sabato 15 marzo 2014

Ucraina, per noi

Olha ed Olga sono due delle tante donne dell'est che abbiamo conosciuto ed apprezzato in questi anni.
Sono venute in Italia per lavorare, per vivere meglio, per migliorare la vita delle loro famiglie, dei loro figli. Nei loro paesi, dopo oltre venti anni dalla caduta del muro di Berlino e dal crollo dell'Unione Sovietica, il lavoro manca (almeno per molte persone) e il futuro è incerto, difficile (per adulti e giovani).
Qui fanno, soprattutto, i lavori domestici e le "badanti" dei nostri anziani.
Olha, ucraina, è rientrata in questi giorni dal suo paese nell'ovest, al confine con la Polonia.
Dice "in una sola settimana, il cambio della moneta è passato da 1 euro per 12,20 hryvnia a 1 euro per 13,70 hryvnia"... "i bassi salari ed il potere di acquisto reale delle persone sono sempre più incapaci di corrispondere ai bisogni essenziali" ... "la sanità e la cura delle persone ha raggiunto costi inaccessibili ai più" ... "l'impoverimento della gente comune si diffonde" ... "il futuro preoccupa" ... "i nostri politici sono divisi e la Russia incombe" ...
Olga, moldova, non è sorpresa dagli sviluppi ucraini. Racconta: "nel mio paese i cittadini di origine russa sono fortemente insediati nella pubblica amministrazione e mantengono un potere importante" ... "con loro, non si parla la lingua nazionale, ma esclusivamente quella russa. L'alternativa è il silenzio, l'incomunicabilità" ... "il potere politico lo consente" ... "così, in tanti, nati e cresciuti da sempre in queste terre, ci sentiamo stranieri in casa nostra" ... "per lavorare siamo costretti ad emigrare".
Sono solo poche battute. Forse sommarie.
Esemplificano, però, problemi complessi, con radici lontane, ereditate dai limiti storici e dalle contraddizioni profonde dell'URSS. Un progetto di rivoluzione e di liberazione che ha cambiato e anche migliorato la vita di milioni di persone, che ha condizionato la storia mondiale e che è naufragato.
Ed, anche, la crisi profonda e le contraddizioni irrisolte delle scelte sostenute e praticate, dopo il crollo del PCUS e del blocco Sovietico, con il profondo cambio politico, istituzionale, di orizzonti culturali e di società, in quei paesi, nell'ultimo ventennio. Quando, ad est e ad ovest, si è affermato un pensiero unico neo liberista fondato su uno sviluppo capitalistico a prevalenza finanziaria, che ha messo in discussione con fondamentali e insopprimibili bisogni sociali, le fondamenta stesse della democrazia politica che ha caratterizzato, a lungo, l'Europa e molti altri grandi paesi del mondo.
Come si sono rapportati la Comunità Europea, gli Stati Uniti e il blocco NATO, ai cittadini ed ai paesi dell'ex Patto di Varsavia (o sotto egemonia Sovietica), ai loro nuovi problemi sociali, economici e politici?
Nelle relazioni internazionali ciò che interessava era la distruzione delle vecchie alleanze politiche e militari e la conquista di nuovi mercati dove piazzare i "nostri" prodotti. Nessuna reale preoccupazione per i diritti dei cittadini, la libertà delle persone e lo sviluppo effettivo della democrazia.
Così ai vecchi problemi se ne sono aggiunti nuovi. Ad est e ad ovest.
La maggioranza delle popolazioni dei vecchi regimi illiberali si sono progressivamente impoverite e sono iniziati forti processi migratori.
In Italia con le note contraddizioni: lavoro nero, in clandestinità; illegalità fiscale diffusa; flussi legali limitati; servizi sociali in crisi e inaccessibili; sanatorie (ripetute) per regolarizzare l'immigrazione tollerata ma non "riconosciuta".
