venerdì 20 marzo 2020

Da casa, pensiamo ... (5)

Bologna, il grande Asse viario Tangenziale - A14 ai tempi del CoronaVirus ...

















... e un mese prima, ai tempi dello smog e del dibattito sul Passante di Mezzo

















Tornerà tutto come prima? La vita, l'esperienza, le immagini di questi giorni saranno archiviate e rimosse come se si fosse trattato di un evento privo di lezioni per le nostre comunità?
Qualcuno pare pensarlo. Soprattutto tra le vecchie classi dirigenti e qualche modesto allievo.
In Italia come in tutto il mondo. Dunque, sono pronti a riaccendere i motori, a riaprire tutti "i cantieri", per immettere altri miliardi di euro nelle "grandi" opere necessarie a sostenere il sistema economico e finanziario che si è improvvisamente fermato, inceppato.
Altri sostengono un deciso cambio di rotta. Negli investimenti, nella qualità della vita sociale.
Ne ha scritto Guido Viale, sociologo e saggista, tra i più attenti ai grandi processi sociali, ambientali e climatici del nostro tempo.

Quale dei due? Dal Corriere Salute (19 marzo)
"Nel valutare il pericolo siamo molto influenzati da idee personali e da aspetti emotivi.
Tendiamo a filtrare i dati in modo che corrispondano alle nostre convinzioni"




















Molti si aspettano che, se e quando l’emergenza covid-19 sarà finita, la gente si precipiti nei negozi, dai concessionari e nelle agenzie per un’abbuffata di beni e spese superflue di cui si è dovuta privare per tanto tempo. Ma temono che l’insicurezza creata da questa incursione dell’imprevisto nelle nostre vite la trattenga da quei comportamenti, che sono indispensabili per “sostenere la domanda” e tenere in vita il sistema. Perché molti e molte altre, dopo l’iniziale assalto ai supermercati, hanno sperimentato lo spavento che provocano tante città deserte e spettrali e l’angoscia di non sapere come uscirne; ma anche i benefici di un regime di sobrietà: capiscono che si può vivere bene con l’essenziale, o poco più; disporre di più tempo per sé e per gli altri, dare spazio alla solidarietà e, se e quando potrà tornare in strada, avere aria pulita, ritmi meno frenetici e spazi sgombri per incontrarsi. 

Sembra un confronto impari, viste le armate di cui dispongono i burattinai del consumo superfluo a fronte delle “voci nel deserto” di chi lavora per un altro mondo possibile. Però, gli economisti al servizio di quei burattinai non prendono mai in considerazione la crisi climatica e ambientale in corso: per loro non c’era prima del coronavirus, non c’è adesso, non ci sarà nemmeno dopo. E anche se c’è, il problema resta il Pil. Mentre per coloro che pensano a un altro mondo possibile la sobrietà che covid-19 ha introdotto nelle nostre esistenze prefigura un diverso regime di vita, che permetta a tutti di ridurre gli sprechi e le ingiustizie indotte dai consumi superflui: condizione indispensabile per salvare la vita umana sul pianeta Terra.

Questi opposti approcci interpellano tutti e hanno un riscontro nel conflitto riesploso in molte fabbriche dove gli operai vengono “precettati” per continuare a lavorare in ambienti senza sufficienti difese sanitarie, a produrre cose non indispensabili, mentre tutti gli altri sono confinati nelle loro case, in parte a lavorare on line (che non sempre è un vantaggio, soprattutto per le donne), in parte a riposare sul divano e a riflettere sul mondo e la vita: cosa assai più utile e gradevole che continuare a faticare in produzioni destinate prima o dopo a bloccarsi per la rottura di una catena delle forniture ormai globale, o a rimanere in magazzino perché i mercati di sbocco non le assorbiranno più al ritmo di prima. Una situazione che caratterizzerà il futuro dell’industria anche dopo il coronavirus a causa dei disastri che la crisi climatica continuerà a generare. Così, il  calo della domanda dovuto a scelte di sobrietà, o anche solo di prudenza, ben si combina con una riduzione dell’offerta di beni senza più sbocchi di mercato; a meno di una conversione di alcune o molte fabbriche alla produzione di beni utili: come avviene oggi con i presidi e le apparecchiature medicali che il paese aveva rinunciato a produrre mentre tagliava i fondi al servizio sanitario nazionale; e domani con le tante cose che potrebbero permettere a tutti di vivere bene senza distruggere la Terra. Le frettolose riconversioni di oggi per produrre mascherine e respiratori dimostrano che, con una domanda pubblica adeguata, il sistema produttivo potrebbe imboccare un’altra strada (cominciando col non produrre più armi); a condizione che ai lavoratori “in esubero”, in attesa di nuovi impieghi, venga garantito un reddito; per poi redistribuire il lavoro tra tutti e ridurre gli orari e i ritmi forsennati di ora. Una prospettiva che la stasi di oggi rende realistica se promossa almeno a livello europeo.

