giovedì 1 dicembre 2022

Una assemblea, una prospettiva, un percorso ...

Bologna for Climate Justice propone uno spazio collettivo di riflessione ed elaborazione ...











Lo scorso 22 ottobre a Bologna decine di migliaia di persone hanno manifestato dietro lo striscione ‘Fine del mese, fine del mondo: stessa lotta!’. La consapevolezza che i tanti fili delle nostre lotte portino allo stesso nodo è ormai radicata, e oggi costruire giustizia climatica non può che significare cambiare sistema.

Il progetto di allargamento del Passante di Mezzo è stato l’elemento contro il quale la convergenza ha trovato terreno fertile. Perché, nonostante i primi effetti del riscaldamento globale siano ormai parte della nostra quotidianità, si continua a mettere il profitto di oggi prima del benessere di domani, investendo su opere che faranno crescere emissioni e inquinamento. Quel progetto è l’opera simbolo dell’ingiustizia climatica, perché non tiene in considerazione la salute delle migliaia di persone che vivono lungo l’infrastruttura, offre nuovo asfalto sul quale perpetuare i meccanismi di sfruttamento della logistica, impedisce che il sistema regionale e nazionale dei trasporti possa essere rivoluzionato e depotenzia ogni radicale cambiamento della mobilità locale.

Ci opponiamo a quel progetto perché coltiviamo l’ambizione di cambiare sistema. E la mobilità – locale, regionale e nazionale – è uno dei nodi sui quali produrre questa sfida. Pensiamo che potersi spostare sia un diritto di cui tutte e tutti debbano godere: per questo, il sistema di trasporto pubblico non può essere un servizio, ma un bene collettivo, e deve essere accessibile a chiunque. Questo significa politiche tariffarie solidali, con ampie fasce di gratuità e costi bassi per chiunque, per permettere a tutte/i di muoversi liberamente e rendere il trasporto pubblico la soluzione più conveniente. Ma significa anche efficacia ed efficienza del sistema, che deve garantire spostamenti non solo nel centro della città, ma in tutti i quartieri e nell’intera area metropolitana. In altre parole, la mobilità può diventare un elemento della transizione climatica solo a partire dai bisogni di tutte e tutti noi.

Pensiamo che, con l’allargamento del Passante Mezzo, la realizzazione di una rete tranviaria, la diffusione delle piste ciclabili, l’acquisto di mezzi pubblici elettrici, l’abbassamento dei limiti di velocità, e le altre politiche cittadine rappresenterebbero solo cure palliative: da una parte si incentiva l’automobile, si creano e ampliano infrastrutture che faranno crescere il traffico e quindi le emissioni, si coltiva la cultura e la costrizione del veicolo privato, mentre dall’altra si promuovono iniziative che potrebbero cambiare il nostro modo di spostarci, ma che sono incredibilmente depotenziate da scelte contraddittorie che condannano la nostra città al traffico e all’inquinamento. Per questo, ogni riflessione sulla mobilità non può prescindere dall’opposizione all’allargamento di autostrade e tangenziali, che costringono Bologna a subire una ‘servitù di passaggio’ che peggiora la nostra qualità della vita, mette a rischio la salute di decine di migliaia di bolognesi e contribuisce alle cause del riscaldamento globale. 

Come dimostrano altre esperienze europee, tram, bus, pedonalizzazioni, percorsi ciclabili e bassi limiti di velocità possono essere parte di un percorso di transizione ecologica soltanto se sanno rimuovere dalla città altre infrastrutture di trasporto: il servizio pubblico deve diventare, insieme alla mobilità ciclabile e pedonale, la modalità prevalente per spostarsi, e deve andare di pari passo con la chiusura al traffico automobilistico di ampie zone della città e la riduzione dei parcheggi, mentre le strade devono essere restituite, come spazio pubblico, alle bambine e ai bambini, alle comunità di vicinato, alla socialità, diventando spazi di inclusione. L’interconnessione tra Sistema Ferroviario Metropolitano, tram, trasporto collettivo su gomma e infrastrutture per la ciclabilità deve essere la bussola, permettendo di rimuovere veicoli privati a motore dai nostri quartieri e promuovendo un interscambio tra mezzi di trasporto che faccia diventare l’automobile il mezzo marginale dei nostri spostamenti, con l’obiettivo di abbattere le emissioni, migliorare la qualità della vita e il benessere individuale e collettivo.

