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Un bambino con la sua palla nel pioppeto oggi Don Giovanni Bosco, novembre 1968 |
Qualche stolto, politico o Amministratore locale, parla purtroppo senza sapere i danni che arreca alla nostra Democrazia, alla Città ed alla Costituzione che pure dice di voler difendere. E qualche leader nazionale di Partito o di Associazione non si rende conto del rumore di certi silenzi e dei danni di mancate risposte pubbliche. Nonostante ciò, la mobilitazione al Parco Don Bosco per la difesa di alberi e suolo da cemento e mattoni diviene vicenda nazionale.
Due elementi nuovi.
Ieri un discutibile servizio di Canale 5 che, in diretta TV, ha intervistato e commentato "pro" e "contro" la scelta del Comune di Bologna di costruire su suolo alberato una nuova scuola a fianco di quella inaugurata nel 1981 che intende, poi, abbattere. Tra i sostenitori una mamma richiama tutte le inadeguatezze delle attuali Besta, incurante di chi avrebbe dovuto manutenerla e del fatto che l'Amministrazione propone di farla funzionare per almeno altri due - tre anni. Inoltre sostiene l'estraneità al territorio dei cittadini in lotta, quasi che i loro volti e nomi non fossero noti (anche su questo blog) e che la spesa di 18 milioni del Bilancio pubblico fosse esclusiva prerogativa dei residenti del Quartiere San Donato San Vitale su cui insistono le Besta. Un altro "pro" accusa chi manifesta opinioni diverse di "anteporre gli alberi ai bambini" come se vita delle persone e vita della natura fossero in contraddizione e come se gli ambientalisti non incalzassero da sempre le autorità preposte al risparmio energetico ed alla messa in sicurezza antisismica di tutti gli edifici pubblici. Infine l'accusa più dura: di essere manipolati da "Verdi" e "Fratelli d'Italia" ovvero negando intelligenze libere, vive e attive.
Anche allo scopo di fornire prove a chi dubita del radicamento storico e della cultura del territorio del Comitato Besta pubblichiamo allora alcune foto storiche di Parco Don Bosco e dintorni (conservate in preziosi archivi) ed uno scritto di Gianluigi Gheduzzi, esponente del Comitato Don Bosco che da anni ha la responsabilità di avere "adottato" il Don Bosco: lo pulisce e cura con amore le piante.
Oggi una intera pagina del settimanale ExtraTerrestre, inserto del quotidiano il manifesto è dedicata alla vicenda. Ecco, di seguito, il testo.
Salviamo la scuola nel parco
Alla fine le transenne di inizio lavori sono arrivate al parco Don Bosco di Bologna, dove da ottobre un gruppo di docenti, genitori, tecnici e liberi cittadini riunitisi nel comitato Besta, si oppone al progetto di demolizione e ricostruzione dell’omonima scuola media approvato dal Comune.
LE ATTIVISTE E GLI ATTIVISTI, dopo un corteo che ha riunito le realtà bolognesi contro il consumo di suolo, la raccolta di circa 3000 firme e il presidio permanente, lunedì scorso hanno simbolicamente incatenato i loro corpi agli alberi che con i lavori verrebbero abbattuti. Circa 42, in una zona, quella fieristica, in cui il verde è sempre più raro a causa delle numerose opere previste, quali il tram e il vicino Passante di mezzo, con l’allargamento del tratto autostradale e della tangenziale fino a 18 corsie.
«QUEL PARCO È UN POLMONE significativo in una zona fortemente interessata dai lavori e dal consumo di suolo e crediamo sia difficile monitorare la piantumazione dei 126 alberi che l’amministrazione assicura di voler compiere qui e in altre aree, ecco perché per noi un tema forte è anche quello della partecipazione» afferma Roberto Panzacchi, ex presidente del consiglio di istituto. Il parco Don Bosco è stato creato circa 20 anni fa dagli alunni stessi e dall’associazione Fani Green, che ha apposto cartelli esplicativi sulle piante di alto fusto che lo compongono e i cui benefici ecosistemici non potrebbero essere assolti dai piccoli alberi con cui saranno sostituiti se non dopo molti anni.
