giovedì 21 luglio 2022

Eredità pesanti. Scegliamo innanzitutto le politiche ...

Un titolo "fuori dal coro" sulle prime pagine dei giornali di oggi (da il Fatto Quotidiano) 


















Dunque si voterà, presto. Il 25 settembre. Difficile, allo stato delle cose e con questi tempi, pensare ad uno sconvolgimento politico. All'aggregarsi di soggetti in base a riflessioni profonde e all'altezza delle sfide. Più facile pensare a narrazioni propagandistiche, superficiali e in continuità con quanto prodotto fin qui. Da partiti e forze politiche assai deludenti. Sui vari fronti. E, tuttavia, alcune alternative sono mature. E distinguono o uniscono i vari soggetti in competizione. Protagonisti del confronto - scontro in atto. Non tra due sole coalizioni: che finirebbero per sfidarsi al "centro" e per essere una alternanza "debole", vecchia, priva di alternative sociali e culturali sostanziali. Per titoli.
1. Riarmo spinto o riarmo? No, disarmo. Riduzione delle spese militari, politiche accelerate di nuova cooperazione internazionale. All'interno della Unione Europea e sulla scena internazionale. Per superare i blocchi politico - militari contrapposti, le subalternità permanenti e le sovranità limitate (sempre più inaccettabili).
2. Mediare tra "interessi dell'economia" e "ragioni dell'ecologia" ovvero tra "culture ambientaliste" e "crescita continua del PIL"? No, conversione ecologica delle produzioni e della organizzazione delle comunità. Quelle piccole e quelle grandi. Per avanzare negli impegni condivisi e ribaditi nei consessi internazionali sul clima promossi dalle Nazioni Unite. 
3. Sostegno "alle grandi imprese e alle famiglie" o sostegno alle "grandi famiglie delle imprese tradizionali"? No, sostanziosi investimenti pubblici per grandi opere utili e per servizi essenziali: nelle ferrovie e nei trasporti collettivi per pendolari e per una mobilità eco-compatibile; nel rimboschimento delle aree urbane, dei territori montani e collinari, come scelta primaria per migliorare la qualità dell'aria e degli ecosistemi (dunque mai subordinata a "grandi" opere inquinanti e nocive); nella messa in sicurezza dei territori e delle città dai rischi ambientali, idrogeologici, sismici; nella sanità pubblica, nei presidi territoriali per la medicina di base e per la prevenzione; nella cultura, nella educazione e nella formazione scolastica ed universitaria, da rivedere e riprogettare profondamente. Inoltre, diritti dei lavoratori e reddito di cittadinanza con salari minimi dignitosi, parità tra i generi, maggiore sicurezza contro le morti bianche e il lavoro nero. Ancora ampiamente diffuso ovunque. 
Si potrebbe continuare e articolare.

Dunque, una campagna elettorale davvero Politica, di confronto su esperienze, visioni e progetti. Nulla deve essere dato per scontato. In base a storie lontane, categorie del passato, abitudini consolidate. Vecchie. Da superare. 
Basta narrazione di comodo e rassicuranti.

Prendiamo un esempio territoriale: Bologna, il suo governo, centrale per il Paese.
Negli ultimi dieci anni nel capoluogo emiliano romagnolo si è scommesso tanto su due progetti a lungo discussi, criticati e anche contrastati (sicuramente da molti saggi: ambientalisti, non tutti, e non solo). Infine realizzati dalle Amministrazioni, testardamente, cocciutamente. Con risultati che sono davanti a tutti noi, monito per valutare conoscenze, competenze, autonomia e libertà reali da lobby d'affari e da gruppi imprenditoriali interessati, a volte dediti anche al finanziamento ed alla corruzione verso partiti o singoli politici.

Sono il People Mover che collega la Stazione Centrale delle Ferrovie "2 Agosto 1980" e l'Aeroporto Guglielmo Marconi e F.I.CO. Eataly World, il grande parco tematico dedicato all'agroalimentare e alla alimentazione, uno dei più grandi nel mondo, situato negli spazi che furono del Centro Agro Alimentare. Due opere che avrebbero dovuto caratterizzare Bologna e lasciare un segno nella storia.
Due fallimenti storici. Su cui ragionare.
Ne scrivono i maggiori giornali.
E, proprio oggi, Repubblica Bologna associa l'ennesima rottura della "navetta sopraelevata" a quella del Governo (vedi "il bolognino" di Federico Taddia). 
Che contemporaneamente denunciano "la sanità finisce in lista d'attesa: 56 mila interventi in sospeso". E' ancora Repubblica Bologna che titola e scrive: "vengono garantite le operazioni chirurgiche più urgenti entro 30 mesi".

