L'ultima Assemblea d'agosto al Parco Don Bosco del Comitato Besta e dei "solidali" ... |
La forza attrattiva del Comitato "pro" Besta e poi quella del vasto Movimento nazionale che si è mobilitato per la ristrutturazione di una scuola esistente e per la salvaguardia di un Parco, il Don Bosco, è stata quella di concentrarsi su un luogo vissuto e curato da tempo (con amore e passione) e, al contempo, di andare ben oltre la difesa del "giardino sotto casa" e di volersi accaparrare risorse pubbliche della intera collettività europea per interessi egoistici e di quartiere.
Sarebbe sbagliato, dunque, leggere l'ultima presa di posizione assunta pubblicamente come un orgoglio di autosufficienza ed un salutiamo compagni ed amici di viaggio: "noi ce la abbiamo fatta, chi s'è visto s'è visto, buona lotta a tutti". No. Non è questo il momento di lasciare il campo di gioco. E il "passo" più recente compiuto dagli attivisti che si sono ritrovati per riconoscere formalmente l'atto importante del Sindaco (di rinuncia al proposito di scuole "Quattro Foglie") e per restituire completamente alla vita naturale ed alla comunità l'area strenuamente difesa con la disobbedienza civile non violenta per quasi un anno, non sono affatto un segnale di smobilitazione e di ritiro dall'impegno sociale, culturale e politico (come qualcuno racconta).Al contrario: ribadiscono la volontà di restare forza attiva e proponente, aperta al dialogo. Che riconosce i contributi altrui, che si confronta con tutti, ma che vuole continuare a ricercare attraverso la più ampia partecipazione popolare e il confronto democratico effettivamente esercitato soluzioni di sintesi nuove, valide e avanzate ai problemi (tantissimi) che restano aperti. Anche nella consapevolezza che sotto l'incalzare degli eventi e dentro i conflitti errori, sottovalutazioni, passaggi forzati, falli di reazione si possono sempre compiere e sono stati compiuti da vari protagonisti. Che, in ogni caso, protagonisti sono stati. E vogliono restare nel tempo.
Per fronteggiare le prossime sfide.
Salvato il salvabile del Parco Don Bosco (non dimentichiamo che, nell'ultimo anno, anche qui un centinaio di piante ed arbusti sono stati abbattuti causa una mancata cura del verde pubblico ed una sbagliata progettazione del tram!) resta il nodo dell'abbattimento di una scuola "esempio" di cultura urbanistica e di didattica avanzata: tra gli alberi, con porte - finestre di ogni classe aperte all'interno e all'esterno per sperimentare laboratori, conoscere, informare e formare (costruita negli anni '80, ultimata 40 anni fa; mentre molte altre a Bologna sono state costruite nei decenni precedenti e, al di là della propaganda, danno meno garanzie sul versante della sicurezza antisismica e/o del risparmio energetico complessivo). Quindi l'Amministrazione Lepore prima di procedere all'abbattimento delle Scuole Besta, ad un "valzer" di spostamenti di insegnanti, personale e studenti di vario ordine e grado farebbe ancora bene a riflettere, senza farsi prendere dall'affanno di una decisione affrettata. Ed è certo che anche dal Comitato Besta, che - contrariamente a quanto raccontato da alcuni sprovveduti - raccoglie ed esprime competenze professionali plurali, saranno proposte tesi e proposte da confrontare in una promessa discussione partecipata. Che ci si augura possa ancora contemplare la ristrutturazione dell'edificio esistente.
Ma le questioni dell'ammodernamento delle scuole pubbliche, della loro conversione ecologica, del verde urbano e della valorizzazione naturalistica come elemento insostituibile della biodiversità vanno decisamente oltre, nel Quartiere San Donato San Vitale e nell'intera Città.
Due questioni assumono enorme rilevanza in prospettiva.
