mercoledì 7 ottobre 2015

Contro la guerra, la prima scelta è il disarmo

In troppi fanno, preparano e vogliono la guerra: terroristi, dittatori e regimi dispotici, produttori e commercianti di armi, governanti in crisi di idee e di consensi.
Anche in Europa.

Con balle clamorose e riconosciute dopo anni, ci hanno spinto nei primi anni del nuovo millennio a organizzarci per la "guerra infinita".
Osama Bin Laden è stato catturato (in Pakistan) e ucciso.
Ma siamo ancora li: con nuovi nemici ed altri terribili terroristi ...
Ora in Siria e in Medio Oriente, in Libia e in Africa.
Altri lutti, distruzioni, mancanza di governi e di sicurezza, migrazioni, riduzione di diritti per tutti anche in occidente, anche in Europa.
E oltre a parte dei paesi NATO ora interviene la Russia di Putin.
Sanzionato per l'Ucraina, ma forse utile in Siria.
Almeno per motivare un intervento di paesi occidentali che debbono rispondere ai loro cittadini.
"Ci stiamo pensando" dicono i Ministri di Renzi.
"Possono cambiare i nostri compiti".
Con quali prospettive? Per quale scopo?
Uno sviluppo della guerra con tanti protagonisti diretti: forse alleati, sicuramente antagonisti e in contrasto su altri vicini fronti.
In campo Americani, Francesi, Inglesi e Russi, Turchi e Curdi, Iraniani e Israeliani, Arabi Sciiti e Sunniti ...
Il Caucaso e l'Ucraina, l'Afganistan e lo Yemen, il Libano e la Cisgiordania, Gaza e la Libia sono ad un passo.
Una scommessa ad altissimo rischio!
Una follia destinata a bruciare risorse pubbliche e compromettere rapporti tra popoli per decenni.
Che determina subito investimenti sbagliati in armi, eserciti, milizie irregolari.
Che probabilmente prima o poi rilancerà sulle macerie di vasti territori (patrimonio comune dell'umanità) le tradizionali industrie multinazionali di costruzione.
No!
Per fermare il terrorismo internazionale, i dittatori ed i regimi oppressivi serve altro.
Volontà politica comune, azioni di servizi segreti, tecnologia e interventi mirati di polizia internazionale coordinata e diretta da organismi mondiali riconosciuti dai popoli e dagli Stati.
Nazioni Unite rinnovate ed autorevoli, per intenderci.
Poi, cultura, solidarietà e cooperazione internazionale.
Riduzione, forte e progressiva, delle spese militari e per le armi.
Conversione pacifica delle industrie belliche.
Investimenti per combattere ingiustizie, sfruttamento di persone e territori, fame e povertà.

20 commenti:

  1. Ma i nostri Tornado che cosa possono spostare là?
    E cosa possono determinare qua?
    Ci meritiamo questi governanti?
    Carlo

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    1. Li provochiamo, per farli uscire allo scoperto.
      Se abboccano, il Giubileo a Roma sarà la loro tomba.
      Ci pensano Marino e Gabrielli.
      Mario Cinico

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    2. Carlo, là, in Irak, i "nostri" bombardamenti spostano poco.
      Qui, in Italia, servono a confermare le alleanze e le politiche, lo sviluppo e le classi dominanti.
      Mario, ora che Marino è stato dimesso, ci sono il Super Gabrielli ed i Ministri Alfano e Pinotti. Presto ci sarà anche il nuovo Commissario di Roma Capitale.
      Che dici? Almeno il Presidente del Consiglio può stare sereno?
      Gianni

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  2. Non sono un pacifista.
    Penso che a volte si deve usare la forza.
    Ma per farlo ed essere capiti ed apprezzati occorre farlo con giustizia e senza usare metri variabili.
    La ferita degli arabi per la mancata soluzione della questione palestinese resta un problema mondiale aperto.
    Fa capire che le grandi potenze si muovono e fanno guerra per loro interessi.
    LIBERTA' e DEMOCRAZIA sono solo propaganda.
    Nik

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    1. La "forza" militare negli ultimi decenni è stata sicuramente usata male. Più che risolvere ha alimentato i problemi.
      Così, Libertà e Democrazia. Sono riconosciute e rivendicate ad intermittenza.
      Vogliamo ragionare sull'Egitto?
      Oppure, sui rapporti internazionali e gli affari intrattenuti dai "nostri" paesi e dalle "nostre" imprese con altri regni e regimi arabi e del sud del mondo?
      Gianni

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  3. Chi produce armi?
    1. USA = 30% del mercato
    2. Russia = 26
    3. Germania = 8
    4. Francia = 7
    5. Inghilterra = 4
    Cina = 4
    7. Italia = 2
    Israele = 2
    Svezia = 2
    Ucraina = 2
    Chi è interessato e provoca guerre, tensioni, conflitti?
    Fate voi.
    Ciao!

