mercoledì 25 marzo 2020

Da casa, pensiamo ... (6)

Bologna, via Massarenti, ai tempi del CoronaVirus ... (marzo 2020, ore 9)

















... e un mese fa quando l'inquinamento atmosferico superava i limiti di legge (febbraio 2020, ore 9)

















Troppe vittime, troppe morti! Allo stato, il numero più alto al mondo. Tra i vecchi e gli anziani che sono importante memoria storica di ogni paese civile. Tra adulti e giovani che sono risorsa attiva e vitale dell'umanità. Tra le persone più fragili e carcerate, la cui condizione di vita è sempre indice della civiltà di una società. Tra medici, infermieri ed operatori socio sanitari che sono la spina dorsale di un Servizio Sanitario Nazionale e di assistenza pubblica da decenni attaccato dalle sciagurate ideologie dominanti e tagliato da Governi irresponsabili che si sono alternati negli anni alla guida dell'Italia.
Così, ora, un CoronaVirus aggressivo ci ha colti totalmente impreparati.
Al punto che ad essere colpiti sono anche i due massimi esponenti della Protezione Civile.
Prima Guido Bertolaso, reintegrato la settimana scorsa da Regione Lombardia alla guida dello staff impegnato a fronteggiare l'emergenza nella terra più colpita. Poi, Giulio Borrelli, guida nazionale.
Impreparati e indifesi proviamo a resistere, con grande spirito di partecipazione, di cooperazione, di unità e di solidarietà.
Per vincere insieme con senso di responsabilità il virus.
Ma dobbiamo anche capire presto perché qui ha colpito così duro. Studiosi e ricercatori sono attivi e provano a dare risposte.
Tra questi c'è la tesi di un gruppo di ricercatori della Società Italiana Medicina Ambientale, dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e dell'Università di Bologna: "alte concentrazioni di polveri fini a febbraio in Pianura Padana hanno esercitato un’accelerazione anomala alla diffusione virulenta dell’epidemia".
L'immagine del traffico sulla Tangenziale - A14 pubblicata sul sito di UNIBO MAGAZINE


















C'è una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di particolato atmosferico e il numero di casi infetti da COVID-19. È l'ipotesi presentata in un position paper(PDF) da un gruppo di ricercatori della Società Italiana Medicina Ambientale, dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e dell'Università di Bologna.
Una solida letteratura scientifica descrive il ruolo del particolato atmosferico - le polveri inquinanti presenti nell'aria - come efficace “carrier”, cioè vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Inoltre, il particolato atmosferico è anche un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.
A partire da questa base scientifica, i ricercatori hanno recuperato i dati dell'inquinamento atmosferico pubblicati sui siti delle ARPA - le Agenzie regionali per la protezione ambientale - relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio nazionale tra il 10 e il 29 febbraio, mettendoli in relazione con l'aumento dei contagi da COVID-19 aggiornati al 3 marzo, in modo da considerare le circa due settimane di incubazione del virus.
Un confronto che si è dimostrato significativo nell'area della Pianura Padana, dove si sono osservate curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico. L'inquinamento, insomma, avrebbe esercitato un’azione di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia.
“Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”, spiega Leonardo Setti, ricercatore al Dipartimento di Chimica Industriale "Toso Montanari" dell'Università di Bologna.
Gli fa eco Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari: “Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole”. Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), aggiunge: “L’impatto dell’uomo sull’ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell’umanità e del pianeta. In attesa del consolidarsi di evidenze a favore dell'ipotesi presentata, in ogni caso la concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o "marker" indiretto della virulenza dell'epidemia da COVID-19”. Grazia Perrone, docente di metodi di analisi chimiche della Statale di Milano, precisa: “Il position paper è frutto di un studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani ed è indirizzato in particolar modo ai decisori”.