Primo. Le aree pubbliche ex militari. Spazi da decenni abbandonati e lasciati a libera e selvaggia evoluzione. Sono noti al riguardo obiettivi di "valorizzazione" economica attraverso speculazione edilizia e insediamenti ulteriori di immobili, cemento ed asfalto. Governo, Ministeri e Comune ne stanno riservatamente discutendo in relazione a importanti aree e terreni: dalla ex Perotti alla ex Stamoto; dalla ex Sani ai Prati di Caprara Ovest, dalla Mazzoni alla Masini, alla Staveco ... Non sarebbe accettabile e saggio ragionare insieme dopo decisioni prese dalle maggioranze politiche al governo: di CentroSinistra (a Bologna) e di DestraCentro (a Roma), con il benestare di importanti lobby di potere e multinazionali della grande industria. Qui ed ora serve un progetto complessivo che non limiti la visione a piccoli spazi o ai soli luoghi oggetto di attenzione, contrattazione e promesse. Ci sono certo la proprietà municipali, come il Parco Nord: che quest'anno per le mancate promesse di messa a dimora di migliaia di piante, vedrà il prossimo ritorno della Festa de l'Unità. Mentre lo scorso anno il PD aveva promesso l'ultimo valzer, che così a fine agosto si ripeterà. Ma ci sono in Città grandi proprietà gestite da Ministeri ed Enti nazionali. Non esenti, almeno per chi vuole governare davvero i processi di fondo che determinano la città futura.
Secondo. Il nulla di nuovo nelle promesse di bosco urbano al Parco Nord si affianca alla insostenibile chiusura di una trentina di aree verdi, giardini e parchi urbani chiusi da oltre un anno con le reti arancioni dei Lotti 0 "propedeutici" ai cantieri del Passante di Mezzo. Una "grande" infrastruttura stradale che ancora manca del Progetto Esecutivo da parte delle Autorità competenti, ma i cui danni ambientali già conosciamo con i massicci abbattimenti di alberi di alto fusto ed arbusti effettuati a partire da inizio 2023. Così già per due estati le ondate di calore del riscaldamento globale hanno potuto colpire i quartieri popolari di Bologna senza le difese naturali che, seppure inadeguate e insufficienti, esistevano prima dell'irresponsabile concessione che l'Amministrazione Lepore ha dato ad ASPI ed ai Governi nazionali. Quando si vuole prendere atto che nell'Italia degli anni 2020-30 è necessario cambiare priorità rispetto al passato? Rinunciando a spese di miliardi (ora si parla di 3.5) per le 16-18 corsie di A14 e Tangenziale, più il potenziamento di A1, A13 e A14, più in Regione, nuova Cispadana e Bretella Campogalliano - Sassuolo. Qui ed ora - se gli obiettivi sono la conversione ecologica, l'anticipo di misure di contenimento dei carburanti fossili e delle produzioni nocive all'ambiente ed alla salute delle persone - occorre investire in mobilità collettiva o non inquinante, in fonti rinnovabili di energia, in progetti di recupero e di risparmio di materie prime limitate. Ma tutto questo non è nei programmi di governo di Enti Locali, Regione e Governo Meloni - Salvini - Tajani.
Lo testimoniano anche i ripetuti atti di arroganza e di violenza con cui si è risposto alle mobilitazioni ed ai presidi di cittadini, giovani ed associazioni ecologiste. A Bologna gli interventi congiunti e in orari notturni di lavoratori di Aziende che hanno appalti di cantiere con forze dell'ordine, Polizia e Carabinieri, al Don Bosco e al Giardino Acerbi, sono stati seguiti da fermi, arresti, fogli di via e violenze operate contro attivisti pacifici di Extinction Rebellion in occasione del G7 di luglio. Un tentativo di reprimere il dissenso su cui, sin qui, si è registrato un silenzio assordante di troppe autorità locali e regionali, partiti e sindacati. Mentre il Decreto Legge Nordio - Piantedosi - Crosetto per colpire le manifestazioni procede nel suo iter parlamentare. Ora, giustamente, a Bologna si intende rispondere con una grande manifestazione il prossimo sabato 21 settembre.
Insomma nessun abbandono dell'impegno profuso. Semmai la volontà di continuare a parlare con le sempre più diffuse iniziative e sofferenze attraverso un linguaggio lineare, semplice e diretto, che non faccia sconti a nessun politico, partito o lobby che opera dietro false insegne. E l'esigenza di confrontarsi, convergere e mobilitarsi con le molteplici iniziative e proposte in campo anche in provincia e regione (vedi sotto R.E.C.A.).
