venerdì 5 giugno 2020

Prendiamoci cura del territorio. Il caso Mazzoni

Una vegetazione rigogliosa abbraccia via delle Armi nel Quartiere Santo Stefano












Anche la "valorizzazione dell’area dell’ex caserma Mazzoni" deve caratterizzarsi in un’ottica di piena sostenibilità ambientale.
La pandemia ancora in corso ha infatti trovato indubbi fattori di gestazione e di impulso nelle alterazioni del rapporto uomo - ambiente, nell’invasività e densità degli insediamenti umani; tutto ciò in stretto rapporto con una crisi climatica che sta ipotecando sempre più chiaramente anche lo sviluppo e la qualità della vita del nostro habitat.
Occorre che il messaggio netto che ci viene lanciato dai mutamenti negativi in atto venga raccolto a diverse scale proprio dai decisori politici ed istituzionali, affinchè si imbocchi con la giusta tempistica un’azione risoluta e convergente di contrasto ad una deriva preoccupante. In questo quadro è sempre più evidente che le nostre città stiano diventando un ambito particolarmente critico per la salvaguardia della salute ed il mantenimento di un’adeguata qualità della vita. Lo stanno evidenziando in diverse occasioni piccole comunità di cittadini che si muovono spinti da una sensibilità da considerare sempre meno in termini particolaristici e sempre più come espressione diffusa della necessità di modificare ed adeguare coerentemente abitudini, scelte di acquisto, pianificazioni micro e macroterritoriali. 


Su una vecchia bacheca, la voce plurale dei cittadini del Quartiere (martedì 2 giugno 2020)














Si sta facendo strada l’idea di un ambiente urbano caratterizzato da una dotazione sempre maggiore di spazi verdi, da una minor concentrazione e quantità di spazi cementificati, da una circolazione delle merci e delle persone attraverso modalità sostenibili: da qui la necessità di un cambio di passo sostanziale ed urgente che deve essere alla base della pianificazione, delle scelte concrete dello stato e delle amministrazioni locali.    
Come autentico investimento per il futuro, si deve avere il coraggio politico e la lungimiranza di aggiornare previsioni di intervento e di investimento interessando gli stessi accordi di valorizzazione delle aree ex militari tra amministrazioni diverse (del 2007) e lo stesso POC, che, come sappiamo, consente motivate varianti.

Nessuna illusione che le volontà politiche emergano o convergano con facilità in questa direzione ma oggi va fatto un richiamo ad una più stretta coerenza tra linee guida, dichiarazioni di emergenza climatica e carattere degli interventi; coerenza e lungimiranza applicabili tanto all'area della ex caserma Mazzoni del quartiere Santo Stefano, quanto ad altre analoghe situazioni come le ex aree militari Perotti, nel quartiere Savena, e Prati di Caprara, nel quartiere Porto - Saragozza. 

Cassa Depositi e Prestiti si propone come propria mission di gestire economicamente gran parte del patrimonio di queste aree per acquisire introiti utili al bilancio dello Stato: volendoci porre in quest’ottica investire sulla qualità dell’ambiente e della salute oltrechè essere una assoluta priorità per il bene della collettività che lo Stato costituzionalmente deve tutelare, non eviterebbe un consistente incremento delle spese sanitarie nel loro insieme?

Nel metodo il progetto presentato segna un’inadeguatezza o una discontinuità nell’ascolto della cittadinanza. Negli anni passati il Comune di Bologna aveva avviato momenti di interlocuzione con il territorio. Gli interventi dei rappresentanti dei comitati, pur con accenti diversi, lo hanno fatto capire chiaramente.

Nel merito del progetto le trasformazioni prospettate comprimono considerevolmente le esigenze  di una riqualificazione dell’area veramente rispettosa 
- delle caratteristiche del nucleo urbanistico nel quale è inserita, 
- dell’effettivo potenziamento del verde (la somma algebrica positiva del numero di alberi non depone a favore dell’aumento dell’incidenza benefica per molti anni della dotazione di verde rispetto all’ambiente circostante) 
- di una restituzione adeguata di servizi alla cittadinanza.

