alla dipendenza dai mezzi privati sono oggi prioritari per migliorare la qualità della vita di tutti.
E ancora, il No a speculazioni immobiliari ai Prati di Caprara non è effetto della indifferenza per il bisogno di case popolari, ovvero un disinteresse per i Bilanci (e per l'indebitamento) dello Stato, bensì il bisogno razionale di rigenerare le nostre Città dall'inquinamento che le opprime, attraverso la prevenzione primaria e progettazioni urbanistiche che valorizzino il patrimonio naturale e ambientale, ridimensionando le pretese di voraci affaristi privati.

3. Innovare la cultura e gli strumenti di Governo del territorio.
I Bilanci economici e finanziari annuali delle pubbliche amministrazioni debbono essere più trasparenti e partecipati. Inseriti all'interno di Documenti di Previsione e di impegno pluriennale che rendano esplicita e percepibile la direzione di marcia che le Amministrazioni (e le maggioranze politiche del momento) intendono perseguire. Ma soprattutto è tempo di qualificare i Bilanci pubblici annuali e pluriennali con puntuali Rendiconti e Impegni Ambientali ed Ecologici: dati attendibili e verificabili ed analisi serie ed autorevoli su aria, acqua, suolo, verde, patrimoni collettivi a disposizione delle comunità presenti e future. 
Anche qui, non mancano esempi di attualità.
Che senso ha discutere di futuribili linee di tram, se mancano ancora impegni certi (essenzialmente finanziari) per la realizzazione del Servizio Ferroviario metropolitano (che doveva essere inaugurato insieme al TAV Milano - Roma)? E, peggio, mentre si sbloccano i cantieri per il Passante di Mezzo (ultimazione lavori fissata al 2025) che porterà grandi investimenti pubblici e privati ancora e sempre verso la mobilità stradale privata?
Che approccio manifesta promettere un nuovo bosco urbano come parziale compensazione di una infrastruttura impattante? Tra l'altro, quando per la Fascia Boscata dal PRG del 1985 si è realizzato meno di 10 sui previsti 211 ettari?
E infine che significa annunciare che verranno presto piantati cento nuovi alberi in Città se, contemporaneamente, non si informa di quelli abbattuti?
Insomma, la consapevolezza che viviamo lo "stato di emergenza climatica ed ecologica" impone alle Istituzioni di andare subito ben oltre le quote (assai marginali) destinate ai "Bilanci partecipativi" sperimentati in questi anni anche nel Comune di Bologna che deliberano su interventi di dimensione e rilevanza decisamente modesta.

4. Rafforzare le Istituzioni rendendo protagoniste le Assemblee elettive e le Amministrazioni locali di esperienze nuove e qualificanti di democrazia diretta.
Il ricorso alla libera espressione dei cittadini su importanti scelte di governo è stata troppo a lungo presentata come una pretesa insopportabile di intervenire su argomenti complessi e da delegare a partiti, amministratori e poteri esecutivi.
Pronunciamenti nazionali (sull'acqua pubblica e sui beni comuni) e locali (sulla priorità nei finanziamenti alle scuole pubbliche) sono stati prima subiti, poi elusi e non rispettati. Governi, Amministrazioni, Sindaci e Presidenti hanno così mostrato un volto arrogante. Ma anche rischioso. Perché sfidare la volontà popolare espressa democraticamente determina inevitabilmente sfiducia e reazione.
Viceversa, scelte controverse, contrastate e verificate come espressione della maggioranza di una comunità al termine di iter costituzionali e regolamentari previsti, concordati e che garantiscano informazione, analisi, confronto possono essere - infine - sicuramente più celeri, qualificate, condivise o accettate anche da persone inizialmente di altra opinione.
Dunque, sarebbe bene curare con ben maggiore apertura i percorsi decisionali. 
Facendo tesoro ed uso anche delle positive esperienze maturate attraverso le Istruttorie Pubbliche previste da alcuni Statuti. Salvo naturalmente tenere in debito conto le volontà che, anche in quella sede, si manifestano (come nell'esperienza bolognese relativa al futuro dei Prati di Caprara).
Inoltre, impegnando le Assemblee elettive e le Amministrazioni a praticare con coraggio possibili Consultazioni popolari referendarie (magari anche articolate su più risposte chiare e semplici) per dirimere conflitti, sciogliere dubbi e definire priorità di indirizzo che non vedono in gioco diritti - doveri inalienabili e Costituzionali dei cittadini ma, piuttosto, specifiche opzioni politiche rispetto alle soggettive sensibilità e a differenti interessi ed approcci culturali (e graduando eventualmente l'incidenza del pronunciamento alla quantità dei partecipanti e alla loro espressione di preferenze).