All'ipotesi presentata nel position paper, ha replicato la Società Italiana di Aerosol (IAS) con una nota (PDF) firmata tra gli altri da Erika Brattich, ricercatrice al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Alma Mater. "Le attuali conoscenze relative all’interazione tra livelli di inquinamento da PM e la diffusione del COVID-19 sono ancora molto limitate e ciò impone di utilizzare la massima cautela nell’interpretazione dei dati disponibili", precisa Brattich. "Un eventuale effetto dell'inquinamento da particolato sul contagio da COVID-19 rimane, allo stato attuale delle conoscenze, un'ipotesi che dovrà essere accuratamente valutata con indagini estese ed approfondite".
"Ci sono alcuni aspetti non trascurabili che ci dicono che è ancora prematuro trarre conclusioni", aggiunge la professoressa Laura Tositti del Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician". "I virus non rimangono biologicamente attivi se non ci sono le condizioni favorevoli, e tra gli ossidanti atmosferici e la radiazione UV in aumento con la progressione stagionale è ignoto se il virus si inattivi ed in quanto tempo. Ci sono diversi fattori che hanno una grande influenza sul particolato abiotico e ci sono diversi aspetti ancora molto poco studiati relativi al particolato biologico".

Da UNIBO MAGAZINE, marzo 2020

14 commenti:

  1. Un virus aggressivo e sottovalutato in tutto il mondo, non solo in Italia.
    Ma è giusto interrogarsi per capire perché l'Italia è il paese in cui ci sono più contagi e morti.
    Il Magazine di Unibo riconosce autorevolezza alla ricerca dei suoi studiosi. Ma confesso che ciò che più mi ha colpito sono le risposte assai prudenti dei due docenti che manifestano riserve. Molta prudenza è oggi forse opportuna, ma comunque significativa.
    Altrettanto originale la foto che sempre il Magazine propone sul Passante.
    Per questo credo proprio che il rinvio della Conferenza dei servizi sia opportuna per affrontare con ulteriori studi tutta la situazione.
    Se tutto cambia nella percezione della vita nel presente e per il futuro un ripensamento collettivo pare doveroso. E al di là di comprensibili difese d'ufficio credo che prima o poi anche molti dei sostenitori del progetto di ASPI sapranno prendere una giusta pausa di riflessione.
    Antonio

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    1. Trovo giusto interrogarsi sui tanti perché a patto che ci sia obiettività.
      Ed allora riconosciamo che l'Avvocato del Popolo naviga a vista, impreparato e senza neppure il fiuto del politico dotato di minima esperienza. Quello che in politica si dice un classico mediatore con dose abbondante di trasformismo.
      Dopo avere rassicurato sulla capacità del suo Governo di far fronte al virus cinese, a fronte delle pressioni altrui si è impegnato per 3,5 miliardi. In un mese è arrivato a 50.... e non è finita.
      Voglio dire che a differenza di altri, resta sempre sotto il livello minimo necessario. Lui e il mondo da cui è stato indicato. Tutti vivono in una sconcertante impreparazione che in frangenti così impegnativi contano.
      Lo si è visto anche sui temi dell'inquinamento da polveri. Hanno galleggiato e mancato qualsiasi iniziativa rilevante. Forse anche perché governare non consente solo dei no. Per l'Emilia Romagna hanno finito per accettare i progetti di fluidificazione del traffico già indicati dagli Enti Locali e dalla Regione salvo le corsie di emergenza per la tangenziale. E' tutto dire!
      L'indagine del gruppo di ricercatori delle Università di Bari e Bologna è un abbozzo. Lo definirei una tesi più che una ricerca sul campo. Non a caso confutata da altri colleghi.
      Insomma ci andrei piano a ripartire da capo. Perché se vogliamo potenziare la protezione sociale e le capacità di più adeguati servizi sanitari occorre rilanciare il paese e le sue attività. Altrimenti saremo schiacciati dalle superpotenze che hanno visto nascere ed affrontato il virus con ben maggiore forza e minori vittime.
      PD-mda

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    2. Sul dibattito aperto leggo e vi trasmetto per opportuna conoscenza.
      M.