Viene previsto un centro direzionale uffici – servizi commerciali, indubbio attrattore di mobilità veicolare privata, in una zona già dotata di questa tipologia di strutture e fortemente trafficata; la costruzione della scuola va commisurata alla consistenza di una domanda che non dovrebbe però lievitare per edificazioni sproporzionate sia rispetto alle caratteristiche dell’area sia alle esigenze della domanda abitativa nell’ambito cittadino.
A questo proposito non si deve insistere col destinare aree importanti come questa ad insediamenti che non si rivelano molto spesso appetibili nemmeno per il mercato, modificando profondamente la fisionomia urbanistica di un lotto e consumando suolo per alloggi che poi restano invenduti.

Sarebbe opportuno invece orientare l’offerta di alloggi recuperando costruzioni dismesse presenti in più punti periferici della città, favorendo trasformazioni di destinazione di locali per esigenze di affitto a studenti e famiglie mononucleari e puntando sulla riduzione dello sfitto; tutto questo nel quadro di interventi diffusi di efficientamento energetico sul costruito
Piuttosto, come suggerito nel confronto avviato, potrebbe essere favorita la creazione di un polo sanitario in rapporto alla chiusura del vicino Mazzacorati con l’attivazione di un centro diurno per intercettare una domanda sempre crescente di assistenza diffusa territoriale proveniente dalla popolazione più debole ed anziana.
La creazione di uno spazio attrezzato a palestra costituisce una risposta giusta ma solo parziale se orientata all’esigenza scolastica e di società sportive perché si dovrebbero ricavare altri spazi interni ed esterni per l’esercizio fisico e la socialità di più generazioni. 
Risulta importante non alterare la mobilità della zona ed in particolare di via delle Armi: questo anche per permettere la valorizzazione del suo patrimonio storico - naturalistico attraverso una circolazione a bassa intensità di veicoli in grado di favorire pedoni e ciclisti.  
Da qui la necessità di un confronto ampio, aperto, non affrettato e non condizionato dalla possibilità di consentire solo variazioni minime al progetto di riconfigurazione dell’area, confronto che deve prevedere un coinvolgimento pieno dei diversi soggetti ed in primo luogo dei cittadini.

Claudio Dellucca - Legambiente Bologna 



L'area della ex Caserma Mazzoni ripresa dalla ferrovia: alberi e vegetazione spontanea prevalgono sul costruito ...
Un polmone verde in un territorio che già conta importanti insediamenti residenziali, commerciali ed artigiani.
In basso a sinistra l'indicazione della attuale "zona 30" ... (2 giugno 2020)















Gli insediamenti residenziali (fino a 8 piani) di fronte all'area dalla ex Caserma Mazzoni, sull'altro lato di via delle Armi,
all'incrocio con via Giovanni Favilli. 

Il volantino di uno dei 2 comitati di cittadini auto organizzati: più verde e meno cemento ...
(2 giugno 2020)

























Il volantino del comitato ex caserma Mazzoni Bene Comune: non vogliamo altro cemento,
ma un quartiere vivibile e sostenibile! (2 giugno 2020)

























Il muro che delimita la ex Caserma Mazzoni ed una vecchia garitta lungo via delle Armi ... (2 giugno 2020)














Un appuntamento per conoscere e capire, per partecipare e scegliere:
la "passeggiata popolare" organizzata per domenica 21 giugno mattina dal comitato Ex Caserma Mazzoni Bene Comune

7 commenti:

  1. Nella giornata mondiale per l'ambiente con un paese che continua a franare tante promesse..... comprese, di nuovo, grandi opere inutili.
    Dicono bene legambiente e i comitati: bisogna partire dal verde naturale, dalla sanità e dai servizi essenziali per migliorare la qualità della vita.
    Farò il possibile per farmi la passeggiata popolare, anche se fuori quartiere.
    Perché solo l'unione fa la forza.
    Rossi

