venerdì 14 luglio 2017

Al Gay Pride di San Francisco, diritti e solidarietà

San Francisco, USA. Il Gay Pride (giugno 2017)




















Ogni anno, nel mese di Giugno, le bandiere con l’arcobaleno sventolano su molte delle grandi città in tutto il mondo per celebrare il Gay Pride, l’orgoglio omosessuale.
Questa bandiera variopinta era stata creata da Gilbert Baker, artista di San Francisco ed utilizzata, per la prima volta, proprio in questa città nel 1978 per la sfilata in onore dei diritti degli omosessuali. Era l’anno in cui venne ucciso Harvey Milk, politico di San Francisco, ed attivista per i diritti gay.
Da allora, questa bandiera è diventata simbolo dei movimenti gay e della giornata del Gay Pride.
Ho sempre ritenuto importante partecipare a questa manifestazione pubblica che è un vero e proprio evento nazionale e lo faccio da ormai 16 anni, da quando abito negli USA.
Ci tengo perché credo sia fondamentale mostrare la propria solidarietà verso chi, perché gay, deve lottare ogni giorno per rivendicare un diritto fondamentale: il proprio diritto di amare chi si vuole indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione o dal genere sessuale. Oltre a questo la ritengo un’esperienza culturale e sociale molto interessante per chi, come me, non è nato in terra Americana.
Ogni volta che partecipo al Gay Pride, come ho fatto domenica scorsa 25 Giugno a San Francisco, mi meraviglio positivamente di quante persone, organizzazioni e movimenti scendono per le strade per mostrare il proprio appoggio alla popolazione gay.
Trovo davvero bello ed incoraggiante vedere rappresentanze di aziende che sfilano con i loro cartelli, vedere rappresentanti di scuole, università e soprattutto di chiese ed organizzazioni religiose. Ci sono poi genitori di figli gay, coppie omosessuali con i loro bambini, tutti che sfilano mostrando i loro cartelli variopinti con slogan solidali.
Personalmente, ho solo partecipato a sfilate del Gay Pride negli USA, in particolare ad Atlanta, Miami e San Francisco e mi piacerebbe molto poter, un giorno, partecipare ad una italiana per confrontare le esperienze. Mi chiedo se anche in Italia ci sia, da parte delle istituzioni politiche, civili e religiose (qui sfilano anche il Sindaco, rappresentanti del Parlamento, del Comune, della Polizia, dei Vigili del Fuoco) una tale dimostrazione di solidarietà. 
La mia impressione, confrontando le esperienze di vita, è che negli USA (paese comunque molto bigotto, falsamente puritano e conservatore) ci sia mediamente più apertura nei confronti delle persone gay rispetto all’Italia.
In Italia mi accade molto spesso, quando affronto questo tema, di assistere a risatine e battute offensive nei confronti degli omosessuali.
Non sto dicendo che qui in America la vita per i gay sia facile né che godano sempre degli stessi diritti del resto della popolazione. Niente affatto, purtroppo. Vedo però che molti traguardi sono stati raggiunti. I matrimoni gay sono legali in tutti gli stati degli USA ed i coniugi hanno acquisito diritti legali e sociali fondamentali quali il diritto alla reversibilità della pensione, l’assicurazione sanitaria, l’adozione e tanti altri. Soprattutto l’atteggiamento della gente nei loro confronti è mediamente più aperto di quanto mi aspettassi. Ma c’è ancora molto da fare, sia in USA che nel resto del mondo, affinché i gay non vengano discriminati e non vengano loro negati alcuni diritti civili fondamentali.
E’ questo il senso fondamentale del Gay Pride: le persone omosessuali vogliono manifestare il proprio orgoglio per ciò che sono, nonostante tutti gli ostacoli che incontrano nella vita di ogni giorno.
Chi, come me, partecipa a questi eventi, vuole dimostrare la propria solidarietà e ricordare a tutti che il nostro mondo, anche se non ce ne accorgiamo, è ancora basato sui privilegi di noi eterosessuali che possiamo camminare liberamente per la strada tenendo per mano il nostro partner senza temere sguardi, commenti o addirittura azioni  discriminatorie e violente.
Il Gay Pride vuole essere la celebrazione della vita, dei diritti umani e del diritto di amare chi si vuole. Ed ognuno di noi può fare la propria parte,  dimostrando ed insegnando alle generazioni presenti e future che solo con la tolleranza e la solidarietà si può costruire un mondo migliore per tutti.

