Non ha pagato mettersi la mimetica e fare commentare il voto dai propri fan.
Si confermano inutili e ridicoli i tentativi di scaricare le responsabilità per un risultato elettorale negativo solo su altri.
Mostrano una debolezza foriera di ulteriori sconfitte.
Se in Liguria il PD ed il Centrosinistra hanno perso è perché il Presidente della Regione, Burlando, e la sua Giunta, non hanno dato buona prova di se (a partire dalle scelte urbanistiche e di gestione del territorio, dalle priorità perseguite negli investimenti per le grandi opere) e perché il "progetto Paita" non è apparso sufficientemente innovativo e capace di risolvere i problemi di quella terra. Al contrario, si è mostrato non solo in continuità con un potere consolidato, arrogante, autoreferenziale e distante dai cittadini, ma persino laboratorio di "larghe intese" con ambienti discussi e affaristici (il gruppo dell'ex Ministro "a sua insaputa", Scaiola, e non solo).
Analogamente, per il Comune di Venezia. Il sistema di potere trasversale emerso con le indagini sul MOSE che ha indotto alle dimissioni il Sindaco Orsoni è ancora troppo ingombrante e pervasivo per essere superato e vinto con la semplice, contrastata, divisiva candidatura di una persona stimabile come Felice Casson.
Straordinarie ed emblematiche, a questo riguardo, sono le parole di Matteo Renzi a commento del voto, quando ha raccontato che incontrando in campagna elettorale il candidato "concorrente" (poi vincente), Brugnaro, questi si è auto definito "unico renziano nella sua città". Come a sottolineare la lontananza del Premier - Segretario verso il candidato del suo partito (e del Centrosinistra) e la possibile positiva interlocuzione del PD con il nuovo Sindaco e il nucleo sociale, politico e culturale che lo ha sostenuto in prima battuta.
Il ballottaggio per le amministrative 2015, dice che in molte altre realtà si possono e si debbono approfondire le ragioni politiche locali del nuovo forte calo di partecipazione. Sicuramente non mancano.
A Venaria Reale, in Piemonte, dove il candidato del Centrosinistra (che amministrava il Comune) è passato dagli 11.817 voti del 2010 ai 5.733 del primo turno, alle 4.095 preferenze del ballottaggio perso contro un candidato del Movimento 5 Stelle.
A Fermo, nelle Marche, dove il candidato di PD e alleati nelle ultime elezioni era stato eletto Sindaco con 10.896 voti ed ora raccoglie appena 4.330 consensi, sconfitto da una coalizione Civica.
A Lamezia Terme, in Calabria, dove Gianni Speranza, di SEL, nel 2010, veniva confermato con il Centrosinistra raggiungendo quota 23.053 ed ora, un candidato PD, di area cattolica, viene battuto (dal Centrodestra) fermandosi a 10.691 voti.
In Toscana (ad Arezzo, Viareggio e Pietrasanta dove il Centrosinistra perde tutte le Amministrazioni, 3 su 3), in Sardegna e in Sicilia (dove pesanti rovesci portano a maggioranze Civiche e del Movimento 5 Stelle).
In Emilia, dove il Sindaco di Faenza, Malpezzi, viene confermato di misura (contro un esponente della Lega Nord) con 12.394 preferenze (addirittura 11.528 al primo turno) contro i 18.400 voti di 5 anni fa.
È però evidente che, se il dato è ripetuto ed omogeneo (dal nord al sud, dal centro alle isole, basta studiare qualche giorno per capirlo), le cause e le critiche specifiche da addebitare a politiche, amministratori, candidati e/o gruppi dirigenti locali e regionali non bastano e sono, comunque, da ricondurre a culture, politiche, percorsi che hanno dimensioni generali e nazionali.
Matteo Renzi ha impresso una forte accelerazione ed un più marcato e netto indirizzo ai processi di cambiamento in atto nel Paese da diversi anni. Con la progressiva rinuncia ad un punto di vista critico del sistema economico e sociale in essere; con la passiva accettazione di visioni, logiche e programmi delle classi dominanti e delle oligarchie al potere; con l'introiezione di metodi e pratiche spregiudicate e, fin qui, estranee al pensiero ed alla prassi delle culture democratiche e di sinistra cresciute in Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Questo voto degli italiani somma, dunque, critiche e delusioni. A quelle maturate negli ultimi decenni, le nuove, emerse in questi mesi e in queste settimane.