C'è da augurarsi che tutto questo sia motivo di riflessione, di cambio di strategie, di politiche e di pratiche amministrative. Evitando di candidare uomini e donne responsabili di scelte irresponsabili. Sostenitori di un bla, bla, bla ... che ha davvero logorato i rapporti con il popolo delle periferie e alimentato astensioni e voto "contro".

Sopra e sotto i polmoni e la rotaia del People Mover continuano d'estate come d'inverno i "lavori in corso" e i disagi per gli utenti della possente infrastruttura di cemento armato e ferro ... (luglio 2022)














Per un più che modesto servizio di trasporto collettivo "privato", sostenuto con risorse "pubbliche" ...














La notizia di oggi in prima pagina de il Corriere di Bologna ... (21 luglio 2022)


L'ingresso di F.I.CO. Eataly World, il grande parco dell'agroindustria e dell'alimentazione di Bologna, con grandi parcheggi (semivuoti) e senza un efficiente trasporto pubblico ... A 5 anni dalla inaugurazione (novembre 2017)




Repubblica Bologna "denuncia" il flop di F.I.CO. (dai 5 milioni di visitatori dei primi 2 anni oggi si viaggia a 5.500 a settimana) e riporta le speranze di proprietari privati in crisi: "speriamo facciano qui il nuovo stadio" ... (11 luglio 2022)


Intanto la sanità pubblica dell'Emilia Romagna evidenzia grandi difficoltà di risorse, di personale medico e infermieristico e di organizzazione. Ancora su Repubblica Bologna: "56 mila interventi in lista d'attesa" ... (21 luglio 2022)
 

Giandomenico Crapis, medico, scrittore e critico dei media scrive su il Fatto Quotidiano ... (21 luglio 2022)


"La crisi del sistema sta diventando drammatica ... proviamo a uscire dalla retorica corrente per dire poche cose: 1) Il problema sono le strutture, quelle esistenti e quelle da fare" ... (21 luglio 2022)


 

La bandiera della pace esposta ad un balcone di Bologna, in via Massarenti, nel Quartiere San Donato San Vitale ... (20 luglio 2022)

Una bandiera arcobaleno in via Erbosa, nel Quartiere Navile ... (15 luglio 2022)


Un murales disegnato sui muri di una scuola tra via Felsina e via Populonia, nel Quartiere Savena (13 luglio 2022)


7 commenti:

  1. Dopo la farsa tenutasi in Senato in cui non si è ancora compreso bene chi sia la vittima e chi il colpevole, andiamo pure a votare, con una legge elettorale che non potrà rappresentare tutto il corpo dei votanti.
    Voterò sicuramente ed il mio voto andrà prioritariamente a chi si opporrà a nuovi invi di armi alla Ucraina e
    lavorerà seriamente per la pace.
    Vedremo in questi due mesi che succederà.
    Ciao.

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    1. gtugnoli16@libero.it26 luglio 2022 alle ore 16:19

      Le prossime saranno sicuramente giornate decisive.
      Fatti e personaggi mi portano a considerare almeno tre grandi opzioni.
      La prima, che definirei di sostanziale continuità e di conservazione. Renzi, Calenda, buona parte dei Ministri uscenti, il PD di Letta. Insomma quelli che hanno lavorato per Draghi Premier e che dicono di riconoscersi ancora, sostanzialmente, nelle sue politiche.
      La seconda che tenta una forzatura neo - liberista. Con l'estrema difesa dei privilegi storici dell'Occidente e dei confini locali e nazionali. Che in economia si affida alle imprese private, vuole la flat tax, è
      per l'abolizione del reddito di cittadinanza e sostiene indistintamente tutte le infrastrutture che inducono crescita. Un fronte che anche in Italia si è riconosciuto in Trump, in Boris Johnson, in Orban e che va da Berlusconi a Salvini, a Meloni.
      La terza ritiene che l'uscita dalla crisi e dalle contraddizioni di questo mondo passi da un cambio profondo dei sistemi economici e sociali in essere e punta decisamente alla conversione pacifica ed ecologica dello sviluppo globale, alla giustizia sociale e ad una redistribuzione piu razionale del lavoro, con Diritti e Doveri universali dei cittadini, più cultura, educazione e formazione, maggiore partecipazione e cooperazione. Muovono in questa direzione diverse forze politiche, sociali e culturali in Francia, Spagna, Germania, nelle Americhe. In Italia vari soggetti della sinistra, del mondo laico e cattolico, ambientalisti e Verdi, quel che resta dell'esperienza originale e molto travagliata del M5S, con i meriti e gli errori che prima o poi sarà bene per tutti riconoscere e analizzare.
      Nonostante tutto c'è da augurarsi sia un confronto onesto e produttivo. Una sfida utile al Pese e all'Europa. Con molti più protagonisti di quelli che alcuni vorrebbero.
      Gianni

