Per chi spera in un progetto e in un Governo del cambiamento nel segno della giustizia sociale, del lavoro, della libertà e della partecipazione dei cittadini, il discorso alle Camere riunite di Giorgio Napolitano è stato negativo.
La critica ai partiti per le mancate riforme si unisce alla conferma di tutte le Sue scelte recenti: da quelle dell'autunno 2011 per un Governo dei Tecnici, alla difesa ed alla richiesta di giudizio equanime delle politiche di Monti. Fino alla indicazione di un Governo politico fondato sull'intesa PD - PdL recuperando il lavoro dei dieci uomini (saggi? sicuramente scelti col bilancìno tra i vecchi partiti, Lega Nord inclusa) attivati al momento del congelamento di Bersani e chiamati a concordare un programma possibile. Quell'impegno che al tempo (ricordate la telefonata di Onida alla falsa Margherita Hack?) pareva ai più una presa di tempo. Per chiudere con l'affermazione minaccia, se i parlamentari non andranno in questa direzione, di un possibile ritorno al voto.
Un discorso distante dai problemi sociali più drammatici del paese.
Alla rinnovata solidarieta alle Forze Armate per le missioni militari (ma, dopo oltre dieci anni in Afganistan, signor Presidente, non è ancora tempo di un rientro?) fa riscontro il fragoroso silenzio su insostenibili ingiustizie sociali e importanti diritti costituzionali e contrattuali negati a lavoratori (Operai FIAT), pensionati (non riconosciuti), imprenditori (crediti non pagati), cittadini (salute, ambiente, sicurezza a partire da Taranto, alla Val di Susa, dai territori terremotati e a rischio). Silenzio su illegalità diffusa, su corruzione, sugli attacchi politici a giudici e magistrati.
Non a caso il più raggiante e soddisfatto, alla fine dell'intervento del vecchio - nuovo Presidente, è Sivio Berlusconi. Il vecchio e furbo leader del Centrodestra uscito dalle elezioni con oltre 6 milioni di voti in meno e con la sua coalizione a neppure il 30% dei consensi.
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