L'accesso al Don Bosco dal lato Caduti di via Fani ... (6 agosto 2024) |
Il Manifesto presentato lo scorso 26 luglio dalla Rete di Comitati e cittadini ... |
"Vogliamo tutelare il verde urbano, difendere la salute, rivedere l'uso degli spazi pubblici" ... |
"Mobilità: smascherare l'ipocrisia per renderla (davvero) sostenibile" ... |
"Tutelare il commercio di vicinato per una città abitabile (e non solo visibile)" ... |
"Opporsi all'arroganza che diventa violenza" ... |
I 19 Comitati bolognesi che operano su obiettivi specifici e che, coordinati da Andrea De Pasquale e Roberto Anedda, hanno sottoposto considerazioni comuni e propositi per il futuro ... |
Il Comitato Besta negli ultimi mesi ha sperimentato il confronto con altri comitati cittadini che si occupano del territorio. Lo ha fatto provando a non porsi pregiudiziali riguardo alle appartenenze politiche. Abbiamo riflettuto sul fatto che in una lotta di quartiere può capitare di stare al fianco di persone che hanno opinioni diverse o che in partenza, pur riconoscendo problemi comuni, talvolta rimangono intrappolate nelle retoriche della destra che devia l’attenzione su capri espiatori e false soluzioni. In situazioni collettive, di solidarietà e di lotta, le persone si evolvono e possono cambiare.
Questo approccio ci pare giusto e cercheremo sempre una strada per perseguirlo.
Ci sentiamo tuttavia di mettere in discussione e prendere le distanze dal manifesto e dal documento di conferenza stampa del 26/7.
Inoltre, con delusione abbiamo constatato, in alcuni gruppi, il peso di esponenti del ceto politico che hanno portato alla pubblicazione di un inaccettabile comunicato contro il presidio del Don Bosco, definendoci pericolosi e dividendoci tra buoni e cattivi.
Se una cosa rimane di esempio dal percorso compiuto finora al parco Don Bosco, oltre al fatto che un’opera inutile e devastante per il territorio può essere fermata, è che la forza viene dalla pluralità, dalla capacità di stare insieme giorno per giorno tra persone con intelligenze, approcci, storie ed età diverse. Noi abbiamo resistito come ecosistema riuscendo, grazie alla nostra pluralità, a essere incredibilmente forti contro chi è molto più forte di noi. Non permettiamo a nessuno di screditare la nostra esperienza che è stata ed è di grande importanza. Non si capisce cosa potremmo condividere con chi parte da simili presupposti.
Inoltre, l’uscita sui giornali di Fabio Battistini, ex candidato sindaco del centrodestra, sul cartello dei comitati di cui si è subito proclamato ideatore, ha mostrato l’interesse a ricercare immediata visibilità mediatica con i toni di una strumentalizzazione politica e personalistica a cui non ci prestiamo.
Per quel che ci riguarda, il coordinamento tra comitati doveva essere uno strumento per rafforzare le lotte di tutti, ma in questo caso ha portato ad esiti in cui non ci riconosciamo. In poco tempo si è arrivati addiruttura alla stesura di un manifesto in 6 punti, che riporta alcune delle tematiche ecologiste, come la difesa degli alberi, insieme a false argomentazioni e diversivi che non condividiamo e non sono per noi una base comune. Nel testo, la salute dei cittadini è associata alla battaglia contro il degrado e per il decoro, cavalli di battaglia della destra e in generale delle politiche securitarie di emarginazione e di controllo. La critica all’urbanizzazione selvaggia della città diventa pretesto per rivendicare un uso indiscriminato dell’automobile e più parcheggi. I piccoli commercianti sono chiamati in causa per chiedere compensazioni ai disagi causati dai cantieri senza sostanziali elementi di critica alle opere e alla cemintificazione del territorio che da queste deriva, e senza richiamare la contraddizione tra piccolo commercio e grande distribuzione che soffoca le città e il lavoro dei negozianti.
Il nostro percorso all’interno di questa esperienza di coordinamento finisce qui. Sottolineiamo tuttavia che ci teniamo a mantenere le relazioni con i comitati che abbiamo incontrato, che con noi condividono senza ambiguità la difesa dell'ambiente e la critica a questo modello di sviluppo della città che non si cura dei bisogni vitali delle persone. A settembre speriamo di ragionare insieme su un altro possibile coordinamento tutto da costruire, per fare rete magari con una mappatura delle lotte cittadine e con la creazione di calendari comuni, ma in ogni caso con modalità da stabilire insieme.
