Chi ha maturato una formazione ed una esperienza nella sinistra storica non può restare indifferente a ciò che è successo domenica alle Primarie del PD. Le dinamiche vanno capite e discusse. Nell'interesse delle sfide che viviamo e delle battaglie politiche aperte ed aspre conseguenti al voto del 25 settembre scorso, quando la coalizione e il partito guidati da Enrico Letta sono risultati secondi dopo l'alleanza delle destre trainati da Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. E allora proviamo a proporre qualche prima considerazione.
Intanto è un bene che il popolo che si è recato ai gazebo abbia respinto una concezione della democrazia che porta un Presidente di Regione in carica, a metà mandato, che non intende dimettersi, a candidarsi alla guida del suo Partito. Svolgendo dunque, contemporaneamente, due funzioni assai impegnative e distinte: una, politica e "di parte" (il PD raccoglie meno di 1 votante su 5), l'altra Istituzionale (in Emilia Romagna il Presidente è stato eletto da una pluralità di orientamenti e interessi, non solo riconducibili al partito di maggioranza relativa). Quello di Bonaccini dunque è stato un serio errore di presunzione e di arroganza. Evidenzia anche un limite di cultura, perché riduce - di fatto - la politica a gestione del governo o, peggio, ad esercizio del potere. Mentre la Costituzione affida a partiti e Istituzioni compiti e ruoli ben distinti e più alti di rappresentanza: per rendere i cittadini, tutti i cittadini protagonisti e partecipi. Resta il fatto che una percentuale significativa dei votanti alle Primarie (il 46%) non abbiano considerato questo elemento e che in Emilia Romagna siano stati la maggioranza (il 56%).Un secondo rilevante dato è che la pur "nativa" Democratica Elly si sia (re)iscritta al partito per candidarsi a Segretaria. Dopo aver fatto a lungo politica "fuori dal Partito", presentandosi con una propria lista Coraggiosa, Ecologista, Femminista alle Regionali 2020, alleata critica. Naturalmente non è in discussione la legittimità, evidentemente contemplata dalle regole interne. Ma non può neppure sfuggire la portata di un simile fatto. Un "partito" che non trova più una guida tra i suoi dirigenti nazionali e locali; che si deve affidare ad una personalità "giovanissima", che parla di "trasformazioni sociali", sostenuta da interessi e speranze variegati e anche in conflitto. Esce sconfitta non solo la linea elettorale sul "partito più impegnato a sostenere l'Agenda Draghi" ma pure la perdurante narrazione: "dove governiamo bene, come in Emilia Romagna (e in Toscana) siamo vincenti". E ancora: "il problema sono le correnti romane, non la politica praticata nei Governi regionali e locali". No, non c'è nessun "modello" locale da esportare in Italia e in Europa. Ora lo hanno testimoniato anche gli elettori delle Primarie. Semmai esistono diversità positive e contraddizioni peculiari frutto di storiche conquiste (vedi lo "stato sociale", non sempre riconosciute come tali anche nel PD) e di problemi nuovi e irrisolti che si sono moltiplicati e che hanno reso anche le terre da sempre amministrate da Sinistra e Centrosinistra molto più simili alle altre: con la progressiva perdita di qualità della vita, di ambiente, di biodiversità e di benessere, di lavoro dignitoso e di servizi essenziali, come sanità e istruzione. Con l'insediamento "non visto" e non adeguatamente contrastato di organizzazioni criminali e mafiose. Con amministratori locali e regionali quasi sempre chiusi a difesa di un "fortino" assediato e indifendibile, con pretese (sbagliate) di "autosufficienza" e anche di maggiore "autonomia (regionale) differenziata". E classi dirigenti arroganti verso istanze di rinnovamento sostanziale e di giustizia sociale. Semmai, quando va bene (e sempre a costo di dure lotte sindacali) discreti difensori della occupazione data e di produzioni, commercio o infrastrutture che mal si conciliano con la urgenza di conversione ecologica.