      Sono rimasto stupito dalla reazione che ha suscitato il semplice incrocio di dati sperimentali che porta ad una puntualizzazione di quanto, nei decenni nei quali mi sono occupato di smog cittadino, viene ritenuto accettabile e cioè che le polveri, soprattutto carboniose, siano veicolo di inquinanti e agenti patogeni. Mi riferisco all’indagine Sima, Unibo e Uniba,
      In linea di principio, quando si indaga su un campo poco conosciuto, come è questa interazione tra polveri e patogeni, non è buona pratica scientifica negare le possibilità che ci siano soluzioni non completamente comprovate. Va anche sottolineato che la discussione è stimolo per approfondire il problema considerato, e quando è discussione serena e non preconcetta è più costruttiva.
      Pasteur ha insegnato qualche cosa?
      Nel caso particolare che stiamo vivendo abbiamo le condizioni per interpretare dati di fatto che hanno una forte differenza con la normalità. Quando si osserva che in una vasta zona della valle del Po ci sono decessi che superano di un ordine di grandezza quello che è avvenuto nel passato, mentre in altre zone l’aumento è più contenuto, mi sembra logico e interessante cercare una razionalizzazione perché siamo fuori dai tanti errori sperimentali e di metodo e le variazioni rilevanti sono un dato di fatto importante dal quale partire. Da notare che il numero dei decessi è, purtroppo, un dato di fatto, mentre altri dati come la positività o l’essere asintomatici sono soggetti a valutazioni ed estrapolazioni. Sono osservazioni più dubbie.
      Ho sempre sentito affermare da pneumologi operanti nel nostro territorio, che l’inquinamento, in particolare da polveri, produce pesanti disagi respiratori: quindi uno stato patologico sul quale si va ad inserire la presenza di altri patogeni, anche se non direttamente veicolati dalle polveri fini.
      Comunque esiste una letteratura, abbastanza estesa, che tratta questo problema che non è nato oggi. Ci sono anche esempi di estrazione di microorganismi dalle polveri. Questo, comunque è un aspetto che merita approfondimenti
      (continua)

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    3. ...
      Sul problema dello smog a Bologna e nella pianura del Po nessuno ha mai voluto prendere in considerazione seria la valutazione che gli abitanti della pianura del Po e delle zone limitrofe abbiano una aspettativa di vita inferiore di tre quattro anni rispetto ad altre zone: di questo è responsabile una classe dirigente che non ha voluto trasferire, per esempio, il trasporto di merci dalla gomma al ferro.
      Anche il treno consuma energia che però deve essere prodotta altrove, per ora con fonti fossili, ma che potranno essere sempre più affiancate da fonti alternative e non a termine e che si riconducono (a parte le fonti nucleari) a quello che il sole ci manda almeno per qualche milionata di anni.
      Inoltre i prodotti nefasti delle combustioni sono più facili da abbattere in una emissione in un impianto localizzato fermo che in un sistema in movimento.
      Quindi l’associare polveri e decessi investe una problematica sulla nostra salute che va molto al di là dell’emergenza del virus attuale.
      In una mia recente indagine, tento una valutazione sulla provenienza delle polveri fini distinguendo tra emissioni da traffico da quelle di altre attività, non legata alle specifiche fornite dalle case costruttrici dei Diesel, ma ai dati empirici/sperimentali raccolti sulle strade di Bologna. Nell’arco di un anno, risulta che l’80% delle polveri che respiriamo derivano dal traffico veicolare. Queste polveri sono principalmente carboniose. Anche questa è solo una indicazione, ma che suggerisce pesantemente che cosa si dovrebbe fare.
      Abbiamo una città attraversata da arterie perennemente intasate da grossi Diesel: da anni cincischiamo sul da fare. Allargare o non allargare? Virus o non virus, la bonificazione del sistema tangenziale/autostrade deve essere risolta e alla svelta, anche con soluzioni apparentemente costose: interramento della sede stradale, costruzione di un carter, tutto con vera raccolta e abbattimento degli scarichi, più il trasporto su ferro. Risparmieremmo sulla spesa sanitaria di tante patologie. È su questo substrato di aria marcia che si inseriscono le emergenze che stiamo vivendo.
      Aggiungo che la comunicazione ai cittadini di una scienza che risolve tutto e che non sbaglia, è una comunicazione fideistica che non corrisponde alla verità. La scienza copre molto,e bisogna fidarsene, perché è il massimo delle nostre conoscenze, ma è di più quello che non sappiamo.
      Noi ci fregiamo del titolo Homo sapiens sapiens, che sa di sapere. Un gradino più alto si raggiunge quando si ha l’umiltà di riconoscere che si sa di non sapere, come già capito nella Grecia antica.
      Luciano.forlani@gmail.com