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    1. Si. Credo anch'io sia molto importante leggere insieme le varie situazioni ed esperienze.
      Solo così si può ricostruire il "confronto" aperto sul futuro della Città e della Regione. Capisco la tendenza a trattare e condizionare gli sviluppi in ogni singola area, ma la conversione ecologica si gioca su scala vasta e la si può vincere solo modificando la direzione di marcia complessiva e governando un processo che sposti risorse, priorità, investimenti.
      Per capirci, mi viene da fare questo esempio.
      Proprio ieri l'Assessore alla Mobilità Claudio Mazzanti, sempre puntuale e concreto, ci informava che è stato sbloccato l'ultimo (complesso) tratto della nuova strada fondovalle Savena con un finanziamento a carico delle Ferrovie e che, inoltre, partirà pure l'interramento della linea Bologna - Portomaggiore nel tratto urbano (articolo di Valeri Varesi su Repubblica Bologna).
      Bene. Ma è forse il caso di ragionare sul fatto che entrambi questi interventi sono in funzione della "fluidificazione del traffico veicolare privato" e non già di una qualificazione dei treni. Ancorché a carico di Enti che hanno lo scopo di valorizzare il trasporto pubblico e che mancano di adeguate risorse finanziarie per mantenere gli impegni presi decenni fa (come il SFM)!!!
      Una bella contraddizione, o no?
      Se torniamo alle aree ex militari da decenni abbandonate. Prese una alla volta, si potrebbero cogliere positivamente singoli "compromessi" di "recupero a verde, servizi e residenziale mirato" ... Ma se ciò avviene contemporaneamente con varianti urbanistiche che in vari quadranti della Città prevedono edificazioni con volumetrie importanti ed "interessanti" per le "casse" dello Stato e le "entrate" delle Istituzioni (locali e nazionali), quali effetti avremmo sul Bilancio Ambientale o Ecologico della Città, della Regione e del Paese (circolazione mezzi privati, qualità dell'aria, consumi energetici, ...)? E, di conseguenza, nei Bilanci complessivi delle Istituzioni Pubbliche (che includono anche le spese sanitarie per i costi dovuti alla crescita delle malattie polmonari, respiratorie, cardiovascolari ... effetto di smog e rumore).
      Insomma vi è l'urgenza - qui ed ora - di uscire da visioni tradizionali e riduttive o separate e di alimentare una visione unitaria e complessiva delle scelte di governo. Ed una consapevolezza che il "confronto" aperto esige cambiamenti radicali e tanta, tanta determinazione.
      Gianni

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  2. Ma perché tanta preoccupazione per tagliare un centinaio di alberi se c'è già l'impegno degli amministratori di piantare decine di migliaia di nuove piante nelle nostre terre?
    Vedo troppi pregiudizi. E senza crescita non avremo neppure le risorse per attuare gli investimenti ambientali. O no?
    Sic

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    1. No!
      Tagliare una vita (vegetale, animale, umana) si fa prestissimo, farla crescere e maturare ci vuole molto più tempo e pazienza.
      Dunque pare saggio tutelare il patrimonio (vegetale, animale, umano) esistente e le sostituzioni (vegetali, animali, umane) uno a uno non sono mai pari e scontano inevitabilmente gli anni della crescita.
      Dunque, una volta tanto, è meglio procedere nell'ordine opposto. Cioè, mentre tuteliamo il patrimonio in essere, accresciamo le dotazioni (sicuramente quelle vegetali, assai utili ad animali e umani).
      Anche perché la credibilità degli attuali amministratori è alquanto bassa al riguardo:
      1. Non hanno mai realizzato la fascia boscata prevista dal PRG approvato nel 1985.
      2. Non hanno mai rispettato la Legge nazionale che prevede l'impegno dei Comuni di piantare un nuovo albero per ogni nato.
      Gianni