La logistica – per la quale vengono allargate il Passante e le autostrade – deve cessare di essere uno dei settori che garantiscono profitto attraverso lo sfruttamento, e diventare anch’essa un bene comune che possa migliorare la qualità della vita di tutte/i. Non basta la motorizzazione elettrica a renderla sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale: come il trasporto pubblico, anche la consegna di prodotti deve essere un bene collettivo, capace di privilegiare le persone che ne hanno più bisogno, di garantire la qualità del lavoro di chi vi è impiegata/o, di essere parte integrante della ridefinizione dello spazio pubblico e di sostenere le economie cooperative e di vicinato. Fino a quando il sistema di consegna di beni a domicilio sarà appannaggio di piattaforme e multinazionali private, non potrà garantire né diritti né efficienza, e i nostri quartieri continueranno a essere invasi da flotte di furgoni guidati da autiste/i sfruttate/i. 

Su questi temi sentiamo il bisogno di confrontarci. Abbiamo bisogno di una riflessione collettiva sulla mobilità come bene comune, capace di continuare a mettere in discussione grandi opere inutili – come l’allargamento del Passante di Mezzo – attraverso la suggestione di una città inclusiva e sostenibile, che faccia della mobilità uno strumento per riconoscere diritti, migliorare la qualità della vita, ridefinire lo spazio pubblico, indicarci la strada per affrontare il riscaldamento globale.

La mobilità non è soltanto una questione infrastrutturale, ma ha a che fare con la dimensione sociale, economica, ambientale della città e dell’area metropolitana, e può essere veicolo di inclusione o discriminazione, transizione climatica o riscaldamento globale, miglioramento o peggioramento della qualità della vita. Il grande corteo del 22 ottobre – e il percorso collettivo che l’ha preceduto – ci hanno mostrato le potenzialità della convergenza. Per questo, per altro, per tutto, vorremmo aprire un confronto plurale su come fare del tema della mobilità uno spazio conflittuale, capace di rivendicare la gratuità per tutte/i del trasporto pubblico locale, il potenziamento delle linee e la possibilità di beneficiarne a ogni ora del giorno, la ridefinizione collettiva e inclusiva dello spazio pubblico, la tutela dei diritti e la qualità occupazionale di chi lavora in questi settori. 

Per questo, invitiamo tutte e tutti a un’assemblea pubblica su queste tematiche giovedì 1 dicembre alle ore 18.30 presso il Centro Sociale G. Costa in Via Azzo Gardino, 48 a Bologna.

Bologna for Climate Justice


Un recente volantino che argomenta il No al Passante di Mezzo ... 


... e il suo lato B. Lunedì 5 dicembre, alle ore 18, l'Assemblea No Passante si incontrerà al Circolo ARCI Guernelli di via Gandusio.


4 commenti:

  1. In effetti in altri paesi d'Europa i trasporti pubblici sono stati incentivati con abbonamenti molto favorevoli ai pendolari.
    Per contro i nostri amministratori si sono preoccupati di fare quadrare i bilanci e di promettere strade più veloci. Il tutto in barba all'ambiente.
    s.

    RispondiElimina
  2. Trovo qui conferma della mia convinzione che a Bologna esistono idee, donne e uomini capaci di praticare percorsi di transizione ecologica e di giustizia sociale. Se le istituzioni sapranno aprire porte e finestre respireremo tutti meglio. Viceversa se i palazzi del potere resteranno chiusi non basteranno congressi e campi più o meno larghi per sconfiggere le peggiori culture individualista e liberiste.
    Anna

    RispondiElimina
  3. Il 22 ottobre è stato un rigenerante incentivo. Smog e rumore, siccità, nubifragi, alluvioni e frane non saranno sconfitti con i modelli che propongono bonaccini o meloni. Con l'economia delle trivelle, dei gassificatori, delle grandi infrastrutture stradali, dei poli logistici e del nucleare usciremo tutti più poveri e infelici. Cambiare si deve.
    R.M.

    RispondiElimina
  4. C'è un dato che torna: Bologna somma traffico urbano e di collegamento nord - sud, est - ovest. Quindi i bolognesi originali o di fatto non possono permettersi localismo nel perseguire la vita bella. Hanno l'obbligo di essere visionari nazionali capaci di trasformare insieme in 10/ 20 anni cattive abitudini ereditate dagli anni del consumismo selvaggio per tutti. Oggi urgono priorità nette e interventi consegenti: città 30 è credibile investendo ora nelle infrastrutture e nei mezzi collettivi integrati a quelli non inquinanti. Il potenziamento delle strade e la promessa di maggiore competitività della mobilità privata è un errore imperdonabile tanto in versione meloni-salvini quanto in realismo bonaccini-schlein.
    Titti

    RispondiElimina