Norcia. La protesta contro i ritardi nella ricostruzione (giugno 2019) |
La candidata della Lega e del Centrodestra ha stravinto le elezioni Regionali in Umbria battendo nettamente il candidato sostenuto da PD e M5S.
Un voto di fortissimo valore politico.
Ma ancora una volta da provare a leggere correttamente, nel significato locale e nazionale. Perché letture frettolose potrebbero ingannare.
E' innanzitutto un voto per cambiare le classi dirigenti regionali.
Responsabili di ripetute cattive prove nella gestione del potere e di un sistema imputato di reati gravi. Per la gestione della sanità dove sono stati arrestati politici ed amministratori del PD e la Presidente si è dimessa. Ma non solo.
Già da tempo le politiche locali e nazionali del Centrosinistra avevano portato le più importanti Amministrazioni al Centrodestra, da Perugia a Terni.
E la gestione del terremoto (con i commissari straordinari emiliano romagnoli Vasco Errani e Paola De Micheli) è stata duramente e diffusamente criticata.
Così il PD ha raccolto il minimo storico dei consensi. Per la prima volta è sceso sotto i centomila voti (93.296 per la precisione). Nelle Regionali del 2015 erano stati 126 mila; nelle Politiche dello scorso anno 127 mila; nelle Europee di primavera 107 mila.
Stessa tendenza per gli alleati tradizionali di Sinistra, Socialisti, Popolari e Verdi.
Il M5S ha pagato a carissimo prezzo le scelte fatte dopo le elezioni politiche del 2018, quando presentandosi come alternativa di contenuti, progetti e pratiche alle politiche economiche, sociali ed ambientali delle coalizioni di Centrosinistra e di Centrodestra, in Umbria raccolse oltre 140 mila voti, primo soggetto politico del territorio. Ben oltre quanto conquistato alle Regionali del 2015: 53 mila suffragi.
Così, se è vero che l'esperienza del Conte 1 aveva già prodotto un ridimensionato dei consensi alle Europee di giugno (in quella occasione 66 mila voti) la scelta di allearsi a livello nazionale e poi in Regione con un PD sempre criticato per il malgoverno (ed a Perugia anche denunciato per i "concorsi truccati" nella sanità) a sostegno di Vincenzo Bianconi (storico e discusso imprenditore Presidente degli albergatori regionali e già dichiarato elettore di Centrodestra) senza neppure un adeguato confronto programmatico, ha determinato un crollo sotto quota 31 mila. In percentuale un modesto 7% dei votanti rispetto al 27% ottenuto alla Camera 2018 e al 14% delle Regionali di quattro anni fa.
Una esperienza disastrosa, che indica limiti insopportabili di approssimazione, ingenuità ed opportunismo. E sarebbe bene che ora il MoVimento di Luigi Di Maio non si limitasse a constatare il "fallimento della alleanza" sperimentata nell'occasione, ma riflettesse sulle ragioni più profonde per cui i Cinque Stelle non sono riusciti ad affermarsi come soggetto di governo per il cambiamento necessario, ma neppure come strumento o interlocutore affidabile delle mille battaglie in cui sono impegnati cittadini, comitati, associazioni e sindacati.
La Lega e la Destra hanno usufruito di questo contesto.
I loro consensi sono aumentati: 255 mila (complessivi) per Donatella Tesei (il 57,5%).
Il suo predecessore nel 2015, Claudio Ricci (che da candidato indipendente questa volta si è fermato a 12 mila voti, sotto il 3%), aveva ottenuto 146 mila consensi (il 39%).
Una avanzata considerevole.
Che ha ridisegnato la geografia della coalizione, con Forza Italia di Berlusconi in costante calo ed elettoralmente sempre più irrilevante: 23 mila voti (contro i 57 mila delle Politiche '18).
Fratelli d'Italia in costante crescita: ora conta 43 mila suffragi (oltre il 10%).
La Lega raccoglie 154 mila voti (il 37%) e consolida gran parte del successo già registrato alle Europee. Ma attenzione, quattro mesi fa aveva raccolto ancora più voti: 172 mila.