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    4. Nel merito sono molto d'accordo con il prof. Forlani.
      Con una sola sottolineatura per le politiche di governo e degli investimenti: la priorità è costruire innanzitutto alternative efficienti e competitive al sistema economico e sociale (o della mobilità) esistente. Quindi la qualità della vita, l'ambiente naturale e la salute delle persone (il trasporto su ferro e collettivo o dolce) su tutto.
      Le attività economiche, i diritti e le libertà d'impresa, di reddito, di profitto a questo debbono essere orientate, utili, finalizzate.
      A PD-mda vorrei dire che il "rilancio" dell'Italia in un mondo pacificato, in cui i diritti ed i doveri sono universali e progrediscono insieme, passa (oggi e a ancor più domani) da una decisa conversione ecologica e democratica della società. Perché la crescita praticata (del PIL a prescindere) ha creato profondissime contraddizioni. Da risolvere. Tra cui l'inquinamento, i cambiamenti climatici, i processi migratori, i virus e le pandemie.
      Antonio, non so se tutti lo abbiamo capito e siamo disposti a trarne le adeguate conseguenze. Sinceramente non mi pare, ascoltando più o meno autorevoli amministratori locali, ministri ed autorità nazionali e d'Europa. Lo vedremo presto.
      Il punto non è essere "contro" questo o quello, è "governare diversamente" per chiunque diriga le Istituzioni locali, nazionali ed europee.
      Gianni

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  2. Sulla impreparazione dei governi (per la verità di tutto il mondo occidentale) il giudizio mi pare ineccepibile. Per chi avesse dubbi basta vedere il documentario girato a Wuhan da reporter cinesi che è stato proposto da Andrea Purgatori ieri sera su La7 (con tanto di traduzione). Le differenze di attrezzature e di servizi tra loro e noi risultano impressionanti. E le vittime pure.
    Quanto al documento dei ricercatori universitari bolognesi e baresi trattasi di una relazione che viene definita "di posizione". Con lo scopo cioè di evidenziare tesi (naturalmente in presenza di dati e di relazioni) e di sollecitare attenzioni ed approfondimenti.
    L.

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    1. Concordo.
      Del documentario (di "regime") cinese su Wuhan mi hanno colpito due cose su tutte.
      1. L'intervento territoriale di medici ed operatori sanitari e sociali. Le indicazioni puntuali. La predisposizione di kit e istruzioni.
      2. Le attrezzature a disposizione di medici, infermieri ed operatori vari: dalle tute di lavoro (a vari strati) alle mascherine, dai mezzi di trasporto ai reparti ospedalieri ed alle tecnologie.
      Forse uno spot a notevole contenuto propagandistico, può essere.
      Ma allora anche noi lombardi, veneti, emiliani ed italiani, dopo questa grande tragedia (che ha già superato i 10mila morti e messo in ginocchio società ed economia) dovremmo lasciare perdere con "la migliore sanità del mondo", i "migliori ospedali", le "capitali morali", le "regioni virtuose", gli "amministratori di qualità".
      Servono più modestia e riflessioni autocritiche, tanto studio e lavoro.
      Gianni