Ma le fabbriche dove gli operai vengono comandati a infettarsi per produrre merci senza futuro – e a infettare poi le loro famiglie e i loro vicini – non sono l’unico focolaio potenziale di contagio: ai confini della Fortezza Europa si è andato ammassando un popolo di profughi costretti a vivere in condizioni feroci di indigenza, insalubrità e pericolo, premessa certa di una apocalittica diffusione del virus. Mentre al di qua di quei confini, ammassati nei Lager delle isole greche o cacciati per strada dalla cancellazione della protezione umanitaria e dei centri di accoglienza voluta da Salvini (e conservata dal governo Conte 2) c’è un altro popolo di senza dimora, sufficiente a vanificare tutte le misure di reclusione domiciliare con cui in Italia e nel resto dell’Europa si cerca di arginare la diffusione di un virus che non conosce confini.
Se i profughi che da anni premono ai confini dell’Unione europea fossero stati accolti e inseriti un po’ per volta nella società, per lavorare tutti insieme alla conversione ecologica, oggi non ci troveremmo, colpevoli e impotenti, di fronte a un disastro inimmaginabile. Ma forse siamo ancora in tempo: l’Europa ha ormai perso la competizione globale con le altre economie mondiali; ma potrebbe ancora diventare una guida per quel “salto d’epoca” che la crisi climatica impone.
Guido Viale, il manifesto, 19 marzo 2020

Una immagine della irrazionalità del Passante di Mezzo: corsie piene sulla Tangenziale
e vuote in A14 ... (febbraio 2020, ore 9,30 dal sovrappasso Roveri)

















... la drammatica esperienza del CoronaVirus dovrebbe indurre comunità e Istituzioni
a cambiare gli stili di vita e le priorità negli investimenti (marzo 2020, ore 9,30 dal ponte Roveri)
Ma per chi sono prioritarie altre 4-6 corsie di asfalto?



















21 commenti:

  1. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=116601316624902&id=108962807388753

    Si tratta di un post sul suo sito FB della Assessora all' Ambiente e Urbanistica nonchè vicesindaco del Comune di Bologna Valentina Orioli nel quale si leggono riflessioni e prese d' atto. Ma se è tutto così evidente e da sempre sostenuto, perchè mai si vuole procedere ad ogni costo col Passante IN Mezzo alla città? Perchè non si attivano stazioni di monitoraggio permanenti sul pericoloso (per traffico e smog) Asse Tangenziale-A14? Perchè non si vuole effettuare la ricerca epidemiologica sulle migliaia di cittadini che vivono a ridosso dal micidiale Passante?
    Interessante il commento al post da parte di associazioni e movimenti i quali, evidentemente, qualche perplessità la nutrono....
    Ryan

