Non c’è forza umana che possa fermare un terremoto, né gli scienziati hanno ancora scoperto un modo per impedire una nevicata imponente e perniciosa. Ma dire che l’uomo non sia in grado di fare proprio nulla per contrastare gli effetti della furia degli elementi naturali sarebbe assurdo. Per esempio, potrebbe cominciare evitando di dare loro una mano: come invece spesso capita.
La tragedia dell’hotel Rigopiano travolto mercoledì da una micidiale slavina è illuminante. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha definito «difficilissime» le condizioni dei soccorsi. Ed è vero al punto che l’azione dei nostri bravissimi soccorritori ha rasentato l’eroismo. Ma le condizioni si sono rivelate così complicate soprattutto per le strade rese non percorribili dalla neve. Strade che però erano ingombre anche a causa della carenza di spazzaneve.
C’è chi in simili circostanze puntualmente tira in ballo i tagli di fondi alle Province, forse dimenticando come pure prima di quelle sforbiciate la manutenzione stradale non fosse proprio il massimo. Di sicuro se la richiesta di sgombrare la strada arrivata nella giornata di mercoledì dall’albergo fosse stata esaudita, ora non staremmo qui a piangere i morti di Rigopiano. Alle tre del pomeriggio, a quanto pare, tutti erano pronti per andarsene: lo spazzaneve non è mai arrivato. È arrivata invece la slavina. Ma stando poi alle cronache degli ultimi anni, forse lì non doveva nemmeno esserci un albergo. Dove sorgeva il resort a quattro stelle abbattuto da quella terribile valanga c’era un tempo soltanto un casolare. Una costruzione di campagna in una zona destinata a pascolo che sarebbe stata ampliata abusivamente occupando una porzione di suolo pubblico per realizzare, appunto, la residenza alberghiera di cui stiamo parlando. Questo, almeno, secondo i giudici.
Manco a dirlo, infatti, la vicenda finì anche al centro di una indagine giudiziaria con il coinvolgimento di due sindaci del Comune di Farindola, due assessori, un consigliere comunale e un paio di imprenditori. Tutti rinviati a giudizio in seguito a una delibera del settembre 2008 con la quale era stata concessa al costruttore la sanatoria per l’occupazione abusiva del suolo pubblico. I magistrati arrivarono a ipotizzare che per ottenerla fosse stato distribuito ai politici qualche zuccherino: alcune migliaia di euro e magari certe assunzioni di favore. Il procedimento è andato avanti tre anni. Finché a novembre del 2016 la faccenda si è chiusa con l’assoluzione di tutti gli imputati «perché il fatto non sussiste». Va detto che comunque già dal mese di aprile era intervenuta la prescrizione. Non andrebbero mai dimenticate le parole che alla fine di agosto dello scorso anno pronunciò il vescovo di Rieti Domenico Pompili durante i funerali di 28 vittime della prima scossa del terremoto di Amatrice: «Non sono i terremoti che uccidono. Uccidono le opere degli uomini». Ha ragione da vendere. La natura, ammoniva già 180 anni fa Giacomo Leopardi nel poemetto La ginestra, non guarda in faccia a nessuno. Non ha natura al seme/ dell’uom più stima e cura/ che alla formica...
Sergio Rizzo, Corriere della Sera, venerdì 20 gennaio
Non sono i terremoti ... né le slavine.
RispondiEliminaUccidono o salvano gli uomini e gli animali.
Quelli che costruiscono in zone a rischio ... ovvero quelli che rischiano la vita (vigili del fuoco, volontari della protezione civile e cani) per salvare vittime dell'imprudenza di irresponsabili affaristi.
BiBi
Si, la catena degli errori ... sta innanzitutto nella convinzione che tutto ci è consentito ed è possibile, senza ricadute ed effetti sulla vita quotidiana.
EliminaInvece, interessi ed aspirazioni debbono sempre misurarsi e sposarsi con il rispetto per la natura e per l'ecosistema.
Gianni
Una sola cosa: la gioia per il salvataggio dei bambini del l'hotel sotto il Gran Sasso non ci esima dalla pressante richiesta di individuare i responsabili della catena di errori che hanno causato tanti lutti e sofferenze.
RispondiEliminaL.
... e dalla urgenza di adeguare tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria necessari per prevenire i pericoli;
Elimina... e dalla necessità di mettere presto in sicurezza il Paese. Investendo risorse pubbliche e private nell'adeguamento del patrimonio edilizio e delle infrastrutture, nel riassetto idrogeologico e nel ripopolamento di zone abbandonate.
Gianni