Terzo punto. Il piccolo grande mondo che ha promosso la nuova maggioranza attorno a Elly Schlein è molto composito: da Mattia Santori a Dario Franceschini, da Chiara Gribaudo a Ugo Sposetti, da Michela Di Biase a Fabrizio Barca, a Nicola Zingaretti. Con una minoranza assai consistente che vorrebbe subito archiviare ogni riflessione politica (come sempre), che attende "mediazioni" e "minaccia" scissioni. Poi ci sono Achille Occhetto e Romano Prodi che sollecitano "unità" e "centralità". E allora: quale "sintesi" politica saprà esprimere questo partito i cui iscritti, solo quindici giorni fa, a prevalenza avevano scelto Bonaccini (54%), riconoscendo alla Segretaria scelta ai gazebo il 36%?
Elly Schlein da seconda, alla guida della Regione Emilia Romagna, ha costruito relazioni con realtà precedentemente sottostimate e ha scritto alcune pagine meritevoli di considerazione. Ma sono passati sotto silenzio atti e indirizzi di Governo di spregiudicata conservazione e di segno neoliberista: su infrastrutture, energia, sostegno a produzioni e consumi, programmazione urbanistica e del territorio.
Da Prima Donna, da Segretaria saprà raccogliere le aspettative che molti "primaristi" hanno riposto in Lei? E che molti cittadini "senza partito" che non hanno dato fin qui credibilità a questo PD come soggetto utile per il cambiamento dell'Italia, dell'Europa e del mondo vorrebbero?
Le scelte da fare sono all'attenzione generale e non dividono (come qualcuno sostiene o vorrebbe) giovani, lavoratori e popolo. Anzi, possono creare inedite convergenze, intrecciare esperienze ed attività, fare incontrare preziose culture e modernissime istanze. Alcune priorità sono al centro di mobilitazione e di lotte in corso. A cui mancano sponde politiche forti: per il cessate il fuoco in Ucraina (e in altri drammatici conflitti in Medio Oriente, Africa ed Asia), per accordi di pace duraturi, per il disarmo internazionale e un nuovo ordine mondiale fondato su Diritti e Doveri universali e su politiche coerenti con una transizione ecologica giusta, equa e capace di rallentare i cambiamenti climatici, i consumi energetici inquinanti che generano eventi naturali sconvolgenti nonché migrazioni epiche di popolazioni ancora in crescita demografica.
Questa umanità, questo Continente, questo Paese hanno bisogno di strategie di riorganizzazione sociale e produttiva, di governi delle comunità che attuino finalmente programmi conseguenti. Compito primario di tutti coloro che non hanno creduto alle Agende Draghi e al neoliberismo di pochi autocrati, gigacapitalisti, sceicchi o dittatori, che non vedono in Giorgia Meloni e nei Ministri Piantedosi e Valditara, Salvini, Pichetto Fratin o Tajani una prospettiva, è costruire un blocco sociale e politico capace di praticare scelte comprensibili di rottura con il malgoverno presente e conquiste anche parziali entro un Progetto di trasformazione sociale e di conversione ecologica che anteponga gli interessi generali e delle persone che vivono e vivranno gli anni 2030 e 2050.
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Le foto ricordano bene le "emergenze" in cui ci imbattiamo. Schlein ha iniziato da Crotone e Firenze ma presto dovrà misurarsi con i nodi degli investimenti: riarmo, energia, infrastrutture, sanità.....
RispondiEliminaE li si capirà il suo PD. Nel frattempo i movimenti......
DG
I ricatti di scissione peseranno sulla nuova segretaria. Il maggiore dinamismo non cambierà le decisioni assunte sugli argomenti più rilevanti, come guerra e decarbonizzazione.
RispondiEliminaWM
Viva la donna! Viva le donne!
RispondiEliminaCapisco tutto. E tutto condivido. Tuttavia nel prevalere di Elly leggo anche una manifestazione di sano orgoglio femminile. Troppo a lungo non considerato.
Anna