In sostanza: assenza di politiche e di strategie comuni verso i paesi dell'Est e verso i cittadini della nuova Europa.
Piuttosto le nostre classi dirigenti si sono preoccupate di realizzare affari, operazioni economiche e finanziarie, d'interesse materiale e personale. Si sono intrecciate relazioni soprattutto con le classi politiche e le grandi imprese nazionali, con gli oligarchi a capo di Enti di Stato e di Aziende e Gruppi privati.
Sono noti, il passaggio di un importante leader socialdemocratico tedesco e Cancelliere della locomotiva tedesca con la Gazprom russa e l'amicizia di affari e di "lettone" di un grande imprenditore, Capo del Centrodestra e del Governo italiano con il Presidente Russo, già Capo del KGB sovietico ed ora Zar incontrastato, rispettato e temuto.
Queste relazioni non sono storie del passato e casuali ma realtà di oggi, perdurante, continuo scambio di interessi, che prevalgono e condizionano pesantemente le politiche internazionali, i diritti dei popoli, delle comunità e dei cittadini.
Così, di fronte alle proteste di piazza Maidan a Kiev, alle manifestazioni di popolo, alla repressione e alla resistenza armata, lo spiazzamento è forte.
Il conflitto politico precipita in scontro di piazza ed armato. Milizie di Yanukovic contro Settori della Destra nazionalista. Nell'emergenza, intervengono le diplomazie. Si raggiunge una mediazione ed un accordo per una transizione politica. Ma la indisponibilità di una parte della piazza e di una parte di uomini e donne di potere, determina un colpo di mano unilaterale da parte dei manifestanti e di una parte dei partiti e dei politici: si costituisce un nuovo Governo con personalità discusse e discutibili; il vecchio Premier Yanukovich fugge in Russia e rivendica "la sua carica, determinata da un voto riconosciuto dagli osservatori internazionali"; il Vicepresidente USA John Kerry arriva prontamente a Kiev per riconoscere "le nuove autorità"; la NATO si schiera; cresce la tensione e la paura "di perdere ruolo e potere"nella popolazione di origine russa; il Parlamento della Crimea, regione storicamente contrastata, passata solo negli anni '50 alla Repubblica Ucraina e, da tempo, sede della potente "strategica" flotta militare sovietica, quindi russa, ora con popolazione legata a Mosca, indice un referendum per l'indipendenza; il Consiglio dei Ministri d'Europa ospita il Capo del nuovo Governo Ucraino, non riconosce la legittimità del pronunciamento popolare e minaccia sanzioni; lui, Yatseniuk, chiede "aiuto militare"; Obama, che lo riceve a Washington, risponde: "per ora, no". Intanto scoppiano incidenti a Donetsk e Kharkiv (con due morti), dove è forte la presenza di popolazione di origine russa e dove si parla di altri possibili referendum.
In troppi continuano a giocare con il fuoco dei nazionalismi e delle contrapposizioni "di civiltà" senza considerare adeguatamente i principali e veri beni comuni e i complessi problemi di popoli che necessitano di sistemi sociali fondati su uno sviluppo che anteponga le persone, i loro diritti fondamentali e l'ambiente agli affari economici, finanziari, militari di politici, imprenditori, Governi, centri di potere irresponsabili.
E' ora di fermare la spirale che rischia di portare ad una nuova guerra, fredda, convenzionale o nucleare.
E' urgente operare per la pace, per il rispetto dei diritti umani, dei popoli e degli stati, per la cooperazione e la solidarietà internazionale. Per un'altra Europa, dei popoli, sociale e democratica, che sia riferimento ed esempio per Ohla, Olga, Ilina, Irina, Nadia, Svetlana e Valentina. Per i loro e i nostri ragazzi.