Il Corriere di Bologna titola il diktat del PD: "Bonaccini ha fatto bene e non si tocca"
(16 ottobre)
Dalla Leopolda Stefano Mazzetti: "noi siamo perché le infrastrutture si facciano ..."
(la Repubblica Bologna, 20 ottobre) 

Domenica Repubblica Bologna titola sul pranzo di Firenze ... (27 ottobre)

... mentre il Corriere di Bologna titola sulle certezze del Presidente ri-candidato:
"possiamo vincere anche senza il M5S" (27 ottobre) 

Oggi, dopo il voto in Umbria, il Presidente Bonaccini si appella "agli elettori grillini" ...
(la Repubblica Bologna, 29 ottobre)

Secondo il Resto del Carlino, Bonaccini tende la mano ai grillini:
"se non corriamo insieme, si consegna il Paese agli altri" (29 ottobre)



"In Umbria arresti e dimissioni" afferma Bonaccini.
Al contrario l'Emilia Romagna "ha scalato in questi anni tutte le classifiche possibili" ...
(Corriere di Bologna, 29 ottobre)
































8 commenti:

  1. Ma quale buon governo?!!!!!
    Le cose buone sono un prodotto della storia del secolo scorso.
    In questo il governo regionale ha raggiunto il record storico delle astensioni. Abbiamo dimenticato che Bonaccini è stato eletto con il 49% dei voti espressi dal 38% degli elettori votanti?
    Perché? Ce lo siamo chiesti? Qui si propone una analisi (che in larga parte condivido).
    Ma Democratici e amici???? Cosa hanno fatto????
    Hanno costruito tavoli e patti con le categorie economiche di scarso impatto.
    Quante aziende sono in crisi? Quanti risparmiatori sono rimasti fregati? Quanti problemi restano aperti?
    Poi proprio oggi una pidina emiliana al Ministero dei Trasporti ha firmato l'intesa con Autostrade per realizzare il Passante di Bologna regalando al compagno di partito Bonaccini tanta soddisfazione. Molto meno a noi che viviamo in una città sempre più congestionata e inquinata. Che diranno alle ragazze ed ai ragazzi di FFF che hanno ottenuto la dichiarazione dello stato di emergenza per clima e ambiente? E che racconteranno all'Europa di Ursula e Greta?
    C.

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    1. Che "Loro" sono meno peggio di "Borgonzoni - Salvini e C."
      Ci può bastare?
      O serve un'Emilia Romagna più innovativa ed alternativa al modello di crescita del secolo scorso ed ai rapporti di potere consolidati negli ultimi tempi?
      Gianni

