1. Bologna.
Ricordate il referendum del 24 maggio? L'iniziativa di insegnanti, genitori, cittadini di Articolo 33 (della Costituzione) per garantire a tutti i bambini la scuola pubblica e maggiori finanziamenti? L'appello del Sindaco, degli Assessori, del PD, del PdL, di Monti e Casini, della Lega Nord, della Chiesa, di sindacati, di organizzazioni imprenditoriali, di Legacoop per andare a votare a difesa delle convenzioni con le scuole private? Il successo dei costituzionalisti referendari e la clamorosa sconfitta di chi preferisce mantenere i finanziamenti all'istruzione privata, anche a fronte della crisi finanziaria e della riduzione delle risorse complessive dei bilanci per la scuola e la formazione?
Ora, per il Sindaco e la Giunta Comunale è come se non si fosse votato. Tutto può continuare come prima.
Le convenzioni ed i finanziamenti alle scuole private non si toccano.
La democrazia (diretta) e la partecipazione? Evidentemente non interessano Virginio Merola e i suoi. Persino parte dei sostenitori delle "paritarie", come Stefano Zamagni (presidente del Comitato per il sostegno all'opzione B), appaiono spiazzati dalla arroganza del Sindaco.
2. Emilia Romagna.
Regione, Provincie interessate, Società Autostrade ed imprenditori privati concordano di avviare i lavori di costruzione e potenziamento di 4 strade ed autostrade che attraverseranno la regione (tra queste, l'Autostrada regionale cispadana).
Dunque, altre risorse pubbliche e private per incrementare ulteriormente il trasporto su gomma, primo responsabile del pesante inquinamento atmosferico ed acustico delle nostre città e della regione. Questo, mentre il trasporto pubblico è in crisi e Tper aumenta le tariffe (a Bologna, forse, da agosto) e riduce le corse quotidiane ...
Evidentemente un ulteriore squilibrio (a vantaggio della mobilità su gomma) non interessa Vasco Errani e i suoi.
Ancora una volta preferiscono rispondere ai diritti dei cittadini di vivere in un ambiente più sano e meno inquinato ed alle conseguenti direttive europee (che contemplano anche penali per chi determina infrazioni) con "progetti speciali", di cura e d'emergenza (forse i giovedì o le domeniche senz'auto?), piuttosto che investire in una modifica strutturale dello sviluppo, del sistema della mobilità e delle strategie industriali nel segno della qualità dell'ambiente e della prevenzione.
3. Italia.
Il Tribunale di Pescara, in prima istanza, condanna, per tangenti nella sanità, Ottaviano Del Turco (a 9 anni e mezzo), altri politici PD e PdL e Vincenzo Angelini (3 anni e mezzo), l'imprenditore considerato "il re della sanità", accusatore e reo confesso. È una ulteriore triste vicenda che ci segnala "la normalità deviata" (come definisce Stefano Rodota' "il
funzionamento del sistema politico italiano") della sanità nazionale (dalla Lombardia alla Puglia, dal Piemonte alla Calabria, passando per Emilia e Lazio). Fatti di corruzione, di concussione, di commistione tra cariche pubbliche e interessi privati o di gruppo, di affari illeciti, di spese facili, di costi lievitati, di spreco inaccettabile ed insostenibile di denaro pubblico ... E, tutto, mentre si continua a ridurre servizi, prestazioni e personale sanitario.
Giorgio Napolitano ed Enrico Letta non hanno nulla da dire e da fare in questo campo?
Cosa aspettano Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio, Governo e Parlamento ad intervenire con forza, strategie e misure adeguate? O si preferisce, ancora una volta, separare vicende giudiziarie e governo della cosa pubblica? Come se tanti singoli episodi fossero dovuti al caso e non denunciassero un "sistema" da cambiare? Quasi avessero ragione coloro che invitano sempre la politica ad aspettare le sentenze definitive, salvo fare di tutto per rinviarle e condizionarle. Come se oltre 30 anni fa Enrico Berlinguer non avesse già proposto alla politica la questione morale come grande questione democratica, che esigeva una alternativa di governo e di classi dirigenti.
Bologna, Emilia, Italia. Così non va!
Lo leggo anche su la Repubblica.
Scrive Barbara Spinelli "i guai succedono quando l'abitudine alla non responsabilità diventa tassello principale della stabilità, o governabilità" e, ancora, "viviamo nel regno della necessità e del sonno, non della libertà e del divenire".
Scrive Ilvo Diamanti, "tira una brutta aria sulla nostra democrazia. Per questo conviene preoccuparsi. Io, almeno, mi preoccupo".
Anch'io.
Tu che ne dici?
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