Tempo fa, di fronte ad una delle tante stragi di migranti che da anni si ripetono nel Mediterraneo, emerse una proposta. Semplice, semplice. Forse ingenua.
Si realizzi una linea di trasporto marittimo per passeggeri e merci tra l'Italia e le coste libiche e tunisine.
C'è domanda. Centinaia di migliaia di persone fuggono ogni anno da paesi in guerra e territori poveri per intraprendere incerti viaggi della disperazione e della speranza.
Ci sono risorse. In assenza di altre opportunità, donne e uomini che fuggono dalle loro terre pagano migliaia di euro a mercanti senza scrupoli. Molto, molto di più di quanto costerebbe un viaggio legale, organizzato, alla luce del sole.
E allora?
Perché nessun Governo degno di questo nome, nessuna Comunità di Stati impegnata davvero a costruire il futuro, nessuna compagnia di trasporto marittimo interessata al suo sviluppo e dotata di responsabilità sociale d'impresa si è dato o proposto questa priorità motivata da ragioni umanitarie e di cooperazione internazionale, ma anche di rispetto dei principi di libero scambio e di crescita delle attività e degli utili?
A chi giova mantenere alle porte d'Europa organizzazioni criminali che organizzano e trasportano cittadini del mondo, ridotti a schiavi sfruttati senza riconoscere dignità?
A chi interessa continuare a praticare un costoso "pattugliamento militare", una "politica dei respingimenti" alternata a una di "soccorsi d'emergenza" quando, legalizzando e organizzando il trasporto, si garantirebbe sicuramente maggiore sicurezza, controllo ed economia legale?
Quali controindicazioni e quali contraddizioni ci sono per l'istituzione di traghetti Tunisi - Palermo, Tripoli - Porto Empedocle, Misurata - Gela, Bengasi - Reggio Calabria (e ritorno) o similari?
Forse nulla più che risparmio di spesa pubblica (militare, penitenziaria, sociale e sanitaria), aumento del PIL e delle entrate statali, attività, occupazione e profitti legali anziché no.
Forse solo un riequilibrio della ricchezza, delle opportunità e dei diritti a scapito di pochi criminali o corrotti e a vantaggio di molti poveri cristi, lavoratori, imprenditori e, perché no, turisti ... magari curiosi di muoversi, ancora una volta, contro (la) corrente (dei flussi migratori).
Un'idea da sperimentare.
RispondiEliminaSicuramente si salverebbero tante vite.
Si darebbe un taglio all'arricchimento delle organizzazioni criminali.
Poi, alcuni, quando capiscono come siamo messi qui ... riprendono il traghetto in direzione inversa. E tornano nei loro paesi.
Franca
Perché no.
RispondiEliminaDovremmo trasformare il Mediterraneo in un mare di pace e di cooperazione.
Serve subito una iniziativa per fermare la guerra a Gaza, in Palestina e Israele. Occorrono tanti "traghetti", mille collegamenti, dialoghi diffusi.
La presidenza semestrale di Renzi in Europa potrebbe determinare un ruolo alto dell'Italia.
sm