venerdì 27 marzo 2020

Così non va!

L'articolo 7 del Decreto 9 marzo 2020 pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale

















Da casa, pensare ... è possibile, utile, necessario. Per non ripetere sottovalutazioni ed errori umani che hanno permesso al CoronaVirus di avere conseguenze così devastanti.
Ma se a casa continuano ad arrivare cattive notizie e si ha l'impressione che fuori e vicino (vicinissimo!) qualcosa non funziona al meglio è bene alzare la voce, approfondire, capire, proporre modifiche, rivendicare sicurezza.

Il titolo de il Resto del Carlino con la notizia dell'ennesima strage (giovedì 26 marzo)

















Il contagio cresce. Miete vittime di ogni età, sofferenze diffuse.
All'attenzione nazionale e locale, in queste ore, ci sono centri sociali, case di riposo, Residenze Sanitarie Assistenziali. E in alcune aree, della Lombardia e non solo, cresce la denuncia di familiari che vedono aggravarsi, fino alla morte, persone nelle loro case, senza i soccorsi richiesti ed auspicabili. Una sofferenza crescente ed una comprensibile paura si diffonde tra medici, infermieri, fisioterapisti, operatori socio sanitari, personale delle pulizie, delle manutenzioni e dei rifornimenti.
Tutto inevitabile? Frutto di imprevidenza ed impreparazione che viene da lontano?
No. O non solo.
Chi condivide l'invito del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a posticipare il momento in cui tutti trarremo le conclusioni delle responsabilità di gestione di questa crisi locale e planetaria, ha il compito di indicare - qui ed ora - problemi, contraddizioni e incongruenze che possono aggravare il bilancio del dramma che viviamo.

Parliamo del Decreto del 9 marzo 2020.
Perché dispone che "non si applica agli operatori sanitari e a quelli dei servizi pubblici essenziali" la "misura della quarantena con sorveglianza attiva agli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati" di COVID19, come previsto dal precedente Decreto del 23 febbraio?

Il Decreto del 23 febbraio 2020 sulla "quarantena ...
agli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di COVID-19 


















Non ci si rende conto che il "contatto stretto" di medici, personale sanitario, operatori socio sanitari con persone che si scopre "contagiate" può moltiplicare il diffondersi del virus? Risultano, infatti, soprattutto le persone positive al CoronaVirus ed asintomatiche che continuano a circolare liberamente ed a lavorare (derogando dall'originale obbligo di quarantena e da sorveglianza attiva) una minaccia per la comunità e, in particolare, per le persone non autosufficienti o bisognose, ricoverate in strutture protette o assistite a domicilio.
Gli appelli di medici, esponenti della scienza e autorità ad "interrompere la catena" sono continui.
E invece ...

Quell'articolo 7 va in tutt'altra direzione. O no?
Sono indicative le disposizioni di una delle cooperative sociali bolognesi che si è sempre distinta per rigore, serietà, affidabilità, responsabilità sociale d'impresa.

Le Istruzioni operative di CADIAI per la "Gestione di contatto stretto tra
OSS e caso confermato di COVID-19


















In una comunicazione ai propri operatori scrive:
gli "operatori sospendono l'attività solo nel caso di sintomatologia sospetta o esito positivo per COVID-19".
E ancora:
"Per gli operatori del Servizio di assistenza domiciliare per i quali è stato accertato un "contatto stretto" con caso confermato positivo a COVID-19, si applicano immediatamente le misure di seguito elencate:
* l'operatore in assenza di sintomatologia respiratoria, febbre superiore a 37,5°C, tosse e dispnea, può continuare la propria attività utilizzando in modo corretto gli adeguati DPI (mascherina medicale/chirurgica UNI14683, guanti usa e getta);
* l'operatore è obbligato a misurare la temperatura corporea almeno 2 volte al giorno (mattino e sera) ed in caso di rialzo della temperatura oltre 37,5 astenersi dal riprendere il lavoro e informare immediatamente di tale situazione: il proprio Responsabile di Servizio, il proprio Medico di Base e/o contattare il numero di telefono 1500 , il Medico competente di CADIAI".