Così, ad astensione si aggiunge astensione. Il voto ritenuto "utile" per contrastare il peggio, diventa voto (o non voto) utile per marcare esplicitamente, volutamente, una critica politica "radicale".
Le speranze di cambiamento suscitate da una nuova generazione di politici (che annunciavano "rottamazione" delle vecchie classi dirigenti e "svolte buone") si sono scontrate con fatti (progetti, leggi e norme) privi di efficacia, di costrutto e di prospettiva.
Spesso "medicine" che aggravano le malattie di cui si soffre. Alcuni esempi.
1. Il riordino democratico delle Istituzioni e la promessa "semplificazione" delle Amministrazioni sono una lontana chimera.
Ancor più: dopo le Leggi su Province e Senato (di nominati); dopo i referendum nazionali e locali non rispettati e riconosciuti (acqua pubblica o scuola pubblica); il procedere di scelte tese a perpetuare e rafforzare - nel silenzio generale - Enti di gestione di servizi non eletti democraticamente (Associazioni e Unioni comunali, Comunità ed Aziende pubbliche) e fonte certa di riciclo di personale e di aggregazione di altre burocrazie; con lo scarico su Regioni e Comuni di maggiori tasse e tariffe per compensare discutibili e contraddittorie politiche nazionali.
2. Il lavoro ed una economia di qualità restano un miraggio, di là da venire. Tanto per i giovani ed i disoccupati in età matura, quanto per i produttori interessati a ri-orientare le attività in crisi o prive di utilità sociale.
Il decreto Poletti ed il Jobs Act hanno, di fatto: livellato in basso i diritti, protratto la precarietà e accresciuto l'insicurezza. Al contempo lo "Slocca Italia", le confermate priorità su grandi opere sbagliate, le numerose nomine in grandi Enti ed Aziende di Stato di vecchi manager discussi e di nuove leve dell'imprenditoria nazionale più rampante e rapace, non fanno intravedere nessuna nuova politica industriale o del territorio e lasciano irrisolte vecchie ingiustizie e pesanti zavorre. In questo contesto: aumenta ancora l'indebitamento pubblico; cresce la spesa improduttiva; resta aperta la questione dei senza reddito ("esodati", inoccupati, licenziati senza più tutele), degli evasori fiscali e dei privilegiati (più redditi e pensioni d'oro).
3. Le promesse di cultura e di valorizzazione della formazione dei nuovi cittadini si sono tradotte in una proposta di legge sulla scuola duramente avversata da operatori, studenti e genitori. Con risorse aggiuntive assolutamente parziali, che non scelgono con decisione la priorità dell'istruzione unitaria e pubblica, che non sanano il lavoro precario permanente e, da ultimo, condizionate alla accettazione della "riforma" proposta. La stabilizzazione di centomila insegnanti "precari" se e in quanto si approva la legge. Un odioso, indigeribile, ricatto.
4. Il risanamento e la moralizzazione della vita pubblica, della società e dei partiti, la lotta alla illegalità ed alle organizzazioni criminali sono smentite e contraddette da scelte irresponsabili e sempre in ritardo.
Probabilmente la candidatura di De Luca in Campania ed altre, meno clamorose ma comunque significative presentate in Sicilia, Puglia o Calabria (comunque ben oltre quelle degli "impresentabili" indicati dalla Commissione Antimafia), hanno accresciuto il sostegno a diverse liste o coalizioni in ambienti non scontati e di frontiera. Tuttavia, hanno proposto la politica italiana ed anche il nascente partito della nazione, come condizionati ancora pesantemente da poteri, organizzazioni e soggetti quantomeno ambigui e pericolosi. Come purtroppo denunciano le indagini della Magistratura di tutta Italia: su Mafia Capitale a Roma, su EXPO e dintorni a Milano, su TAV a Firenze, su CPL di Concordia a Napoli e in Emilia ... Come propongono le vicende, vecchie e nuove, di BNL - UNIPOL, di MPS, di CARIGE o di Banca Etruria.
5. Il semestre italiano di Presidenza del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo d'Europa che doveva determinare nuovo prestigio nazionale ed un rafforzamento delle politiche comunitarie contro la crisi, non ha portato a nessun risultato concreto.