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    1. Purtroppo non sono riuscito ad entrare e leggere.
      Considero tuttavia che dopo la sfida CoronaVirus e prima di ripartire come nulla fosse successo siano necessarie verifiche critiche su tutte le scelte di investimento programmate.
      Questa esperienza impone indirizzi culturali, politici e sociali nuovi per tutti.
      Molte dichiarazioni di politici e responsabili di Governo in queste ore vanno in questa direzione. Quasi un coro, che unisce fronti avversi.
      Ad esempio, ho letto del Ministro Peppe Provenzano, PD, queste affermazioni: "molto deve cambiare nel nostro modello di sviluppo. Dopo questa emergenza possiamo immaginare di affidare lo sviluppo a poche imprese esportatrici? Dobbiamo rilanciare investimenti e consumi di qualità. Cambiare le priorità, investire nella sanità, nella scuola e nella ricerca, che oggi abbiamo capito, ci rende più liberi".
      Verificheremo se sono parole di circostanza o il segno di una svolta.
      Nessuna illusione.
      Piuttosto la convinzione che gli argomenti a sostegno delle richieste di più puntuali Valutazioni di impatto Ambientale e di compatibilità strategica di ogni "grande" opera pubblica vanno soddisfatte. Come già richiesto da tanti cittadini ed associazioni. Pena la credibilità delle Amministrazioni pubbliche, che già il prossimo anno siamo chiamati a rinnovare.
      Il confronto sul "Passante IN Mezzo alla città" non può certamente concludersi senza riflessioni locali e nazionali sulle nuove strategie necessarie per una mobilità delle persone e delle merci davvero compatibile.
      A questo fine i monitoraggi dei flussi post primavera 2020 e gli studi epidemiologici sono parte ineludibile di un nuovo inizio. Semmai è necessario realizzare i progetti di mitigazione e prevenzione già assunti dalle Istituzioni locali (come la fascia boscata di oltre 200 ettari e più efficaci coperture e barriere antismog) o capaci di razionalizzare le corsie esistenti (comunque non più di 12) e di introdurre opportuni e rigidi limiti di velocità nel territorio urbano.
      Gianni

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  2. Penso che da questa brutta vicenda usciremo dando più valore alla vita.
    Anche del Passante (o Passantino rivisto e mini) potremo fare a meno. Con l'esperienza del tele-lavoro e un uso più ragionevole dei mezzi a motore inquinante, consumare altro suolo non ha senso.
    BiBi

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    1. Infatti da tempo sono in campo alternative possibili e praticabili. Per ridurre la mobilità inquinante ed i rischi per la salute pubblica.
      Si, anche "questa brutta vicenda" ci dice che è tempo di investimenti "sensati".
      Gianni

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  3. Speriamo di uscire presto da questo coprifuoco nazionale, ma quel traffico nelle nostre città non vogliamo ritorni a quella frequenza insostenibile e pericolosa. E' sempre troppo alto lo smog ed il rumore.
    Da oggi dobbiamo cambiare le priorità nei bilanci e negli investimenti.
    Abbiamo necessità di migliorare i servizi sanitari pubblici, di qualificare i centri di ricerca e la formazione di professionalità socialmente utili (medici, infermieri, urbanisti, geologi....), di assicurare la bonifica di aree inquinate, di ricostruire i territori terremotati che ancora aspettano case e servizi, di mettere in sicurezza aree montane e di pianura soggette a dissesto idrogeologico, di potenziare le infrastrutture ferroviarie..... Quanto ci costerà? Quante risorse umane di qualità e lavoro di persone (non precarie)?
    Tutto il resto vien dopo, accidenti!

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  4. Mi piace "modesti allievi".
    Non mi piace Amazon, con annessi e connessi!
    Anche nella crisi, c'è chi lucra.
    s.

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  5. Sull'argomento leggo e trasmetto, per opportuna conoscenza.
    M.

    CORONAVIRUS, SMOG E INQUINAMENTO. La Società Italiana di Medicina ambientale (SIMA), il CIRI Frame dell’Università di Bologna e l’Università di Bari hanno prodotto una relazione (“position paper”) “circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione”. Il titolo non rende il contenuto e la gravità delle ipotesi formulate.

    Analizzando i dati di concentrazione giornaliera di polveri sottili rilevati dalle Agenzie ARPA italiane nel periodo 10 – 29 febbraio e i dati sul numero di casi infetti da COVID 19 aggiornati al 3 marzo, è stata rilevata una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di polveri e il numero di casi infetti. Le alte concentrazioni di polveri registrate in febbraio in Pianura Padana avrebbero prodotto proprio qui, rispetto alle altre aree del Paese, un’accelerazione anomala e particolarmente virulenta alla diffusione del nuovo coronavirus, confermando l’ipotesi che il particolato atmosferico agisce da vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, virus compresi. I ricercatori sollecitano per il dopo emergenza sanitaria “misure restrittive di contenimento dell’inquinamento”. Insomma gli allarmi di Greta non sono proprio “un’altra cosa” rispetto alla pesante situazione di questi giorni!