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  3. Trovo appassionante confrontarci sugli impegni che ci attendono appena usciremo da questa notte buia.
    Siamo a casa smantelliamo, ascoltiamo lunghe dirette, pensiamo, ci indigniamo, ci vengono idee.
    Ma intanto fuori casa succedono cose non belle.
    I dati che ogni sera (alle 18) ci vengono forniti continuano a crescere. Che fare?
    Medici ed infermieri non sono ancora protetti e in troppi diventano vittime.
    Sindaci denunciano che molti anziani muoiono a casa e non risultano nei dati.
    Case di riposo sono abbandonate e fuori controllo.
    Molti lavoratori hanno paura, nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro.
    I carcerati in sovrannumero e i loro carcerieri sempre sotto organico si sentono tutti forzati, tutti ingabbiati.
    Vogliamo parlarne?
    Possibile?

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    1. ...già possiamo parlare delle mascherine annunciate e disperse ad esempio. Un conto è far fronte alla tragedia con qualcosa che non c'è e un conto è farlo sapendo che ci doveva essere ma è sparito, volatilizzato. Questo certo non aiuta certo chi opera in prima linea, non ne aiuta la motivazione immagino già provata da stanchezza e impotenza, fa crescere sentimenti di rancore, mina la capacità di resistenza ma soprattutto il sistema immunitario di coloro che erano i veri destinatari finali di quei presidi sanitari. Possibile? nessuno si è accorto di nulla? Siamo veramente vigili, puri, sinceri e coesi in una contingenza che lo richiede in maniera perentoria?

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    2. Di certo l'emergenza CoronaVirus sta mettendo in luce tutte le nostre strutturali contraddizioni e debolezze.
      Dalla mancanza di cultura applicata della prevenzione alla situazione drammatica nell'esercizio della Giustizia, al sovraffollamento dei carceri.
      Il lavoro di ricostruzione del Paese e dell'Europa è immane. Eppure le crisi, a volte, possono trasformarsi in occasioni.
      Gianni

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  4. Come dice la prof. Perrone“Il position paper è frutto di un studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani ed è indirizzato in particolar modo ai decisori”. Eppure si è vista la pronta risposta dei nostri amministratori deputati all’ambiente, che mi domando se mai sfiorati da principi di precauzione:” Al momento non esistono studi approvati e condivisi in grado di dimostrare una maggiore diffusione del Coronavirus nelle aree dove c’è più inquinamento di particolato atmosferico”. Però esistono sì studi ventennali che confermano che le micro/nano particelle fanno da veicolo per virus, diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e altre sostanze dannose per la salute, ma bisogna approfondire e sicuramente l’esperimento ad hoc potrebbe essere quello di consentire l’allargamento di autostrada e tangenziale.
    P.s. Sto notando in questi ultimi giorni un aumento notevole del traffico autostradale e della velocità media dei veicoli che passano sotto casa mia...si chiama fluidificazione? Risponderanno i sapiens sapiens.

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    1. Sapiens sapiens? Occorrono dimostrazioni pratiche.
      Gianni

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  5. I saggi e gli scienziati hanno da sempre il compito di "ricercare" ciò che ci sfugge, ci è oscuro....
    Quindi trovo risibili i commenti di chi ci dovrebbe rappresentare e invece di sollecitare e promuove approfondimenti di comune interesse, interviene per tacitare medici ed universitari che vogliono indagare, approfondire.... per capire se tutte le decisioni prese sono meritevoli di conferma, ovvero sia il caso di correggere gli investimenti delle comunità.
    Ma forse qualche nostro amministratore è solo espressione della cultura e degli interessi prevalenti nel mondo d'oggi. Non riesce neppure a concepire che un altro mondo è possibile e dipende da tutti noi.
    Titti

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    1. Una dura "lezione" la stiamo subendo, a caro prezzo.
      Rispondere adeguatamente dipende, ora, da tutti noi.
      Gianni

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