Piuttosto, un progressivo, pericoloso declino dei progetti politici di integrazione: nessuna seria revisione delle scelte rigoriste e di austerità, la conferma stanca dei vecchi Trattati e il lavorio per vararne di pessimi (come il TTIP), le estenuanti trattative ed i ricatti imposti al nuovo, legittimo Governo Greco. Poi e insieme, la mancanza di politiche strategiche verso il Sud del mondo. L'arroganza nel fronteggiare i processi migratori indotti da guerre, fame, sfruttamento coloniale e neo-coloniale. Senza politiche serie di cooperazione e di solidarietà: per la crescita civile, pacifica e democratica dei popoli in Africa, Asia ed America; per accogliere profughi e migranti nei nostri paesi, come fanno già, con successo (e con problemi nuovi che possono essere affrontati e risolti) le società e gli Stati più ricchi. Ben altro rispetto ai nuovi Muri, materiali o ideologici, costruiti in Ungheria, Bulgaria, Francia o Italia.
Con queste grandi questioni si devono misurare Renzi ed il PD.
Come i partiti, le coalizioni, i movimenti che vogliono davvero governare l'Italia e l'Europa.
Il ballottaggio per le amministrative 2015, dice che in molte altre realtà si possono e si debbono approfondire le ragioni politiche locali del nuovo forte calo di partecipazione. Sicuramente non mancano.
A Venaria Reale, in Piemonte, dove il candidato del Centrosinistra (che amministrava il Comune) è passato dagli 11.817 voti del 2010 ai 5.733 del primo turno, alle 4.095 preferenze del ballottaggio perso contro un candidato del Movimento 5 Stelle.
A Fermo, nelle Marche, dove il candidato di PD e alleati nelle ultime elezioni era stato eletto Sindaco con 10.896 voti ed ora raccoglie appena 4.330 consensi, sconfitto da una coalizione Civica.
A Lamezia Terme, in Calabria, dove Gianni Speranza, di SEL, nel 2010, veniva confermato con il Centrosinistra raggiungendo quota 23.053 ed ora, un candidato PD, di area cattolica, viene battuto (dal Centrodestra) fermandosi a 10.691 voti.
In Toscana (ad Arezzo, Viareggio e Pietrasanta dove il Centrosinistra perde tutte le Amministrazioni, 3 su 3), in Sardegna e in Sicilia (dove pesanti rovesci portano a maggioranze Civiche e del Movimento 5 Stelle).
In Emilia, dove il Sindaco di Faenza, Malpezzi, viene confermato di misura (contro un esponente della Lega Nord) con 12.394 preferenze (addirittura 11.528 al primo turno) contro i 18.400 voti di 5 anni fa.
È però evidente che, se il dato è ripetuto ed omogeneo (dal nord al sud, dal centro alle isole, basta studiare qualche giorno per capirlo), le cause e le critiche specifiche da addebitare a politiche, amministratori, candidati e/o gruppi dirigenti locali e regionali non bastano e sono, comunque, da ricondurre a culture, politiche, percorsi che hanno dimensioni generali e nazionali.
Matteo Renzi ha impresso una forte accelerazione ed un più marcato e netto indirizzo ai processi di cambiamento in atto nel Paese da diversi anni. Con la progressiva rinuncia ad un punto di vista critico del sistema economico e sociale in essere; con la passiva accettazione di visioni, logiche e programmi delle classi dominanti e delle oligarchie al potere; con l'introiezione di metodi e pratiche spregiudicate e, fin qui, estranee al pensiero ed alla prassi delle culture democratiche e di sinistra cresciute in Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Questo voto degli italiani somma, dunque, critiche e delusioni. A quelle maturate negli ultimi decenni, le nuove, emerse in questi mesi e in queste settimane.
Così, ad astensione si aggiunge astensione. Il voto ritenuto "utile" per contrastare il peggio, diventa voto (o non voto) utile per marcare esplicitamente, volutamente, una critica politica "radicale".
Le speranze di cambiamento suscitate da una nuova generazione di politici (che annunciavano "rottamazione" delle vecchie classi dirigenti e "svolte buone") si sono scontrate con fatti (progetti, leggi e norme) privi di efficacia, di costrutto e di prospettiva.
Spesso "medicine" che aggravano le malattie di cui si soffre. Alcuni esempi.
1. Il riordino democratico delle Istituzioni e la promessa "semplificazione" delle Amministrazioni sono una lontana chimera.