Angela Messori


















































































































































































9 commenti:

  1. È l'America ragazzi!
    Dove si elegge un presidente come Donald Trump dopo Barak Obama.
    Dove alle grandi Corporation è consentito di devastare l'ambiente poi lo Stato riesce a imporre risarcimenti milionari alle vittime dell'arroganza del finanzcapitalismo.
    Dove vivono i razzisti del Ku Klus Klan e i liberal che sostengono diritti individuali altrove sconosciuti.
    È l'America dei contrasti!
    Che attira nullatenenti ed estimatori.
    Che muove imitatori e contestatori.
    Ciao!

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    1. Concordo. L'America e' un paese molto conflittuale dove si vedono scenari e realtà completamente opposte che a me sconcertano molto.

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  2. Questa società mi pare comunque più vivace.
    La preferisco ai paesi arabi, alla Cina e alla Russia di Putin.
    Punto.
    Rolf

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    1. Storie diverse. Le preferenze sono lecite. Le ingiustizie vanno combattute ovunque. I diritti civili, sociali ed individuali si tengono. Fino a quando in estremo oriente, nel profondo Sud o nella vecchia Europa ci saranno discriminazioni di sesso, censo, razza o religione siamo in pericolo. Non illudiamoci. La sicurezza è comune o manca.
      Ci resta molto da fare!
      M.

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  3. La strada dei diritti e della solidarietà è da perseguire a San Francisco come a Bologna ... C'è chi parte da leggi o da societa più avanzate, ma le discriminazioni sono diffuse ovunque.
    Ecco perché i diritti non possono essere nazionali e vanno conquistati per tutti nella casa comune, che è il Pianeta Terra.
    Ecco perché il Renziano "a casa loro" contrapposto evidentemente ad un "a casa nostra" è vecchio ed antiquato. Quasi che il mondo globale possa essere limitato a ciò che ci interessa a Noaltri. E non a anche ai diversi. Con cui dobbiamo condividere acqua, aria, natura ......
    pl

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  4. Concordo e condivido le vostra lettura ed i commenti sul fatto che le ingiustizie e discriminazioni non conoscono barriere geografiche e che vanno combattute sempre ed ovunque. In un mondo globale come quello odierno poi, questo e' ancora poi vero anche se ci sono indubbiamente paesi più aperti ed avanzati in tema di tutela dei diritti civili rispetto ad altri. Sul tema della discriminazione nei confronti delle persone gay, si e' fatto ed ottenuto molto in questi anni ma credo che la strada da percorrere sia ancora molto lunga e per questo la solidarietà ed appoggio di tutti diventa molto importante.

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  5. Concordo. Al mondo c'è sempre troppa violenza ed arroganza. Le prime vittime sono donne, omosessuali, ceti sociali deboli ...
    La lotta continua!
    Anna

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  6. Anche qui si manifesta per i diritti civili.
    Il primo luglio a Bologna erano migliaia con l'Arci Gay e le altre associazioni. Tra questi anche lo storico presidente, Franco Grillini, che 35 anni fa avviò l'esperienza del Cassero con il Comune e in polemica con la Chiesa e il sindaco di oggi, Virginio Merola.
    È un segno positivo di conquiste realizzate e di impegni per il futuro.
    Antonio

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    1. Mi fa piacere sentire di questa ampia partecipazione della collettività Bolognese anche se mi rattristano le polemiche e divergenze con le autorità ed il mondo politico e religioso. Sicuramente c'è ancora molta strada da percorrere ma le battaglie fatte hanno portato a conquiste fundamentali che ci permettono di guardare al futuro con speranza ed ottimismo.

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