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  3. Quando sento i nostri amministratori parlare di "consumo di suolo zero" mi chiedo se considerano anche le aree ex demaniali?
    Perché se consideriamo i progetti già presentati o ipotizzati per le ex caserme Mazzoni, Perotti, Masini, Sani, Prati di Caprara, Staveco, Stamoto etc. mi pare che di ben altro si dovrebbe parlare.
    Ha poi ragione Dellucca a chiedere un bilancio obiettivo su benefici e costi degli investimenti che includa l'intero ciclo delle attività sociali: comprese cioè le spese sanitarie che sono prodotte dalle varie malattie effetto delle scelte produttive nocive di cui ci rendiamo responsabili.
    Lavorare e coibentare con l'amianto per molto tempo è apparso un risparmio, salvo poi accorgerci che lo abbiamo pagato con vittime, cure sanitarie, bonifiche e smaltimento in sicurezza (quando c'è).
    Produrre e vendere sigarette ha dato risorse e ricchezza agli Stati ed a decine di migliaia di occupati, ma anche tanti malanni e spese. Ed ora il passaggio alle sigarette di ultima generazione appaiono un miglioramento, eppure gli studi più recenti raccontano i danni alla salute che perdurano.
    Alimentare i giochi d'azzardo ha generato significative entrate per le Agenzie di riscossione e stipendi remunerativi per un certo numero di persone, però a che prezzo per tante vittime e per l'arricchimento di organizzazioni criminali che si sono radicate facendo leva su vittime più o meno consapevoli?
    Voglio dire che dovremmo ripartire dalla VERITA' e smetterla di raccontare BALLE a tutela dello status quo.
    Zorro

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    1. Al tempo! Se ho ben capito dalle parti dei Prati di Caprara qualcosa si muove....
      Il progetto di ristrutturazione dello Stadio sta cambiando con l'intesa Bologna - Fincantieri e le vecchie compensazioni sono archiviate. Per la soddisfazione dei cittadini che in questi anni si sono battuti con Rigenerazione No Speculazione.
      Il confronto conta in democrazia.
      Antonio

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    2. Caro Antonio, il tuo ottimismo mi pare notevole. La vicenda relativa alla ristrutturazione dello Stadio mi pare ancora tutta da chiarire. Certo qualcosa si muove. Inevitabilmente, considerando i progetti iniziali che mettevano in conto soluzioni irresponsabili (come l'Outlet della Moda ai Prati di Caprara Ovest). O il fallimento di uno dei soci privati di partenza. Ma ancora i conti non tornano. Si parla di maggiori costi da distribuire tra proprietà, gruppi privati interessati ed Istituzioni.
      Dunque mi pare che la mobilitazione di cittadini, associazioni e Comitato Rigenerazione No Speculazione sia bene riprenda, come già programmato per sabato 20 giugno, con una iniziativa pubblica.
      Si il confronto deve svilupparsi e contare. Ma il percorso è ancora lungo. Ed è bene considerarlo nel contesto urbano complessivo, come suggerisce Zorro.
      Certo è che l'esperienza di questi anni insegna quanto è rilevante lo scarto tra "consumo di suolo zero" e la pratica.
      Ora sotto lente di ingrandimento sono, giustamente, i progetti relativi alle aree demaniali. Ma nel frattempo i cantieri chiusi (per supermercati e immobili) e quelli aperti su terreni "vergini" sono numerosi.
      A Bologna e nella Città Metropolitana: non sfugga la realtà di Castel San Pietro Terme, con le vicende del Progetto Varignana (del Gruppo CRIF) e dell'area verso Medicina relativa alle Aziende della Logistica, che in cambio di importanti cubature hanno promesso la rotonda stradale all'uscita della A14.
      Consumo di suolo zero?
      No, una Legge Urbanistica Regionale da cambiare quanto prima.
      Gianni

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