Dunque, la fase di Salvini debordante Ministro è forse alle spalle, ma Matteo 2 frequenta come nessun altro le "periferie" del Paese, parla di contraddizioni reali e interpreta una richiesta di protezione sociale interclassista sommando "Si a tutte le grandi opere" e flat tax, "quota cento" e porti chiusi ai migranti, "autodifesa" dei cittadini e affari per le industrie che producono armi.
Vive in mezzo al (suo) popolo e strizza l'occhio ai potenti (Berlusconi e non solo).
Si propone come Capo degli Interni (ed è proposto, da amici ed avversari, come effettivo dominus del Governo) ma non rinuncia mai a presentarsi come primo avversario dell'Europa dei burocrati e del sistema politico e di potere che da 50 anni governa le Regioni "rosse".
Chi vuole sconfiggerlo deve rimboccarsi le maniche, proporsi progetti strategici alternativi e mobilitare energie nuove della società e della cultura democratica ed ambientalista (che non mancano).
Il rinnovo delle Regioni Calabria ed Emilia - Romagna è il 26 gennaio 2020. Fra meno di 3 mesi.
Norcia. A tre anni dal terremoto moltissimo è ancora da fare ... (giugno 2019) |
Forse dopo 49 anni ininterrotti di governo è difficile non adattarsi ad un esercizio del potere "semplificato".... "Sostanziale" e disattento alle regole formali dello Stato di diritto.
RispondiEliminaQuesto è successo in Umbria e forse la partita per il centro-sinistra era persa prima ancora dell'esilarante balletto finale, con l'accordo su Bianconi (che centra con la sinistra e con Beppe Grillo?) e la toccata e fuga di Conte, Zingaretti, Speranza e Gigino.
Ora in Emilia che succederà?
Ognuno per conto suo, aiuterà i nostri Prodi?
O piuttosto favorirà la voglia e gli argomenti di chi è sempre stato opposizione (almeno formalmente)?
Il fatto è che i polli continuano a beccarsi: il Primo (Sindaco della Regione) dice che si vince anche senza gli altri, il Secondo (Capo senza Regioni) dopo avere voluto l'intesa disperata pro Bianconi (di nome e di fatto) dice che questa esperienza è bastata!
Non si rendono conto che entrambi per non finire nel pentolone predisposto per loro dovrebbero guardare innanzitutto a cosa cambiare nel Paese ed anche in "Casa loro" per fare vivere meglio gli italiani, gli umbri, i calabresi, gli emiliani ............
O no?
Zorro
No. Temo davvero non si rendano conto.
EliminaNé la sinistra "di governo", né i capi del M5S. Né purtroppo diversi commentatori nazionali anche ben intenzionati, che tuttavia privilegiano il dato politico - culturale (la nuova alleanza Sinistra, Centro, M5S) sottovalutando i contenuti - progetti qualificanti del necessario cambiamento (investimenti e modo di porsi).
E' successo in Umbria: improduttivo fare convergere a tempo quasi scaduto due debolezze (il vecchio ed oramai "insopportabile" PD e il "misero", "de-strutturato" M5S) su un candidato "terzo", discutibile di cui non sono chiari gli intenti (e le pratiche).
Può succedere altrove.
A partire dall'Emilia Romagna.
Dove il PD ed Italia Viva vogliono fortissimamente (almeno così risulta) Bonaccini in nome di un "buongoverno" (da tempo inesistente, nel giudizio di molti). Con il Presidente uscente (quello scelto dal 37,8% di votanti) che dichiara che "va tutto bene" quanto fatto dalla sua Giunta e che comunque "vincerà, con o senza M5S".
Dove un M5S da tempo diviso, senza un gruppo dirigente e intenti consolidati è incomprensibilmente incerto sul da farsi. Dal Conte 1 (vedi Toninelli) ha abbandonato progetti di governo (si, di governo!!!) alternativi (ad esempio investire subito su infrastrutture per la mobilità sostenibile e non su altre strade ed autostrade).
Così si presenta con un ruolo comunque subalterno: a supporto del continuismo di Bonaccini o "terza forza" marginale.
Gianni
Una sberla meritata. Capissero... potrebbe anche tornare utile. Ma ho i miei dubbi. Si preferisce litigare e accusare. O alzare bandiera bianca (vedi Imola).
RispondiEliminaL.
Le sberle "tornano utili" per chi ha voglia di riflettere e di capire ...
EliminaGianni