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  2. Per la verità il PD non ha mai avuto voglia di capire perché nel 2015 votò Bonaccini solo un emiliano su cinque elettori.
    Il senatore Errani allora presidente dimissionario della Regione è stato scagionato per quanto gli venne addebitato . Però fu certificato che altri hanno fatto spese pazze e tra questi il capogruppo del PD. Un problema di moralità quindi c'era . Come magistrati e giudici confermano insediamenti di organizzazioni criminali e mafiose nella economia locale, causa di una imprenditoria esposta alle congiunture . Con appalti pubblici al massimo ribasso che si prestano a imprese poco sane e facilmente scalabili da chi possiede tanto denaro . 
    Insomma l'Umbria non è una eccezione . E l'Emilia non è più un'isola felice .
    Per questo le 4 proposte sono un contributo utile e mi piacerebbe che qualche partito le prendesse in considerazione seriamente. Non solo nei programmi che precedono le elezioni ma nelle attività che seguono il voto . Purtroppo non partiamo da esperienze positive e vedo un futuro nero. Non solo perché Meloni e Salvini hanno una storia e un presente poco rassicuranti. E pure i possibili candidati della destra non sembrano all'altezza di Guazzaloca e Salizzoni. Ma perché i grillini da tempo parlano a ruota libera e non sembrano affidabili . 
    Rossi

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    1. Una sola osservazione. Possiamo fermarci al "pessimismo della ragione"? O dobbiamo aggiungere anche "l'ottimismo della volontà"?
      A tre mesi dal voto non darei ancora per scontato un Bonaccini - Borgonzoni.
      Almeno per chi vuole una alternativa nel segno della conversione ecologica, della giustizia sociale, della partecipazione democratica dei cittadini alla vita delle comunità.
      Gianni

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  3. Proposta secca a partire dal punto 4.
    Siccome non vorrei votare Lega&Destra ma non vorrei neppure sentirmi corresponsabile di chi vuole altro asfalto&cemento in CittàeRegione: se la Coalizione di Centrosinistra si impegna, qualora prevalesse il 26 gennaio, a sottoporre a Referendum propositivo (soluzioni A, B, C o Z) il Passante di Mezzo, io li voto.
    Credo che anche Borgonzoni&Centrodestra e M5s potrebbero concordare considerando che anche loro sono contro o divisi e preferiscono altri investimenti (a Sud o su ferro).
    Insomma decidano i cittadini.
    Perché no?

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    1. Ecco, bravo, fidati dei referendum (tra l'altro, consultivo e non propositivo).
      Ti sei già scordato di quello sull'acqua pubblica, quando poi la Draghetti disse chiaramente che non ne avrebbero tenuto conto (perché devono pagare gli stipendioni ai dirigenti HERA amici degli amici)?
      E quello sul finanziamento comunale alle scuole pubbliche? Subito dopo l'ex casellante ha iniziato a erogare un milione di euro all'anno alle scuole che loro chiamano "paritarie", ma che sono private e quasi tutte in mano ai preti.
      MC

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    2. Penso che il diritto alla salute dei cittadini ed alla sicurezza delle comunità dovrebbe essere garantita dalle Autorità competenti secondo principi Costituzionali e Leggi nazionali e regionali. In primo luogo, secondo le normative vigenti, dai Sindaci.
      Tuttavia di fronte alla irresponsabilità diffusa e in attesa che i diritti fondamentali siano fatti rispettare, credo che anche una consultazione popolare e/o referendaria possa essere un passo avanti utile.
      Perché renderebbe ogni cittadino protagonista di una scelta importante per il futuro.
      E perché ho fiducia nella capacità di ogni comunità di discernere tra le priorità quelle irrinunciabili e di interesse generale.
      Se poi qualche Azzeccagarbugli proverà a restare in sella nonostante un pronunciamento democratico (come già avvenuto) almeno non lo potrà fare in nome e per conto di una inesistente "maggioranza".
      Gianni

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  4. In effetti la prima campagna elettorale di Merola (2011) aveva recepito lo spirito critico che già animava la città e che indicava un corpo politico (quello del PD di allora, Bonaccini segretario regionale) ancora dotato di una certa lucidità di analisi e di proposta.
    Quella del Bonaccini che si candida a succedere a se stesso, al contrario, rappresenta una fase di chiusura, con un PD incapace di uscire dai condizionamenti di varie cordate del potere costituito.
    Impressionanti le incrollabili certezze del Presidente sul lavoro svolto e sulla evoluzione progressiva e magnifica delle tecnologie e del pensiero.
    L'asse con i Matteo pare addirittura antropologico.
    Ciao!

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