La lettura del Corriere di Bologna ... (6 agosto 2024) |
Quella di la Repubblica ... (6 agosto 2024) |
L'articolo del Carlino ... (6 agosto 2024) |
Bologna, 7 agosto 2024. Al Quartiere San Donato San Vitale, in via Beroaldo angolo via Emanuel: gli operatori di una azienda privata abbattono un albero ... |
Uno sguardo più attento ... |
Dal tronco ai rami nessun segno particolare ... |
Eppure, la motosega procede ... |
A domanda, gli operatori rispondono: "No, nessun malanno, è inclinato" ... |
E, come era: ecco la dimensione delle piante all'Eugenio Montale prima del taglio ... con le reti arancioni del "Lotto 0" già alzate ... (18 febbraio 2023) |
La protesta di ecologisti e cittadini in occasione del No Passante Trek guidato da Wu Ming 2: stesso luogo, all'Eugenio Montale, con gli alberi ancora in vita ... (9 settembre 2022) |
Gli effetti delle azioni umane sui cambiamenti climatici e gli eventi meteo: "la Tangenziale di Bologna allagata" ... (il Resto del Carlino, 8 agosto 2024) |
"Maltempo fuori controllo: ore di delirio" ... come scrive il Carlino? (8 agosto 2024) Piuttosto governo del territorio e delle comunità senza priorità forti e coerenti! |
"Emergenza continua. Dopo il nubifragio di nuovo caldo torrido" ... (9 agosto 2024) |
Rete Emergenza Climatica Ambientale dell'Emilia Romagna:
PER UNA SVOLTA RADICALE NELLE POLITICHE AMBIENTALI IN REGIONE MODIFICARE PROFONDAMENTE IL MODELLO PRODUTTIVO E SOCIALE
In tutto il Paese e in Emilia Romagna veniamo da anni di politiche ambientali (e non solo) sbagliate e inefficaci per contrastare il cambiamento climatico, affermare nei fatti la vera e necessaria transizione ecologica, fermare il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo, attuare politiche per tutelare e preservare i beni comuni.
Nella nostra regione abbiamo visto mettere in campo scelte in contraddizione con la necessità di uscire dall’economia del fossile (come il rigassificatore di Ravenna, il gasdotto Sestino – Minerbio e tutte le altre opere di potenziamento del sistema estrattivo), continuare a puntare sulle grandi opere stradali e autostradali in tema di mobilità (dal Passante di Mezzo a Bologna alla bretella Campogalliano - Sassuolo, dalla Cispadana alla Tibre), proseguire nel consumo di suolo (vedi il caso esemplare della logistica), devastare il patrimonio arboreo e boschivo, ignorare l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, dare seguito alle politiche di privatizzazione dei beni comuni, a partire dall’acqua e dal ciclo dei rifiuti.
È sempre più evidente che, invece, occorre promuovere una svolta radicale nelle politiche ambientali della Regione. E non solo in esse, visto che le stesse sono strettamente intrecciate con un modello produttivo e sociale, incentrato sul primato del mercato, la svalorizzazione del lavoro, la progressiva privatizzazione del Welfare.
La legislatura regionale che sta alle nostre spalle, e, in specifico, la Giunta regionale che l’ha condotta, è stata la prima responsabile di questa deriva regressiva. La proposta che oggi viene avanzata dal partito di maggioranza relativa con la candidatura di De Pascale sembra muoversi in sostanziale continuità con quelle scelte, a partire dall’esaltazione del Patto per il lavoro e il clima che, dietro affermazioni altisonanti, in realtà, le ha legittimate ed ha portato ad atti concreti addirittura più arretrati rispetto alle enunciazioni.
La destra, anche nella nostra regione, si presenta con un profilo che appare ancora peggiore sia rispetto alle scelte ambientali che al modello di società che propone. Coerentemente con la propria ispirazione negazionista, essa mostra l’intenzione, al di là delle affermazioni elettoralistiche, di rendere ancora più marginali, se non addirittura da annullare, tutte le politiche che guardano alla transizione ecologica, al contrasto al cambiamento climatico, al ridimensionamento dei poteri forti che continuano a voler perpetuare l’attuale insostenibile modello di sviluppo.