Insomma nessuna precauzione in presenza di "contatto stretto" con persona colpita da COVID-19. Ma solo di fronte a sintomatologia e febbre conclamata!

Alla luce delle esperienze in corso, qualsiasi onesta preoccupazione di assicurare un servizio essenziale a migliaia di cittadini vale l'ulteriore diffondersi del contagio, la messa a rischio di persone anziani o non autosufficienti, delle loro famiglie, dei lavoratori impegnati quotidianamente con dedizione ed impegno alla assistenza.
Quell'articolo 7 va cancellato. Va assicurato il principio di cautela verso tutte le persone ed i lavoratori esposti a CoronaVirus precedentemente contenuto nel Decreto del 23 febbraio 2020.

Semmai serve allargare subito il coinvolgimento di volontari sani, disponibili a sostituire al lavoro il personale contagiato o a rischio.
Se all'appello nazionale del Governo per 300 medici da impegnare in prima linea contro il CoronaVirus, hanno risposto oltre 7mila persone, vuole dire che nel Paese ci sono importanti risorse da mobilitare ed indirizzare (magari formare) verso obiettivi alti di solidarietà e responsabilità.
Anche così si costruisce un'Italia migliore, più unita e proiettata verso nuovi traguardi.

E' l'ora della verità e della trasparenza.
Negarle mostra tutta l'inadeguatezza di vecchie classi dirigenti.
L'esempio triste del gestore della casa di riposo Sant'Anna - Santa Caterina è di fronte a tutti.
In soli 4 giorni è riuscito nell'impresa di "negare" la realtà su giornali e TV, denunciare i sindacati di "sciacallaggio" per le preoccupazioni lanciate sulla diffusione di "semplici influenze" per, poi, appellarsi per "aiuti immediati" per fronteggiare una possibile "strage".
Nondimeno l'Assessore alla Sanità del Comune, Giuliano Barigazzi, mobilita a eventi avvenuti una "task force" che produrrà dati dal 3 aprile prossimo (vedi sotto il Carlino Bologna).

Si può procedere così?

La pagina del Carlino Bologna sul caso Sant'Anna ... (26 marzo 2020)
























Il "disperato allarme" del Presidente dell'Istituto (27 marzo 2020)

12 commenti:

  1. Mi associo.
    Un passo indietro grave.
    Nel passaggio dal primo decreto (23 febbraio) al secondo (9 marzo) hanno sicuramente inciso le lobby private del settore.
    Intanto al Sant'Anna sono 6 le vittime. Mentre a Piacenza un istituto conta 20 morti e famiglie disinformate.
    VR

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    1. Purtroppo al Sant'Anna le vittime crescono ogni giorno: ora siamo a 8 morti. E all'attenzione vengono altre case di riposo.
      Ma il dramma e l'impreparazione non riguardano solo l'Emilia Romagna.
      Ora Venturi e Bonaccini annunciano "test a tappeto per il personale sanitario" e avviano interventi mirati con "task force" a Medicina ...
      Bene. Non è mai troppo tardi. Ed è giusto riscoprire la strategia della prevenzione e del presidio medico e sanitario del territorio. Irresponsabilmente e progressivamente abbandonato.
      Quanti si sono battuti negli anni per tutelare maggiormente la salute pubblica e l'ambiente? E quanti medici e scienziati ci ripetono, oggi, che occorre interrompere la trasmissione del contagio, immettere personale sano sostitutivo ed attrezzature ben più adeguate di quelle povere e/o limitate che sono in dotazione?
      I ritardi delle vecchie classi dominanti nel governare le moderne società globali e la conversione pacifica, ecologica, sociale delle produzioni è confermato e clamoroso.
      Oggi tutto ciò non va delegato alle meritorie iniziative delle autorità di altri paesi (siano Cina, Stati Uniti o Germania) o alla intraprendenza di qualche illuminato imprenditore (bolognese, emiliano o di altre terre).
      La sfida è aperta e ci riguarda tutti.
      Gianni