MA IL DANNO NON SAREBBE SOLO ambientale: il valore della scuola «Fabio Besta» che si vorrebbe abbattere infatti è anche nella sua stessa struttura. Ideato nell’ambito dell’accurato Piano di Edilizia Scolastica del 1968, l’edificio, ultimo di 6 ad assere costruito secondo le stesse caratteristiche nel Comune di Bologna, rispondeva alla spinta di rinnovamento della scuola, che vedeva fra le altre cose la recente introduzione della media come obbligatoria. Il piano, che riguardava tutta la Provincia, prese impulso dai Febbrai pedagogici, in cui pedagogisti e architetti lavoravano insieme alla progettazione degli edifici scolastici, con un occhio alle esperienze di avanguardia delle scuole del Nord Europa. Il risultato furono strutture versatili, in cui gli spazi dovevano essere mobili per rispondere alle diverse esigenze di chi li frequentava, con 40 mq per alunno, la lontananza dall’inquinamento da traffico e aree esterne ampie che potessero accogliere attività di gruppo e interclasse. Caratteristiche ribadite oggi dalle linee guida del Miur e del Pnrr, e avallate dalla ricerca promossa dallo School Education Gateway della Commissione Europea dal nome L’aula si è rotta: un libro su come cambia l’edilizia scolastica in Europa e nel mondo. «Quando sono arrivata qui, 16 anni fa, ho capito che questa era una vera scuola» ricorda Cosima Spinelli, insegnante: «Osservando il progetto della nuova struttura mi è saltato subito all’occhio che non ha una distribuzione degli spazi utile per fare una didattica avanzata» continua, elencando le caratteristiche dell’edificio attuale. Come la presenza dell’atelier, uno spazio attiguo all’aula ma separabile da pareti mobili, che permette di fare attività parallele, come quelle di sostegno, potenziamento o di gruppo, avendo la possibilità di monitorarle senza l’aggiunta di un ulteriore insegnante. O il grande giardino su cui ogni aula ha un ingresso, permettendo la didattica outdoor e lo scambio con le altre sezioni. Oltre che per il consumo di suolo, la particolare forma a quadrifoglio proposta per il nuovo edificio non ha convinto il comitato per le classi di 52 mq contro i 72 che ora compongono aula e antiaula, la frammentazione del giardino in aree piccole e non interconnesse, la mancanza di spazi versatili e dell’accesso diretto al parco delle sezioni al piano superiore.
ALLA MOTIVAZIONE DELL’ABBATTIMENTO dell’edificio, secondo cui non sarebbe adeguato dal punto di vista energetico e sismico, il gruppo ha risposto portando l’esempio della gemella scuola Guercino, in cui sono in corso lavori di efficientamento energetico e riqualificazione dell’involucro, con un’azione in due tempi per permettere alla scuola di continuare a funzionare e un costo complessivo di 3.229.763 euro a fronte dei 16.800.000 previsti per la costruzione del nuovo edificio.
ASCOLTANDO LE PAROLE di Fioretta Gualdi, architetta progettista della scuola Besta, le carenze del progetto divengono fortemente simboliche di quel modello di istruzione innovatore di cui l’Emilia Romagna si era fatta portatrice e che oggi sembra lasciare il passo alla dura concretezza di necessità che chi protesta vede più sviluppiste che finanziarie: «C’era una visione dietro la progettazione, una proiezione verso la scuola futura» afferma ricordando il fermento creativo di allora. L’architetta ha ribadito la possibilità di una ristrutturazione dell’edificio, già pensato in termini di risparmio energetico e che oggi potrebbe rivivere con migliorie a livello di coibentazione e dal punto di vista sismico. Il comitato ha anche proposto la creazione di una comunità energetica apponendo sul tetto dei pannelli solari.
«CHIEDIAMO AL COMUNE DI SOSPENDERE i lavori, e di trovare una soluzione confrontandosi con i cittadini e col mondo accademico, che chiede di ripensare questo progetto» ha dichiarato, incatenato, Gianni de Giuli, parlando a nome del gruppo e alludendo alla lunga lista di membri della comunità scientifica che pochi giorni fa hanno sottoscritto l’appello a tutela di parco e scuola. Alla fine della mattinata, terminata con l’abbattimento delle recinzioni con altri attivisti accorsi sul luogo e un breve momento di tensione con gli agenti della polizia locale che cercavano di impedirlo, il comitato ha fatto sapere che proverà a resistere, «con ricorsi, analisi tecniche e disobbedienza civile», non solo in difesa delle scuole Fabio Besta e del parco Don Bosco in cui sorgono, ma anche della visione che portano in sé.