A fronte di questa situazione, la scelta prioritaria, per noi, è naturalmente quella di costruire e rafforzare la mobilitazione sociale per affermare la prospettiva di un modello produttivo, sociale e ambientale alternativo a quello oggi dominante. Per questo, rivendichiamo a chi guiderà la prossima legislatura regionale i seguenti obiettivi prioritari:
- avviare l’uscita dall’economia del fossile, a partire dalla messa in discussione del rigassificatore di Ravenna e del gasdotto, per realizzare più rapidamente possibile il passaggio al 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili;
- difesa e ripubblicizzazione dei beni comuni, iniziando dall’acqua e dal ciclo dei rifiuti, per i quali vanno previsti la minimizzazione della loro produzione e di quelli non riciclati, uscendo al più presto dal ricorso all’incenerimento;
- moratoria su tutte le opere che prevedono ulteriore consumo di suolo, con particolare riferimento ai poli logistici, e, invece, avvio di un programma serio di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e di riassetto idrogeologico. In questo quadro va inserito un intervento forte di tutela del verde, di rimboschimento e di blocco della distruzione di ogni area boschiva;
- moratoria e ridiscussione delle grandi opere stradali (Passanti di Bologna, bretella Sassuolo-Campogalliano, Cispadana, Tirreno-Brennero e altre ancora), in connessione con il forte rilancio del trasporto collettivo e della mobilità ciclabile e pedonale;
- stop definitivo all’espansione degli allevamenti intensivi e l’avvio di un programma per la loro riduzione, in un quadro di promozione di un sistema agroindustriale basato sulla prossimità e la valorizzazione della naturalità;
- approvazione delle proposte di legge regionale di iniziativa popolare promosse da RECA e Legambiente regionale e dei loro contenuti in tema di energia, acqua, rifiuti e consumo di suolo, anche per dare valore agli strumenti di democrazia partecipativa.
Su queste basi, invitiamo tutte le realtà ambientaliste e sociali della regione a incontrarsi e confrontarsi, valorizzando tutti i possibili processi di convergenza, con l’intenzione di promuovere una grande manifestazione regionale per la metà di ottobre a Bologna, nella quale far vivere le nostre richieste e dare voce alla necessità di una svolta nelle politiche ambientali e sociali nella nostra regione.
Coordinamento Regionale RETE EMERGENZA CLIMATICA e AMBIENTALE Emilia Romagna (agosto 2024)
Credo non si debba rinunciare al confronto tra comitati ma considero naturale che la lotta per preservare il parco don Bosco abbia come alleato un coordinamento di associazioni ambientaliste come Reca piuttosto che i sostenitori di auto senza limiti di velocità in città o i pro passante.
RispondiEliminaDG
Non sarà semplice riproporre le energie positive sprigionate dalle Besta per altre battaglie. Bisognerà capire bene punti di forza, errori e chanches irripetibili di questa fantastica esperienza.
RispondiEliminaM.
Condivido l'opinione che anche in questa storia riconoscere errori, forzature e falli non toglie nulla ai meriti acquisiti dai protagonisti. Al contrario è utile per evitare quei toni epici che di fatto la renderebbero irripetibile. Mentre in tanti ci siamo fatti la convinzione che la vittoria conseguita con l'abbandono del progetto 4 foglie da parte del sindaco è dovuta alla consistenza raggiunta in tutta Italia dall'emergenza climatica - ecologica che molti vorrebbero ancora non riconoscere.
RispondiEliminaQuindi riflettiamo, ragioniamo bene e scriviamo ancora tanto sull'esperienza Besta. Chi vorrebbe rimuovere sono altri.
Ciao!
Per Città e Regione eco-compatibili ci vorrebbero politiche assai più coraggiose di quanto è nei programmi scritti e praticati. Già il Patto per il lavoro e per il clima era contraddittorio, non parliamo della sua traduzione.
RispondiEliminaMi auguro che l'autunno porti novità positive rompendo con l'idea che il voto risolva i conflitti. Come al parco Don Bosco solo una mobilitazione critica, consapevole e quotidiana ottiene ascolto e risultati apprezzabili.
L.
Non avverto intenti di cambiamento. Anzi. Nella sfida politica elettorale di novembre sarà dura sentire parole e progetti all'altezza delle attese. Vedo conservatori contro altri conservatori. Il sindaco di Ravenna e la preside di una scuola privata sono simbolo di una crisi irrisolta.
RispondiElimina☆☆☆