Ancor più: dopo le Leggi su Province e Senato (di nominati); dopo i referendum nazionali e locali non rispettati e riconosciuti (acqua pubblica o scuola pubblica); il procedere di scelte tese a perpetuare e rafforzare - nel silenzio generale - Enti di gestione di servizi non eletti democraticamente (Associazioni e Unioni comunali, Comunità ed Aziende pubbliche) e fonte certa di riciclo di personale e di aggregazione di altre burocrazie; con lo scarico su Regioni e Comuni di maggiori tasse e tariffe per compensare discutibili e contraddittorie politiche nazionali.
2. Il lavoro ed una economia di qualità restano un miraggio, di là da venire. Tanto per i giovani ed i disoccupati in età matura, quanto per i produttori interessati a ri-orientare le attività in crisi o prive di utilità sociale.
Il decreto Poletti ed il Jobs Act hanno, di fatto: livellato in basso i diritti, protratto la precarietà e accresciuto l'insicurezza. Al contempo lo "Slocca Italia", le confermate priorità su grandi opere sbagliate, le numerose nomine in grandi Enti ed Aziende di Stato di vecchi manager discussi e di nuove leve dell'imprenditoria nazionale più rampante e rapace, non fanno intravedere nessuna nuova politica industriale o del territorio e lasciano irrisolte vecchie ingiustizie e pesanti zavorre. In questo contesto: aumenta ancora l'indebitamento pubblico; cresce la spesa improduttiva; resta aperta la questione dei senza reddito ("esodati", inoccupati, licenziati senza più tutele), degli evasori fiscali e dei privilegiati (più redditi e pensioni d'oro).
3. Le promesse di cultura e di valorizzazione della formazione dei nuovi cittadini si sono tradotte in una proposta di legge sulla scuola duramente avversata da operatori, studenti e genitori. Con risorse aggiuntive assolutamente parziali, che non scelgono con decisione la priorità dell'istruzione unitaria e pubblica, che non sanano il lavoro precario permanente e, da ultimo, condizionate alla accettazione della "riforma" proposta. La stabilizzazione di centomila insegnanti "precari" se e in quanto si approva la legge. Un odioso, indigeribile, ricatto.
4. Il risanamento e la moralizzazione della vita pubblica, della società e dei partiti, la lotta alla illegalità ed alle organizzazioni criminali sono smentite e contraddette da scelte irresponsabili e sempre in ritardo.
Probabilmente la candidatura di De Luca in Campania ed altre, meno clamorose ma comunque significative presentate in Sicilia, Puglia o Calabria (comunque ben oltre quelle degli "impresentabili" indicati dalla Commissione Antimafia), hanno accresciuto il sostegno a diverse liste o coalizioni in ambienti non scontati e di frontiera. Tuttavia, hanno proposto la politica italiana ed anche il nascente partito della nazione, come condizionati ancora pesantemente da poteri, organizzazioni e soggetti quantomeno ambigui e pericolosi. Come purtroppo denunciano le indagini della Magistratura di tutta Italia: su Mafia Capitale a Roma, su EXPO e dintorni a Milano, su TAV a Firenze, su CPL di Concordia a Napoli e in Emilia ... Come propongono le vicende, vecchie e nuove, di BNL - UNIPOL, di MPS, di CARIGE o di Banca Etruria.
5. Il semestre italiano di Presidenza del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo d'Europa che doveva determinare nuovo prestigio nazionale ed un rafforzamento delle politiche comunitarie contro la crisi, non ha portato a nessun risultato concreto.
Piuttosto, un progressivo, pericoloso declino dei progetti politici di integrazione: nessuna seria revisione delle scelte rigoriste e di austerità, la conferma stanca dei vecchi Trattati e il lavorio per vararne di pessimi (come il TTIP), le estenuanti trattative ed i ricatti imposti al nuovo, legittimo Governo Greco. Poi e insieme, la mancanza di politiche strategiche verso il Sud del mondo. L'arroganza nel fronteggiare i processi migratori indotti da guerre, fame, sfruttamento coloniale e neo-coloniale. Senza politiche serie di cooperazione e di solidarietà: per la crescita civile, pacifica e democratica dei popoli in Africa, Asia ed America; per accogliere profughi e migranti nei nostri paesi, come fanno già, con successo (e con problemi nuovi che possono essere affrontati e risolti) le società e gli Stati più ricchi. Ben altro rispetto ai nuovi Muri, materiali o ideologici, costruiti in Ungheria, Bulgaria, Francia o Italia.