Giuditta Pellegrini, l'ExtraTerrestre, 1 febbraio 2024
Una vita a San Donato: fatti, menzogne, storia ...
Joseph Goebbels responsabile della propaganda del partito nazista sosteneva: "la menzogna serve per il controllo delle masse". Ma cos'è una menzogna in politica? Facciamo un esempio dei giorni nostri. Il politico di turno che è eletto dai cittadini, e quindi gode della loro fiducia, ci dice che una scuola è vecchia e non è più sicura per scolari e docenti. I genitori (cittadini che lo hanno votato) credono alle sue parole perché si fidano di colui che hanno delegato per pensare e decidere per loro. Si fidano del politico di turno senza verificare. Qui il politico di turno ha sfruttato due punti sensibili: bambini e sicurezza. E' impossibile non credergli! Ingegneri, luminari della scienza e della medicina possono proclamare il contrario, ma non vengono creduti. Ecco che il politico di turno è riuscito a pilotare la massa nella direzione da lui voluta. La scuola vecchia va demolita e al suo posto ne costruirò una nuova, ma non in questo ordine. Prima costruisco la nuova e poi demolisco la vecchia che poi così vecchia non è perché è stata inaugurata nel 1981.
La costruisco di fianco tanto c'è un parco di 15.200 metri quadri, la scuola ci sta comodamente e ci facciamo stare anche una palestra C.O.N.I., tanto in zona ce ne sono solo altre due. Solo che nel parco
vivono un centinaio di alberi con i loro inquilini. Di questi alberi una sessantina sono già grandi e la metà di questi ha circa 70 anni con dimensioni notevoli. Spianiamo tutto e con soli 18.4 milioni di euro avremo una scuola più piccola di quella esistente e con una emissione di anidride carbonica equivalente a quella che assorbono 500 alberi. Peccato però che non emetta ossigeno nemmeno pari ad un filo d'erba. Un albero grande come quelli del parco, emette ogni giorno ossigeno per il fabbisogno di 50 persone, quindi 60 alberi forniscono ossigeno per 3000 persone. Non entro nel merito del perché il politico di turno abbia ritenuto giusto agire in questo modo. Non entro nel merito del perché chi lo ha consigliato avesse o non avesse la capacità di valutare il progetto. Non entro nel merito del perché nessuno si sia premurato di ascoltare il parere di chi poteva prospettare soluzioni alternative e meno costose o addirittura valutare quanto, a livello di partito, potesse trarne vantaggio o svantaggio. Cambiamento climatico in atto già da parecchi anni, alluvione 2023, ondate di caldo anomale, scioglimento dei ghiacciai, eccetera. I cittadini bolognesi sono ormai sensibili ai problemi ambientali. Quante menzogne pensa di propinarci ancora il politico di turno pur di poter spendere 18.4 milioni di euro? E' questa l'unica soluzione possibile?
Con circa 5 milioni di euro si può ristrutturare la vecchia scuola (ma non scuola vecchia) portandola allo stesso livello della nuova senza vandalizzare il Parco, ultima barricata di fronte all'avanzata del cemento. La salute di noi bolognesi è già minata a causa dell'aria molto scadente che respiriamo. Clinici
illustri, scienziati, docenti universitari e persone di spicco, hanno firmato un appello pro parco e scuola per la loro salvaguardia e citano dati inequivocabili sull'aumento delle malattie causate
dall'inquinamento. Basterebbe questo per capire quale sarà il nostro futuro se non verranno adottate urgentemente misure adeguate.
Joseph Goebbels prima sterminò la sua famiglia, poi si suicidò alla fine della seconda guerra mondiale.
Gianluigi Gheduzzi, 1 febbraio 2024
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... che i residenti e il Comitato Besta vogliono difendere per il patrimonio di biodiversità che contiene e trasmettere alle generazioni future ... Ecco Daniela, intervistata da Canale 5 (31 gennaio 2024) |
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La mobilitazione continua! |
Giusto "pensare globale", ma decisivo "agire locale". E invece....
RispondiEliminaSuccede spesso che si predica bene e si razzola male! Anche in questo caso è così.
m.m.
Da dove viene questa Presidente di Quartiere?
RispondiEliminaConcordo. Si possono e si debbono costruire scuole senza abbattere alberi.
RispondiEliminaVorrei però anche sapere come e se si incontrano "globale" e "locale" nel caso di Bologna 30 km./h.
L.