martedì 21 maggio 2013

Sondaggi e sondaggi


Tanti sondaggi elettorali non si sono mai visti. Perché?
Sicuramente sono una fortuna per chi li produce o vende (profitti, redditi) e per chi ci lavora (soprattutto precari). Un piccolo contributo anche per il PIL nazionale.
Per il resto, riflettiamo.
Sono credibili?

Nel 2012, il Premier Monti veniva presentato come Super Mario (consensi altissimi e, col passare dei mesi, comunque alti e maggioritari).
Verso il voto, davano un PD ed un Centrosinistra vincenti, o quasi (sempre sopra il 30%). Con il grande Centro era comunque maggioranza certa.
Sulla loro credibilità c'è, dunque, da dubitare.
Ma qualche "professionista" ci ha subito spiegato che vengono "confrontati" (tra i diversi Istituti) ed anche "aggiustati". Si, corretti! Sulla base di autonome valutazioni degli autori. Chissà, forse un tocco di esperienza e/o di scientificità? 
Ora continuano ad essere proposti. Perché?
Forse, ci "aiutano" a capire la politica, gli umori degli italiani? Forse, ci "orientano" e provano a condizionarci!
Certo è che gli italiani "sentiti", in queste settimane, appaiono davvero molto originali. Cosa dicono i sondaggi?
Avanzano o si confermano i partiti che dopo il voto hanno fatto esattamente quanto negavano di voler fare in campagna elettorale.
Berlusconi, che ancora una volta si era proposto come diga "liberale" al centrosinistra, e poi ha prontamente perseguito un governo di "larghe intese" con quelli che considera vecchi comunisti, "avanza" trionfalmente, "sorpassando" il pericoloso concorrente.
Il PD, che aveva chiesto un "voto utile contro Berlusconi" e ora governa con Angelino Alfano e amici del PdL, "regge" nei consensi, nonostante le dimissioni di Bersani, le divisioni e il rischio implosione. Se, poi, alle prossime elezioni (prima o poi si faranno, no?) candidasse Matteo Renzi, il PD potrebbe tornare a "vincere".
Al contrario, il M5S che voleva "cambiare" il paese, mandare "a casa" i responsabili del malgoverno, prometteva "nessuna alleanza" con PdL e PD, e che dopo l'ottimo (ma non vincente) risultato elettorale si è mosso in coerenza, perde rovinosamente voti. I suoi elettori sembrano i più delusi.  
Sorge spontanea una domanda: sono pazzi (politicamente parlando) gli italiani, oppure sono "farlocchi" questi sondaggi? E magari, continuano ad essere corretti ed "aggiustati" oltre misura, dai noti "professionisti" che li presentano?
Una ulteriore osservazione.
Coalizioni e partiti che vengono sottoposti a sondaggio e proposti alla attenzione pubblica hanno ancora senso? Oppure la nuova maggioranza politica ed il Governo LettAlfano hanno cambiato lo scenario politico italiano, diviso irrimediabilmente le due principali coalizioni e impongono, oggi e domani, diverse, forse inedite, alleanze?
I "professionisti" dei sondaggi e dei piccoli spostamenti (più 0,4%, meno 1,1%, più 0,7% in una settimana) possono continuare a presentare un paese statico e fermo? Una coalizione di Centrodestra tra PdL, Lega Nord e Fratelli d'Italia? Un Centro ancora egemonizzato da Monti? Un Centrosinistra formato da SEL (alla opposizione di LettAlfano) e PD di Guglielmo Epifani o, forse, di Matteo Renzi?
La politica è entrata in una nuova fase (Terza Repubblica o meno?) oppure siamo fermi a febbraio: con Bersani e Vendola alleati, su un lato, Berlusconi e Maroni alleati, sull'altro, con Monti, Casini e Fini al Centro, con Beppe Grillo sempre nascosto ma condizionante e, forse, Ingroia e Giannino in panchina, pronti a riproporsi? 
Conclusione.
A chi servono questi sondaggi?
Probabilmente a qualche ricco comunicatore giocatore illusionista a cui piace mischiare paese reale e virtuale. A qualche grande vecchio o nuovo centro di potere impresentabile!
A pochi altri. 
Certamente non servono a noi, che viviamo i problemi e le ingiustizie del mondo, che pensiamo che la politica sia capacità di visione, di progetto, di partecipazione e di governo per costruire, nel conflitto e con alleanze, una società migliore. Almeno qui, seguiamo i teorici della decrescita felice. Meno sondaggi. Risparmio di risorse. Priorità solo agli investimenti produttivi ed utili: cultura, lettura, ascolto, elaborazione, proposta, iniziativa, confronto, protagonismo, organizzazione, autonomia, verifica critica. Politica è anche e soprattutto questo.


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