8 commenti:

  1. Caro Gianni, ho letto il tuo commento sulla situazione ucraina e sono d'accordo con la tua analisi. Le notizie che mi arrivano dalla Moldavia sono molto preoccupanti. Siamo un popolo pacifico.Transnistria sara' un problema anche per Europa. Purtroppo vincera' il più forte.

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  2. Purtroppo siamo oramai chiusi nel nostro provincialismo.
    Siamo informati su ogni passo di Berlusconi, Grillo e Renzi, della Santanchè, della Boldrini o della Boschi e di loro discutiamo con passione ... e non vediamo oltre.
    Di questioni internazionali non sappiamo nulla!
    Poco fa guardavo Per un pugno di libri in TV.
    Alla domanda di Gepi Cucciari se l'Ucraina partecipa a: 1. Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche; 2. Confederazione Stati Indipendenti; 3. Unione Europea; 4. Confederazione Autonoma Stati Trans Atlantici; i nostri ragazzi dopo aver ben riflettuto hanno risposto 3. UE.
    Così siam messi. Non loro, ma noi. La nostra scuola, la nostra "informazione" televisiva e giornalistica superficiale e di parte.
    Ci raccontiamo le nostre verità. Quelle che ci interessano, che ci piacciono. La storia, la geografia, i fatti vengono piegati e stravolti ...
    Sarà difficile costruire un futuro migliore senza accrescere conoscenze e cultura individuale e collettiva!
    L.

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  3. Mancano regole internazionali. Diritti eguali per tutti: Popoli, Stati, persone.
    Perché la Germania ha sostenuto l'indipendenza della Slovenia e della Croazia dalla Repubblica Yugoslavia o gli Stati Uniti l'indipendenza del Kosovo e invece ora sostengono il no alla Crimea?
    Chi ha eletto il nuovo Premier ucraino? Perché è stato prontamente riconosciuto da Stati Uniti e Unione Europea, quando osservatori internazionali avevano riconosciuto le elezioni che hanno portato alla Presidenza Yanukovich?
    Possibile continuare a piegare la storia agli interessi unilaterali?
    Carlo

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  4. Parole forti. Sanzioni ridicole.
    Hai ragione. Prevalgono gli interessi sui diritti.
    Al centro non ci sono Olha, Olga, Valentina ... Anna, Marco, Matteo o Simona ma il gas, il petrolio ... (per la Russia e soprattutto per l'Europa) oppure le armi, leggere o pesanti o strategiche (per Russia e soprattutto Stati Uniti).
    Questo è il mondo di oggi.
    Nella Russia e in Ucraina, in Europa e in Cina. In America e in Africa.
    Anche Obama ha predicato bene e razzolato male. Non meglio Hollande.
    Roberto

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  5. Putin, no grazie. Yanukovich, no grazie. Tymoshenko, no grazie. Yatseniuk, no grazie. Obama, no grazie. Merkel, no grazie.
    Penso si stia sottovalutando i problemi, i rischi ...
    Si. Si continua a scherzare col fuoco. Hai ragione.
    Auguri ai popoli europei, russi, americani!
    M.

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  6. L'Europa è di nuovo parte di un conflitto "privato" tra due grandi potenze: USA e Russia.
    La prima riconosce il Governo Ucraino frutto di una rivolta popolare armata che sostituisce il Governo eletto dal popolo.
    La seconda sostiene con milizie militari la rivolta popolare e un referendum indipendentista in Crimea, regione a maggioranza russa.
    La "nostra" Europa, se vuole evitare il peggio, deve avere una proposta autonoma e di cooperazione, capace di affrontare i problemi comuni di libertà, lavoro, giustizia, pace, solidarietà ... delle persone e dei popoli di quelle terre e di tutto il continente.
    Anna

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  7. Mi sembra che i fatti di Kiev e di Crimea siano motivo per un ritorno al passato. Logiche imperiali che si confrontano e che richiamano popoli alla ricerca di libertà e sviluppo ad un ordine autoritario ed armato.
    Obama e Putin difendono i loro interessi.
    L'Europa? Il PSE? Renzi?
    BiBi

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  8. È l'ora delle proteste dei cittadini di origine russa nelle città dell'est.
    Insisto.
    L'Europa deve assumere iniziative.
    Il nostro Governo avanzi proposte, da luglio le responsabilità cresceranno ...
    BiBi

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