    Clicca e scarica il testo integrale del Position Paper su Inquinamento e Covid-19.pdf

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    1. Già l'Oms ha denunciato la mortalità provocata dallo smog.
      Questo virus quantomeno si somma.
      Speriamo di saperne di più.
      Poi è scontato cambiare registro e scelte.
      Solo dei pazzi potrebbero riprendere i vecchi propositi come niente fosse successo.
      L.

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    2. Et voilà, intervista ministra deitrasporti De Micheli:

      https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2827089954024613&id=210147662385535

      Ryan

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    3. Paola De Micheli mi sfugge (vedi sopra).
      Ciò che invece considero imprescindibili sono studi e ricerche che approfondiscano le ragioni per cui la Pianura Padana è la terra (al mondo) che conta (almeno allo stato) la quota più alta di vittime da e con CoronaVirus.
      C'è correlazione con le polveri? C'è somma di fattori?
      Del resto proprio l'OMS ha già denunciato ripetutamente le decine di migliaia morti premature l'anno dovute all'inquinamento atmosferico in Italia.
      Ora servono ricerche, studi e relazioni autorevoli.
      Prima, non dopo le scelte di investimento in "grandi" opere.
      Gianni

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  6. Sulla vignetta del Corriere: "tra i due" direi che non possiamo avere dubbi. Ma il fatto è che in Italia e nel mondo esistono entrambi i personaggi: c'è chi previene e reagisce, ma anche chi nega ed usa la mascherina per non vedere.
    E' la lotta di sempre.
    Ora molti polemizzano con "l'uomo solo al comando" e sono per "chiudere tutto". Ma tra loro ci sono anche quelli che portano responsabilità storiche per avere colpito continuamente la sanità pubblica e la ricerca scientifica, quelli che hanno sistematicamente privilegiato la libertà delle imprese a produrre e fare profitti rispetto ai diritti dei cittadini (e dei lavoratori!!!!) alla salute.
    Quelli che "più autonomia regionale" e "indipendenza della padania" o "sovranità nazionale". Poi proprio lì debbono intervenire medici cinesi, cubani, americani e russi. Perché da soli non ce la si fa.
    Dunque, occhi aperti e conoscenza della storia passata e recente. Poi più Europa e cooperazione nel mondo (da cambiare).
    Vicchi75

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    1. Basta uomini soli al comando!
      Si convochi il Parlamento in seduta permanente!
      Di fronte all'emergenza maggioranza e minoranza si confrontino per proporsi come un sol blocco, cooperante e coeso!
      Ne va del futuro di tutti.
      E che ca..o.
      Intervenga il Presidente della Repubblica.
      Ripristiniamo lo spirito del Papete.
      Torniamo alla collegialità dei tempi del respingimento dei migranti e della chiusura dei porti italiani.
      Recuperiamo la collaborazione che portò ai Decreti Sicurezza 1 e 2.
      I politici si distinguono per la coerenza con cui si battono.
      Sic

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    2. Da casa, come detto, possiamo pensare, riflettere, valutare i vari protagonisti ...
      Preferisco apprezzare ciò che di buono viene fatto e detto da tantissime persone di ogni credo e parte. Persone semplici, medici ed infermieri, operai e lavoratrici, giovani e giovanissimi, professionisti ed imprenditori, amministratori e gestori di strutture ed associazioni di volontariato.
      Un impegno emozionante e straordinario che sicuramente merita classi dirigenti migliori e ben più lungimiranti.
      Troppe vittime del CoronaVirus (come già di passate esperienze, di minor impatto o di conseguenze più diluite nel tempo e forse "invisibili") sono il risultato di interessi costituiti e di politiche decennali sbagliate.
      Gianni