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    1. L'industria bellica e la produzione di armi fanno Prodotto Interno Lordo. Sono un settore trainante di questo sviluppo.
      Dovremo giudicare il livello di civiltà dei diversi paesi anche dalla riduzione delle spese militari e dalla capacità di ri-conversione pacifica ed ecologica dello sviluppo.
      Gianni

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  4. Con le guerre che si combattono attorno al Mediterraneo il disarmo mi pare una semplice utopia.
    Conversione ecologica delle grandi industrie? Ma quando. Basti guardare a Finmeccanica ...
    Perri

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    1. Perri, tu descrivi la realtà e le contraddizioni di questo mondo e di queste classi dirigenti.
      Ma la politica non serve per discutere e per affermare idee, progetti e pratiche diverse? Per governare i possibili ed i necessari cambiamenti?
      E allora, per me occorre:
      1. Produrre meno armi, ridurre le spese militari e investire quelle risorse in produzioni socialmente utili.
      2. Le guerre debbono essere combattute dagli Stati democratici per difendere le comunità e le persone che si rappresenta dalle aggressioni altrui. Non sono lecite per esportare "idee", "visioni" e sistemi politici e sociali.
      3. Finmeccanica ha fatto scelte imprenditoriali discutibili e sbagliate. Andrebbe presentato, discusso e scelto un progetto industriale alternativo.
      Gianni

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  5. Giusto l'impegno per il disarmo.
    Pochi lo propongono e si battono per realizzarlo. né sindacati, né partiti o movimenti. Manco i pacifisti ...
    Inoltre, 4 situazioni meritano interventi ed una strategia immediata: la Siria, la Libia, la Turchia (paese NATO) e il conflitto Israelo-Palestinese.
    Purtroppo non vedo un progetto Italiano, Europeo, Occidentale, Russo ...
    In assenza del quale si rischia davvero: conflitti infiniti, migrazioni, crisi ambientale mondiale.
    pl

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    1. La mancanza di idee nuove per una società migliore porta ogni rappresentanza di categoria a proteggere se stessa.
      Così i lavoratori e i sindacati delle industrie metallurgiche che producono armi discutono di salario, orari e condizioni di lavoro ma non si sognano di mettere in discussione il business delle loro imprese.
      Come i lavoratori delle grandi imprese chimiche, che notoriamente inquinano ma che offrono comunque un lavoro che altrimenti non ci sarebbe.
      Insomma parlare è più facile che organizzare e dirigere la mobilitazione di persone vere ...
      Antonio

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    2. Tutto vero o quasi.
      Nel senso che per realizzare un sostanziale disarmo, molti debbono fare di più. Molto di più.
      In particolare vanno indicati e costruiti progetti di conversione industriale sostenibili.
      Poi occorre prospettare soluzioni politiche ragionevoli per i conflitti aperti tra Stati e comunità. Qui è decisivo affidare nuovi ruoli e sovranità a entità comuni riconosciute ed elette democraticamente. Siamo in ritardo. L'Unione Europea e l'Organizzazione delle Nazioni Unite restano condizionate da pochi paesi ed interessi.
      Possiamo discuterne apertamente? O vogliamo conservare i privilegi ereditati e sempre meno riconosciuti ed accettati.
      Forse è l'ora di aprire occhi ed orecchie.
      Gianni

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  6. Renzi ha nuovamente spento gli ardori dalla Pinotti: "Bombardare non risolve".
    Ma se è vero, perché non ridurre subito le spese per gli F35?
    Ciao!

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  7. ... e Obama ha sospeso il ritiro delle truppe dall' Afganistan.
    nessuno disarma. semmai si accrescono gli impegni in spese militari e per armi.
    e milioni di persone muoiono di fame.

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    1. Con la immediata disponibilità italiana di fare come il potente alleato. Così altre spese militari e per armi.
      Ma qual'è il limite?
      L'UE non ha niente da dire al riguardo? Quelle spese sono sempre e comunque giustificate? A differenza di quelle sociali.
      Raffa

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  8. Ho la sensazione che le guerre regionali (o, peggio ancora, "la terza guerra mondiale") restino, per le attuali classi dominanti occidentali, una risposta alla crisi del sistema.
    Le speranze che avevano motivato tanti a sostenere Obama Presidente sono in gran parte sfumate; l'Unione Europea vive una crisi profonda; l'Italia ha cambiato il volto e la cultura dei politici al Governo, parte della Costituzione ma non il segno di classe delle politiche e la dimensione dei problemi da risolvere.
    Nel mondo emergono regimi militari, autoritari, arroganti, antipopolari.
    Esplodono problemi, contraddizioni, contrasti, conflitti, guerre civili.
    L'ONU appare sempre più impotente e inadeguata a fare valere i diritti universali degli individui, dei popoli e degli Stati.
    Tutto è possibile.
    Gianni

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  9. Gli americani annunciano interventi di terra anche in Siria. Prepariamoci. Qualche soldato e carro lo manderemo anche noi. Renzi e Pinotti faranno la loro parte.
    Raffa

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  10. Gli americani resteranno in Afganistan. Prepariamoci. Continueremo a stare al loro fianco. Non si capisce con quale scopo? Lo stesso degli americani.
    Raffa

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  11. Attenzione! Israele bombarda nella periferia di Damasco. Tutto può succedere.
    Raffa

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  12. Attenzione! Israele bombarda nella periferia di Damasco. Tutto può succedere.
    Raffa

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