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  2. Gianni, guarda che se insisti a dire la verità ti mandano a casa la psicopolizia :-)

    Luca

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    1. Nel caso gli offro spaghetti al sugo e ci facciamo due chiacchiere.
      Gianni

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  3. Purtroppo la situazione è seria in moltissime case di cura. Mi dicono che in alcune strutture addirittura il personale dorme all'interno per evitare troppo andirivieni.
    Mi chiedo perché sindacati, partiti e cooperative più responsabili non si mobilitano a Roma per modificare l'articolo del decreto che corregge il Decreto.
    Da casa possiamo però farci sentire e mandare mail.
    Possibile?

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    1. Risultano anche a me iniziative di auto "clausura". Ed oggi leggo di Villa Erbosa.
      "Sindacati, partiti e cooperative"? Il mondo è cambiato e sta a tutti noi cambiarlo ancora. Secondo le esigenze del nostro tempo.
      Assumendo ogni valida iniziativa.
      Le mail e le lettere aperte? Assolutamente si.
      Gianni

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  4. Ma sei impazzito? Vuoi chiudere ospedali e case di cura? Se metti in quarantena chi ha contatti stretti con persone contagiate quanti medici, infermieri ed operatori sociali e sanitari restano attivi?
    Sic

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    1. Forse si, sono "pazzo".
      Vorrei medici, personale sanitario e lavoratori socialmente utili sani, vitali, in grado di respirare, valorizzati (umanamente ed economicamente).
      Solo una precisazione.
      Ospedali e case di riposo hanno funzioni strategiche ma peculiari.
      Ed anche medici, infermieri, operatori sociali o delle pulizie hanno competenze, ruoli e contratti distinti. Assai diversi.
      Tutti loro però svolgono attività decisive e da apprezzare non solo nelle emergenze, bensì nella pianificazione dello sviluppo sociale e civile di ogni comunità.
      Gianni

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  5. Segnalo questa lettera, una testimonianza diretta delle condizioni in cui lavora il personale sanitario:

    https://www.odmbologna.it/wp-content/uploads/2020/03/Lettera_Aperta-Laura-Licchetta_27.3.20.pdf

    Luca

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    1. Interessante l'esperienza di Laura Licchetta, neurologa del Bellaria, componente dell'Ordine dei Medici, ricoverata al Sant'Orsola per polmonite ed oggi in isolamento.
      Di Lei oggi scrivono più quotidiani.
      Molte altre storie non risultano. Restano nell'ombra. Invisibili.
      Come tante lettere. Belle ed utili, come la tua (che oggi è pubblicata su il Corriere di Bologna).
      Gianni

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  6. Un paese che manda allo sbaraglio medici e infermieri non è di certo sicuro.
    Il primo decreto era quello giusto. Il secondo ha introdotto interpretazioni mediate da interessi e pressioni industriali illegittime o comunque irresponsabili.
    Ora si cerca qua e la di porre ripari (vedi tamponi ai sanitari in Emilia Romagna).
    Ma la situazione è quasi ovunque disperata come ha dimostrato Report ieri sera.
    Così la Costituzione è negata.
    Spetta a noi riprenderla in mano! Agire per affermare giustizia!
    Zorro

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  7. Sottovalutazioni a catena, marcie indietro, inadempienze inspiegabili, produzioni di armamenti che vanno avanti a prescindere, produzioni che potevano e dovevano essere riconvertite in tempi adeguati, interi reparti sovraesposti perchè privi dei dispositivi. E tutto questo con la dichiarazione di emergenza del 31 gennaio: è vero che l'epidemia era allora, solo apparentemente, lontana ma occorreva attrezzarsi subito per prevenire perlomeno nei settori dove si era più esposti.

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