Con queste grandi questioni si devono misurare Renzi ed il PD.
Come i partiti, le coalizioni, i movimenti che vogliono davvero governare l'Italia e l'Europa.
Da Venaria a Lamezia … Ma quanto hai studiato?
RispondiEliminaPensavo fossi in ferie. E invece sei tornato a scuola.
Sarebbe meglio si applicassero quelli che tu chiami fan di Renzi.
Che invece, si limitano a ripetere a pappagallo la lezioncina.
Che tristezza …
Ciao!
Ciao!, né in ferie, né a scuola. Purtroppo.
EliminaTutti dobbiamo applicarci, almeno un poco.
Chi non lo fa, peggio per lui.
Gianni
sempre più arroganti.
RispondiEliminabasta sentire boschi, faraone e puglisi sulla riforma della scuola.
preparano ulteriori rovesci.
t.m.
t.m., almeno un poco, siamo tutti "padroni del nostro destino".
EliminaGianni
I problemi ci sono tutti, però mancano le forze per affrontarli in modo diverso.
RispondiEliminaAbbiamo già visto che Vendola ha perso i Migliori. ora SEL è divisa tra favorevoli ad accordi con i Democratici e no. La Spinelli ha salutato i compagni di viaggio de l'Altra Europa, alcuni dei quali si presentano alle elezioni ed altri no. Casson, Civati, Mineo e Tocci erano la minoranza della minoranza di sinistra del PD. Il primo si candida a Venezia (e perde), il secondo esce (e fonda Possibile), il terzo resta e vota contro, il quarto si dimette ma le dimissioni sono respinte e lui ci ripensa e resta. Fassina forse esce dal PD e forse no. Martina e Damiano sono una minoranza della maggioranza della minoranza e sostengono lealmente il Governo. Cuperlo ha raccolto la maggioranza della minoranza ma non si sa più se ha la maggioranza ...
Capito? No, da li non esce più nulla!
La speranza va ricercata altrove.
BiBi
Bibi, la speranza altrove. Dove?
EliminaTra coloro che vengono espulsi se non sono in linea con Grillo e Casaleggio?
Oppure tra gli espulsi che battono la terra di mezzo e che in parte sono già alla corte di Re Matteo?
Antonio
BiBi e Antonio, troppo pessimisti.
EliminaLe esperienze inducono anche riflessioni e cambiamenti.
I nonni insegnano che il PCI fu fondato nel 1921 da Bordiga, poi venne Gramsci (e il fascismo). Quindi Togliatti, Longo e, infine, Berlinguer (con il 34,4%).
Dunque, le situazioni e i pensieri evolvono.
Semmai, preoccupiamoci che i pensieri (ed il confronto franco e costruttivo) aiutino a risolvere positivamente le situazioni e non viceversa.
Gianni
Renzi ed il PD pagano la mancanza di risposte adeguate alla crisi, che si protrae da diversi anni ma che non pare si possa risolvere lungo le strade intraprese dal nuovo corso.
RispondiEliminaPremier e Partito di maggioranza restano entro le strade tracciate dal Fondo Monetario Internazionale e dall'Europa della conservazione.
Quindi: lotta alla corruzione e alle mafie, lotta alla evasione fiscale e tasse finalmente progressive, nessun doppio o multiplo reddito, basta grandi opere inutili, investimenti nella scuola pubblica e nei servizi sanitari, sociali e assistenziali, reddito minimo garantito di cittadinanza, prevenzione ambientale, sicurezza sul lavoro.
Chi si impegna per una legislatura su questo, al Governo!
Scritto e firmato.
luca
Si, si, Luca.
EliminaPiù disarmo e conversione pacifica ed ecologica delle produzioni.
Poi partecipazione, tanta partecipazione. E voto, tanti voti.
Gianni
Ma Renzi non fugge!
RispondiEliminaVa avanti, Matteo.
Su scuola, su Castiglione, su De Luca …
Altri sono fermi.
Carlo
… Lui si muove. Sempre. Comunque.
RispondiEliminaConciliando.
Viaggi, studi e lezioni.
Ultimo Berlino. Università Merkel.
Allievo modello!
A differenza dei ragazzi greci, fuoricorso.
Sic