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  2. Vorrei anch'io una grande coalizione impegnata:
    per la pace e il disarmo;
    per la salute e l'ambiente;
    per un lavoro dignitoso e giustamente remunerato;
    per ospedali in grado di soddisfare la domanda di medici e cittadini;
    per opere, scuole e servizi sociali utili alle comunità.
    Ai partiti e ai candidati chiedo chiarezza di impegni prima che fedeltà a personalità singole (chiunque sia: Berlusconi, Conte, Draghi, Letta o Meloni).
    Il Mario Draghi di ieri può essere un discrimine per le alleanze future? Per chi lo sostiene significa che c'è poca autonomia politica, assenza di prospettiva e vision, una sopravalutazione delle relazioni con il mondo della economia e della finanza.
    Nik

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  3. Vado diretto al punto. E' un messaggio preventivo contro la probabile candidatura di Merola?
    Carlo

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    1. Gtugnoli16@libero.it26 luglio 2022 alle ore 16:56

      In effetti Virginio Merola viene dato come candidato certo per la Coalizione a guida PD. Mi pare una scelta emblematica: di sostanziale continuità con le politiche del passato. Una candidatura che corrisponde ad un approccio conservatore, verso un modello di crescita fallito: appunto People Mover, F.I.CO., consumo di suolo ... e Passante di Mezzo.
      C'è bisogno di alternative.
      Gianni

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  4. Democrazia è anche voto. Il 25 settembre andrò certamente al seggio. Ma democrazia non è solo voto. E in questo caso lo spazio per una partecipazione attiva alle scelte politiche e del personale umano che costituirà il Parlamento non è tanto. Anzi, si restringe piu del passato ai vertici dei partiti già in campo. Divisi tra loro e pure all'interno di ogni gruppo.
    La mia sensazione è che a destra si pensi di capitalizzare il credito storico di Berlusconi e Lega, più quello recente conquistato da Meloni (unica opposizione a Draghi). Mentre il PD, Renzi, Calenda e i ministri di Forza Italia vogliano di fatto contrapporre un referendum in nome dell'agenda Draghi.
    Con il risultato che chi non si riconosce in questa alternativa, peraltro un po falsa dal momento che con l'eccezione di Fratelli d'Italia tutti hanno governato insieme per anni, è di fatto fuori partita. Cioè sinistra e M5s. Fatti loro, si dirà. Si, troppi errori. Ma sono anche fatti nostri se tanti cittadini che quotidianamente vivono in questa comunità non si sentono rappresentati dalle istituzioni della Repubblica. O no?
    D.G.

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  5. Il 25 settembre per sbarrare la strada ad un misto di egoismo e nazionalismo (totalmente estranei alla solidarietà tra le persone e i popoli) è necessaria una nuova alleanza tra tutte le forze democratiche e di sinistra. Trovo la scelta di Letta di allearsi al centro di Calenda, Casini e Renzi e di rompere definitivamente con Conte e il M5s un passo indietro incomprensibile rispetto ad un progetto che si propone di unire forze diverse per una progetto di trasformazione sociale. Al massimo può produrre qualche punto di percentuale in più in una competizione in cui ritorna la "vocazione maggioritaria" di Veltroni e crescono le donne e gli uomini che si astengono. Ma poi?
    No, l'Agenda Draghi non può essere l'orizzonte a cui tendere di fronte alle richieste incalzanti di Greta e della sua generazione.
    Anna

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