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    3. Ma il povero Bertolaso è vittima delle vecchie classi dirigenti o paga salatissimo un incredibile rientro in scena?
      Sic

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  7. Di certo il vuoto in autostrada e tangenziale così come ogni giorno verifico sui viali di circonvallazione e sulle principali arterie cittadine è impressionante e irripetibile.
    Il confronto con la normalità del traffico che ha preceduto questa tragica esperienza è però utile per provare a dire dove dobbiamo evitare di tornare.
    O più ragionevolmente dove intervenire per cambiare registro entro i prossimi 10 anni. Sanità e ricerca esigono forti investimenti per garantire maggiore protezione sociale. Poi trasporti pubblici: ferrovie, metropolitane, tram e mezzi elettrici da condividere. Guai investire centinaia di milioni in nuove autostrade e superstrade che non siano condivise da una larghissima maggioranza di cittadini.
    Ciao!

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    1. Detto in altri termini: contro il pericolo di altre pandemie dobbiamo occuparci di conversione ecologica e di giustizia sociale sulla Terra.
      La vita di tutti noi sta in una crescita economica e sociale senza qualità, che altera la natura e la biodiversità.
      Gianni

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  8. foto efficaci.
    viale affronta due questioni importantissime. quella dei migranti sta scomparendo dai radar ma resta una grande bomba umanitaria. quella delle fabbriche che propone un confronto lavoratori - proprietà o se preferiamo sindacati - industriali sui livelli di sicurezza, troppo a lungo disattesi. a questo riguardo bene l'accordo in difesa dei servizi essenziali, ma che centrano tante attività di leonardo? per produrre armamenti o altri profetiche prescindono dalla catena farmaceutica e alimentare?
    isa82

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    1. Una misura primaria contro il CoronaVirus sarebbe la tregua sui vari fronti di guerra. L'avvio di interventi umanitari e di trattative tra i contendenti per la pacificazione e la cooperazione. Meno armi ed arsenali e più risorse contro la fame e la povertà, per il riconoscimento dei diritti e dei doveri universali di ogni persona e di ogni comunità.
      Le fabbriche ed i luoghi di lavoro: potrebbero e dovrebbero essere luoghi di vita e di impegno sociale per migliorare la sicurezza ed il benessere dell'umanità. Non è così. C'è tanta strada per affermare questo obiettivo. Vogliamo procedere?
      Gianni

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  9. Sì Gianni da casa pensiamo...come naufraghi anomali approdati su un’isola deserta piangiamo chi non si è salvato con il remoto dubbio di non essere propriamente salvi neppure noi ma non solo dalla tempesta del virus.
    Mentre mi adopero a rendere confortevole il mio carapace cerco di conservare il silenzio e la limpidezza dell’aria immortalati in una foto sensoriale; inevitabilmente però la mente mi porta a ragionare: questo è un esempio di decrescita insostenibile. Non si sono ascoltate le voci di chi chiedeva che fossero implementate politiche pubbliche e industriali ad hoc per governare saggiamente la necessaria transizione verso un modello di sviluppo che potesse darci una qualità di vita vera preservando e non distruggendo la nostra società soprattutto la parte più vulnerabile. Ora, certo non si sarebbe fermata la pandemia ma avremmo avuto più strumenti per poterla affrontare.
    Quando terminerà l’isolamento e all’orizzonte vedremo quel “fil di fumo”sarà veramente salvezza o tutto sarà come prima? Così sospesa ti confido la mia ansia all’idea di dover tornare a combattere contro coloro che sono “bendati”
    Riporto le parole di Ronchi prese da un articolo su Green Report dal titolo: “La crisi climatica non morirà di coronavirus, neanche in Italia”

     «... dopo una crisi economica grave e un calo significativo delle emissioni queste potrebbero tornare a crescere come e forse anche più di prima. Come ci dimostrano i dati dell’ultima grande crisi finanziaria: nel 2009 un calo del Pil globale di circa l’1,7% si è tradotto in un calo delle emissioni dell’1,2%, ma già l’anno successivo con un Pil a +4,3% le emissioni sono rimbalzate a +5,8%».

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